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Dibattito sulle possibilità di un'alleanza tra due soggetti sociali oppressi. Febbraio 2000
L'omosessualità è per natura o per scelta? Poco importa, ciò che importa è che l'omosessualità non è soltanto un dato, ma è anche la possibilità per intraprendere percorsi di rinnovamento nella vita personale e nella società. Ciò che vorremo qui tentare, è una riflessione sulle potenzialità di rinnovamento che l'omosessualità contiene rispetto all'ordine sociale patriarcale e maschilista.
L'omosessualità, se vissuta con consapevolezza politica, è occasione per rifiutare i codici comportamentali stabiliti per l'uomo e per la donna e per fondare tipologie nuove di rapporti amorosi ed affettivi che sfidino la polarizzazione dominante-dominato, attivo-passivo, servo-padrone tipici dei rapporti classici della famiglia patriarcale. Non è un caso che una società in cui il potere si basa su un'omosocialità maschile richieda come contraltare una spietata omofobia maschile: l'affermazione dell'identità maschile passa attraverso la rimozione di elementi caratteriali femminili e attraverso la persecuzione dell'omosessualità maschile. Fin da piccoli i bambini che vengono designati come omosessuali vengono derisi nel gruppo dei maschi, e spesso subiscono forme simboliche o concrete di violenza sessuale: il gruppo dei maschi "ha bisogno" di trovare al proprio interno un capro espiatorio omosessuale. Inoltre le barzellette sui "culattoni", così come le battute sulle "fighe", fanno parte del repertorio obbligatorio di ogni conversazione da maschi al bar: il maschio deve dimostrare di essere dominatore di donne e repressore di uomini omosessuali, perchè deve dimostrare di meritarsi il potere maschile.
L'omosessuale maschio minaccia il maschio eterosessuale perchè simboleggia le sue potenzialità femminili, che devono essere ridotte al silenzio per mantenere il proprio potere: la repressione dell'omosessualità maschile rappresenta per il maschio eterosessuale una sorta di rito esorcistico: reprimendo "l'uomo-donna" (perchè è così che l'omosessuale maschio viene percepito) il maschio eterosessuale afferma la propria presa di distanza da un tal modo di vivere la mascolinità e al tempo stesso ribadisce la supremazia maschile sulla donna.
E' vero che l'omosessuale maschio, "l'uomo-donna", resta pur sempre un uomo ed ha la possibilità, se non si rivela o non è riconoscibile da comportamenti effemminati, di godere dei privilegi che spettano al propio genere. Tuttavia nel vissuto degli omosessuali maschi fin da giovane età generalmente si riscontra il rifiuto di alcune modalità maschili -come il gioco violento e le manifestazioni di forza fisica- e la ricerca di un'amicizia-alleanza con le femmine, mentre rari sono i rapporti di vera amicizia con i maschi. Spesso i bambini omosessuali giocano con le bambole assieme alle bambine, e spesso acquisiscono quelle capacità di introspezione e di intimità che caratterizza le donne e di cui gli uomini sono di solito incapaci. Non a caso nelle famiglie spesso si stringono rapporti di alleanza tra la madre e il figlio omosessuale contro le prepotenze paterne (questa relazione di alleanza è molto ben documentata dal romanzo "Seminario sulla gioventú" di Aldo Busi).
Naturalmente non vogliamo stabilire alcun rapporto deterministico di causa-effetto tra l'omosessualità maschile e questi comportamenti di "femminilizzazione" o di alleanza con le donne: quanto detto si basa solo su esperienze, vissuti, impressioni. In un saggio intitolato "Epistemology of the closet", Eve Kosofsky Sedgwick, che è un'autrice legata al femminismo americano, tra le altre cose accenna una breve storia della comprensione che la cultura occidentale ha dato dell'omosessualità, mostrando come il modello dell'inversione, che accosta i gay alle donne e le lesbiche agli uomini, sia solo uno dei modelli interpretativi possibili dell'omosessualità. Richiamandosi agli studi storici di Michel Foucault, Sedgwick sostiene che fino al diciannovesimo secolo "omosessualità" non definisce un'identità specifica, una categoria di persone, ma soltanto una questione di isolati atti genitali. Solo nel diciannovesimo secolo nasce la distinzione tra omosessuali ed eterosessuali come diverse categorie di persone, distinzione che viene utilizzata non in modo neutro, ma per definire una minoranza da perseguitare per preservare il moderno ordine eterosessuale, capitalista e patriarcale.
