NOTIZIE INTERNAZIONALI
A cura di Pino Patroncini
Spagna. Supplenze o "apoyos"? In Italia il problema si pone sulle copresenze, quando i direttori didattici cercano di ridurle per garantirsi una quota più ampia di ore da dedicare alle eventuali sostituzioni di personale assente. In Spagna lo stesso problema si pone sugli "apoyos", vale a dire le attività di sostegno che i maestri elementari realizzano nei confronti di alunni di altri gruppi o classi mentre i propri alunni stanno frequentando gli insegnamenti specialistici (Musica, Inglese ecc.).
All'inizio dell'anno scolastico di solito si elaborano gli orari personali di ciascun insegnante: una maestra supponiamo dispone di tre o quattro ore libere dalla docenza diretta alla propria classe. La maestra pianifica in coordinamento con gli altri insegnanti della stessa classe o dello stesso ciclo attività di supporto per alunni in difficoltà. Ma succede sempre più spesso che dopo due o tre sessioni di questi "apoyos" arrivi un ordine di servizio del capo di istituto che dispone che la docente sostituisca invece un collega che si è assentato. La frequenza di questi fatti fa sì che di fatto l'orario destinato ad aiutare gli alunni in difficoltà si riduca ad un paio di ore al mese, mentre il resto si dedica a sostituzioni. La situazione viene denunciata come sintomo di poca serietà da parte dei sindacati, che denunciano anche il fatto che gli ispettori sono a conoscenza del fenomeno, ma si guardano bene dal segnalarne la contraddittorietà. I sindacati chiedono perciò un maggiore ricorso al personale supplente per consentire ai docenti di mettere in atto la propria programmazione.Francia. Verso un altro sciopero il 24 gennaio. Dopo lo sciopero indetto dalla Fsu il 10 dicembre un altro sciopero si profila per la scuola francese, ma questa volta il fronte sarà più esteso, pur non comprendendo tutto il variegato mondo sindacale della scuola. I sindacati Faen, Ferc-Cgt, Fsu, Sgen-Cfdt ed Unsa-Education si sono riuniti il 19 dicembre. Hanno preso atto che il primo ministro non ha dato risposte alla lettera inviata il 10 novembre sul problema globale dell'impiego, della eliminazione del precariato e della riduzione dei tempi di lavoro. Si tratta di temi con ricadute rilevanti sull'avvenire dei giovani, del personale e dei servizi pubblici. Le cinque federazioni hanno perciò deciso di indire una giornata di sciopero e di manifestazioni per il 24 gennaio, preparata da riunioni e iniziative unitarie nelle scuole al rientro dalle vacanze natalizie. Chiedono l'apertura di negoziati per apportare risposte immediate alle attese del personale e per programmare misure coerenti con la dimensione dei problemi posti.
Paesi Bassi. Nuova organizzazione del lavoro nella secondaria. Flessibilità e attivismo possono essere definite le due coordinate su cui si va strutturando la scuola secondaria olandese. Il tempo di lavoro scolastico non si basa più su un numero di ore di corso fisse che lo studente liceale deve seguire, ma su un tempo medio di cui l'allievo ha bisogno per assimilare la materia. Si tratta di ore da fare sia a casa che a scuola. Se, per esempio, un allievo dispone di 1600 ore annue per l'apprendimento, che fanno si che per una disciplina comportino 480 ore nel triennio, la scuola è libera di distribuire queste ore sui tre anni differenti a seconda delle scelte che mette in atto.
Un secondo cambiamento riguarda la riorganizzazione delle materie obbligatorie in quattro gruppi di profilo coerente e la riduzione delle opzioni per meglio preparare gli alunni agli studi universitari o professionali superiori.
Il terzo cambiamento riguarda la trasformazione dei licei in una specie di "casa degli studi", in cui il docente non ha più una classe davanti, ma diventa piuttosto la persona che guida l'alunno, variando gli approcci didattici (lavoro individuale, di gruppo, corsi ecc.) a seconda delle capacità degli alunni di gestire la propria preparazione al diploma in maniera individuale, indipendente, e autonoma.
