Settembre '89
INTERVENTO DEGLI OCCUPANTI
SULLA STORIA POLITICA DEL C.S. LEONCAVALLO
tratto da "Leoncavallo: dalla nascita alla ricostruzione" libro bianco a cura della federazione milanese di Democrazia Proletaria (1989).
Una prerogativa del Centro Sociale Leoncavallo e' quella di essersi sempre mantenuto in sintonia con le dinamiche di lotta che il movimento della sinistra rivoluzionaria ha saputo sviluppare nel sociale. L'inizio degli anni ottanta si caratterizza per la decisa e cruenta rivincita sferrata dal capitale contro la classe operaia, le sue conquiste e le sue avanguardie. Cio' fu semplificato dagli accordi di cogestione conclusi tra il capitale e importanti settori del sindacato e della sinistra tradizionale. Ne consegui' un drammatico ridimensionamento dell'agibilita' politica e delle gia' discutibili "garanzie democratiche". Nonostante questo il movimento seppe mantenere vivi ambiti di lotta che pur con l'inasprirsi delle condizioni, svillupparono pratiche sempre piu' irriducibili e antagoniste e determinate allo scontro.
Questo processo non fu estraneo ai compagni del Centro, che per loro natura, ugnuno nei propri ambiti di attivita', costituivano parte di quelle avanguardie. Non esisteva argomento di politica interna o estera che non si traducesse in collettivi o gruppi di studio. Nascevano percio' gruppi d'intervento sui problemi della scuola, del lavoro, contro la repressione, sul carcere, sulla droga. Le donne si organizzavano in collettivi, e sul fronte internazionale si sviluppavano i collegamenti e la solidarieta' con i movimenti di liberazione dei popoli. Collettivi teatrali e musicali trovavano spazio per sviluppare momenti di comunicazione altrimenti impossibili. La cultura antagonista si sviluppava in un reale rapporto dialettico di interazione con pratiche che riuscivano a essere propositive verso le componenti sociali piu' emarginate e disposte alla resistenza, contro la germanizzazione dello stato che assediava militannente con polizia e carabinieri i territori centrali e periferici delle
aree urbane.
Quelli che passarono, nella seconda meta' dei primi anni ottanta, furono anni bui che rendono difficilmente ricostruibile la storia del movimento.
Certo e' che si rimase vittime di una pesante condizione di stallo. L'arresto di alcuni compagni del Centro, avvenuto nel 1983, disoriento' e segno' duramente le sorti del Leoncavallo. La repressione poliziesca seppe annientare sostanzialmente la lotta ma non riusci' mai a demolire quelli che qualcuno ha voluto misticamente definire "i santuari del movimento" da cui continuavano a svilupparsi nuove proposte antagoniste.
Pur ridimensionato nelle sua capacita' propositive, il Centro seppe mantenere vive situazioni d'aggregazione, ambiti d'incontro e verifica politica, non cesso' mai di promuovere iniziative di solidarieta' con i compagni in carcere e si determinarono le condizioni di antagonismo incondizionato contro il potere e i suoi strumenti di repressione e di controllo. Vennero allestiti spettacoli teatrali e musicali per finanziare la solidarieta' con i compagni in carcere e con le lotte antagoniste nazionali e internazionali. Nonostante la piena attivita' degli apparati di controllo dello stato emergenziale, con l'inizio della seconda meta' degli anni ottanta si intuirono i primi segnali capaci di ipotizzare la possibilita' di ricomporre il movimento. Le battaglie contro le centrali nucleari, le lotte contro lo stato d'Israele, a fianco del popolo palestinese, le lotte contro l'apartheid, contro lo spaccio d'eroina, costituirono momenti di verifica immediata.
Nasceva l'esigenza forte di uscire dal Centro e riaffermare la nostra presenza che poteva risultare scomoda e fastidiosa data la determinazione di non lasciarsi omologare dal sistema ma anzi di versare su di esso tutte le diversita' che eravamo riusciti ad aggregare negli anni bui. Rappresentative di contraddizioni stridenti con l'esigenza di chi voleva invece pianificare i comportamenti sociali.
Perche cio' potesse accadere era necessaria la rimozione delle barriere mentali degli schemi e delle rigidita' acquisite negli anni passati, bisognava distruggere il ghetto che ci eravamo costruiti attorno e dentro al quale ci eravaamo barricati. Questa operazione impose nuovi momenti di dibattito e comporto' lacerazioni inevitabili, ma irreversibili. Il Centro comincio' a ritornare un importante punto di riferimento e di aggregazione. La sua presenza nel quartiere rimosse le condizioni di tranquillita' che ormai garantivano vita facile al commercio della droga.
Fu in questa fase che giunse la notizia delle sentenze emesse dal TAR e dal Consiglio di Stato a favore delle proprieta' immobiliari e da qui la minaccia di essere sgomberati. In consiglio di zona accusammo i politici e la giunta milanese PCI-PSI di essere tacitamente complici con le immobiliari per non essersi prodigata a perorare la causa sull'assegnazione dell'area, favorendo cosi' una sentenza gradita alle immobiliari padrone della citta'.
Intensificammo con piu' determinazione la nostra lotta di resistenza contro la speculazione e i progetti urbanistici causa della pesante deportazione di intere componenti sociali nelle aree periferiche e dell'hinterland milanese. Contro le condizioni di emarginazione che queste erano costrette a subire e che fornivano un facile mercato agli spacciatori di morte. Fu questo che determino' la scelta di organizzare nel mese di giugno un momento di incontro e di dibattito con le realta' cittadine insieme a noi impegnate su questi fronti. Fu in questa circostanza che si delinearono le reali intenzioni del capitale immobiliare, che attraverso i suoi politici persegui' in modo piu' chiaro e determinato il progetto di annientamento di ogni forma di resistenza ai suoi progetti di speculazione sulle aree urbane.
Il campionato mondiale di calcio del '90 ha costituito un facile alibi che ha consentito a questi interessi di accelerare processi di trasformazione urbana e sociale all'interno del terriiorio. Lo sgombero e il successivo abbattimento dei muri del Centro sono stati un chiaro segnale di volonta' repressive contro ogni opposizione a questo piano e la chiara determinazione di fare piazza pulita di ogni forma di catalizzazione e di ricomposizione delle tensioni che oggi attraversano il sociale. E' su questo terreno che si incontrano gli interessi dei "tutori dell'ordine", dei politici e del capitale immobiliare. La scelta di ricostruire mattone su mattone quanto le ruspe di Cabassi & C. hanno demolito, e' un'ulteriore espressione della nostra volonta' di resistere a questi progetti e a non mollare sugli obiettivi che ci siamo prefissati di realizzare, ed e' su questi che continueremo a sviluppare la nostra lotta e ancora se questi costruiremo un movimento capace di esprimere fino in fondo
gli interessi e i bisogni del proletariato e degli "emarginati".
I compagni del Centro Sociale Leoncavallo
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