RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE SETTEMBRE 2001
Germania. Una scuola per tutti. "Una scuola per tutti" è lo slogan sotto il quale si è tenuto tra il 5 e il 9 maggio il congresso della Gew - Gewerkshaft Erziehung und Wissenschaft, il potente sindacato degli insegnanti tedeschi, aderente alla confederazione Dgb, il quale con i suoi 280.000 iscritti e un tasso di sindacalizzazione variabile dal 20 al 50%, a seconda dei laender, costituisce un'istituzione ineludibile del mondo educativo germanico. Lo slogan ha un preciso significato di messa in discussione delle caratteristiche fondamentali del sistema scolastico tedesco. Quest'ultimo, come molti sanno, è caratterizzato da una forte selettività, la quale a sua volta passa attraverso la rigida e precoce canalizzazione degli studi che lo caratterizza. Ai tre canali che caratterizzano l'istruzione secondaria (Gymnasium, Realschule e Hauptschule) e che grosso modo corrispondono ai nostri indirizzi liceale, commerciale e tecnico-professionale, si accede, all'età di undici anni, sulla base dei risultati conseguiti nella scuola primaria o in appositi test. Il risultato è che circa il 35% degli alunni frequenta il Gymnasium, altrettanti la Realschule e un 30% la Hauptschule.
Da circa 40 anni la Gew ha come obiettivo quello di sostituire a questo rigido sistema un sistema secondario unico formato da scuole comprensive. Ma finora solo in sei dei sedici laender, che compongono la federazione e dai quali dipende la gran parte dell'amministrazione scolastica, si sono sperimentate scuole comprensive. Quindi nell'ambito della stessa nazione esistono opportunità molto diverse. Inoltre altre differenze sono subentrate con l'unificazione delle due Germanie: in tre laender dell'Est il percorso liceale comporta 12 anni di studio e gli altri due 13 anni, esattamente all'inverso di quanto avviene nel resto del paese. La Gew ritiene perciò che i tempi siano maturi per una trasformazione più diffusa del sistema.
"In breve noi ci siamo detti che non potevamo passare altri quarant'anni a rivendicare un sistema unico che non otterremo mai. - dice Marianne Demmer della segreteria nazionale in un'intervista al giornale del sindacato francese Snes - Abbiamo cambiato logica. Noi diciamo che ogni istituto si deve evolvere nel senso di permettere agli alunni di continuare ad apprendere insieme per un tempo più lungo. E perciò piuttosto che chiedere la creazione di un nuovo sistema, vogliamo far evolvere il sistema in direzione di una maggiore integrazione".
Una questione di metodologia, quindi. Infatti in Germania, come già da noi, è aperto un dibattito sulla gestione delle scuole, nel senso di una maggiore autonomia delle unità scolastiche. Pur delegata ai laender, la gestione di questi ultimi è non meno centralistica di quella di un ministero nazionale. Ma, come da noi, le contraddizioni non mancano.
"Dobbiamo dire no a tutte le iniziative assunte dalle singole scuole, perché c'è il rischio di sviluppare la flessibilità e la diversità e di aprire la porta a strategie di privatizzazione delle scuole pubbliche? O in quanto sindacato dobbiamo dobbiamo investire nel processo di gestione affinché sbocchi in soluzioni dirette verso una maggiore integrazione? Va detto che già oggi , con una grande diversità a seconda dei laender, il capo di istituto ha un potere più o meno esteso. Talvolta sembra di essere in un'impresa in cui il capo d'istituto ha praticamente tutti i poteri. Con un budget globale che proviene dallo stato e anche da altri finanziatori come le municipalità, possono già fare la scelta di investire più nella strumentazione informatica che nel reclutamento di insegnanti qualificati".
Alla fine tuttavia i delegati nella loro maggioranza hanno condiviso la proposta della "scuola per tutti", sulla base di una filosofia che suona così: non irrigidirsi su posizioni di principio rigide, ma affrontare caso per caso la realtà, con la possibilità di favorire in ogni istituto le soluzioni che vanno nella direzione scelta e di opporsi a quelle che l'allontanano.Ocse. Sei scenari in cerca di autore. I ministri dell'istruzione dei paesi Ocse si riuniscono ogni cinque anni. Nel 1996 lo slogan era stato quello dell'"istruzione lungo tutto l'arco della vita", lo scorso aprile la parola d'ordine è stata: "investire nelle competenze per tutti".
