IL 15 GENNAIO LE
DONNE PRENDONO LA BASTIGLIA: "RINNOVARE IL FEMMINISMO"
CHE
COSA NE È
DELL'IMPEGNO
DEI GIOVANI NELLE LOTTE PER I DIRITTI DELLE DONNE? LA PAROLA A
CLEMENTINE AUTAIN, COPRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE MIX-CITÉ, MOVIMENTO MISTO PER L'UGUAGLIANZA
DEI SESSI
gennaio
2000, da Rouge, intervista a Clementine Autain
Il 15 gennaio scorso è stata realizzata a Parigi una grande manifestazione femminista. Dal settimanale francese Rouge abbiamo tratto un'intervista a Clementine Autain, una delle organizzatrici, per comprendere gli obiettivi di questa mobilitazione, ed in seguito abbiamo tratto qualche informazione sugli esiti della manifestazione: la sua eco sulla stampa francese.
Quali sono le scommesse specifiche relative alla gioventù nella manifestazione del 15 gennaio?
Clementine Autain:
Mi sembra che la prima scommessa sia ottenere una forte presenza di giovani. Fino ad oggi si è constatato che il cambio generazionale è difficile; ma adesso c'è un certo numero di segnali interessanti. Questa manifestazione è quindi un test per verificare se ciò che è visibile su piccola scala si tradurrà in realtà in questa manifestazione. La posta in gioco è importante perché senza ricambio generazionale, si incorrerà in una catastrofe.
L'altro aspetto sono i diritti specifici delle giovani donne; sull'aborto e sulla contraccezione, l'informazione è importante soprattutto per le giovani, in particolare le adolescenti. E per ciò che concerne la disoccupazione le giovani sono ancora più interessate. Ci auguriamo che questa manifestazione contribuisca a sensibilizzare le giovani al femminismo. Abbiamo creato Mix-Cité all'inizio a causa della disaffezione enorme dei giovani sul terreno della lotta femminista. Per prima cosa c'è ignoranza riguardo alle discriminazioni: i giovani, uomini e donne, pensano che l'uguaglianza esista, che la lotta femminista è passata. Certi aneddoti possono essere significativi: per esempio ho partecipato alla giuria di un concorso di sceneggiatura per persone dai 15 ai 25 anni, organizzato dal Ministero della gioventù e dello sport, sul tema della discriminazione. Dopo una preselezione rimanevano 40 sceneggiature: una sola trattava di donne!
Le sceneggiature parlavano principalmente di razzismo, qualcuna di omosessualità e di handicap, per le donne uno su 40questo non ci rende ottimisti: il problema non sembra presente nei pensieri che preoccupano i giovani. Essi ignorano questa discriminazione che è ancora quotidiana.
L'altro fattore, anche se tende a diminuire, è l'immagine negativa delle femministe. I media hanno deformato ciò che è avvenuto negli anni '70: invece di mostrare le numerose vittorie ottenute, l'immagine data è quella delle donne che bruciano il loro reggiseno in piazza. Il problema per le giovani generazioni si gioca su questo doppio livello. Bisogna aggiungere che i giovani in generale sono relativamente poco mobilitati nei movimenti sociali. Detto questo sembra che qualcosa si stia risvegliando. Si parla di più di donne, dei loro problemi, dell'ineguaglianza dei salari. Siamo di fronte quasi a una moda e l'impegno è di arrivare a trasformare ciò che sembra essere una nuova atmosfera in un movimento sociale che miri a delle vittorie concrete. E bisogna che questo venga anche dai giovani
Come è nato Mix-Cité?Mix-Cité è nato all'indomani delle Assise Nazionale per i diritti delle donne nel marzo del '97. Eravamo presenti un gruppo di amici e fummo colpiti da due cose. La prima che c'erano pochissimi giovani. La seconda che non c'erano uomini. Abbiamo costituito Mix-Citè con due obbiettivi: il primo, il più importante, era di sensibilizzare le nuove generazioni e, secondo, ci sembrava che si fosse in una fase di femminismo dove si poteva rivendicare la mescolanza, non soltanto una mescolanza di forma ma anche un rinnovamento di fondo. Per noi il fatto di essere misti è porre il femminismo come una questione di valori, dargli tutto il suo senso politico, non è una questione di sesso ma di scelta della società.
Noi abbiamo sempre visto il femminismo come una battaglia solidale alle altre lotte progressiste, è per questo che noi partecipiamo alle manifestazioni dei sans papier, dell'orgoglio gay, del primo maggio... noi vogliamo ancorarci alle lotte sociali progressiste.
NOTE SULL'ECO DELLA
MANIFESTAZIONE NELLA STAMPA FRANCESE
Febbraio 2000, da un articolo
di Stephanie Sauvin
La manifestazione per i diritti delle donne del 15 gennaio ha avuto per una volta una larga copertura mediatica. All'inizio centrata sulla questione dell'aborto con in prospettiva il 25° anniversario della legge Veil, l'attenzione dei media, in particolare dei telegiornali della sera, ha spaziato sulla quasi totalità dei temi mobilitanti. Ciò nonostante si deve notare un trattamento molto ineguale delle rivendicazioni: poco sviluppata la questione centrale dei part time imposti alle donne e i problemi dei nidi, problemi rispetto ai quali si sono registrati dei veri passi indietro per quanto riguarda il diritto al lavoro delle donne. Ci si è dovuti accontentare anche di poche allusioni ai temi della violenza. Circa la solidarietà con le donne di tutto il mondo, in particolare con le donne straniere che vivono in Francia, i commenti sono stati più che rapidi, quasi inesistenti. Ci dovremo preoccupare dunque, l'otto marzo e il 17 giugno prossimi nel quadro della marcia mondiale delle donne contro la violenza e la povertà, di sottolineare fortemente fino a che punto questa solidarietà è per noi essenziale. Le istanze di uguaglianza e di libertà hanno attirato gran parte dell'attenzione. Parità, contraccezione e aborto: i media si sono concentrati sui temi d'attualità. Per l'interruzione volontaria della gravidanza la questione dell'autorizzazione dei genitori per le minori è stata al centro delle preoccupazioni. La palma della disinformazione spetta al riguardo al giornale regionale "Le Parisien" che ha titolato il 17 gennaio "Ancora troppe donne abortiscono". "E come mai?" hanno domandato i giornalisti a cinque onesti cittadini. Semplicemente perché ai nostri giorni "i giovani hanno la tendenza a fare l'amore come bestie senza riflettere" ed anche "certe ragazzze non si rendono bene conto di quello che fanno" e infine perché in Francia "l'aborto si può fare troppo facilmente". Resta dunque ancora molta strada da percorere per far cadere i tabù e perché cessino discorsi moralistici e colpevolizzanti.