Generalmente si dà per acquisito il fatto che la geotermia rappresenta una risorsa energetica
rinnovabile, nazionale e di impatto sufficientemente "soffice"; a livello locale, tuttavia,
si sono sviluppate argomentazioni riguardanti possibili effetti di inquinamento e di
alterazione ambientale che contrastano con l'acquisizione di partenza.
Si afferma che lo sviluppo geotermico può produrre il depauperamento delle risorse idriche,
come può determinare l'insorgere di fenomeni sismici e di subsidenza.
Certamente molto dipende dalla definizione del livello di sfruttamento della risorsa, cioè
quanta geotermia è possibile attuare su di un territorio senza incidere in maniera sensibile
sulle altre componenti naturali.
La prima stesura del Piano Geotermoelettrico dell'E.N.E.L. prevedeva sull'Amiata la
costruzione di 11 centrali unificate da 20 MW., per una potenza complessiva installata di
220 MW., nell'ambito di un progetto che si poneva l'obiettivo di triplicare la produzione
geotermica nazionale, pur limitata a valori dell'ordine del 3% dell'intera produzione di
energia del nostro paese.
Gli sviluppi più recenti del piano sono indirizzati ad un contenimento di quelle ipotesi,
anche in relazione al fatto che non sempre, all'aumento di potenza installata, corrisponde
un equivalente aumento di energia prodotta.
In ogni caso è evidente che un forte impegno nello sviluppo dell'attività geotermica,
mentre non può che produrre risultati marginali nei confronti del deficit energetico del
nostro paese, può invece arrecare danni irreparabili in un'area di dimensioni piuttosto
contenute e di fondamentale importanza dal punto di vista della riproduzione di beni
naturali insostituibili (aria, acqua, boschi etc.).
Ma un secondo punto, altrettanto fondamentale, è rappresentato dall'aspetto qualitativo
del problema, cioè quale geotermia.
Una corretta ipotesi qualitativa avrebbe dovuto avere come fondamento la messa a punto di
sistemi e di programmi che integrassero maggiormente lo sfruttamento dell'energia geotermica
con il territorio, evitando l'uso monoproduttivo (che è quello che più interessa all'E.N.E.L.)
e sviluppando invece le possibilità di usi plurimi; in tal modo si sarebbero potuto ridurre
sia gli sprechi della risorsa, che gli impatti negativi, purchè tutte le varie utilizzazioni
(energia elettrica, teleriscaldamento di edifici, di complessi turistici e di attività
produttive, pescicoltura, serricoltura etc.) fossero preventivamente studiate e rapportate
al territorio interessato.
Ciò non è mai stato fatto sull?Amiata, con pesanti responsabilità da parte delle forze di
governo che, pur al di fuori di un progetto definito ed accettato dalla comunità, per
lunghi anni hanno comunque considerato la geotermia come una risorsa da utilizzare per
lo sviluppo del territorio: esempio concreto di questo modo del tutto occasionale di
affrontare il problema è rappresentato dall?impianto di FLORAMIATA, la struttura serricola
che utilizza il vapore della Centrale PC2 di Piancastagnaio e che da lavoro a circa 250 operai.
Fino ad ora l'ENEL ha indubbiamente improntato la propria attività, sull'Amiata come in
qualsiasi altro luogo, alla ricerca del massimo profitto, disinteressandosi di attuare le
pur dovute opere di tutela della salute delle popolazioni residenti e di salvaguardia del
territorio; ciò anche perchè nessuno, a partire dalle Amministrazioni Comunali, ha mai
chiesto conto all'ENEL del proprio operato.
In questo senso un vero e proprio spartiacque nella vicenda geotermica sull'miata è
rappresentato dalla pubblicazione dello studio commissionato dalla Macchia Faggeta alla
Soc. EDRA per la verifica dei dati di emissione delle centrali, e ciò non tanto per il merito
delle osservazioni che vi vengono sviluppate, sempre discutibili sia in sede scientifica che
legale, quanto per il metodo che ne sta alla base, cioè per l?indipendenza di giudizio e per
la capacità di mettere in discussione dati elargiti dall'ENEL come inoppugnabili e, di
conseguenza, assolutamente tranquillizzanti.
Infatti la questione principale che deve essere ancora affrontata è, semplicemente,
determinare che cosa esce dalle torri di raffreddamento delle centrali ed in quali quantità.
Negli ultimi tempi, inoltre, sono accaduti fatti che hanno portato alla luce fenomeni sempre
più preoccupanti riguardanti la sicurezza intrinseca degli impianti, dall'esplosione
all'interno della casa dell'Avv.to Perugini, a Piancastagnaio, alla fuoriuscita di vapore
dalla postazione "Bagnore 22" fino allo scoppio del pozzo in Località Lavinacci, sempre nel
Comune di Piancastagnaio.
Questi eventi hanno prodotto, da parte di diverse forze politiche ed organizzazioni sindacali
del versante senese, oltre che da parte dei Comitati per la salvaguardia ambientale, da
sempre fautori di un approccio negativo, una discussione che ha portato a prese di
posizione favorevoli ad una dismissione della geotermia sull'Amiata.
Anche all'interno del Forum le posizioni espresse dai compagni non sono univoche.
C'è chi sostiene la scelta dell'abbandono della geotermia, ritenuta oltre che incompatibile
con le ipotesi di sviluppo economico basato sul turismo e sulle produzioni di qualità,
oramai dimostratamente pericolosa per la sicurezza e la salute dei cittadini; si auspica pertanto
l'avvio di un processo di "dismissione controllata" degli impianti in tempi ragionevoli,
durante i quali dovranno essere comunque adottati provvedimenti per il controllo delle emissioni
e per la messa in sicurezza.
Altri ritengono che occorre richiamare alle proprie responsabilità sia chi continua ad
operare sfruttando in maniera indiscriminata e pericolosa le risorse del sottosuolo, sia chi,
con la stessa leggerezza con cui nel passato ha consentito tale sfruttamento, ora propone
fughe in avanti con scarse possibilità di successo; in ogni caso è necessario comprendere
appieno i termini della questione, studiare approfonditamente, con l'apporto di personalità
scientifiche indipendenti, gli effetti ambientali dello sfruttamento geotermico per poi
prendere decisioni ponderate.
Nel frattempo questi ultimi ribadiscono:
- assoluta contrarietà a qualsiasi sviluppo del progetto geotermoelettrico che interessi il
comprensorio amiatino;
- pieno rispetto degli impegni assunti dall'E.N.E.L. in occasione della stipula del
protocollo d'intesa con la Regione Toscana del Gennaio 1997, in particolare per quanto
attiene la messa in sicurezza e la mitigazione dell?impatto ambientale degli impianti
geotermici;
- sollecitare la Regione ad assumere rapidamente decisioni in merito ai limiti di emissione
degli impianti, alle modalità di effettuazione dei controlli ed all'assegnazione
all'A.R.P.A.T. dei relativi incarichi, allo scopo di conoscere con ragionevole certezza
la quantità e la qualità delle varie sostanze che fuoriescono dalle torri.
Il Forum Sociale Amiata e Fiora
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