Nel rispodere alla domanda su dove vanno i sistemi educativi, l'Ocse ha ipotizzato sei scenari che potrebbero relaizzarsi entro una ventina d'anni.
Scenario 1: "Sistemi scolastici burocratici forti": forte domanda sociale, forte riconoscimento dei diplomi, forte impegno finanziario e normativo pubblico, con tendenze all'uniformità, al rafforzamento dello stato giuridico degli insegnanti, all'efficacia dei sindacati, ma con l'incapacità del sistema di risolvere le diseguaglianze di accesso e di integrare le nuove tecnologie.
Scenario 2: "Estensione del modello del mercato": perdita di fiducia della società nei valori del servizio pubblico e ricerca di soluzioni attraverso lo sviluppo continuo del finanziamento privato e della regolazione da parte del mercato, partenariato pubblico-privato, privatizzazione, mercificazione, sfruttamento creativo delle tecnologie e delle comunicazioni informatiche.
Scenario 3: "La scuola nel cuore della collettività": ruolo accresciuto e riconosciuto della scuola come bastione efficace contro la frattura sociale e la crisi dei valori, l'insegnamento rafforzato come bene pubblico, maggiore uguaglianza nell'accesso all'educazione e nell'utilizzo delle risorse, scuole più autonome nel quadro di un insegnamento pubblico; rafforzamento dell'integrazione scuola-territorio, apertura della scuola sulla società.
Scenario 4: "La scuola come organizzazione di apprendimento mirato": attività educativa incentrata sul sapere, con norme di qualità forti e attività in gruppi ristrettti con lavoro in rete, personale molto motivato, ben riconosciuto, impegnato in un perfezionamento professionale continuo tramite lavoro d'equipe e in rete con altri insegnanti e allievi, il che richiede un forte impegno pubblico, anche finanziario.
Scenario 5: "Le reti d'apprendimento e la società in rete": deistituzionalizzazione radicale, vero smantellamento dei sistemi scolastici con ricerca di soluzioni di ricambio nel quadoe della cosiddetta società in rete.
Scenario 6: "Esodo degli insegnanti e disintegrazione": la crisi del reclutamento degli insegnanti arriverà ad un livello tale che la scuola sarà minacciata da una mancanza di personale imprevista e irrisolvibile.
I primi due scenari costituiscono un'estrapolazione dallo status quo, gli altri due esplorano una possibile rescolarizzazione, gli ultimi due esplorano invece tutt'altra evoluzione, quella in cui le insoddisfazioni e il rigetto dei sistemi organizzati conducono alla totale descolarizzazione.
Si tratta evidentemente di stimoli per una riflessione, non di predizioni.Portogallo. Sospesi gli scioperi di giugno. Il temuto blocco delle attività finali dell'anno scolastico portoghese non si è verificato. La Fenprof, il principale sindacato degli insegnanti portoghesi, ha sospeso gli scioperi già indetti per le giornate del 18 e del 21 giugno scorsi, dopo che in data 24 maggio il Ministero dell'Educazione si è degnato di presentare un progetto per rispondere alle richieste sindacali. Le proposte del ministero sono giudicate ancora insufficienti dalla Fenprof, la quale tuttavia ha apprezzato l'apertura. In gioco ci sono argomenti quali la conferma dei contrattisti abilitati (precariato), la revisione del decreto su amministrazione e gestione delle scuole (autonomia), la ridefinizione della rete scolastica (dimensionamento), il pensionamento dopo 30 anni di lavoro (previdenza). Come si vede si tratta di argomenti molto simili a quelli in discussione in Italia ed in altri paesi europei. L'agitazione guidata dalla Fenprof ha occupato circa metà dell'anno scolastico e si è sviluppata attraverso una manifestazione nazionale il 22 marzo, uno sciopero il 30 marzo e azioni decentrate nel mese di maggio.
