LA ESSO VA ALLA GUERRA
GLI
AFFARI DI GUERRA DELLA MULTINAZIONALE DEL PETROLIO SONO GIA' INIZIATI
febbraio 2003, Da www.stopesso.org
Mentre il mondo intero è in trepidante attesa di vedere
come finirà il braccio di ferro tra USA e resto del mondo
sul minacciato intervento militare in Iraq, c'è chi inizia
a prepararsi. E' della fine di settembre, infatti, la stipula
di accordo tra Exxon Mobil, la più grande multinazionale
petrolifera ed il Dipartimento di Stato della Difesa statunitense
di Donald Rumsfeld . Ad un prezzo fissato a poco meno di 48 milioni
di euro, la Exxon, che in Europa è proprietaria del marchio
Esso, fornirà carburanti e oli lubrificanti per la marina,
l'esercito, il corpo dei marines, l'aviazione, le basi NATO e
tutte le agenzie afferenti al Dipartimento. La Esso rifornirà
anche le basi militari americane e della NATO presenti sia sul
territorio italiano. Il contratto non è vincolato all'attuale
anno finanziario e si esaurirà solo alla fine di settembre
del 2005, data entro la quale, evidentemente, Bush pensa di aver
finito il suo lavoro in Medio Oriente.
La commessa e rappresenta un'ulteriore prova di quanto stretto
sia il legame tra G.W Bush e la multinazionale del petrolio che,
per i suoi impegno a sostegno del candidato repubblicano alla
ultime presidenziali, aveva già incassato il diniego da
parte statunitense di aderire al trattato di Kyoto sul taglio
delle emissioni di gas serra e l'emanazione di un piano energetico
nazionale che punta al rilancio delle attività estrattive
e ad un aumento nell'uso di combustibili fossili che porterà
gli USA ad incrementare le emissioni di gas serra di circa il
26% rispetto agli scorsi anni. Di fronte a tanta ostentata arroganza
c'è chi ha deciso da fare guerra alla Esso usando il terreno
di scontro più consono alla multinazionale: il mercato.
Da oltre un anno, infatti, è in piedi una campagna di boicottaggio
dei prodotti petroliferi a marchio Esso, lanciata in Gran Bretagna
e presto estesasi, tra l'altro, in USA, Francia, Austria, Germania,
e Australia. Che la strategia di azione diretta sul mercato iniziasse
ad affaticare le politiche irresponsabili della compagnia statunitense,
lo si era capito già nel corso dell'ultima riunione degli
azionisti, allorquando, su suggerimento di accreditate agenzia
di consulenza finanziaria, circa il 20% dei proprietari di azioni
della Exxon aveva richiesto formalmente che l'azienda fosse più
presente sul mercato delle energie alternative e la smettesse
di spendere soldi in pubbliche relazioni dirette a convincere
la pubblica opinione dell'inesistenza dell'effetto serra e del
suo legame con i combustibili fossili. Secondo un recente sondaggio
dell'agenzia MORI, nell'arco di una anno, il numero degli inglesi
che dichiarano di rifornirsi periodicamente nelle stazioni Esso
è sceso di un quarto e circa un milione di guidatori hanno
dichiarato di boicottare la compagnia per la sua politica in merito
ai cambiamenti climatici. Dalla ricerca emerge che, alla domanda
su dove si riforniscono regolarmente di carburanti, nel 2001 il
26% aveva risposto Esso contro il19% dell'ultimo sondaggio. Che
una politica più attenta alle esigenze di tutela ambientale
siano orami una strategia anche per il mercato, è dimostrato
dal dato, rilevato dalla stessa agenzia, che la BP, che al contrario
ha deciso di non disconoscere le proprie responsabilità
sui cambiamenti climatici e sta investendo molte risorse nella
ricerca su fonti rinnovabili, è passata da 18% al 21% nelle
preferenze dei guidatori. E i risultati di questa campagna si
stanno facendo vedere anche altrove. Dopo poco che fossero stati
pubblicati i risultati della ricerca di mercato della MORI, la
Deutsche Bank ha prodotto un rapporto sulla Exxon destinato agli
specialisti in investimenti in cui si dipingeva la compagnia statunitense
come un investimento rischioso a seguito della campagna di boicottaggio
inglese. Secondo gli analisti del settore, infatti, essere considerati
nemici dell'ambiente N°1 da Greenpeace ed altre organizzazione
mette il marchio Esso a forte rischio, rinforzato anche dall'assenza
di una politica aziendale sullo sviluppo di altri settori energetici
che non riguardino i combustibili fossili .
Collegatevi al sito http://www.stopesso.org
per gli aggiornamenti e per scaricare il kit per l'organizzazione
di una campagna di boicottaggo e il vademecum per i picchetti
ai distributori (in inglese)