La Repubblica (Bologna) - 30 settembre 2000

"E' stata spinta al suicidio per colpa della scuola"
Durissimo atto d'accusa dei genitori di una ragazza che si sono rivolti al giudice

di Luigi Spezia

AVEVA tentato il suicidio dopo aver saputo che era stata bocciata, si è salvata e ora insieme ai suoi genitori ha firmato una denuncia contro la scuola, in particolare per il comportamento tenuto nei suoi confronti da una professoressa che l'avrebbe umiliata nel corso dell'anno scolastico. La ragazza, 19 anni, di San Lazzaro, seguita da una psicologa, frequenta oggi la stessa classe dello stesso istituto dello scorso anno, «perché voglio vincere questa sfida e non cambiare scuola». Cercò la morte dopo la delusione scolastica nel pomeriggio del 16 giugno, lo stesso giorno in cui aveva letto i risultati a scuola: respinta. Si sparò con il fucile del padre, venne operata d'urgenza nel reparto di Chirurgia del Maggiore e dopo un mese di ricovero in rianimazione, visitata da centinaia di amici e conoscenti, si è ripresa. Salva per miracolo, ora lei e i suoi genitori chiedono giustizia e chiedono conto alla scuola, accusata di un atteggiamento di «mobbing», di vessazione psicologica. Una denuncia che sarà valutata dalla Procura della Repubblica dove è stata presentata in questi giorni. Un compito non facile attende i magistrati: un tentativo di suicidio può essere determinato dal comportamento dei professori? L'eventuale incomprensione della fragilità o della sensibilità di un adolescente può sfociare in un reato? I genitori della ragazza accusano la scuola solo per trovare un capro espiatorio, una giustificazione al loro dolore? Tutte domande che accompagnano inevitabilmente un dramma personale e famigliare come questo, al di là della specifica denuncia e del singolo caso.
Nella denuncia, firmata dalla madre e dal padre e presentata in Procura dall'avvocato Girolamo Mancino, la ragazza rievoca dal suo punto di vista «una tragedia che mi ha segnato nel corpo e nella mente, nata sui banchi di scuola a causa di uno stato di vessazione, una sorta di persecuzione da parte di una mia insegnante». Racconta che già al primo giorno di scuola era stata «bollata»: «La professoressa, nel fare l'appello, mi ha chiesto se fossi la cugina di un ragazzo di quinta e avuta una risposta positiva, mi ha detto che siccome quel ragazzo non sa niente, anch'io sarei stata un'ignorante. Questa affermazione in classe davanti a tutti mi ha mortificato e gettato in uno stato di impotenza». La ragazza rievoca altri episodi, protagonista sempre la stessa docente.
Racconta di non essere stata interrogata un giorno in cui l'aveva chiesto, quando in classe erano presenti solo tre allievi su venti e di aver poi saputo di aver preso un 3; dice che molto spesso la professoressa le rivolgeva domande in classe, ma non le dava tempo di pensare la risposta e le faceva capire che tanto non sapeva nulla. «Verso la fine dell'anno la situazione sembrava più tranquilla e ero convinta di riuscire a superare l'anno seppure con qualche debito. Anche i genitori avevano avuto rassicurazioni». Invece gli scrutini hanno detto un'altra cosa. La studentessa scrive nella denuncia che nel leggere i risultati «sentii una tremenda angoscia e uno sconforto profondo, rendendomi conto che forse quello che mi aveva ripetuto più volte la professoressa era vero: allora effettivamente ero un'ignorante e un'incapace».
La scuola non entra nel merito delle contestazioni che saranno valutate dalla Procura, la quale dovrà dire se esiste un reato oppure no e procedere oppure no contro l'insegnante chiamata in causa pesantemente come responsabile indiretta del tentativo del suicidio. Il preside dell'istituto ha ritenuto di non fare dichiarazioni spiegando che non lo ritiene opportuno in questo momento e soprattutto davanti ad una possibile inchiesta della magistratura: «Daremo spiegazioni se la magistratura ci chiamerà a darle spiega il preside. Di questa vicenda abbiamo parlato a lungo con la famiglia. Credo comunque che la fragilità di tanti giovani che tentano il suicidio o si uccidono per una delusione scolastica non dipenda tanto dalla scuola ma dal malessere sociale.
La scuola è solo una componente».

 

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