Acqua: le iniziative.
Dall'azione degli enti locali, alla costituzione dei comitati per l'acqua , all'azione sindacale che coinvolge lavoratori e cittadini numerose sono le possibilità di intervento. Alcuni materiali. Fonti: "Parliamo di acqua" appello di Emidio Mandozzi (Sindaco di Spinetoli ˇ AP) e Marco Emanuele (Comitato italiano per un Contratto mondiale sull'acqua); Ordini del Giorno approvati dal Direttivo Siciliano della CGIL a Palermo il 17 maggio 2002; "Acqua bene comune". Ottobre 2002.


ACQUA - BENE COMUNE : LA MOBILITAZIONE DELLA SOCIETA'
Negli ultimi dieci anni ci sono state varie dichiarazioni e conferenze sull'acqua come bene comune e inalienabile, e come diritto umano fondamentale. Le principali sono: la "Carta di Montreal" sull'acqua potabile e il risanamento datata 1990; la "Dichiarazione di Dublino" - conferenza organizzata nel 1992 dalle Nazioni Unite - sull'acqua nella prospettiva di uno sviluppo durevole; la "Dichiarazione di Strasburgo" sull'acqua come risorsa dei cittadini, di pace e di sviluppo regionale, organizzata nel 1998 dal Segretariato Internazionale dell'Acqua; la "Dichiarazione di Parigi", 1998, sull'acqua e il suo sviluppo. In quanto problema di dimensione planetaria, la definizione delle strategie politiche più efficaci con cui gestire la risorsa acqua è stata però affidata alla Banca Mondiale che ha assunto cos˛ il ruolo di coordinamento di tutte le altre Agenzie delle Nazioni Unite coinvolte su questo tema.
E' facilmente intuibile quale possa essere stato l'approccio con il quale la Banca Mondiale ha affrontato il tema: "L'obiettivo della Banca Mondiale ˇ afferma Eric Tilman ˇ è chiaro: il costo dell'acqua deve essere calcolato, perché nessun investimento è durevole se i costi non sono coperti. Una parte può essere pagata sotto forma di prestiti elargiti dalla Comunità internazionale, un'altra dallo Stato e un'altra ancora può essere coperta dagli utilizzatori. Per quanto riguarda i processi di privatizzazione è necessario fissare delle normative". Da queste affermazioni di principio si può facilmente dedurre che la linea di condotta proposta dalla Banca Mondiale è quella di considerare l'acqua un "bene economico" da regolamentare a livello di legge di mercato per giungere alla commercializzazione dell'acqua come prodotto da affidare ai privati. Comunque è evidente che mancano delle regole mondiali di controllo sulla gestione dell'acqua e la sua difesa come bene comune, patrimoniale e sociale. Il problema della definizione di regole e di un piano strategico costituiscono obiettivi di primaria importanza. Questa consapevolezza è venuta crescendo nel tempo, soprattutto a livello del Consiglio Mondiale dell'Acqua, ma ciò che appare strano è il fatto che tale Consiglio abbia affidato il compito di elaborare questo "piano o visione mondiale dell'Acqua", per il periodo 2000-2020, alla Banca Mondiale.
L'appuntamento per la presentazione di questo Piano e per il lancio del Consiglio mondiale di partnership, che sarà presieduto dal Presidente della Banca Mondiale, ed avrà il compito di gestire la dimensione operativa del nuovo Piano strategico, è stato fissato in Olanda a Hague dove dal 17 al 23 marzo si svolge il secondo Forum mondiale dedicato al tema dell'Acqua. Il messaggio chiave che è uscito da questo Forum è uno solo: affidare la regolamentazione del problema dell'acqua alla legge del libero mercato. A questo approccio, a questa filosofia, si contrappongono da diversi anni alcuni studiosi, esperti ed anche espressioni organizzate della società civile. A difesa del diritto all'acqua è stato inoltre istituito, per iniziativa di Riccardo Petrella, membro del club di Lisbona, docente della Università di Lovanio e consulente presso la Commissione Europea a Bruxelles, il Comitato internazionale per la promozione di un "Contratto mondiale dell'acqua" basato sul principio della gratuità. Questo Comitato Promotore per il Contratto Mondiale dell'acqua, di cui è presidente Mario Soares, è composto da una serie di esperti e Fondazioni e tra gli obiettivi primari vi sono quelli di promuovere il diritto d'accesso all'acqua potabile per tutti, all'informazione sulle sue problematiche e a far riconoscere l'acqua come bene comune e patrimonio dell'umanità. Uno degli obiettivi fondamentali del Comitato è quello di promuovere un'informazione a tappeto sul diritto all'acqua per far comprendere a tutti che l'acqua appartiene all'ecosistema e a tutte le specie viventi. Altro passo importante è far riconoscere l'acqua come "bene comune" attraverso uno statuto di condivisione, gestione e protezione della preziosa risorsa. Per quanto concerne il "diritto di accesso" si tratta di definire gli usi, le pratiche e le regole per favorire l'uso e la condivisione della risorsa acqua. Per rendere il più incisiva e planetaria possibile questa azione, il Comitato Promotore per il Contratto Mondiale dell'Acqua ha avviato una "strategia di rete", che si propone di far nascere, nel maggior numero di paesi possibili, del Nord e del Sud del mondo, una serie di Comitati nazionali, impegnati in attività di supporto alla Campagna internazionale ma soprattutto a livello di osservatorio sulle tendenze in atto nei singoli paesi e di mobilitazione e lobby sui rispettivi parlamenti rispetto ai processi di privatizzazione.
