Il Manifesto, 31 ottobre 2000

 

L'ultimo ciclo della riforma
di COSIMO ROSSI

Il programma quinquennale per l'attuazione della riforma dei cicli scolastici è pronto. E' sul tavolo del ministro della pubblica istruzione Tullio De Mauro in attesa di essere sottoposto - venerdì - al via libera del consiglio dei ministri. Da palazzo Chigi andrà poi alle camere, corredato da una relazione di fattibilità. Il parlamento avrà quarantacinque giorni per adottare "una deliberazione che contiene indirizzi specificamente riferiti alle singole parti del programma", come prevede la legge quadro (30/00) sul riordino dei cicli.
Nel frattempo il documento ha fatto visita a piazza Indipendenza, all'indirizzo di Repubblica, che da due giorni anticipa le linee guida predisposte dal ministro De Mauro sulla base dei testi della mega-commissione di saggi e dei suoi gruppi di lavoro che per tre mesi hanno lavorato sulla riforma. Ma le anticipazioni, da annuncio si sono subito trasformate in contestazioni: quelle della destra da sempre ostile alla riforma e quelle dei sindacati che si sono sentiti calare dall'alto la ristrutturazione della scuola. Per giunta in un momento in cui la categoria è in agitazione per il rinnovo del contratto e i sindacati sono in fibrillazione per le elezioni delle Rsu.
La legge prevede che la scuola sia riordinata in tre cicli. Il primo, non obbligatorio, è la scuola dell'infanzia. A sei anni si entra nella scuola di base (e dell'obbligo), costituita da un ciclo unico di sette anni. Successivamente si passa al ciclo secondario di cinque anni: nel primo biennio si assolve l'obbligo scolastico.
La proposta del ministro è che i nuovi ordinamenti entrino in vigore dal primo settembre 2001. E che inizialmente vengano coinvolte le prime due classi della scuola di base e la prima classe della scuola secondaria.


La scuola di base

Il punto più controverso (e contestato) dell'attuazione della riforma riguarda il ciclo di base. Nei sette anni si accavallano infatti scuola elementare e media, con i rispettivi docenti. Dal punto di vista dei curricola, il problema è coniugare l'unitarietà del ciclo con l'esigenza di alfabetizzazione inziale da un lato, e di raccordo con il ciclo secondario dall'altro. De Mauro propone un primo biennio di alfabetizzazione affidato agli attuali maestri elementari e un biennio finale nel quale vengono introdotti elementi di continuità con il primo biennio del ciclo secondario e di cui si occuperanno - almeno nella fase iniziale della riforma - solo i prof delle scuole medie.

Maestri e professori

Il problema dell'unificazione delle figure professionali nella scuola di base resta comunque uno degli aspetti più delicati della riforma. La legge prevede che nelle more di attuazione il personale in servizio abbia il diritto a mantenere la sede fino alla definitiva assegnazione. Ma il passaggio ai nuovi ordinamenti dovrà evidentemente portare alla definizione di un ruolo unico per la scuola di base: dunque alla riorganizzazione delle classi di concorso e all'introduzione di meccanismi di riconoscimento dei percorsi di arricchimento professionale.


Unificazione degli edifici

Un altro problema legato al nuovo ciclo di base è quello dell'edilizia. Le scuole di base dovranno infatti stare in un unico edificio. Ma negli anni della transizione sono destinati a verificarsi casi di coabitazione con elementari e medie o di smembramenti. Il ministero ritiene che non debbano sorgere problemi di capienza, quanto piuttosto di riorganizzazione. Anche se risulta che meno della metà delle scuole elementari siano capaci di accogliere il ciclo di sette anni e che nel 16% dei casi i comuni non siano in grado di accogliere gli studenti. Nel ciclo secondario dovrebbero invece esserci meno difficoltà.


Programmi da riscrivere

Sia per la scuola di base che per il ciclo secondario si prevede un monte ore annuo di circa mille ore, pari a 30 ore settimanali. Il 75% dei curricola sarà costituito da discipline ministeriali, mentre il restante 25 sarà riservato ai singoli istituti. I contenuti sono ancora la parte meno dettagliata del programma. Il lavoro della commissione ha evidenziato in particolare l'attenzione per l'educazione linguistica e matematica come propedeutiche alla costruzione dei saperi di ciascuno. Inoltre i saggi hanno sottolineato l'esigenza di rafforzare lo studio delle lingue straniere e l'utilizzo delle nuove teconologie.


Il ciclo secondario

L'obiettivo di fondo della riforma dovrebbe essere quello di portare sempre più studenti al diploma. Nel frattempo l'obbligo scolastico si conclude nel primo biennio del ciclo secondario, che da un lato sarà caratterizzato come parte integrante del percorso liceale ma dall'altro dovrà garantire le competenze indispensabili per la conclusione dell'obbligo. Una contraddizione difficile da comporre e figlia del compromesso con l'idea (contenuta nel patto con le parti sociali del natale '99) di un obbligo formativo a 18 anni da assolvere anche nella formazione professionale e nell'apprendistato. La scuola secondaria sarà comunque rivoluzionata. Dai circa 180 indirizzi si passa a quattro aree (umanistica, scientifica, tecnica e artistica) divise in una quindicina di indirizzi ciascuna. Nel triennio la quota di discipline a disposizione dei singoli istituti dovrebbe aumentare fino al 40%, per consentire la possibilità di articolazioni interne ai singoli indirizzi. Fermo restando, per fortuna, che gli indirizzi non saranno "più caratterizzati da uno specialismo destinato a diventare rapidamente obsoleto".

 

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