Le lotte dell'acqua in Italia
Scheda
sintetica di alcune esperienze. Cinque anni di lavoro del Comitato Italiano
per un Contratto Mondiale sull'Acqua.
Fonte: "Comitato Italiano Contratto Mondiale sull'Acqua"
(ediz. 22.09.05) . A cura di Emilio Molinari (presidente) e Rosario Lembo
(segratrio generale). Novembre 2005.
Il Quasi 1500 iniziative in tutta l'Italia, due Forum Mondiali
specifici a Firenze e Ginevra, nei quali il ruolo del Comitato Italiano è
stato determinante per la crescita del movimento sull'acqua, la partecipazione
a tutti i forum sociali, mondiali europei e pan amazzonici.
Oggi, in molte parti nel sud del mondo, ed in particolare in America Latina,
la questione dell'acqua è al centro della grande politica, genera movimenti
sociali di enorme portata e influenza la formazione dei governi. Ma di questo
ne parleremo in un altro momento, ora pensiamo sia il momento di valutare
a che punto si è giunti nel nostro paese.
Vogliamo ricordare che 4 anni fa ci eravamo prefissati questi i compiti:-
formare nell'opinione pubblica una consapevolezza e una cultura dell'acqua
come diritto e bene comune da tutelare e garantire;
- portare questi temi nell'agenda della politica italiana;
- elaborare e sperimentare nuove strade nella gestione pubblica di questo
bene;
- fermare il processo di mercificazione in atto, con la privatizzazione dei
servizi idrici locali, e il diffondersi dell'uso delle acque in bottiglia.
Ebbene, ad un primo bilancio crediamo di non peccare di ottimismo o di immodestia,
se diciamo che abbiamo ottenuto risultati insperati.
Oggi in Italia la questione dell'acqua è un argomento dibattuto tra
la gente "normale", è oggetto di studio, di ricerca scolastica,
di tesi di laurea universitaria, di opere teatrali, musicali, scultori, pittoriche
e cinematografiche tra gli artisti e ovunque il lessico dell'acqua e dei beni
comuni è diffuso e di uso corrente. Muove inoltre in molte situazioni
la società civile più attiva e suscita nuova militanza in vecchi
e giovani.
Malgrado i ritardi e le autoreferenzialità delle associazioni e dei
leader che compongono la sua galassia, il Movimento dei Movimenti è
stato conquistato alla battaglia per l'acqua, anzi per dirla francamente,
l'acqua è ora l'unico obbiettivo unitario del movimento.
E i partiti del centro sinistra sono stati quasi tutti attraversati dalle
contraddizioni tra la loro politica e i temi da noi posti.
Alcuni, in particolare Rifondazione comunista, ma anche una parte dei Verdi,
dei Comunisti Italiani e della sinistra DS, sono entrati nel campo attivo
della lotta politica per i beni comuni.
Si è costituita l'associazione degli Eletti dell'Acqua.
Ma ciò che più conta è che si è palesato su tutto
il territorio italiano, uno scontro politico sociale ed istituzionale aspro
e forte che ha evidenziato gli interessi economici altrettanto forti che sono
in gioco e le opzioni politiche e culturali profondamente diverse che si vanno
formando e confrontando.
Abbiamo visto che è stato possibile cambiare una legge finanziaria
bipartisan che obbligava tutti gli enti locali a privatizzare i propri servizi
idrici: E' stata introdotta la facoltà di gestire in house il proprio
servizio, col risultato che in questo momento le scelte si vanno differenziando
in ogni Ambito Territoriale Ottimale, mentre nei consigli provinciali e comunali
si formano schieramenti politici collocati nel campo del bene comune, contro
la privatizzazione e per la ripubblicizzazione.
La realtà italiana è perciò a macchia di leopardo, e
l'uniformità del disegno privatistico che dominava la scena qualche
anno fa, si è frantumata dando vita ad una presenza istituzionale ancorata
all'idea di una gestione pubblica, nuova e partecipata che si colloca e va
attivizzandosi nello scontro.
Abbiamo visto l'affermarsi di alcuni dei principi da noi sostenuti:
- sulla partecipazione;
- sulla cooperazione e solidarietà internazionale;
- sul contrastare il diffondersi delle acque minerali ed in bottiglia;
E assistiamo anche a momenti di mobilitazione popolare sui temi dell'acqua.