In Italia, il Comitato nazionale è nato a Milano, a seguito di due incontri di preparazione promossi dal CIPSI, ed il processo costituente ha visto l'adesione di diverse personalità in rappresentanza di sindacati, di centri di ricerca, di fondazioni e ONGs, ed ha portato alla nascita di una Associazione nazionale, alla quale si può aderire a titolo personale o in rappresentanza di una associazione.

ACQUA - BENE COMUNE E NON PRIVATO - UN APPELLO AI COMUNI PER ADERIRE ALLA "CARTA DELL'ACQUA"
Nel luglio scorso nove Sindaci di piccoli Comuni in Provincia di Ascoli Piceno aderiscono alla "Carta dell'acqua degli Enti locali e dei cittadini" redatta a Ferrara e dicono no alla privatizzazione dell'acqua e no alla trasformazione in Spa del Consorzio Idrico del Piceno che serve i loro cittadini. Nove Sindaci di 9 Comuni, dell'Ulivo e del Polo. In questo mese alla prima conferenza nazionale Anci dei piccoli Comuni. Presenti oltre 500 Sindaci. I piccoli Comuni governano l'80% del territorio nazionale. Con dentro tutti i Parchi Nazionali e buona parte di quelli Regionali, le maggiori fonti di approvvigionamento idrico, i maggiori beni ambientali. Uno dei 9 Sindaci, Emido Mandozzi, Sindaco di Spinetoli, membro del Consiglio Nazionale Anci, legge all'assemblea il seguente documento:
"In un momento storico nel quale è chiarissima la tendenza alla mercificazione del "bene" acqua (definito "risorsa" dalla cultura dominante) ed alla privatizzazione dei servizi di gestione dell'acqua, gli Enti locali giocano un ruolo chiave nella definizione di politiche alternative di tutela e gestione di tale "bene" necessario per la vita. Tutelare l'acqua significa tutelare la vita. Il recente fallimento del vertice sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg ha portato con sé la mancata considerazione da parte delle autorità mondiali del diritto alla vita per tutti; infatti, non sono stati assunti impegni precisi per eliminare la piaga della "sete globale" che comporta che 1.5 miliardi di persone nel mondo non abbiano accesso all'acqua potabile e che, statisticamente, ogni giorno 30.000 persone muoiano per malattie legate alle difficoltà di accesso all'acqua. I potenti della Terra, espressione di un modello di "sviluppo" e di "progresso" che si vorrebbe esteso a livello globale, si sono limitati a dichiarare un impegno per ĺdimezzare' il numero di quanti oggi non bevono entro il 2015 (per la crescita demografica significa accettare un numero superiore di senza diritto all'acqua) ; non si può certo definire un successo! Di seguito riportiamo uno stralcio di quanto dichiarato da Danielle Mitterand a Riccardo Petrella al rientro da Johannesburg: "Manca a questo vertice l'audacia della politica. Manca una visione umana della realtà. Un esempio per tutti. Nel 1977 le Nazioni Unite si erano prese l'impegno di dare la possibilità a tutti di avere l'acqua potabile e i servizi igienici entro l'anno 2000. Oggi si accetta che questo obiettivo, dimezzato, sia raggiunto nel 2015". Se a questo si aggiunge che il prossimo vertice della Organizzazione mondiale del commercio (Cancun, Messico, settembre 2003) lancerà tre nuovi accordi su investimenti, concorrenza e appalti governativi dando alla imprese il diritto di concorrere alla pari con quelle locali, nel mercato privato e nelle commissioni pubbliche (i governi non potranno più privilegiare le ditte locali, cos˛ le imprese potenti mangeranno quelle piccole, locali), si capiscono bene le strategie in atto. Cosa fare? Il Comitato italiano per un Contratto mondiale sull'acqua, che fonda le sue attività sui principi del Manifesto dell'acqua redatto da Riccardo Petrella e da Mario Soares nel 1998, chiede agli Enti locali di deliberare una "Carta dell'acqua" che, nel caso dei Comuni, impegni il Sindaco e l'Amministrazione a realizzare scelte politiche miranti a considerare l'accesso all'acqua come un diritto, l'acqua come bene comune e come bene da gestire nella sfera pubblica. L'articolo 35 della finanziaria 2002 comporta la obbligatorietà per gli Enti locali di trasformare gli enti di gestione dell'acqua in Spa e, nel giro di cinque anni, di andare a gara d'appalto; questo significherà che le aziende di gestione dell'acqua, che si spera andranno a potenziarsi e a trasformarsi in Spa sotto l'effettivo controllo pubblico (periodo transitorio), andranno a gara con le multinazionali dell'acqua che oggi stanno dominando il mercato globale (anche alla luce di quanto si andrà a discutere al prossimo Vertice dell'OMC). La delibera della "Carta dell'acqua" da parte degli Enti locali, pertanto, è finalizzata alla costituzione di una "Rete nazionale di Enti locali per l'acqua ˇ iniziativa locale". Si invitano tutti gli amministratori ad organizzare, in collaborazione con il Comitato italiano per un Contratto mondiale sull'acqua, iniziative a carattere locale per riflettere su: "Acqua bene comune ˇ acqua come diritto ˇ acqua, bene da gestire nella sfera pubblica ˇ acqua bene di comunità".

