Risposta a Bernocchi
Beniamino Lami, Vittorino Delli Cicchi, Vito Meloni, Pino Patroncini (*)
L'azione convergente di
Confindustria e del governo delle destre per lo smantellamento
dello stato sociale e per la riduzione dei diritti dei lavoratori
si sta ormai dispiegando a tutto campo; dalla liquidazione del
contratto nazionale, alla soppressione dell'art.18, alle nuove
forme di precarizzazione del lavoro, alla privatizzazione di scuola,
sanità e previdenza.
Purtroppo, sulle capacità di risposta all'iniziativa del
governo fa sentire il suo peso la crisi dell'unità sindacale
tra CGIL, CISL e UIL; lo sciopero di due ore delle categorie dell'industria
e le opposte valutazioni sui provvedimenti del governo sulla scuola
sono segnali preoccupanti. Vengono alla mente scenari da anni
'50, in cui può trovare spazio, accanto a nuovi collateralismi
e previo l'isolamento della CGIL, un disegno strategico di ridimensionamento
del ruolo del sindacato. Di fronte alle difficoltà di questa
fase, i segnali positivi che vengono dai lavoratori sono il fatto
più importante di questa stagione sindacale.
La straordinaria partecipazione allo sciopero e alla manifestazione
dei metalmeccanici del 16 novembre ci dice che è possibile
sconfiggere la rassegnazione e provare ad invertire la tendenza.
Indica una strada anche a noi che, nello stesso momento, siamo
impegnati a rispondere ai primi assalti del ministro Moratti con
i quali prende corpo il tentativo di demolizione della scuola
pubblica intrapreso dal governo Berlusconi.
Nel recente passato non abbiamo risparmiato critiche, anche severe,
ai governi di centro sinistra per gli interventi sulla scuola,
dalla legge di parità, ad aspetti importanti del riordino
dei cicli, all'indirizzo poco democratico e tendenzialmente autoritario
dell'autonomia scolastica.
Abbiamo letto in quei provvedimenti i segni del cedimento alle
logiche di privatizzazione, alla pervasività della cultura
del mercato e dell'impresa. L'analisi degli errori commessi nella
fase precedente, anche dal nostro sindacato, costituisce, per
noi, un punto di riflessione decisivo se si vuole affrontare efficacemente
la dura contingenza politica attuale.
Tuttavia dobbiamo essere consapevoli che ci troviamo di fronte
ad un salto di qualità nell'iniziativa del governo delle
destre che ha ormai definito in modo preciso i contorni di un
processo di privatizzazione che ha nell'autoritarismo e nella
dequalificazione della scuola pubblica gli assi portanti.
Allo stesso tempo dobbiamo chiederci se le risposte che abbiamo
dato sinora sono adeguate a contrastare efficacemente i disegni
dell'avversario.
Le questioni poste da Bernocchi nella sua lettera aperta meritano,
perciò, attenzione; allo stesso tempo, però, richiedono
che nessuno sfugga alle proprie responsabilità. Gli scioperi
della scuola di ottobre, quello della Cgil Scuola del12 novembre,
hanno offerto canali di mobilitazione importanti ma parziali.
Occorre andare oltre, raccogliere la tensione unitaria, ancora
viva nella categoria, superando le esigenze di visibilità
delle organizzazioni.
Se non vogliamo presentarci rassegnati alla sconfitta, ciascuno
di noi deve operare per costruire occasioni in cui si possa esprimere
a pieno tutto il potenziale di lotta della categoria. E' possibile
costruire un movimento ampio e radicato, rifuggendo da logiche
di cartello, puntando a mobilitare i lavoratori per obiettivi
chiari su piattaforme condivise, nella prospettiva di più
ampie convergenze tra tutte le categorie in lotta. Si possono
coinvolgere altri soggetti; gli studenti innanzi tutto, ma anche
i partiti, le associazioni, gli intellettuali.
La scuola pubblica, la scuola dei lavoratori e di tutti i cittadini,
sente l'urgenza di una mobilitazione che sia in grado di fermare
l'azione demolitrice del governo Berlusconi ponendo le basi per
il rilancio di una nuova idea di riforma e di qualificazione del
sistema d'istruzione. Ne sono testimonianza gli appelli che vengono
dal mondo associativo, come quello lanciato dall'Associazione
per la Scuola della Repubblica, lo rende necessario la "qualità"
delle proposte governative.
E' il momento di fare scelte coraggiose: lo sciopero del pubblico
impiego del 14 dicembre è, da tutti i punti di vista, la
cornice naturale in cui collocare lo sciopero generale della scuola,
ormai non più rinviabile, e organizzare una grande manifestazione
di piazza. E' un'occasione che non può essere mancata,
l'unica in grado di dare risposte adeguate alle esigenze di questa
fase e, allo stesso tempo, di delineare le tappe di un percorso
di mobilitazione che non potrà essere breve.
Ci auguriamo che la CGIL Scuola sappia farsi carico di questa
esigenza. Per parte nostra esprimiamo piena disponibilità;
lavoreremo perché sia possibile.
di Cambiare Rotta - CGIL Scuola Nazionale