Mobilitazioni con diverse forme di manifestazione e di organizzazione sui
territori.
A fronte di questi forti ed innegabili avanzamenti della cultura dell'acqua
nel nostro paese e all'approssimarsi delle scadenze elettorali, la molla degli
interessi in gioco si carica, lo scontro si acutizza e l'acqua conquista anche
nel nostro paese il centro della grande politica.
E' entrata a buon diritto nello scontro sui programmi elettorali, un segretario
di partito candidato alle primarie l'ha messa nelle sue 6 priorità.
Inoltre oggi, anche una sommaria ricognizione nella penisola ci conferma che
negli ATO, che finora hanno deliberato le modalità di affidamento,
quasi la metà ha scelto la gestione in house, e in alcuni il percorso
della privatizzazione è stato interrotto.
Oggi perciò la realtà sui territori si presenta differenziata,
spesso confusa, ingarbugliata dagli scontri politici e la stessa legislazione,
a partire dalla stessa legge Galli, è messa in discussione dai legislatori,
stiracchiata da una parte e dall'altra ed ha perso di ogni valore rispetto
agli stessi principi ai quali si richiamava: unicità della gestione,
integrazione dell'intero ciclo, semplificazione.
Inoltre, il palesarsi delle conseguenze dei mutamenti climatici, lo scioglimento
dei ghiacciai alpini, il ripetersi di frequenti siccità e inondazioni,
i dati sull'inquinamento del territorio e delle falde, hanno reso l'opinione
pubblica più sensibile alle questioni ambientali legate al destino
di questo bene.
In questo contesto vanno lette le forme di lotta con le quali si manifesta
la battaglia dell'acqua in Italia e le prospettive per il futuro.
Battaglia che non si misura solo in cortei e proteste, anche in quelli certamente,
ma anche in comportamenti alternativi a quelli dominanti, da atti concreti
di partecipazione democratica della gente, di crescita politica o di consapevolezza
di settori politici, sindacali e di alcune istituzioni, battaglie che si sviluppano
sul terreno delle privatizzazioni, ma anche sulla tutela del bene acqua sul
territorio.
Cominciando da questi ultimi aspetti, è innegabile che da quando abbiamo
iniziato il nostro cammino di "coscientizzazione", le lotte in difesa
dell'acqua sul territorio si sono moltiplicate.
Le battaglie a difesa dell'acqua come risorsa e bene comune
1° La lotta popolare per la difesa dell'acqua nel Gran Sasso.
La lotta si è sviluppata contro la decisione di gran parte del potere
politico di operare trafori e ampliamenti del Laboratorio Sperimentale sotterraneo
sul nucleare, che avrebbero distrutto numerose falde e messo altre a rischio
di inquinamento e contaminazione.
La lotta ha creato condizioni di maggiore consapevolezza nella popolazione,
tali da influire sulle decisioni politiche regionali in materia di privatizzazione
dei servizi idrici e di trasferimento delle acque verso l'acquedotto pugliese.
La mobilitazione della società civile ha creato strutture di movimento
a livello regionale collegate al Contratto Mondiale, mentre l'Abruzzo Social
Forum ha trovato, proprio nella lotta per l'acqua, il contenuto unificante
tra le diverse realtà associative e negoziale con le istituzioni, tali
da divenire soggetto politico.
2° La lotta dell'acqua della Val di Lemme.
E' la lotta di più lunga durata e di antichi legami con il Comitato
per il Contratto Mondiale sull'Acqua.
Si è sviluppata in seguito al tentativo, politicamente sostenuto, dell'imprenditore
Caltagirone (finanziere, palazzinaro, cementiere, proprietario di giornali,
nonché soggetto privato tra i più agguerriti nel mercato dei
servizi idrici) di distruggere le falde di Gavi Ligure e di altri paesi minori,
per scavare ghiaia per la produzione di cemento e di acquisire in sostituzione
di queste, le acque del torrente Acque Striate. Acque protette che scorrono
in una zona altrettanto protetta da vincoli europei.