ORDINE DEL GIORNO SULL'EMERGENZA IDRICA DELLA CGIL SICILIANA
Il direttivo della CGIL esprime profonda preoccupazione per il livello di drammaticità raggiunto dalla gravissima crisi idrica siciliana. Si tratta di un danno ampiamente annunciato sul quale ripetutamente e per tempo la Cgil siciliana aveva lanciato l'allarme. Il Comitato Direttivo ribadisce la denuncia più volte fatta sul colpevole ritardo con cui i governi regionale e nazionale hanno affrontato il problema, lasciando marcire la situazione dopo il benservito al gen. Jucci, per ben quattro mesi, fino alla nomina di Cuffaro a commissario per l'emergenza idrica. Anche i provvedimenti di carattere strutturale e programmatoria assunti dal Governo regionale, non forniscono ancora un quadro certo per il riordino del settore (attuazione L.36/94) e la riqualificazione della infrastruttura idrica siciliana. Ai colpevoli ritardi accumulati dal precedente Governo Leanza, si sono sommati i ritardi e le contraddizioni dell'attuale Governo mettendo in serio pericolo l'accesso ai fondi di Agenda 2000. Non risulta ancora definita l'individuazione degli Ambiti Territoriali Ottimali né l'Accordo di Programma Quadro, ancora carente ne alla parte relativa delle acque reflue. Mentre segna il passo la trasformazione dell'EAS servita fin'ora solo a mettere ingiustificatamente 300 Mld tra le entrate del bilancio regionale. Il Direttivo esprime la propria contrarietà all'ipotesi di costruzione di nuovi dissalatori, giustificata solo in casi particolari (es. isole minori) del tutto ingiustificati, negli altri cosi dalla quantità di acqua disponibile in Sicilia, dalla ridotta capacità degli invasi a causa della mancanza di collaudi e di manutenzione nonché delle enormi perdite nelle reti. Inoltre i costi dell'acqua sarebbero 7- 8 volte maggiori dei sistemi tradizionali con pesanti ricadute sulle tariffe. In merito ai provvedimenti adottati dal Consiglio dei ministri di ieri sull'emergenza idrica siciliana, il Direttivo, pur rilevando tra questi alcune delle proposte avanzate dalla CGIL nei mesi e nei giorni precedenti (es. intervento straordinario condotta Rosamarina Risalaimi), non può che esprimere una valutazione complessivamente negativa sull'intera manovra che appare ancora una volta intrisa di populismo e demagogia. Il Direttivo di contro rivendica con forza la definizione di provvedimenti strutturali e di riforma del settore, in grado di risolvere in maniera definitiva il problema dell'acqua in Sicilia che non può più essere ricordato soltanto con logiche di emergenza. Il Presidente-Commissario e il Governo regionale non possono continuare a fuggire il confronto con il sindacato su questa delicata materia. Il Direttivo inoltre sollecita un riassetto del settore irriguo che definisca il ruolo dell'ESA nonché quello dei Consorzi di Bonifica per una loro gestione manageriale che ponga fine al clientelismo troppo spesso presente. Occorre urgentemente ripristinare la democrazia nella gestione dei Consorzi superando le gestioni commissariali e procedendo all'elezione dei Consigli di Amministrazione. Il Direttivo infine nel dare il proprio sostegno all'iniziativa di lotta in atto, a partire da quelle di g. 18 ad Agrigento e di g. 20 a Catania, dà mandato alle strutture territoriali di intensificare le iniziative di lotta nelle aree maggiormente colpite coinvolgendo altre forze sociali e produttive, la cittadinanza, richiamando le istituzioni, a partire da quella regionale e commissariale, alle proprie responsabilità rivendicando l'attuazione di tutti i provvedimenti previsti sia strutturali che di emergenza.