MADRE ARGENTINA RINTRACCIA, DOPO 26 ANNI, IL PROPRIO FIGLIO IN URUGUAY


aprile 2002, di Giovanna Vitrano, da Selvas

Il 13 luglio del 1976 è un giorno che Sara Mendez, argentina, non potrà dimenticare mai. Quel giorno le strapparono via il cuore, le portarono via il figlio di appena venti giorni. Da quel momento, la vita di Sara è stata una continua ricerca di quel bambino, Simon. Prima unendo le forze con le altre mamme alle quali erano stati portati via i figli, poi lottando con l'associazione delle Nonne di Plaza de Mayo. Ventisei anni di ricerca e di lotta. Ma il 19 marzo scorso, il giudice federale argentino Rodolfo Canicola Corral, conosciuto per il suo impegno contro il Plan Condor e per aver richiesto lo scorso Natale l'estradizione di Hugo Panzer Suarez (ex dittatore ed ex presidente della Bolivia), ha regalato a Sara Mendez il suo giorno più bello: le ha confermato che il ragazzo uruguayano rintracciato già da qualche tempo da un senatore e un giornalista era proprio suo figlio. La notizia, insomma, è di quelle che commuovono e che lasciano, nello stesso tempo, una rabbia inesprimibile, cieca e muta.
Perché Sara Mendez ha dovuto costringere un ragazzo ad apprendere, dopo ben 26 anni, che suo padre e sua madre, in effetti, avevano volti e nomi molto diversi da quelli che lui si era abituato ad amare. Simon, che l'analisi del Dna conferma essere figlio di Sara e di suo marito Mauricio, ha dovuto affrontare la verità che quel lontano giorno di luglio venne sottratto alla madre naturale dal colonnello dell'esercito uruguayano Josè Gavazzo, nel corso di un'operazione del Plan Condor.
Dopo quel tristissimo giorno, Sara ha dovuto attendere fino all'8 marzo scorso prima di poter avere un primo contatto telefonico con il figlio. E tutto questo solo grazie al paziente lavoro del senatore Nichelini e del giornalista Roger Rodriguez, che hanno seguito una pista partendo dalle tracce lasciate dai gruppi di repressione argentini comandati da Anibal Gordon, in collaborazione, ovviamente, con i militari uruguayani impegnati a perseguitare e sequestrare gli esiliati politici secondo lo schema del Plan Condor.
Il 13 luglio del 1976, è la ricostruzione, il piccolo Simon, nato solo 20 giorni prima, fu strappato dalle braccia della madre dal maggiore Josè Gavazzo, che cinicamente aveva avvisato Sara: "Sta tranquilla signora, questa guerra non è contro i bambini". Simon venne lasciato lo stesso giorno alla Clinica Norte di Buenos Aires per essere offerto in adozione fino al giorno in cui la famiglia che lo ha cresciuto ha provveduto a dargli una casa. E se è stato rintracciato lo si deve solo alla disperata lotta della madre, che è riuscita a trovarlo nonostante il sadico silenzio dei complici del rapimento, nonostante l'inazione del governo uruguayano, includendo anche l'attuale, visto che il presidente Battle, secondo quanto affermato dalla stessa Sara Mendez, non solo non ha mosso un dito per aiutarla ma "ha cercato di occultare tutto ciò che si poteva occultare".
E sembra grottesca la coincidenza di due fatti: lo stesso giorno in cui il presidente ha incontrato Simon (il cui cognome adottivo è Riquelo), Battle ha affermato che la pubblicazione su un quotidiano di fotografie di una mezza dozzina di militari torturatori è stata "una violazione dei loro diritti umani". Il presidente Battle ha creato così un nuovo diritto umano per i criminali, "il diritto all'anonimato". In Uruguay non si possono citare in giudizio ordinario poliziotti o militari, come del resto accade in quasi tutti gli altri paesi che hanno sottoscritto il Plan Condor, anche se hanno rubato, torturato, violentato, sequestrato e assassinato durante gli anni della dittatura.

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