Il Manifesto, 31 ottobre 2000
"Siamo contrari da sempre al riordino dei cicli". Per Annagrazia Stammati, dell'esecutivo nazionale dei Cobas scuolal, le anticipazioni giornalistiche sul riordino dei cicli non costiuiscono una grande rivelazione: suffragano anzi le aspettative negative che i Cobas hanno sempre avuto rispetto al riordino dei cicli.
Quali sono i motivi della vostra critica alla riforma?
Il primo motivo del nostro dissenso è che il riodino dei cicli schiaccia due ordini di scuola, elementare e media di primo grado. E la scuola elementare italiana fino ad oggi è stata considerata una delle migliori in Europa. La riforma si inserisce così su uno degli ordini che invece aveva dimostrato di poter essere un faro per la scuola. Fra l'altro nel riordino non si entra proprio nel merito dei contenuti dei curricola.Dal punto di vista più strettamente sindacale, come valutate i problemi legati agli insegnanti?
De Mauro chiarisce attraverso quali modalità gli insegnanti di elementari e medie andranno a posizionarsi all'interno del nuovo ciclo di base. Nei fatti c'è una perdita secca da 40 a 50 mila posti di lavoro.
All'interno del riordino dei cicli c'è anche una proposta che a voi sta molto a cuore, come il sabbatico per la riqualificazione.
Ma bisogna vedere come l'articoleranno concretamente: a quali e quanti insegnanti daranno la prerogativa e come saranno sostituiti senza gravare su quelli che rimangono.Come giudicate invece la parte che riguarda la scuola secondaria?
La secondaria di secondo grado avrà nei fatti una riduzione di un anno, come tutto il complesso del periodo scolastico.Ma l'obbligo aumenta.
Intanto la riforma non risce a innalzare l'obbigo a 18 anni. Anzi, fa rimanere a 15 anni l'obbligo scolastico, all'ultimo posto in Europa. E in effetti, con la questione dell'incastro dei due anni nella scuola secondaria favorisce l'abbandono, dato che consente l'apprendistato anche in aziende esterne alla scuola. Noi difendiamo l'idea dell'unitariertà del primo biennio della scuola secondaria.I ragazzi, però, stanno effettivamente un po' troppo a scuola...
Io direi di no se si sta a scuola in maniera utile a poter essere formati e educati. il problema è che si sta troppo a scuola rispetto all'impiego fuori. L'ottica del governo è quella di una scuola che non deve formare l'individuo ma deve formare allo scopo specifico di addestrare a entrare nel mondo del lavoro. Nel nord-est gli studenti non ci stanno prorio a scuola rispetto a una società che gli consente di lavorare. Ma non è positivo, è un male.