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Da Torino a Genova un anno dopo...
Genova, perché. - di Haidi Giulaini (editoriale di Carta).
A tutte le ragazze e ai giovani che incontro nei miei viaggi, a chi viene a stringermi la mano e a regalarmi una parola di solidarietà, a chi mi abbraccia, ripeto sempre lo stesso invito: "Venite a Genova, vi aspetto". A Genova, un anno dopo, perché? Perché è una bella città, e chi è venuto l'anno scorso non l'ha potuta vedere: una città da girare così, bighellonando a naso in su, passando dai vicoli che sanno di gatto alla luce estiva delle piazze antiche. Perché c'è brava gente che la abita e che dodici mesi fa regalava rapide docce dalle finestre degli ultimi piani o apriva i portoni offrendo riparo, limoni o acqua fresca. A Genova per riprendere un discorso interrotto, un ragionamento strappato dalla violenza di chi avrebbe voluto ridurre al silenzio una voce di giustizia; per confermare un'alleanza, un patto tra diversi che si riconoscono, si rispettano e decidono di stare dalla stessa parte, quella degli onesti. Un anno dopo, per testimoniare solidarietà a chi è stato ferito, umiliato, offeso nel corpo e nell'anima. Per dichiarare che non ci stiamo, no, e continueremo la strada che non abbiamo mai interrotto. Insieme, nonostante le differenze: resi più forti e più ricchi, anzi, proprio da quelle differenze, che ci distinguono ma non ci dividono. Perché la posta in gioco è troppo grande. Perché in gioco non c'è qualche soldo in più nella busta paga, qualche briciola di illusorio benessere, l'orticello di casa nostra. In gioco c'è l'equilibrio del mondo, con i popoli che lo abitano, i suoi animali, le piante, le acque e le terre, l'aria che respiriamo, l'arte e la cultura di milioni di anni, di miliardi di esseri che l'hanno pazientemente, faticosamente creata, con gioia e con dolore. Non possiamo abbandonare tutto nelle mani meschine di pochi prepotenti arroganti, al grigiore degli indifferenti, all'ottusa avidità degli stolti. Dobbiamo saper riconoscere i compagni di strada anche quando parlano un linguaggio diverso dal nostro; dobbiamo camminare fianco a fianco senza scandalizzarci se qualcuno zoppica un po', se c'è chi è lento, se altri corrono: l'importante è che l'orizzonte sia chiaro. A Genova, per tutto questo.
E per passare da piazza Alimonda, a portare un saluto a Carlo. Haidi Giuliani
Appello per Genova Disobbedienti Torino
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