Francia. La conclusione del congresso dello Snes. Si è praticamente concluso con l'elezione della direzione nazionale il congresso dello Snes, il principale sindacato della scuola secondaria francese. Il congresso dello Snes si era in realtà svolto nel mese di marzo. Ma è usanza di questo sindacato che alla elezione degli organismi dirigenti partecipino non solo i delegati, ma tutti gli iscritti. Così una volta finita la discussione nell'assise congressuale, questi ultimi sono stati chiamati a votare sulla base di liste nazionali corrispondenti alle varie aree politiche, con i seggi aperti nelle scuole tra il 2 e il 29 maggio. Questo meccanismo ha consentito a quasi 32.000 dei 74.000 iscritti (42,71%) di partecipare all'elezione dei dirigenti sindacali. Maggioritaria è risultata ancora una volta la tendenza Unité et Action col 79, 45% delle preferenze, mentre la tendenza di estrema sinistra Ecole Emancipée, che stavolta si presentava divisa in due liste dallo stesso nome, ha conseguito il 10,14% e il 4,28%, e la tendenza autonomista Pour la reconquete d'un syndacalisme indépendant ha avuto il 6,13%. Il confronto in atto era soprattutto interessante alla luce delle polemiche esplose all'interno della tendenza Ecole Emancipée tra un'ala favorevole ad un maggior impegno nelle strutture sindacali, con l'assunzione di responsabilità anche a livello di organismi esecutivi, e un'ala favorevole ad un atteggiamento più critico e meno compromesso verso la maggioranza. La prima aveva l'appoggio del partito trotzkista Ligue Communiste Revolutionnaire, mentre la seconda sembrava avere sostanzialmente la gestione della rivista Ecole Emancipée, vecchia e prestigiosa testata del sindacalismo rivoluzionario francese, che dà il nome alla corrente sindacale. Il confronto si è risolto favore dell'ala partecipazionista, che è entrata a far parte della segreteria nazionale, ma è costato complessivamente alla tendenza la perdita del 2% dei consensi.
U&A si è affermata anche in tutti i settori in cui è diviso lo Snes (agregés, certifiés, consiglieri, supplenti ecc.) tranne che nel settore della di formazione degli insegnanti, dove è alla pari con Ee. Lo Snes infatti ha una struttura complessa che prevede ben sei co-segretari generali (tutti di U&A), otto segretari di settore (tutti di U&A), un'ampia segreteria nazionale (in cui ora è entrata un'ala di Ee), un ufficio nazionale (in cui sono rappresentate tutte le tendenze) e la commissione amministrativa nazionale, che è il vero e proprio direttivo.Francia. Polemiche sull'inizio dell'anno scolastico. Il rientro a scuola degli allievi era fissato per mercoledì 5 settembre nelle secondarie e al 6 per elementari e materne. Ma per gli insegnanti il rientro era fissato per il 3 settembre. E, come già ai tempi del Ministro Allégre, che per primo aveva disposto che gli insegnanti si trovassero a scuola qualche giorno prima per programmare l'accoglienza degli allievi, la cosa ha destato polemiche tra gli insegnanti francesi. Si è fatta carico della protesta soprattutto Force Ouvriere, che in seno al Consiglio Superiore dell'Educazione ha rivendicato la soppressione della "prérentrée" e che sul suo giornale ricorda che per la secondaria lo stato giuridico prevede solo ore settimanali in presenza di alunni e per l'elementare non più di 36 ore all'anno. In altre parole Fo invita a boicottare l'indicazione del ministero. Tuttavia Fo rappresenta poco più del 6% dei docenti e gli altri sindacati sono più morbidi in merito: Snuipp-Fsu, Se-Unsa e Sgen-Cfdt si sono limitati a chiedere la cosecutività dei due giorni previsti e lo Snes-Fsu una maggior flessibilità per il secondo giorno.
Francia. Rivendicazioni e riforme per lo Sgen- Cfdt a congresso. Si è svolto a Libourne ( Gironda) tra il 14 e il 18 maggio il congresso dello Sgen Cfdt, il principale sindacato della scuola affiliato ad una centrale confederale (in Francia i due più forti sindacati della scuola sono indipendenti dalle confederazioni). Il programma approvato dal 64% dei partecipanti ha posto al centro la connessione tra rivendicazioni sindacali e trasformazione del sistema educativo, cosa che, ha ribadito il segretario Jean Luc Villeneuve, non può essere fatta a costo zero e a spesa costante. Nello stesso tempo lo Sgen deve conciliare la sua essenza confederale con la ritrovata unità del fronte di scuola e pubblico impiego, il cosiddetto gruppo dei 14, che ha prodotto prima la caduta del ministro Allègre, poi le rivendicazioni sui salari e sulla difesa del regime pensionistico.
