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In larghissima parte l'industria discografica, con impresari, agenzie e personaggi senza scrupoli, si è avventata
sulla musica e sulle realtà del tessuto sociale che l'hanno prodotta, cercando di appropriarsi dei suoi metodi
artistici, di esercitare un controllo, di allontanarla dalle sue caratteristiche, dal modo di "viverla" come
comunicazione e alternativa.
Con questo atteggiamento l'industria della musica ha cercato di sfruttare l'esperienza e il movimento in cui era
nata piegandola alle regole del music business allo scopo di creare tra tra i giovani musicisti una mentalità
spietata, retta dal miraggio del facile guadagno e della fama a tutti i costi. Purtroppo il rapporto con lo show
business e l'impatto con le mode ha introdotto divismi, compromessi, rischio di smarrimento e ipocrisia.
Il paternalismo della cultura egemonica e l'ignoranza di quella giovanile-musicale hanno confuso la concretezza
della cultura urbana sotto una nube di parole e mitologie con una serie di intimidazioni (mode, simboli, parole)
guidando gli artisti verso l'obiettivo di realizzare prodotti mirati che possono attirare l'attenzione di discografici,
agenzie, e quant'altro che rappresenta, senza dubbio, un veicolo terminante per il successo.
La trappola in cui è caduto il movimento musicale è stata la bieco commercializzazione. Sì è verificato un proliferare
di artisti, agenti e manager rampanti, ognuno a modo suo, in competizione nell'affrontare la corsa al successo.
Questo atteggiamento pregiudica la possibilità di affermazione del movimento nella sua totalità; mentre l'insieme
si ferma, prendono vita personalità diverse, spesso inconciliabili tra loro.
Per questo il Baretto del Leoncavallo organizza, ogni venerdì, serate per gruppi emergenti provenienti da varie
aree e culture dando così la possibilità di farsi conoscere, di lanciare i propri messaggi e di dare insieme agli
altri un altro senso al mondo....
In queste serate vorremmo far sì che le rappresentazioni collettive siano veramente tali, che il carattere e
la forza di una realtà in parte autonoma riceva la sua stessa esistenza da altre sperimentazioni che potrebbero
essere interne ad altri, possiamo riuscirci se arriviamo a capire la struttura della nostra esperienza per esserne
portatori in un nuovo modo di collettivizzare, per conoscere altre realtà e continuare le sperimentazioni collettive.
A questo punto siamo pronti a iniziare e rinnoviamo l'invito a partecipare con i propri strumenti e la propria voce,
a collettivizzare la propria esperienza, senza intermediari affinché tutti abbiano la possibilità di suonare (anche
se non eccelsi musicisti).
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