La lotta ha visto la mobilitazione dell'intera cittadinanza, il blocco dei
lavori delle ruspe, l'intervento delle forze dell'ordine, l'adesione di tutte
le associazioni ambientaliste, l'intervento della magistratura e del consiglio
di stato, ma sopratutto ha evidenziato l'emergere di una figura particolare
di capitalista, con vocazione ad assaltare il territorio, i beni comuni e
acquisire i servizi pubblici privatizzati, un capitalista che agisce di concerto
con la politica e con le banche e che sempre più, sembra caratterizzare
il nostro paese.
3° Le lotte in Valtellina, a Cuneo e in provincia di Ascoli Piceno, in
difesa delle sorgenti e dei piccoli salti .
Sono lotte embrionali, spesso si manifestano attraverso le denunce e le prese
di posizioni dei comitati locali dei tentativi ormai diffusi degli enti locali,
di dare in concessione le sorgenti ad imprese di imbottigliamento. Altre volte
si tratta del moltiplicarsi delle iniziative di imbrigliare i piccoli salti
dei torrenti per produrre energia, scompaginando gli assetti idrogeologici
delle regioni alpine e dei regimi idrici in alta quota, altre volte ancora
si tratta della battaglia politica istituzionale che contrappone, come nel
caso ascolano, il presidente della provincia Massimo Rossi ad un sindaco che
vuole privatizzare una sorgente ecc…
4° La lotta di Nocera Umbra:
Dove si forma un comitato di cittadini per la difesa della sorgente che rischia
di essere "concessa" allo sfruttamento e all'imbottigliamento della
Rocchetta.
5° La lotta del volterrese contro la Solvay.
E' una vecchia realtà che ha acquisito vigore dalla nuova consapevolezza
sull'acqua.
Alla quale concorrono comitati formatisi in seguito alle iniziative del contratto
mondiale sull'acqua
Si tratta dello scempio di un bene comune per interesse privato, ovvero la
Solvay opera da anni, usando senza regole e costi, le acque di tutta la zona
per sciogliere il salgemma nelle cave a monte convogliando poi questa soluzione
salina nei suoi stabilimenti di Piombino.
6° Le cartiere della provincia di Lucca .
I loro enormi consumi di acqua buona concessi quasi a gratis dalle istituzioni
regionali, oggi cominciano ad essere oggetto di contestazione, e di discussione
anche in ambito di movimento.
7° Si riapre la vecchia ferita dell'ACNA in Val Bormida
Alle intenzioni di riprendere l'attività chimica dell'Acna, si sono
immediatamente formati i comitati dei cittadini e degli enti locali per contrastare
le intenzioni.
Le lotte contro la privatizzazione.
Uno degli obiettivi portanti della nascita del Comitato italiano, 4 anni fa,
fu la preoccupazione proprio per l'avvio in Italia di un processo di privatizzazione,
che sembrava inarrestabile e aver conquistato la quasi totalità delle
istituzioni e dei partiti italiani, il grande problema del nostro tempo e
del nostro paese.
Oggi possiamo dire che in Italia il processo si è inceppato, le lotte
si sono sviluppate in diverse forme dando vita a diverse organizzazioni della
società civile.
Alcuni esempi lo attestano:
Napoli:
Alla volontà espressa da tutte le istituzioni campane: Comune di Napoli,
Provincia, Regione, di privatizzare completamente in due passaggi di gara
pubblica il servizio idrico dell'ATO 2 Napoli Caserta, si è sviluppato
e contrapposto, nell'arco degli ulti i dodici mesi, un forte movimento di
opposizione di cittadini e associazioni.
Movimento che si è espresso nella forma organizzata dando vita alla
nascita di "comitati civici" di Napoli nelle circoscrizioni e nei
quartieri delle città di Napoli e di Caserta, che ha promosso assemblee
pubbliche e per la prima volta in partecipate manifestazioni di massa davanti
alle sedi istituzionali ed in occasione delle Assemblee dello steso ATO, che
hanno spinto alcuni amministratori a presentare dei ricorsi al TAR.
Il movimento campano, ha messo in difficoltà il governo cittadino e
regionale, ha costretto i media ad informare di ciò che gli enti locali
stavano ovunque decidendo nel più completo silenzio. E tutto ciò,
malgrado la quasi totalità degli organi di stampa del sud siano controllati
da Caltagirone, principale e scontato beneficiario della privatizzazione campana.
