La Repubblica 29 ottobre 2000

Occupare gli istituti non è reato
La Cassazione sugli studenti

di ELSA VINCI


ROMA - "La scuola è degli studenti". Non commettono reato i ragazzi che occupano il proprio istituto per protestare. In barba alle denunce dei presidi, che sempre più spesso si rivolgono alle forze dell'ordine appena gli allievi interrompono le lezioni e indicono l'autogestione in segno di protesta, la Cassazione assolve i giovani. E, soprattutto, ricorda che il concetto di scuola non può essere ridotto a quello di "ore di lezione". La scuola è luogo di studio, di confronto, di scambio cultura e di idee. Per questo gli studenti non possono essere considerati come meri frequentatori di aule. Sono "soggetti attivi", con il diritto di partecipare "alla gestione", con un "incisivo" potere- dovere di collaborazione per il "miglioramento delle strutture e dei programmi di insegnamento".
Contro undici ragazzi toscani che avevano proclamato l'autogestione nell'istituto tecnico in cui studiavano, si erano schierati il procuratore generale di Firenze e un pubblico ministero di Prato. L'autogestione, secondo loro, era da considerarsi reato da codice penale. "Invasione di un edificio pubblico". Da punire con la reclusione fino a due anni o con una multa da duecentomila lire a due milioni.
Al principio della vicenda giudiziaria, un pretore di Prato aveva assolto gli undici studenti accusati di avere occupato i locali della scuola e rifiutato di seguire le lezioni. Quei ragazzi non avevano danneggiato nulla né fatto male a nessuno, avevano soltanto manifestato, come spesso accade agli adolescenti, la voglia di decidere su una cosa che ritenevano anche loro: la scuola, appunto.
L'assoluzione degli studenti ha però indignato il pubblico ministero e il procuratore generale. Che hanno fatto ricorso contro la "violazione di legge". Per quegli studenti non doveva esserci perdono: la loro condotta era da bocciare. Poiché quell'occupazione illegittima "non aveva alcun collegamento con la funzione scolastica ed educativa". La voglia di autogestione era diretta soltanto a manifestare una protesta. E così i due magistrati sono arrivati fino al supremo organo della giustizia invocando la punizione.
È stata la seconda sezione penale della Cassazione a mettere la parola fine alla vicenda. E lo ha fatto schierandosi apertamente dalla parte dei ragazzi. Scrivono infatti i supremi giudici: "Se è innegabile che l' edificio nella sua struttura muraria e nelle sue attrezzature, appartiene alla Stato e, dunque, non può essere danneggiato, è altrettanto vero che la scuola costituisce una realtà non estranea agli studenti, che contribuiscono e concorrono alla sua formazione e al suo mantenimento".
I ragazzi, sottolinea la Cassazione, non hanno soltanto un "limitato" diritto d'accesso alla scuola nelle sole ore in cui è "prevista l'attività didattica in senso stretto". La scuola è una "comunità", ricorda la Corte, citando il dpr del maggio '74. Quegli studenti non hanno invaso locali altrui, non hanno violato un santuario. Hanno semplicemente autogestito uno spazio e un tempo che appartiene "anche a loro".

 

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