LA LEGGE CONTRO LE DONNE
VECCHIO PATRIARCATO, NUOVE TECNICHE
L'11, il 12 ed il 18 giugno si è svolta alla Camera la discussione sulla
legge sulla procreazione assistita (PMA), sostenuta dalla maggioranza e
dai cattolici della Margherita. Popolari, DS e Forza Italia non hanno
dato indicazione di voto.
La legge approvata, che passa ora al Senato, si snoda in 18 articoli i
quali sono volti a regolamentare gli accessi alla procreazione
assistita, le sue modalità, la tutela degli embrioni e dei futuri figli.
Una normativa in materia va necessariamente a sancire una serie di
principi che investono la concezione di maternità in toto, l'idea di
famiglia, lo status di figlio, i diritti delle donne. Ed i principi in
merito che presiedono tale legge emergono chiaramente da una serie di
articoli:
L'articolo 1, che prevede che siano riconosciuti i ``diritti di tutti i
soggetti coinvolti, compreso il concepito''.
L'articolo 3, che, non prevedendo ``nuovi e maggiori oneri a carico
della finanza pubblica'' per la PMA (salvo lo stanziamento di un fondo
speciale), esclude la fecondazione assistita dalle prestazioni del
sistema sanitario nazionale colpendo la sua rimborsabilità, così che i
centri privati avranno `in dono' la quasi totalità degli interventi di
fecondazione omologa.
L'articolo 4 (221 voti contro 213), che vieta (unico paese l'Italia) la
fecondazione eterologa, che ricorre alla donazione di ovociti o seme
esterni alla coppia. Durante la discussione il popolare Lusetti ha
affermato che si è ``veramente'' genitori solo su base affettiva e
GENETICA, Lucchese dell'udc ha elaborato il personale teorema della
``posizione del terzo incomodo'', basandosi sull'assunto che
l'embrione, e futuro bambino, prodotto con fecondazione eterologa sia
``non geneticamente in linea'', il leghista Cè ha parlato di ALTERAZIONE
del ``patrimonio genetico'', Russo di Forza Italia ha sostenuto che la
fecondazione omologa è l'unica accettabile in quanto ``implicante
l'identità biologica e spirituale'' dei futuri genitori.
L'articolo 5, il quale prevede che le tecniche di fecondazione assistita
possano essere utilizzate solo da coppie eterosessuali in età fertile,
che siano sposate o date di fatto.
L'articolo 14, che sancisce il divieto di congelamento e soppressione di
embrioni (salvo quanto stabilito dalla legge 194/78), e l'obbligo di non
produrre più di tre embrioni alla volta, da impiantare
contemporaneamente nell'utero della donna, vietando poi la riduzione di
embrioni in caso di gravidanza plurima (fatti salvi i casi previsti
dalla legge 194/78).
Il primo elemento che emerge è la messa in discussione implicita della
legge 194/78 sull'interruzione di gravidanza (che apparentemente è
salvaguardata dall'art. 14 ma fortemente minata dall'art. 1 con
l'invenzione giuridica del soggetto-embrione).
Riportare l'attenzione oggi sugli aspetti di conflittualità che la legge
sulla PMA presenta nei confronti della 194/78, pone il problema su
quanto sia parziale, debole e discontinua l'applicazione di fatto della
legge sull'interruzione di gravidanza sul territorio italiano.
In campo rispetto a questo ci sono molteplici aspetti:
fatiscenza, scarse funzionalità e accoglienza delle strutture preposte
all'intervento.
inefficienza dei consultori (orari ridotti, carenze e scarsa
qualificazione del personale).
massiccio ricorso del personale all'obiezione di coscienza, che
paralizza di fatto l'attività dei consultori e delle strutture
ospedaliere.
nonostante la laicità della legge quello che prevale nella sua
attuazione è la morale cattolica, di questo emblematico il fatto che la
campagna sulla contraccezione, uno dei punti fondamentali della legge, è
stata ed è completamente assente e fortemente osteggiata. Inoltre,
l'assistenza pre e post interruzione di gravidanza, posta come propria
dei consultori è venuta scemando sempre più fino ad arrivare alla
situazione attuale, dove in alcune realtà è addirittura prevista la
presenza di soggetti fondamentalisti come il tristemente noto Movimento
per la Vita.