La magistratura è stata chiamata a pronunciarsi, e ad oggi, ogni decisione
è stata bloccata e rinviata e le buste delle " gare" non
sono state ancora aperte .
L'Abruzzo:
La lotta del Forum sociale dell'Abruzzo sui trafori del Gran Sasso ha dato
forza alla lotta contro la privatizzazione dell'acqua negli ATO abruzzesi.
Oggi dopo varie vicissitudini, il centro sinistra regionale ha deliberato
per la gestione in house in tutto il territorio ed esistono le prime esperienze
di gestione in house, come l'Ato pescarese, impegnate a praticare alcune delle
proposte del Manifesto dell'Acqua.
Viterbo:
E' stata la prima situazione ad optare per la gestione in house. Malgrado
al tempo fosse una realtà governata dal centro destra, la combinazione
di lotta sul territorio ed il formarsi di una aggregazione unitaria di forze
del centro sinistra e della CGIL, ha permesso di incidere sulle convinzioni
della maggioranza del consiglio provinciale e successivamente di far diventare
la questione del servizio idrico una questione di contenuto programmatico.
La Toscana:
E' la prima regione che ha privatizzato e per molto tempo è stata un
modello in tal senso.
I soci privati nei vari ATO, ruotano tutti attorno alle Spa: ACEA, Suez Lyonnes,
Caltagirone e Monte dei Paschi di Siena.
Ma la Toscana è anche la prima regione in cui il movimento ha iniziato
un percorso per la ripubblicizzazione del servizio. E' stata concepita una
legge di iniziativa popolare, sono state raccolte 43000 firme autenticate,
più di 10 volte quelle necessarie
E' iniziato un percorso partecipato e coinvolgente al quale hanno aderito
una gamma variegata del mo do associativo, si sono formati dei comitati territoriali,
fatti decine di eventi in tutta la regione che hanno permesso di raggiungere
migliaia di persone.
I temi della partecipazione, hanno cominciato a diventare concreto oggetto
di dibattito e sperimentazione.
Il movimento toscano diventa un primo esempio di soggetto politico e negoziale,
interlocutore obbligato delle istituzioni, strutturato dal basso sul territorio.
Le Marche:
Ascoli Piceno, non privatizza e sperimenta la gestione in house, la Provincia
si oppone alla svendita delle sorgenti e distribuisce acqua dell'acquedotto
pubblico in tutte le occasioni di manifestazione.
Ancona, sceglie la gestione in house e si candida a sede dell'Osservatorio
Nazionale sull'Acqua.
Inoltre vengono diffusi in tutta la provincia i riduttori dei consumi di acqua
Il Lazio:
E' la regione di ACEA, e dell'accordo di questa con Suez-Electrabel
Si è formato un comitato territoriale che raggruppa tutte le realtà
associative del Movimento e le realtà come Viterbo che già hanno
deliberato la gestione pubblica dell'acqua.
Rieti è stata sede di un importante manifestazione sull'acqua e lo
scontro è aperto sulla futura gestione dell'ATO e dell'acqua delle
sue sorgenti in generale in quanto è quella che rifornisce l'acquedotto
di Roma
Il comitato ha iniziato una campagna di mobilitazione e chiarificazione sulla
multinazionale romana ACEA, sulla sua politica nel sud del mondo, sui suoi
soci e partner: Caltagirone e Suez in particolare.
Latina è stata in tal senso un esempio di mobilitazione di massa: 2000
persone in piazza per manifestare a difesa dell'acqua di buona qualità
e per contrastare le proposte do privatizzazione a livello di consiglio comunale
E anche le istituzioni romane sono state oggetto di contestazione esterna
ed interna alle forze politiche della maggioranza.
Torino, Alessandria, Novara:
Nelle prime due situazioni su pressione del Contratto Mondiale, è stata
deliberata la gestione in house, ma malgrado ciò le istituzioni piemontesi,
più o meno scopertamente, non fermano le loro reali vocazioni a fare
del sevizio idrico oggetto di mercato e partecipazione a gare.
Mentre proseguono gli intendimenti di cordate multiutility con SMAT di Torino
e la capofila AGMA.
La debolezza di tali situazioni è che alla forza delle relazioni politiche
non corrisponde la forza di un movimento reale della società civile.
