COME AL CENTRO DELL'URAGANO
IMMAGINI, SIMBOLI, PAROLE AL RITORNO DAL SOCIAL FORUM


novembre 2002, di Clara Mantica

 

Torno dal social forum (ieri sera con un treno gremito fino all'inverosimile, ma ugualmente gentile) e ho piacere di mettere in circolo qualche osservazione.
In primo luogo: è stato bellissimo!
La mia esperienza è iniziata venerdì, dall'esplorazione del villaggio che si era costituito dentro la Fortezza fino alla manifestazione di ieri, enorme corteo per le vie di Firenze.
In sintesi: un mondo diverso, giusto e solidale è già iniziato (e pensare che incominciavo a dubitarne).
Ho avuto la gioia e il privilegio di viverlo in questi giorni: tantissime persone (molto più di 60.000 che sono coloro che hanno potuto registrarsi) autotassate in rapporto al proprio reddito, hanno convissuto e lavorato insieme. Gli organizzatori del forum sono persino riusciti a fare un giornale quotidiano, oltre che creare luoghi per dormire, mangiare, sostare, dibattere. Hanno tradotto e seguito ogni incontro e conferenza per restituirne i salienti (verranno messi in circolo, per ora non so dove); organizzato il contributo di persone che venivano da tutte le parti del mondo, trovato accordi favorevoli con la società dei trasporti fiorentini- presente con il suo ufficio dentro la fortezza - tenuto pulito strade e stradine, padiglioni e sale della Fortezza, ma anche del Palazzo dei Congressi e di quello degli Affari..! Veniva voglia di ringraziarli tutti. Al centro del villaggio, una palazzina a due piani era gremita di banchi e pannelli dove si raccontavano le esperienze e le proposte degli uni e degli altri. Associazioni grandi e piccolissime (internazionali o locali, russe, greche, turche, italiane, inglesi, francesi etc.) che si occupano dell'aiuto umanitario, dell'economia di pace, dell' informazione dal basso, di consumo consapevole, del diritto all'acqua, delle risorse, dell' aiuto all'Irak, alla Palestina, all'Afghanistan, ma anche creativi -architetti nomadi, artigiani, artisti di strada - e poi vegetariani, federalisti per la costituzione europea, agricoltori che parlano amorevolmente della terra e tante associazioni pacifiste. Ciascun gruppo racconta e propone attraverso fotografie, manifesti, magliette con slogan e immagini, libri, volantini e pubblicazioni ma c'è anche chi costruisce insieme a tutti un mandala colorato fatto di tante parole di solidarietà aggiunte via, via nel corso dei giorni del forum. Ma anche il silenzio ha il suo spazio e il suo valore: alla sinistra dell'ingresso principale, infatti, c'è una grande aula dove stare in silenzio e dove si può dare il proprio contributo di riflessione scrivendo sui fogli attaccati alle pareti e firmare due bandiere della pace (quelle a strisce di tutti i colori) che verranno inviate a Bush e Sharon; intanto qualcuno guida la meditazione di un piccolo gruppo di persone. Mai, in tutti questi giorni, ho assistito ad un bisticcio, mai qualcuno ha scavalcato l'altro per precederlo in una delle tante code possibili, mai una voce oscurava l'altra.... Il villaggio brulicava di gente, immagini, parole e suoni che si armonizzavano fra loro; una specie di incantamento positivo considerate le migliaia di persone di varie provenienze, linguaggi, etnie, età, culture addossate in una prossimità, che qualche volta mi ha ricordato le folle indiane, da cui lasciarsi condurre con allegria. Si poteva persino trovare il proprio silenzio in mezzo a tanta gente ed era facile scambiare opinioni con il vicino senza verificare chi fosse, uomo o donna, giovane o vecchio.. Stragrande maggioranza di giovani; le persone più adulte c'erano ma, soprattutto, fra coloro che portavano il proprio contributo di analisi e di esperienza; come dire che nella cittadella della pace lo scambio fra generazioni esiste ancora e dà contentezza ad ambo le parti. La "cittadella della pace" perché una volta entrati - dopo avere vinto la paura dei media, quella inflitta da una città deserta e barricata e non ultima quella degli elicotteri che ispezionano continuamente e rumoreggiano dal cielo - la pace si sente, si pratica. E quando si è nel centro, là dove ci avevano fatto immaginare il massimo del pericolo, in mezzo a migliaia di persone si sente il silenzio e si respira l'armonia.
Proprio come, si dice, accada al centro dell'uragano. Sensazione fortissima e dolcissima.
Un'altra immagine che ho avuto in questi giorni è quella di essere dentro il nocciolo di un frutto; duro all'esterno (più di così, ci hanno messo in una fortezza militare!) e morbido all'interno. Il movimento dei movimenti sta producendo vita, si sta radicando in tutto il pianeta, sta trovando forme e forza per bucare la superficie, crescere e regalare fiori e frutti.
Ci sono tantissime potenzialità, espresse e da esprimere e ci sono purezza ed intensità, sforzo e competenze. Quanto sapere! Chi sa della natura, chi sa delle risorse, delle migrazioni, delle economie, delle donne e degli uomini, una nuova enciclopedia dei saperi umani che nasce dalla coscienza che un cambiamento è necessario e che il benessere personale non può prescindere dal benessere di tutti. Coscienza che stimola conoscenza e conoscenza che porta nuova coscienza. Il movimento dei movimenti ormai non può più morire, al massimo potrà trasformarsi.

Il potere costituito criminalizza e oscura tutta questa ricchezza, è inevitabile. I media sono irraggiungibili (centinaia di migliaia di persone riunitesi per la pace sono state segnalate sabato con notiziette brevi e brevissime in tutti i telegiornali, facile immaginare lo spazio che sarebbe stato dato in caso di un incidente): il potere ci vuole invisibili, ma noi stiamo diventando sempre più visibili a noi stessi e a chi ci è compagna e compagno in questo cammino di trasformazione personale e politica. Un'esperienza come questa del forum fiorentino ci arricchisce tutti e dà nuove occasioni di comprensione, relazione e progettualità, ciascuno a partire da sé , da quel che può. Ho rivisto persone che avevano lasciato la politica negli anni 80, ho visto un'amica,docente di storia alla Statale, invitare come esperti un'associazione di volontari in Africa per parlare del neocolonialismo. Altri porteranno proposte di consumi più consapevoli ad amici e familiari, qualcuno parlerà di banca etica ai suoi colleghi e così via. E' qualcosa che cresce nell'amore e nella giustizia, sostenuto e nutrito da laici e cristiani, da arabi e palestinesi, da uomini e donne, da poveri e ricchi del mondo (a cominciare da noi stessi). Il social forum si è dato appuntamento per il 2003 a Parigi, ma le occasioni per partecipare a questo processo di pace sono tante e alla portata anche dei nostri quotidiani, spesso fagocitati dalle numerose cose da fare, pensare etc.
Ieri, alla fine del corteo, per quanto bellissimo, avevo avvertito l'ostilità della città (barricata e svuotata), la forza combattiva dei media e del potere e mi ero preoccupata. Oggi sento che l'esperienza di Firenze ci ha fatto fare un salto in avanti e ci conferma in un cammino di costruzione dove la non violenza è condizione indispensabile. Una gigantografia di un giovanissimo Carlo (Giuliani) ci guardava da dentro la cittadella della pace, unica nota dolorosa dal momento che non c'era bisogno di un martire per capire che, per il movimento, la violenza era una strada senza uscita.