Il tacito consenso da parte dello Stato alla speculazione dei privati,
che giocano proprio sulle complicazioni e debolezze della legge
(interruzione di gravidanza delle minorenni, velocizzazione dell'iter
burocratico) per continuare a trarne profitto.
Tornando alla legge sulla PMA, un punto che ci preme sottolineare è
quello relativo all'art. 3 che non prevede l'onere delle spese della
procreazione medicalmente assistita da parte del sistema sanitario
pubblico.
Questo comporta:
la speculazione da parte dei privati sui bisogni, sogni e speranze
legate alla maternità;
il mancato riconoscimento della sterilità come malattia,
quindi la delega quasi totale ai privati delle pratiche di concepimento
assistito previste dalla legge, rende difficile se non impossibile un
controllo sulla sua applicazione.
Questo è anche dimostrato dalle sanzioni amministrative e penali
previste nei confronti dei trasgressori: vengono colpiti escusivamente i
singoli esercenti della professione sanitaria, mentre le strutture che
accolgono tali soggetti vengono colpite in forma lieve. Se infatti
eseguono pratiche vietate dalla legge incorrono unicamente nella
sospensione per un anno dall'autorizzazione ad eseguire interventi di
procreazione assistita, cosa che non mina né la loro credibilità
professionale né l'entità delle loro entrate.
Rifiutiamo questa legge che non solo aggredisce frontalmente ed
esplicitamente i diritti delle donne, ma propugna una società misogina,
discriminatoria, reazionaria, cattolica, identitaria, macellaia,
ipocrita e classista.
LEGGE MISOGINA perché sancisce all'interno di un unico corpo due
personalità giuridiche (la madre e l'embrione) considerate
potenzialmente in conflitto; subordina totalmente il corpo femminile
alla procreazione, equiparando i diritti di un aggregato di cellule a
quelli di una persona con esperienze, emozioni, pensieri, bisogni,
necessità, un esistenza materiale sociale ed emotiva in divenire; muove
un subdolo attacco alla 194/78.
LEGGE DISCRIMINATORIA E FRATRICIDA perché stabilisce status giuridici
differenti in base alla sessualità biologica: solo le donne possono
essere in potenza due personalità giuridiche.
LEGGE CATTOLICA E REAZIONARIA perché vincola la maternità ad un preciso
status sociale (coppia sposata o di fatto), ed a precise scelte sessuali
(eterosessualità). Pur proclamando teoricamente la parità dello status
di madre e figlio naturale e di madre e figlio in provetta, di fatto
stabilisce una disparità ideologica aberrante: la legge non interferisce
sulla maternità di donne single e omosessuali finchè il concepimento
avviene attraverso un rapporto sessuale, mentre proibisce agli stessi
soggetti l'accesso alla procreazione assistita. Questo presuppone che la
maternità sia un diritto di tutte coloro che sottostanno ad una pratica
(il rapporto sessuale con un uomo) considerata come normale, ma in
realtà frutto di una costruzione sociale.
LEGGE IDENTITARIA perché permettendo uniocamente la fecondazione omologa
(dove per omologa si intende all'interno di una coppia
istituzionalizzata) propugna un'idea di famiglia considerata come unicum
genetico e ``spirituale'' da salvaguardare, nella quale il legame
affettivo e sociale tra genitore e figlio è subordinato alla ``purezza''
biologica.
LEGGE IPOCRITA E CLASSISTA perché, non riconoscendo la sterilità come
malattia, escute la fecondazione assistita dal sistema sanitario
nazionale. I costi saranno elevati per chiunque vorrà usufruire di
questi interventi, sia che si intenda accedere a pratiche legali ( A
PAGAMENTO!) sia che si intenda usufruire di pratiche vietate dalla legge
in Italia per le quali sarà possibile rivolgersi all'estero. Questo fa
si che, ancora una volta, la condizione economica vincoli le scelte
sociali, esistenziali ed emotive delle persone.
LEGGE MACELLAIA perché vietando l'eterologa ed il congelamento degli
embrioni, i vincoli imposti alle modalità dell'impianto omologo,
sottopongono i corpi delle donne ad un pesante stress e a gravi rischi
per la salute e le rendono cavie paganti della sperimentazione.
Spazio Antagonista Newroz, Pisa
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