Novara è l'ultimo ATO costituito, l'84° in italia. Il comitato
territoriale, ha contribuito a scrivere il programma riguardante l'acqua per
le elezioni provinciali vinte poi dal centrosinistra sia a Verbania che a
Novara, ed ora l'esecutivo ha deciso di adottare e di proporre il modello
"in House" che sarà valutato nelle prossime 6 assemblee che
chiameranno i 160 sindaci a ratificare la scelta gestionale.
Il Friuli:
Anche nel Friuli le iniziative del Contratto Mondiale hanno portato a scelte
di gestione in house, risultato di una combinazione tra relazioni politiche
e movimento, ma anche in questo caso una certa debolezza del movimento di
base alimenta le rivalse della parte, maggioritaria, della politica.
Nel piano d'ambito comunque la pressione e la presenza del Contratto mondiale
ha fatto si che molti dei nostri contenuti siano stati accolti
Inoltre il Friuli collabora con il Comitato nel far crescere anche in Bosnia
la presenza di una cultura dell'acqua e a costituire un Comitato del Contratto
mondiale Bosniaco. A Mostar il ruolo delle istituzioni Friulane è stato
determinante nel dar vita al convegno del contratto mondiale in occasione
della inaugurazione del ponte sulla Neretva, e negli scambi di visite ai fiumi
tra studenti delle reciproche realtà.
Ferrara:
Come in tutta l'Emilia-Romagna la privatizzazione ad opera della multiutility
Hera di Bologna ormai combinata con Meta di Modena è stata rapida,
generalizzata e poco contrastata in assenza di movimenti sul territorio.
In questo contesto Ferrara è stata comunque la città dove il
confronto non si è interrotto e i rapporti tra la provincia e il Contratto
Mondiale sull'Acqua continuano su molti aspetti del nostro manifesto e l'idea
della ripubblicizzazione, è nel dibattito e nei confronti.
Ferrara è sede di facoltà dell'Università del bene Comune.
Messina e Siracusa:
Entrambe le province hanno deliberato per la gestione in house.
In entrambe, si stanno aggregando comitati di cittadini e associazioni
Indirettamente queste scelte nascono dal diffondersi in Sicilia delle idee
del Manifesto dell'acqua, ma anche dall'impatto a suo tempo generato dal Forum
del Mediterraneo organizzato da Mediterracqua di Catania in collaborazione
con il Contratto Mondiale.
Milano e la Lombardia:
E' sede nazionale del Contratto Mondiale, è dove inizialmente più
forte è stata la reazione alla legge che obbligava i comuni a mettere
a gara il proprio servizio idrico.
E' qui che 150 comuni si sono organizzati per un referendum abrogativo dell'obbligo
alla privatizzazione ed è innegabile che è sull'onda di questa
protesta che l'articolo 35 della finanziaria del 2003 è stato cambiato.
Ma il movimento in Lombardia è stato prevalentemente politico istituzionale,
cioè il confronto e lo scontro si è prodotto prevalentemente
tra i partiti e dentro i partiti, questo ha fatto sì che in tutta la
regione la situazione rimanesse sostanzialmente ferma dal punto di vista del
procedere delle privatizzazioni, e conseguentemente è altrettanto ferma
anche dal punto di vista dei movimenti della società civile.
Solo in Milano città si è formato un comitato per il contratto
mondiale.
Oggi però in Lombardia i processi di privatizzazione si riattivizzano.
Ipotesi di aggregazione attorno a ASM di Brescia, già quotata in borsa,
e a Linea Group si profilano all'orizzonte con molta forza.
Lodi provincia e il suo ambito territoriale si sono già opposti a questi
disegni e hanno scelto la gestione in house. Bergamo ha proceduto in senso
inverso facendosi assorbire da ASM di Brescia.
E' con ritardo che si va mettendo in moto la reazione a Bergamo.
A Milano città si parla apertamente di mettere in vendita l'acquedotto
cittadino per fare cassa al comune, mentre con la Provincia di Milano si è
aperto il confronto con gli assessori, con il CAP (consorzio acque potabili
provinciale) e con il comitato ristretto dell'ATO.
E'un confronto difficile, che vede misurarsi la nostra ipotesi con quella
di una privatizzazione al 15% e l'ingresso di un partner finanziario ( una
banca ). Ma il confronto si manifesta su più terreni, non ultimo quello
della riunificazione degli ambiti territoriali tra città e provincia.
