UNA STUPRATA PUO'
ESSERE ADULTERA, UNA DIVORZIATA NO.
AGGIORNAMENTI
SUL CASO SAFYIA
gennaio 2002, di Marida Lombardo
Pijola. Fonte ACEA
Safiya salvata da un cavillo
Safiya dovrà ringraziare il suo Dio per essere stata ripudiata. Cosa che, forse, consentirà al governo nigeriano di salvarla. Safiya potrà invece risparmiarsi di ringraziare chicchessia per il fatto di essere stata violentata, con un coltello puntato alla gola, da un uomo dell'età di suo padre, ed essere poi rimasta incinta. Cosa che non è stata sufficiente a farla assolvere dalla legge islamica per la sua gravidanza extraconiugale. A salvarla dall'accusa di adulterio, se si salverà, non sarà stato lo stupro che lei stessa aveva denunciato. Safiya Hussaini Tungar Tudu, 30 anni, dovrà dire grazie ad un cavillo, ovvero al fatto che una ripudiata non può essere adultera. Per questo, probabilmente, non sarà eseguita la condanna che le è stata inflitta nell'ottobre scorso dal tribunale islamico di Gwadabawa, nel Sokoto, al nord della Nigeria. Non fosse stato per quel cavillo, Safyia Hussaini Tungar Tudu, 30 anni, sarebbe già stata trascinata dagli hisba, i giovani volontari della polizia religiosa, fino alla piazza del suo paese. Sarebbe stata sepolta fino al seno. I suoi concittadini avrebbe raccolto le pietre più aguzze. Le avrebbero tirate, mirando alla testa. Sarebbe morta così, Safiya. A meno che un amico di famiglia, al quale la legge islamica concede la prima sassata, non fosse riuscito a raggiungerla subito, con un colpo mortale. Non sarà questa, la fortuna di Safiya. Sarà un'altra, appena un po' meno grottesca. "Una ripudiata non è più sposata, e dunque non può essere adultera", spiega, dall'ambasciata di via Orazio, Harune Imartane, portavoce dell'ambasciatore del governo nigeriano di Olusegun Obasanjo. Il quale dovrà ringraziare anche lui i tre mariti di Safiya per averla abbandonata, risolvendogli così un problema politico e diplomatico non di poco conto. Perché se una stuprata può essere adultera, e una divorziata, invece, no, i legali potranno aggirare la sharia, cioè la legge islamica, in uno degli ultimi Stati nigeriani dov'è ancora applicata. Safiya si salverà da una morte spaventosa. Obasanjo, presidente di un governo federale che si propone di ridare un volto accettabile al suo paese, si salverà dall'indignazione del mondo occidentale. Ne uscirà pagando per Safiya dei bravi avvocati, senza interferire nella giurisdizione di uno dei suoi Stati. Chissà quanto dev'essersi sentito in imbarazzo, negli ultimi tempi, Obasanjo. L'Occidente si è mobilitato per Safiya come raramente era accaduto prima. Appelli, interrogazioni, richieste di grazia, e-mail, documenti, fiaccolate, interventi governativi. Anche il governo italiano è intervenuto, "abbiamo avanzato una richiesta e l'esecuzione è stata sospesa", diceva il 19 Dicembre nell'aula della Camera, il vicepresidente del Consiglio, Fini. Senza così tranquillizzare i parlamentari Castagnetti e Rivolta, che avevano posto la questione. "La condanna è stata sospesa diceva Rivolta, solo per consentire alla signora di ultimare l'allattamento della sua bambina". "Farò accertamenti, le vostre parole non cadranno nel vuoto", assicurava il presidente Casini. Il fatto è che la storia di Safiya, scoperta da alcuni giornalisti francesi, si svolge ormai in diretta sotto gli occhi del mondo, e scuote tutti, per come rappresenta e racchiude in modo clamoroso tutti gli aspetti delle storie di chissà quante altre Safiye, in chissà quanti altri Afghanistan e Nigerie, chissà quanti altri inferni femminili, sparsi chissà dove. In Nigeria, la rivoluzione culturale tentata dal presidente ha scatenato una guerra interna sanguinosa, portando alcuni degli Stati islamici ad arroccarsi nelle loro rigidità, soprattutto e sempre a spese delle donne. E' qui che Safiya, bella, fiera e intelligente, viene ceduta a 12 anni al suo primo marito, Yusuf.
Nascono quattro figli. Il matrimonio naufraga, lei torna da suo padre. Il quale insiste con un secondo ed un terzo marito, inutilmente. Safiya è di nuovo nella capanna di suo padre. Dove un giorno viene aggredita dall'anziano Yacubu Abubaker, amico del suo genitore, e violentata. Nasce Adama. La storia ha un altro protagonista, la miseria. Perciò lei si rivolge alla polizia, chiede che Yacubu si assuma le sue responsabilità. Scatta il processo: adulterio. Yacubu nega lo stupro e viene assolto. Lei condannata. "Perché lui assolto ed io condannata?", grida Safiya. Non c'è risposta. Per lei c'è solo una data la condanna verrà eseguita 144 giorni dopo, di modo che possa finire di allattare la sua bimba. Ma ora Safiya ha proposto appello, bloccando la condanna. Il mondo è accanto a lei. Persino Yacubu si è pentito. Ha riconosciuto la sua bimba. Dice che sposerà Safya. Così la signora potrà cavarsela con meno, appena un po' di meno della lapidazione. Sposerà il suo violentatore bugiardo, di trent'anni più vecchio.
Marida Lombardo Pijola