Trudy Kerperien, insegnante di francese in un liceo di Dordrecht e dirigente del sindacato Aob, spiega così il lavoro nella "casa degli studi" in una intervista alla rivista del sindacato francese Snes: " Gli insegnanti possono convocare un allievo o più allievi, ma anche gli allievi possono chiedere l'aiuto di un professore. Nel loro programma individuale gli allievi hanno un certo numero di pagine da leggere, un certo numero di ore di lezione da ascoltare, dei testi da scrivere, delle relazioni da presentare. Possono consultarmi per scegliere un'opera letteraria, per trovare programmi alla televisione o canzoni al loro livello, per correggere insieme una lettera o semplicemente per parlare francese. Io convoco i miei allievi regolarmente per rivedere le prove insieme o per controllare i loro progressi.; loro redigono un dossier sulle cose fatte e io parlo con loro. Al posto di fare solo ciò che il programma prescrive, l'allievo è incitato a partecipare attivamente all'apprendimento della lingua."
Tuttavia, a detta del sindacato olandese Aob, questi cambiamenti sono stati introdotti con tempi e finanziamenti insufficienti per assicurare una buona preparazione. I manuali scolastici non sono ancora adatti alla nuova organizzazione e i docenti non hanno avuto il tempo di prepararsi ai nuovi metodi. Inoltre gli edifici scolastici non sono stati adeguatamente ristrutturati per accogliere le nuove esigenze di movimento e di riunione.
La dispersività del programma dovuta all'introduzione di materie parziali pone problemi ad alunni e docenti. I primi sono indotti a strutturare la loro carriera scolastica sulla base della facilità di ottenere buone valutazioni, non in base alle necessità. I secondi si trovano ad avere discipline che vengono insegnate non più di un'ora alla settimana (un docente olandese ha 26 ore di insegnamento alla settimana).Brasile. Altre notizie dal Forum di Porto Alegre. Avevamo già dato notizie del Forum sull'educazione di Porto Alegre svoltosi tra il 24 e il 28 ottobre 2001. Abbiamo ora notizie circa il lavoro specifico sulle tematiche in cui era articolato.
Il tema "L'educazione come diritto" si è celebrato davanti a più di 17.000 persone che avevano preventivamente assistito agli atti di presentazione del Forum e agli accesi interventi del governatore dello stato di Rio Grande do Sul e del sindaco di Porto Alegre in difesa dei servizi pubblici, della pace e contro la politica neoliberista e nordamericana. E' stato sorprendente vedere come lo stadio si è mantenuto attento alle 11 di sera ascoltando il presidente di Attac, B. Cassen sul tema "Il ruolo strategico dell'educazione pubblica nella costruzione dell'eguaglianza e della giustizia sociale".
Il tema "Educazione lavoro e tecnologia nella prospettiva di una società senza esclusi" è iniziato con le relazioni di I.Ramonet (Francia, Le Monde Diplomatique), J.P. Stedile (Brasile) e A.Boròn (Argentina) e si è sviluppato simultaneamente in 12 dibattiti in diversi posti della città. Per esemplificare il loro contenuto citiamo i titoli "La gestione pubblica del sistema educativo: macropolitiche, decentramento e autonomia in una società democratica", "La scuola come spazio pubblico: differenti contesti, esigenze umane e curricula", "lavoratori e lavoratrici nell'istruzione: le loro pratiche e identità davanti alle sconfitte della vita contemporanea", "Educazione, sostenibilità ed emancipazione umana", "L'educazione come spazio di resistenza: movimenti sociali e sindacali". Ad essi partecipavano rappresentanti dei movimenti sindacali, sociali e pedagogici.
La terza tematica, sviluppata dal pedagogista francese B. Charlot, girava intorno al tema "La costruzione della solidarietà, l'identità come diritto e il rispetto delle differenze". Il dibattito si è incentrato intorno alle differenze tra il concetto di globalizzazione inalberato sulle bandiere del neoliberismo e quello di mondializzazione che rende possibile la conoscenza e l'interscambio di culture tra i popoli.
Ma il Forum non si è limitato a dibattere: più di 40.000 persone hanno preso parte alla "Marcia Marcia contro il liberismo per l'educazione e la pace", organizzata dalla centrale sindacale brasiliana Cut.
