SABBIE MOBILI OVVERO LA STORIA INFINITA DEL PRECARIATO
di Pino Patroncini, dicembre 2000

Avete presente le sabbie mobili? Quanto più uno vi si agita dentro, tanto più queste lo inghiottono. È difficile sfuggire ad una sensazione simile quando si guarda alla situazione del precariato in questi giorni. Buona parte di questo è da settembre in attesa che vadano a buon frutto gli effetti della legge 124/99, ma sembra che questi anziché risolvere i problemi li aggravino. O meglio: la soluzione di un problema ne provoca un altro, in una sequenza senza fine. Così ogni nuovo gorgo che si apre sembra inghiottire inesorabilmente tutti: precari, amministrazione ed anche i sindacati, che si adoperano a trovare soluzione ai problemi.

Di gorgo in gorgo
Prima i ritardi nell'approvazione delle graduatorie permanenti hanno costretto a ricorrere alle riconferme del personale in servizio lo scorso anno, non senza però creare ingiustizie, equivoci e guerre tra i poveri. Ingiustizie per coloro che i posti se li sono visti soffiare da qualche modifica d'organico o dai trasferimenti e hanno dovuto accontentarsi di una supplenza a termine o addirittura di niente. Equivoci per quanti avevano pensato ad una riconferma sulla ormai decaduta graduatoria provinciale e solo dopo si sono accorti che si trattava comunque di una nomina del capo d'istituto. Guerre tra i poveri e rancori per quanti hanno visto altri con meno punti di loro occupare posti migliori per trattamento o per localizzazione.
Poi il ritardo nell'emanazione del decreto sulle disponibilità dei posti per le immissioni in ruolo, uscito per la prima volta nella storia dopo tre mesi dall'inizio dell'anno scolastico, ha provocato il rinvio di tutte le operazioni di nomina ed ha prolungato questo stato di incertezza con tutti gli annessi e connessi: le malattie trattate al 50% e, per i più gravi, la perdita del posto dopo un mese; i ritardi nei pagamenti, cronici per i supplenti con nomina del capo d'istituto, raddoppiati dai controlli del Tesoro, al quale non è passato per la testa che la eccezionalità della situazione richiedesse anche l'eccezionalità delle procedure; la perdita di mesi di compenso integrativo accessorio, che di norma spetta solo ai supplenti con nomina del Provveditore; e persino il rischio, sventato all'ultimo minuto grazie all'insistenza della Cgil, di non poter partecipare all'elezione delle Rsu.
Infine il colpo finale: la scelta del Governo di decretare la disponibilità di neppure 40.000 cattedre e posti di lavoro, pur sapendo che da anni nella scuola si assume meno del dovuto per esaurimento di graduatorie e che nei prossimi due anni si dovranno comunque assumere altri 69.000 addetti, ma sapendo anche che questi per i movimenti interni (trasferimenti, passaggi, modifiche varie) potrebbero non essere fisicamente gli stessi aspiranti di oggi. Una scelta che rischia di vanificare i risultati della legge 124/99, di cui pure il Governo aveva menato vanto, e di frustrare le aspettative che questa aveva suscitato.

L'azione del sindacato
Contro questa situazione la Cgil Scuola ha cercato di opporre passo passo iniziative e rimedi:

  • mettendo in guardia fino dal gennaio scorso sui rischi e sulle difficoltà di inizio d'anno scolastico, a cui il Ministero ha risposto tardivamente con le riconferme previste nel Dm 240 del 28 agosto;
  • impedendo che le nomine in ruolo fossero comunque rinviate al 2001-2002, come era stato proposto a fine agosto davanti all'indisponibilità delle graduatorie permanenti;
  • chiedendo che il trattamento di malattia dei precari riconfermati fosse comunque equiparato a quello dei supplenti con nomina del Provveditore, provvedimento che oggi è colpevolmente fermo al Tesoro, in attesa di un parere;
  • chiedendo che il Tesoro soprassedesse ai controlli su tutti i contratti di riconferma;
    ottenendo la partecipazione all'elezione delle Rsu per tutti coloro che sono in servizio su cattedra vacante;
  • avviando un ricorso per quanti, in posizione di nominabilità rispetto all'organico di diritto definito in ciascuna provincia, vedono sfumare questa possibilità a causa del taglio dei posti disponibili.
  • Il Governo chieda scusa!
    Ma è evidente che per quanto si possa fare, e sicuramente va fatto, per garantire ai precari i loro sacrosanti diritti, nulla può far recuperare il senso di disprezzo, da parte di Governo ed Amministrazione, che negli ultimi tre mesi questi lavoratori hanno vissuto sulla loro pelle, un senso di disprezzo che affonda le sue radici in una concezione dell'attività amministrativa dove sembra non esistere né la dimensione del tempo né la dignità delle persone, un senso di disprezzo per cui il Governo deve come minimo chiedere pubblicamente scusa a questi lavoratori.

     

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