Avremmo
potuto dedicare le nostre giornate alle castagne, siamo in zona doc, e
invece abbiamo preferito dedicarle alla Cannabis.
Le castagne infatti, nei bei tempi andati, ci salvarono la vita, alla Cannabis invece la vita tocca salvarla noi perché la guerra “ per estirparla dalla faccia del pianeta entro il 2004 “, come ha dichiarato Pino Arlacchi presidente dell’UNPDAC, è in corso e non possiamo che farci paladini della ‘ pianta che segue l’uomo’ e del suo mistero botanico. Gemelle omozigoti e monocoriali nacquero, a dispetto del buon senso, Sativa nel 1753 per mano di tal Linneo, ostetrico delle piante e Indica trent’anni dopo per mano di tal Lamarck, anch’egli fitoginecologo. Entrambe probabili figlie di un achenio Ruderalis , come spiegò nel 1924 Janischewsky, botanico insigne anche lui. L’una tozza, canapone, l’altra slinda, canapina; l’una fibrosa e ricca in corporeità, l’altra eterea e più ricca in THC, specie dopo una brutta malattia da cui uscì rinforzata nello spirito. Sativa sativa la prima, Sativa Indica la seconda, distinte eppur gemelle, arbitrarie come l’ermafrodito ermetico. Non merita questo mistero di essere conservato e salvaguardato a dispetto dell’ONU e del suo progetto nazibotanico? Le castagne non rischiano l’estinzione, la Cannabis sì. Così le abbiamo dedicato 3 giorni e una mostra.
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