Elena Papa e Andrea de Lotto

Maestra e maestro della scuola elementare statale Pestalozzi-Pescarenico - Milano

Documento fornito all'Ispettore del Ministero dell'Istruzione quando la maestra e il maestro sono stati convocati il giorno 20 aprile 1999 a seguito dell'attività svolta con i loro bambini/e sulla guerra nei Balcani e delle attività di educazione alla pace che hanno realizzato in classe.


"Lavoro con questi bambini da 4 anni, ci sono state innumerevoli occasioni per parlare di pace, certo, spesso in momenti molto più semplici di quello attuale, qualche volta mi sono sentita un po' "retorica"facendolo o l'ho dato come valore acquisito, forse ne ho parlato troppo poco. Come in tutti i gruppi di bambini ci sono stati episodi in cui litigavano, in cui soprattutto nei primi due anni di scuola, arrivavano spesso a mettersi le mani addosso, ad essere prepotenti l'uno con l'altro. In questa classe ci sono bambini di nazioni diverse e di religioni diverse e come spesso accade, durante un litigio, questa differenze venivano usate come un' arma contro questo o quel compagno. Ogni volta ci si è fermati a discutere di questo, si è cercato di insegnare il rispetto per tutti, il valore delle diversità che permettono a tutti di conoscere,comprendere, confrontare le proprie idee.

Abbiamo detto che tutto questo però si può fare se si è in pace, se si accettano le ragioni dell'altro e non dei più forti, se non è una sfida o una prova di forza per vincere,anche se qualche volta sembrerebbe più facile risolvere tutto gridando o picchiando di più,"perchè altrimenti"diceva qualche bambino, "passi per vigliacco, ti prendono in giro, dicono che non sei coraggioso." Ciò che avveniva nel nostro piccolo mondo della classe è stato spesso uno strumento per la lettura del mondo esterno sia nel passato, studiando la Storia, sia nel presente . Abbiamo sempre trovato il tempo per parlare delle ingiustizie verso i bambini e le persone più deboli o sfortunate, per i popoli che per varie ragioni soffrono e abbiamo parlato di tutte le guerre che continuamente vediamo alla televisione, piccole o grandi,vicine o lontane che fossero.

Giovedì 25 marzo i bambini sono arrivati a scuola dopo aver visto il telegiornale del mattino. Questa volta la guerra era vicina, improvvisamente per loro faceva paura. Avevamo già parlato in altre occasioni di ciò che era successo nei Balcani e anche di ciò che stava succedendo nel Kosovo, ma per loro era uno dei soliti discorsi che facevamo ogni tanto, lo vivevano con un certo distacco. In questo momento avevano in mente le immagini che avevano visto, la guerra aveva un volto non era più una notizia un po' noiosa di questo telegiornale che impediva loro di guardare i cartoni animati.

Hanno continuato a tempestare di domande, alle quali spesso è stato difficile rispondere perchè in alcuni casi non avevano le conoscenze per capire o perchè non sapevo cosa rispondere.

Il giorno dopo è stato ancora peggio, le domande erano aumentate.

Quando dopo un po' di tempo dedicato a questo si è cercato di cambiare argomento,le loro reazioni sono state queste: "Parliamone ancora, io a casa ho troppa paura, quando sono qui e ne parliamo insieme sto meglio." "Non mi interessa di parlare del Medioevo, questo è adesso" "Perchè non fanno la pace? Perchè non ne discutono insieme senza ammazzarsi?"

Hanno poi iniziato a portare esempi "piccolini" di tutte le volte che loro non erano in pace tra di loro e di come si era cercato di risolvere i problemi. Perchè i grandi adesso non facevano lo stesso? Le risposte a queste richieste non erano facili e portavano solo ad altre domande. Una bimba ad un certo punto è intervenuta dicendo:"Sai, finchè parlavamo dei nostri problemi in classe io ero d'accordo, però adesso mi vergogno di dire che io voglio la pace quando tutti parlano di guerra, non c'è più niente da fare". Molti bambini hanno concordato con la loro compagna, hanno insistito col dire che "tutti erano cattivi".

Non ero della stessa opinione e l'ho spiegato, ho detto che ero convinta che la maggior parte delle persone fosse d'accordo con il volere la pace proprio come noi, hanno continuato a chiedermi perchè allora noi dovevamo sempre vedere guerre e avevamo dovuto imparare tutte quelle parole:deportazioni,pulizie etniche,strani nomi di missili?

Non c'erano risposte soddisfacenti per loro in quel momento, c'era solo delusione. Ho proposto di scrivere quello che pensavano sulle guerre su dei fogli nella maniera che preferivano, hanno scritto poesie,metafore, varie cose. E poi è nata l'idea di dirlo anche agli altri, di farlo sapere che non volevamo le guerre. Avevamo sempre detto che ci vuole a volte più coraggio a fare la pace che a dare un calcio ad un compagno perchè adesso dovevamo vergognarci di chiedere la pace come aveva detto Lara? Questo ha risollevato il morale della classe, se avessimo cominciato a dirlo noi dicevano, l'avrebbero detto anche altri, anzi dovevamo proprio farlo sapere a tutti così le guerre sarebbero finite e avremmo solo studiato quelle del passato sul sussidiario.

Sul come dirlo a tutti hanno proposto le ipotesi più fantasiose: dalle mongolfiere che lanciavano messaggi su foglietti colorati ad aerei che lo scrivevano in cielo con il fumo colorato. Facendo i conti con la realtà , l'unica cosa che potevamo fare era scriverlo in grande ed appenderlo fuori con l'unica cosa colorata che avevamo a disposizione , le tempere.

Non abbiamo più trovato il grande rotolo di carta da pacco che avevamo e per quel giorno abbiamo pensato di fare un "quadro"; i bambini hanno deciso di dipingere un fuoco perchè secondo loro il fuoco in questo momento era la distruzione ma avrebbe poi potuto diventare un simbolo positivo, per gli uomini primitivi il fuoco era stata una scoperta vitale.

Per fare le scritte in grande ho portato a scuola delle lenzuola e lunedì mattina è stato fatto. Ognuno ha scritto la sua proposta su un foglio e ,forse per la prima volta senza troppe polemiche o discussioni ,hanno scelto tre messaggi sui quali eravamo tutti concordi.

Quando il lavoro è finito non erano troppo felici perchè sapevano che cosa stava accadendo in quel momento poco lontano da noi,erano però contenti di aver fatto qualche cosa di importante ed erano convinti davvero che , dato che l'avevano scritto bello in grande e con tanti colori, i grandi li avrebbero ascoltati e le guerre sarebbero finite.

home