Il dibattito ha affrontato anche i temi della riorganizzazione sindacale e della collocazione minoritaria del sindacalismo confederale francese nella scuola. Le principali risoluzioni hanno riguardato il problema del personale Ata (gli Atoss) in ballo tra il sindacalismo degli enti locali e quello statale, contro la canalizzazione precoce nel college (la scuola media), sul problema del bilinguismo regionale (bilinguismo si, immersione no) su cui lo Sgen è il sindacato che ha meno pregiudizi.
Lo Sgen ha un'organizzazione articolata in 10 branche (primo grado, secondo grado, licei professionali, scuole agricole, orientamento, amministrativi e bibliotecari, tecnici e assistenza sociosanitaria, sport, pensionati e ricerca), all'interno della Cfdt fa parte dell'Uffa che raggruppa tutti sindacati del pubblico impiego e segue solo la scuola pubblica in quanto la scuola privata è seguita dalla Fep-Cfdt.Francia. Europeismo e progettualità per il congresso del Se-Unsa. Europeismo e unificazione della categoria sono state le due parole d'ordine base del congresso del Se-Unsa svoltosi in maggio a Pau, nei Pirenei. Il secondo sindacato della scuola francese (27% nelle elezioni professionali) ma il più forte in termini di iscritti ad un'unica organizzazione (circa 100.000). E' nato da poco dalle ceneri della Fen, con l'idea di rilanciarsi non più sulla base delle correnti ideologiche né dei settori professionali.
"Il sindacalismo di massa non esiste più - ha detto il segretario uscente Hervè Baro - Noi dobbiamo mostrare la contraddizione che portano coloro che lottano contro la mondializzazione e che confinano la loro azione sindacale nei limiti di un corporativismo stretto. Noi dobbiamo iscriverci in un processo di unificazione della professione e l'Unsa deve iscriversi in un processo di unificazione del sindacalismo riformista". Lo sguardo è allo Sgen Cfdt.
A questo scopo è stata veramente tanta la carne messa al fuoco: laicità della scuola, solidarietà, riforma sanitaria. Su temi come il bilinguismo l'Unsa dice si al bilinguismo e no all'immersione totale e sul tema della previdenza dice no all'allungamento dell'età pensionabile.
Ma il suo pezzo forte vuole essere il progetto educativo: più maestri che classi e polivalenza nell'elementare, riordino dei compiti di stato e enti locali, zoccolo unico elementare e media, scolarizzazione a 2 anni nella scuola dell'infanzia, ma soprattutto la realizzazione di un corpo unico docente tra primaria, secondaria e licei professionali.
Al termine del congresso H. Baro ha passato la mano a J.L. Berille, nuovo segretario generale, a capo di una segreteria di sei persone, che ha ribadito i temi centrali della discussione rivendicando il fatto di essere sindacato di progetto e chiamando ad una sfida il ministro Lang sul tema del rinnovamento delle strutture e del turn over epocale dei docenti.Spagna. Le difficoltà della Eso. Quando quattro anni fa l'istituto per la valutazione di sistema della scuola spagnola Ince pubblicò la sua inchiesta sulla Eso (il quadriennio di secondaria inferiore obbligatorio) la cosa fece scalpore sia per le dimensioni del lavoro che per i risultati non molto lusinghieri che dava. Oggi i dati di una nuova inchiesta sono in corso di elaborazione e, nonostante non siano ancora stati pubblicati, sono da tempo noti alcuni elementi che continuano a mettere in luce le difficoltà di questo troncone scolastico. I rendimenti peggiori riguardano la matematica, ma anche in scienze, lettere e storia non si scherza. In linea di massima la maggioranza degli alunni se la cava con la lingua castigliana, ma le percentuali si abbassano di molto se si passa dalla comprensione orale (90%) alla comprensione scritta di testi informativi (56%) o all'espressione scritta (40%). In letteratura il crollo si ha su metrica e analisi. In scienze sociali e storia i dati stanno normalmente sopra il 60% ma superano di poco il 50% quando si tratta di relazionare i fatti al periodo storico. Lo stesso accade in scienze quando si passa dalle domande su igiene, salute, l'energia a quelle sulle scienze della terra (43%). Ma la vera bestia nera degli studenti medi spagnoli è la matematica: mediamente i risultati sufficienti sono il 40%. In geometria si scende al 33%, nella soluzione dei problemi al 34% e nelle misurazioni al 39%.