PROIETTILI ALL'URANIO E INGERENZA UMANITARIA

Delle attuali operazioni in corso sul territorio della Repubblica Federale di Jugoslavia va senz'altro sottolineato, per le sue particolari conseguenze, l'utilizzo dei cosiddetti proiettili DU (depleted uranium) a base di uranio impoverito, che è un sottoprodotto del processo di produzione sia del combustibile nucleare per i reattori delle centrali di potenza che del materiale esplosivo per gli ordigni nucleari. Queste lavorazioni utilizzano come materia prima l'uranio estratto dai minerali che è costituito solo dallo 0,7% circa di isotopo 235 fissile, cioè in grado di sviluppare la reazione a catena, e dal restante 99,3% di isotopo 238 anch'esso radioattivo (sorgente alfa piuttosto debole), ma non fissile. Il processo di "arricchimento" produce appunto un uranio arricchito in contenuto di uranio 235, quindi in grado di sostenere una reazione a catena e, come sottoprodotto, notevoli quantità di uranio 238, uranio impoverito, per l'appunto. Si tratta di un metallo privo di alcun'utilità industriale o commerciale, il cui continuo accumularsi ne rende necessario il costoso stoccaggio con tutte le precauzioni dovute alle scorie a bassa radioattività e per un tempo praticamente infinito, visto che il "tempo di dimezzamento" e cioè il tempo necessario perchè il 50% della quantità iniziale di una sostanza radioattiva si possa trasformare è, nel caso dell'uranio 238, di 4,5 miliardi di anni. La pericolosità dell'uranio è dovuta anche alla sua tossicità "chimica" molto elevata anche rispetto ad altri metalli pesanti: << L'uranio e i suoi sali sono altamente tossici. Possono procurare dermatiti, danni renali, acute lesioni necrotiche delle arterie e morte, >> inoltre esiste << Pericolo di irraggiamento da inalazione di particelle fini di circa 1 micron (un millesimo di millimetro). Le particelle nei polmoni possono produrre alla lunga carcinomi.>> (vedi: L.T. Fairhall, "Industrial Toxicology", Hafner, New York, 2º edizione, 1969). Una volta penetrato nell'organismo, l'uranio si fissa nei tessuti colpendoli con un costante irraggiamento di particelle alfa, particolarmente dannoso. Ci sono poi altre caratteristiche che hanno reso particolarmente "interessante", secondo la logica militare, l'uso dell'uranio impoverito nella produzione di proiettili, e sono la sua elevata densità (19,05 Kg/dmc: circa 1,7 volte quella del piombo) e la reattività chimica che fa sì che esso si incendi all'aria se portato alla temperatura di 150-175ºC, con formazione di fumi di ossido di uranio. Questi fattori rendono molto efficace l'utilizzo di questi proiettili soprattutto in funzione anticarro poichè possiedono un maggiore potere di penetrazione delle corazze dovuto alla densità elevata ed al fatto che si incendiano in seguito all'impatto con le medesime, sviluppando così temperature molto elevate. Una altro conseguenza è quindi la formazione, dovuta alla combustione dei proiettili, di ossido di uranio sotto forma di polvere finissima che viene in parte trasportata dal vento, rendendosi così facilmente inalabile, e che in parte ricade al suolo dove penetra e finisce per entrare per sempre nella catena alimentare e nell'ecosistema. La sperimentazione di questo tipo di proiettili è stata effettuata dagli USA nei poligoni dello stato del Nevada, che ha espresso più volte la sua preoccupazione per la contaminazione ambientale, negli anni 70-80, ed il loro utilizzo in combattimento è effettuato per la prima volta ufficialmente durante la guerra del Golfo sui carri armati MIA1 dotati di pezzi da 120 mm e sugli aerei anticarro A10 con cannoncini calibro 30 mm, e successivamente anche in Bosnia nel 1995, e sono attualmente utilizzati sul Kosovo ed il resto della Repubblica Federale di Jugoslavia nel conflitto in corso. La quantità di uranio sotto forma di proiettili durante la guerra del Golfo è stimata intorno alle 300 tonnellate, il che rappresenta verosimilmente la causa determinante nell'aumento di dieci volte dell'incidenza di tumori presso la popolazione irakena (soprattutto nelle zone meridionali del paese, più vicine al teatro degli scontri di terra), e dei frequenti casi di malformazioni dei nascituri, nonchè la causa principale della cosiddetta "sindrome del Golfo" che ha colpito migliaia di reduci soprattutto statunitensi e inglesi di cui, secondo alcune stime, ne sarebbero deceduti ad oggi 4500 e 2000 rispettivamente. Tra i sintomi di questa sindrome si hanno perdita di peso, mal di testa, senso di fatica, perdita di capelli, sonno difficile, smemoratezza, rigidità delle articolazioni, dolori al torace, formicolii ecc. Molti figli dei veterani sono anch'essi nati con gravi malformazioni genetiche. Va ricordato che gli effetti della "sindrome del Golfo" sono ampiamente descritti anche in un documentario realizzato negli ultimi anni da un inviato della RAI per conto della stessa, contenente diverse interviste rilasciate da reduci della guerra del Golfo, che la stessa RAI si ostina a non voler mandare in onda nonostante le continue richieste pervenutele in merito. In conclusione l'utilizzo di questi armamenti, come di altri espressamente vietati dalle convenzioni internazionali quali le bombe a frammentazione che lanciate sui centri cittadini colpiscono indiscriminatamente nel raggio di 200 m., unitamente al bombardamento di impianti chimici pericolosi siti nelle adiacenze dei centri urbani con conseguenze ambientali catastrofiche la dicono lunga sulla reale validità delle motivazioni "umanitarie" addotte dalla NATO a sostegno delle operazioni militari contro la Federazione Jugoslava. Inoltre l'inquinamento causato dalla dispersione dell'uranio sul territorio anche del Kosovo è destinato a colpire per generazioni le popolazioni che vi risiederanno in futuro a prescindere dall'etnia di appartenenza interessando quindi anche coloro in difesa dei quali si dice di condurre questa guerra.



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