Oggi però il problema centrale è quello della mobilitazione
della società civile che dia forza alla attivizzazione di parte della
politica e delle istituzioni, e determini le condizioni della partecipazione
ai processi decisionali.
Venezia:
L'ATO di Venezia è orientato a mantenere la gestione in house.
Nel contempo nel piano d'Ambito è stato inserita,in collaborazione
con il Contratto Mondiale, la direttiva di un prelievo di 1 centesimo di euro
per ogni litro di acqua erogato dall'acquedotto provinciale, da destinare
a progetti di cooperazione decentrata sull'acqua con i paesi in via di sviluppo:
720.000 euro all'anno, per una cooperazione dal basso tra pubblico locale
e pubblico locale, controllata da un comitato che valuta i progetti.
E' questo primo esempio che, se generalizzato su tutto in tutto il paese,
può generare cospicue risorse per progetti importanti, ma soprattutto
innesta un percorso alternativo a quello delle istituzioni internazionali
e dei governi, nella cooperazione con i paesi in vi di sviluppo.
La Puglia:
Con la decisione del governatore della Puglia Niki Vendola di affidare la
presidenza dell'ente gestore dell'Acquedotto Pugliese, il più grande
d'Europa, al prof. Riccardo Petrella (segretario generale internazionale del
Contratto Mondiale sull'Acqua) cioè alla persona che universalmente
viene considerata ispiratrice del movimento mondiale dell'acqua, con il compito
specifico di ripubblicizzare la SPA, si determina un salto di qualità
di enorme importanza nella LOTTA per l'ACQUA nel nostro paese e per il movimento
italiano sull'acqua, si entra nella grande politica, è l'inizio di
una fase più complessa, alla quale ai compiti propri del movimento
si aggiungono quelli della responsabilità.
Responsabilità di gestione e responsabilità di dimostrare la
concretezza delle nostre idee e delle nostre proposte, responsabilità
di trovare le mediazioni alte e giuste con la politica e le istituzioni.
Tutto ciò avviene però, mentre proseguono per il Contratto mondiale
e il movimento, i compiti della formazione di una cultura e di una politica
dell'acqua, diritto universale, bene comune pubblico, partecipato, da tutelare
localmente e universalmente, da pianificarne usi e consumi e distribuzione,
in una parola da governare.
La scelta pugliese entra in pieno nello sconto politico in atto, lo porta
allo scoperto a conoscenza di grandi masse di cittadini.
Uno scontro politico che non è solo nostro e del movimento, ma riguarda
la trasformazione del capitalismo italiano in atto e i legami con la politica
e la sfera pubblica.
Alcune considerazioni
Mentre assistiamo al tendenziale abbandono delle vocazioni produttive, industriali
ed agricole, il capitalismo nostrano si lancia in un vero e proprio assalto
dei beni del territorio, dei servizi pubblici privatizzati e in via di privatizzazione,
dei grandi beni comuni fondamentali per la vita e lo sviluppo umano, come:
l'acqua, l'energia, la scuola, la sanità, le telecomunicazioni, i trasporti.
E' quanto si profila con i decreti che sono di prossima emanazione da parte
del Ministero dell'Ambiente, che punta ad accelerare i processi di privatizzazione
a livello di gestione del territorio e dei beni ambientali.
Un assalto che si gioca in borsa, nei parlamenti, nelle banche, coinvolge
trasversalmente e direttamente la politica, la corrompe la privatizza, la
mette sul mercato, dà vita a processi di formazione di nuove holding,
di multiutility dei servizi, di cordate miste, di OPA e di scalate in borsa
ecc.., in una confusione di ruoli e di conflitti di interesse, che rischiano
di travolgere tutti i luoghi del controllo e della formazione delle regole
della democrazia.
Quindi le lotte dell'acqua ci chiamano implicitamente tutti ad un rinnovamento
della nostra cultura politica a prendere coscienza delle numerose partite
che si giocano attorno a questa: partite economiche, culturali, ambientali,
di modello di sviluppo, di nuova democrazia, di etica del bene pubblico, ci
chiede di creare coscienza, lotta, opposizione e governo, partecipazione e
cittadinanza, senza le quali la nostra democrazia sembra destinata a degradare
sempre più.
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