L'acqua è di tutti
E'
in corso una raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare
per imporre la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripublicizzazione
del servizio idrico elaborata dal Forum italiano dei movimenti per l'Acqua.
Di Emilio Molinari (Presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale
sull’Acqua). Reds - Gennaio 2007
Il movimento italiano dell’acqua ha iniziato la raccolta di firme per
una legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi
idrici. Sarà una grande campagna e occorrerà l’impegno
di tutti visto che vorremmo raccoglierne qualche centinaio di migliaia.Per
questo credo sia necessario riflettere su due ordini di problemi...
Il primo è cosa ha cambiato la cultura dell’acqua nel mondo.
Voglio partire da un elemento culturale.
I Beni Comuni, la Res Pubblica… erano termini che echeggiavano solo
nei seminari degli addetti ai lavori, ora sono entrati con forza nel lessico
normale.
Qualche anno fa non era così.
Ora se ne parla, se ne scrive, sono nel linguaggio della politica, nelle mozioni
delle assemblee elettive, nelle dichiarazioni d’intenti, nei congressi.
Sono termini che hanno la forza di delineare l’orizzonte di un”possibile
altro mondo”.
Anzi, il rischio che si corre è un’altro, è che diventino
appunto solo un linguaggio virtuale come un reality, rischiano di fermarsi
a questo stadio e come tanti altri linguaggi di non tradursi mai in comportamenti
conseguenti, personali e collettivi, mai in obbiettivi specifici, mai in vertenze
e negoziati altrettanto concreti e specifici, con le istituzioni a tutti i
livelli.
Ma l’acqua ha dato concretezza a questo linguaggio, non solo ha imposto
il linguaggio dei beni comuni, ma ha tracciato un percorso diverso per l’intera
questione.
Perché?... Perché ne ha fatto un terreno di battaglia e di trasformazione
della politica e delle istituzioni. Ha costruito un movimento di persone in
carne ed ossa internazionale, articolato per nazioni e per città. Perchè
ha concepito dichiarazioni mondiali con precisi obbiettivi, nelle quali si
sono riconosciuti ben 80 movimenti di tutti i paesi.
Perchè ha aperto una vertenza mondiale, al centro della quale ci sta
il rifiuto della mercificazione di un bene comune indispensabile alla vita,
ci sta il diritto all’accesso per tutti gli abitanti di questo pianeta,
ci sta la ripubblicizzazione dei servizi idrici.. Tutte premesse indispensabili
al governo complessivo del bene.
Da qui la fuoriuscita dell’acqua dai negoziati del WTO e dalla direttiva
europea Bolkestein.
Da qui l’esigenza di una nuova legislazione italiana che renda pubblica
la gestione dei servizi idrici, Da qui la generalizzazione per tutti gli ATO,
dell’accantonamento di 1 cent. di Euro per ogni m/c di acqua erogata
per la cooperazione decentrata e partecipata.
Ecco, se ci pensate, questi sono i contenuti di una vertenza per il diritto
all’acqua che è già in atto, è già negoziato
con le istituzioni ed è la prima e la sola vertenza prodotta dal movimento
di Porto Alegre.
Questo è il punto a cui siamo giunti nel mondo.
Il secondo ordine di problemi è: a che punto siamo in Italia?
Ebbene:
- nel programma dell’Unione viene dichiarato che i servizi idrici devono
essere pubblici nella proprietà e nella gestione.
- nel disegno di legge Lanzillotta, si afferma che il servizio idrico è
escluso dalle privatizzazioni
- la scadenza del 31 dicembre 2006 per l’affidamento tramite gara è
stata prorogata di un anno su richiesta del Contratto Mondiale.
- Il Consiglio dei Ministri ha impugnato per incostituzionalità la
legge della Regione Lombardia che rende obbligatoria la privatizzazione totale
della gestione dei servizi idrici.
Fin qui sono tutti passi inequivocabili e vanno tutti nell’unica direzione
di arrivare ad affermare per legge che nel nostro paese l’acqua non
è privatizzabile nella proprietà e nella gestione e se ciò
avvenisse, il nostro paese dovrebbe coerentemente, in sede internazionale
ed europea, sostenere l’uscita dell’acqua dai negoziati WTO e
dalla Bolkestein.
Ma non è così semplice, qui in questi giorni, in Italia, si
gioca la possibilità di una concreta vittoria, si gioca una partita
che va ben oltre l’oggetto stesso, che apre la strada per tutti i beni
comuni
Le resistenze interne al governo dell’Unione sono fortissime e fortissime
sono le offensive dell’opposizione che si sviluppano ai livelli regionali,
in particolare in Sicilia, dove l’acqua di Palermo, con tutto ciò
che evoca l’acqua in Sicilia, è “vinta”dalla cordata
di centro sinistra SMAT di Torino e AGMA di Genova e in Lombardia dove per
legge si rende obbligatoria la privatizzazione e si prospettano fusioni societarie
tra AEM (azienda energetica milanese) - MM (acquedotto milanese) - AMSA (azienda
milanese per lo smaltimento rifiuti ) e ASM (la multiutility bresciana di
centro sinistra), che per unanime opinione, più che essere controllata
dalla politica del comune, controlla lei stessa la politica del comune. Una
movimentazione di capitali finanziari enorme, che prospetta all’orizzonte
una grande multiutility regionale pubblico – privata e poi…nazionale…multinazionale….
