RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE: L'ACCORDO POLITICO TRA I 15 STATI DELL'U.E. NON RISPETTA I DIRITTI UMANI DEI MIGRANTI
IL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CHE SI IMPEGNANO PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEI MIGRANTI SI OPPONE A QUESTA DIRETTIVA


marzo 2003, dal Coordinamento Europeo per il Diritto degli Stranieri a vivere in Famiglia

Il Coordinamento Europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia, riunito in Assemblea Generale a Parigi il 28 Febbraio e il 1 Marzo, è venuto a conoscenza dell'accordo politico raggiunto dai Quindici Stati membri dell'Unione Europea sul progetto di direttiva riguardante il ricongiungimento familiare delle persone originarie da paesi terzi.

Il Coordinamento si stupisce e si preoccupa del fatto che questo venga presentato come qualcosa di acquisito quando il Parlamento Europeo, che è la sola istanza eletta democraticamente a suffragio universale, non si è ancora pronunciato; lo deve fare nei prossimi giorni.

Il Coordinamento Europeo deplora il fatto che i Ministri del Consiglio " Giustizia e Affari Interni " abbiano potuto non solo ignorare il parere delle principali organizzazioni rappresentanti i diritti dei migranti, ma anche snobbare il ruolo del Parlamento Europeo.

Il Coordinamento Europeo ricorda la sua opposizione alle misure di questa direttiva. Essa è stata ufficialmente presentata come uno strumento-faro della politica di integrazione; di fatto, invece, essa volta le spalle ai principi fondamentali iscritti nella Convenzione europea di salvaguardia dei diritti umani e nella Convenzione internazionale relativa ai diritti del bambino.

Esso ritiene che il diritto di vivere in famiglia sia un diritto inderogabile che non può essere tributario di una politica di controllo dei flussi migratori.

Il Coordinamento europeo intende più che mai continuare la sua azione in favore del rispetto di questo diritto fondamentale, sia presso le istanze europee (Commissione, Parlamento) che presso gli Stati membri.

Parigi, 1 marzo 2003