EBADI, PREMIO NOBEL PER LA PACE: "GLI USA VIOLANO IL DIRITTO INTERNAZIONALE"
DICHIARAZIONE DURANTE LA CERIMONIA PER RITIRARE IL PREMIO A OSLO, NELLA GIORNATA UNIVERSALE PER I DIRITTI UMANI


dicembre 2003, da ListaSinistra

 

Shirin Ebadi, dissidente iraniana, ha ritirato a Oslo il premio Nobel per la pace, conferitole in ottobre. Ebadi, 56 anni, nota per l'impegno profuso soprattutto in difesa delle donne e dei bambini, è la prima donna musulmana a ricevere il premio. Il suo nome, ha detto il presidente del comitato norvegese per il Nobel, Ole Mjoes, "risplenderà nella storia del Nobel". Ebadi - che ha dichiarato di devolvere il premio (un assegno di 10 milioni di corone svedesi, circa 1,2 milioni di euro, oltre a un diploma e una medaglia) alle organizzazioni umanitarie del suo paese - ha dedicato il suo discorso di accettazione soprattutto a una denuncia della "doppia morale" coltivata dai paesi occidentali, e dell'uso "strumentale" che "alcuni paesi" fanno della tragedia dell'11 settembre, per violare il diritto internazionale.
"Negli ultimi due anni - ha detto riferendosi palesemente agli Stati Uniti - certi Stati hanno violato i principi universali e i diritti dell'uomo utilizzando gli avvenimenti dell'11 settembre e la guerra al terrorismo internazionale come pretesto". Parlando davanti alla vasta platea del Municipio di Oslo, di fronte al principe ereditario Haakon, Ebadi ha aggiunto che a Guantanamo ci sono centinaia di prigionieri trattenuti "senza le protezioni previste dalle convenzioni di Ginevra, in violazione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dei testi delle Nazioni Unite sui diritti civili". In quanto ai paesi occidentali, Ebadi ha chiesto ­ certe decisioni e risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sono obbligatorie, mentre altre non lo sono".
"Perchè - ha insistito - negli ultimi 35 anni, decine di risoluzioni dell'Onu relative all'occupazione dei territori palestinesi da parte dello Stato d'Israele non sono state rapidamente applicate, mentre negli ultimi 12 anni lo Stato e il popolo dell'Iraq, una volta su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza e l'altra nonostante l'opposizione del Consiglio di Sicurezza, sono stati oggetto di attacchi, aggressioni militari, sanzioni economiche, e finalmente di un'occupazione militare?".
Meno duri i toni nei confronti dell'Iran, dove i progressi, ha detto, esistono anche se ancora limitati in molti settori. Perchè la libertà e la democrazia "non vengono serviti su un piatto d'argento", ma non possono neanche essere portati "dai carri degli americani".