Nonostante il passare del tempo e nonostante la nascita di un movimento mondiale di liberazione gay e lesbica dopo i fatti di Stonewall (New York) del 1969, la comprensione dell'omosessualità non è, secondo Sedgwick, molto cambiata dal diciannovesimo secolo, restando fondamentalmente organizzata attorno ad una doppia incoerenza: una prima incoerenza riguarda la definizione di orientamento sessuale, una seconda incoerenza riguarda la definizione di genere. Sull'orientamento sessuale esistono infatti due ipotesi differenti: quella minorizzante, secondo cui esiste una popolazione distinta di persone "realmente" omosessuali, che costituiscono appunto una minoranza; e l'ipotesi universalizzante, secondo cui il desiderio sessuale non è stabile, e non può pertanto definire un'identità: il desiderio omosessuale, come quello eterosessuale, appartiene a tutti (un esempio di questa ipotesi è l'interpretazione che Freud da dell'omosessualità come potenzialità presente in tutti i bambini, che può essere usata in senso omofobico se si contrappongono uno sviluppo sano e uno perverso della sessualità a partire da una comune base di desideri).
Analogamente esistono due ipotesi differenti riguardo alla definizione di genere: l'ipotesi dell'inversione -che è la più diffusa nel senso comune- secondo cui i gay sono donne in corpi maschili e le lesbiche sono uomini in corpi femminili (questa ipotesi confonde omosessualità e transessualità); e l'ipotesi del separatismo di genere, secondo cui è la cosa più naturale del mondo che persone dello stesso genere e quindi simili affettivamente e sessualmente, si incontrino anche sul piano della relazione sessuale e amorosa: appartiene a questa seconda ipotesi la sussunzione del lesbismo sotto le questioni di genere di un certo femminismo, ma anche l'autorappresentazione dell'omosessualità maschile come chiusa in un universo totalmente virile -e per questo anche violento- di un autore come Jean Genet o dei gruppi gay "leather".
Seguendo il separatismo di genere le lesbiche hanno cercato alleanza con le donne in generale, e i gay potrebbero cercarla con gli uomini in generale (ad esempio nel 1902 Benedict Frieländer teorizza che il "vero uomo omosessuale", distinto dal tipo effemminato, è il fondatore della società patriarcale, caratterizzato da tendenza alla leadership e da eroismo). Secondo la teoria dell'inversione, i gay hanno invece mirato ad identificarsi ed allearsi con le donne, le lesbiche con gli uomini. Anche le più recenti teorizzazioni sull'omosessualità, secondo Sedgwick, si trovano impigliate questa doppia impasse, che a nostro avviso non può essere risolta scientificamente, ma semmai solo arbitrariamente con un decisione che scelga una ipotesi per ogni coppia di opposti.
Come Sedgwick, anche noi riteniamo che non abbia molto senso cercare di risolvere la doppia contraddizione tra visione minorizzante ed universalizzante da un lato e tra teorie dell'inversione e del separatismo di genere dall'altro, come non ha molto senso elaborare teorie sulla causa dell'omosessualità: per noi è sbagliato legare deterministicamente comportamenti umani all'appartenenza di genere o all'orientamento sessuale, perchè significherebbe negare la libertà e l'autodeterminazione dell'agire umano. È invece utile analizzare la percezione e l'autopercezione dell'omosessualità nella cultura occidentale per denunciarne le incoerenze e per evidenziare attraverso queste un nodo cruciale della nostra società: il maschilismo che reprime le donne -e con esse gli omosessuali- e che depriva gli uomini. L'omosessualità maschile e femminile provoca i ruoli tradizionali uomo-donna e può essere occasione per elaborare rapporti nuovi tra uomini e donne più liberi e più consapevoli di sè che tentino di agire le proprie relazioni senza trasformarle sempre e comunque in rapporti di potere.
L'alleanza che tentiamo di stabilire tra liberazione femminile e liberazione omosessuale non muove da dati di fatto o da ricerche empiriche (anche se, come dicevamo prima, non prescinde da vissuti ed esperienze personali): si tratta invece di un programma di azione che il GLO (Gruppo di Liberazione Omosessuale) di Milano vorrebbe promuovere all'interno del partito della Rifondazione Comunista e delle associazioni politiche e culturali che gli sono vicine, un programma di azione che donne e uomini omosessuali ed eterosessuali dovrebbero assumere insieme per preparare un mondo più accogliente per tutti.
Lorenzo Bernini
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