Lo scontro è durissimo ed è qui che la campagna per la raccolta
di firme su di una legge di iniziativa popolare acquista un peso determinante.Perché
mette in moto la partecipazione, apre la discussione che altrimenti rimarrebbe
chiusa nei centri di potere e nelle sedi istituzionali. Banchetti nelle piazze,
nei mercati, nelle parrocchie, all’ingresso delle fabbriche.
Adesioni le più larghe possibili: delle ONG, delle Associazioni di
tutto il movimento, dei sindacati, degli intellettuali e soprattutto delle
istituzioni locali e nazionali….un impegno diretto di tutti a moltiplicare
gli appelli ad aderire e a firmare.
Se ci pensate può essere una grande occasione per conseguire quella
prima benedetta vittoria e rivitalizzare un Movimento oggi palesemente in
difficoltà.
A questa campagna va affiancato un impegno specifico per abrogare la legge
della Regione Lombardia perché, anche se impugnata per incostituzionalità
dal consiglio dei ministri, resta in vigore e pesa sugli ambiti territoriali
lombardi, come quelli di Lodi e di Mantova che hanno deciso di non privatizzare.
Ma pesa su tutta la situazione italiana non solo per ciò che rappresenta
la Lombardia, ma perchè si incunea nella anarchica situazione legislativa
italiana che si è determinata con la modifica del titolo V della Costituzione,
creando un precedente e un conflitto tra legislazione nazionale e leggi regionali
in una materia, che oggettivamente è costituzionale ed unificante dello
Stato, quale è la natura pubblica o privata del bene comune acqua,
del servizio idrico e della possibilità per i cittadini di partecipare
alla gestione comunitaria.
Vi è infine una campagna che anche questa vorrei diventasse un impegno
di tutti, che si colloca su di un piano internazionale, fatta di due momenti
distinti ma fortemente intrecciati tra loro: si tratta del V Forum Mondiale
dell’Acqua che si terrà a Istanbul nel 2009 e dell’estensione
su scala nazionale e internazionale dell’accantonamento di un centesimo
di euro per mc erogato, una campagna per rendere reale e attuale il DIRITTO
all’acqua.
Vediamo un attimo le ragioni a monte.
Il IV Forum Mondiale che si è svolto a Marzo di questo anno a Città
del Messico, si è chiuso ancora una volta con il rifiuto da parte di
ben 143 governi di dichiarare il diritto all’acqua un diritto umano.Lo
stesso Forum ha inoltre sanzionato il totale fallimento degli impegni, pur
limitati, di tutte le istituzioni internazionali presi in occasione del Millennio
di portare l’acqua potabile a quel 1,4 miliardi di persone che ne sono
prive, ha ribadito che l’acqua l’avrà solo chi paga e che
i prestiti della Banca Mondiale ai paesi poveri sono sottoposti al principio
della condizionalità a privatizzare tutto, in particolare l’acqua.
Solo 5 governi si sono opposti: Bolivia, Venezuela, Uruguay, Argentina e Cuba,
e tutto ciò ci dà la dimensione del grande fallimento della
politica mondiale, mentre incalzano i terribili scenari dello stato del pianeta,
in particolare sull’acqua, sull’emigrazione e la fame, disegnati
dal Rapporto del WWF e dalla FAO.
Tutto ciò consegna alla società civile una grande responsabilità,
quella di condurre una battaglia politica per cambiare la natura e le decisioni
del prossimo Forum Mondiale e quella di dare risposte dirette e dal basso
al crimine che si consuma sotto i nostri occhi.
Da qui una prima campagna affinché il prossimo Forum Mondiale dell’acqua
il V, che si terrà a Istanbul nel marzo del 2009, non venga più
indetto e diretto dal consiglio Mondiale dell’acqua un organismo privato,
gestito dalle principali multinazionali dell’acqua, Suez e Vivendi,
ma da una conferenza governativa o da una agenzia delle Nazioni Unite e perché
in quella sede l’accesso all’acqua venga dichiarato diritto umano
e il minimo vitale dei 50 litri come sostenuto dall’OMS venga garantito
a tutti attraverso l’istituzione di un fondo di solidarietà internazionale.
Oggi è cosa possibile.
Sì è cosa possibile dopo Città del Messico, la grande
mobilitazione dei messicani, i movimenti internazionali che si sono pronunciati,
la presa di posizione dei sindacati internazionali, del movimento internazionale
dei municipi, dopo il rifiuto di 5 paesi a sottoscrivere il documento finale
e dopo la risoluzione dell’intero Parlamento Europeo che chiedeva al
Forum proprio questi due obbiettivi.
Ma soprattutto è possibile se avremo vinto la battaglia nel nostro
paese. Se i servizi idrici non verranno privatizzati, se anche l’Italia
si sarà collocata tra quei paesi impegnati nel chiedere che il diritto
all’acqua venga dichiarato un diritto umano.
Se in questi tre anni avremo costruito un movimento, e fatto votare centinaia
di mozioni nei consigli comunali regionali e provinciali e il parlamento,
che impegnano in tal senso.
E sarà possibile anche rimettere in moto una politica della fiscalità
generale se faremo del Fondo di solidarietà e del centesimo accantonato
una campagna e una vera e propria strategia che coinvolga comuni e ONG in
progetti sull’acqua, secondo i principi etici del Manifesto dell’Acqua.
Ma c’è una condizione indispensabile affinché ciò
avvenga:unire le forze e cessare di correre in ordine sparso alla ricerca
di una propria autoreferenzialità.Se un altro mondo è possibile,
deve ben essere possibile cominciare a non privatizzare l’acqua in Italia
e dichiararla diritto umano nel mondo.