L'ultimo giorno si è proceduto alla lettura della carta del Forum che, unitamente ad altri documenti come la Dichiarazione di Quebec, sarà la base del prossimo Forum Sociale Mondiale che si terrà sempre a Porto Alegre alla fine di gennaio. Nel corso di questo Forum uno spazio preciso sarà dedicato all'educazione ad opera di un gruppo di lavoro formato dalla Confederazione degli Educatori Americani, da Attac (Francia) e dai sindacati Ctera (Argentina), Cut (Brasile), Afutu (Uruguay), Csq (Quebec), Snes-Fsu (Francia ) e Stes(Spagna).
Lussemburgo. La scuola di Babele. Se i problemi del bilinguismo sono un fenomeno noto anche nel nostro paese, quali possono essere i problemi di un paese ufficialmente trilingue, come il Lussemburgo? E quanto possono crescere se si pensa che gli immigrati da altri paesi nel granducato costituiscono ben il 27% della popolazione? La lingua ufficiale del Lussemburgo infatti è il lussemburghese, un idioma franco-mosellano, ancora ben parlato . Ma la lingua corrente, in cui sono scritti la maggior parte dei giornali, è il tedesco. Ad ogni modo tutti o quasi parlano anche il francese, soprattutto negozianti, ristoratori e commercianti vari. Ma può capitare anche che in una classe elementare ci sia solo una bambina lussemburghese e gli altri bambini siano spagnoli, portoghesi, italiani , capoverdiani o indiani. Sicchè l'apprendimento delle lingue è di primaria importanza fin dai primi anni di scuola e non come oggetto di apprendimento, ma come strumento di utilità comune, privilegiando l'orale al posto della traduzione. In prima elementare l'alfabetizzazione avviene direttamente in tedesco. La comprensione di questa lingua, notoriamente difficile anche dal punto di vista grammaticale, è facilitata dalla somiglianza col lussemburghese. Inoltre ha ricevuto un grande impulso con la visione di programmi televisivi della vicina Germania.
Il tedesco occupa otto ore di lezione alla settimana e tutte le materie sono insegnate in tedesco. Il lussemburghese lingua usata alla scuola materna, occupa appena un'ora alla settimana.
Il francese lo si comincia a studiare nel secondo semestre della seconda, come lingua straniera, con tre ore a settimana. Ma sale a sette ore negli anni seguenti, pari a un quarto dell'orario settimanale.
Per l'inglese bisogna aspettare di arrivare in secondaria.
Ma il sistema è abbastanza pesante. Le lingue costituiscono il principale fattore dell'insuccesso scolastico e sono perfino considerate uno strumento di selezione perché la padronanza delle lingue non è solo un obiettivo dell'insegnamento obbligatorio, ma uno strumento indispensabile all'integrazione nella vita sociale del paese.
Naturalmente i figli degli immigrati hanno un problema in più, dal momento che parlano una lingua madre in casa, ne hanno appresa una a fatica nella scuola materna e ne debbono imparare due nuove nell'elementare. In più essi hanno corsi supplementari madrelingua generalmente di circa tre ore a settimana. Per loro vi sono corsi di sostegno a tutti i livelli, ma la caduta della percentuale dei figli di immigrati nella secondaria dimostra la difficoltà di colmare lo scarto che si produce nei primi anni di scuola.Isole Fiji. I sindacati per la riconciliazione. Ci sono paesi in cui i sindacati della scuola devono operare in situazioni assai difficili. Ciò accade soprattutto quando la società è divisa in gruppi contrapposti. Nel caso delle Isole Fiji un colpo di stato avvenuto lo scorso anno ha aperto un solco tra la popolazione di origine indiana e gli autoctoni delle isole.
I due sindacati della scuola, uno che organizzava tradizionalmente gli insegnanti autoctoni e l'altro che organizzava quelli di origine indiana hanno deciso di rimediare a questo deterioramento della situazione e dei rapporti interpersonali sottoponendo congiuntamente all'Internazionale dell'Educazione un progetto per gli insegnanti e i bambini delle due comunità. Il progetto è diviso in due fasi : la prima fase ha l'obiettivo di creare un clima di discussione, di mettere in piedi un forum in cui ciascuno possa parlare liberamente e apertamente della riappacificazione e della riconciliazione. La seconda fase prevederà la formazione di facilitatori che avranno il compito di organizzare riunioni con gli insegnanti per discutere della divisione in atto, dei mezzi per superare le differenze e di studiare contributi del settore educativo alla comprensione reciproca.