Di cosa si parla quando si dice estrema destra.
Che cosa è l'estrema destra? In cosa si distingue dalla destra classica? AN è di estrema destra? E la Lega? E' più pericolosa la Lega o Forza Nuova?
Di Michele Corsi. Novembre 2000.


Piero Ignazi nel suo utile libro sull'estrema destra in Europa, passa in rassegna i partiti di questa area in tutta Europa. Quando affronta il capitolo Italia, però, annovera il vecchio MSI-DN, ma non la Lega Nord.
Nell'ultimo capitolo di aggiornamento sulla seconda metà degli anni novanta ne fa cenno, ma solo per porre in maniera assai dubitativa l'appartenenza di questa formazione alla famiglia politica dell'estrema destra. E' solo un esempio della lunga storia di accettazione politica che ha caratterizzato la Lega Nord in Italia, contrariamente a ciò che è accaduto ad organizzazioni analoghe nel resto d'Europa. L'accettazione da parte dei partiti di centro ha a che fare con la storica debolezza delle rappresentanze politiche della borghesia in Italia, mentre l'accettazione da parte della sinistra ha a che fare con la sua storica viltà nei confronti della destra di ogni tipo.

In diverse fasi politiche centrodestra e sinistra moderata hanno demonizzato o vezzeggiato la Lega. E' stata rincorsa dal PDS quando insieme hanno dato vita ad alcune giunte locali (Monza, ad esempio), poi è divenuta "eversiva" quando nel '94 si è alleata con Berlusconi; ma solo un anno dopo era parte della stessa maggioranza con il PDS a sostenere Dini. Poi la Lega ha attraversato un periodo isolazionista che ha fatto sì che tutti i partiti sfoggiassero grandi "preoccupazioni" nei confronti della sua "deriva" indipendentista. Oggi Berlusconi giura che terrà sotto tutela Bossi. Il risultato di questa altalena è stato l'accettazione da parte del sistema politico di questa formazione.

Che la Lega sia un partito dell'estrema destra xenofoba del tutto analoga al Fpo di Haider vi sono pochi dubbi. I dubbi sorgono quando si lancia in proclami antifascisti. L'antifascimo della Lega è dovuto semplicemente al fatto che per la Lega il fascismo è stato il campione del centralismo romanocentrico, non viene attaccato dunque per le sue caratteristiche antioperaie e autoritarie. Del resto anche altri partiti di estrema destra in Europa non hanno parentele con il fascismo, è il caso ad esempio dei partiti scandinavi nati dalla protesta antitasse degli anni settanta e giunti alla focalizzazione sulla xenofobia negli anni novanta.

Quando parliamo di partiti dell'estrema destra xenofoba intendiamo partiti che si collocano non sul piano della lotta di classe, ma su quello della lotta nazionale ponendosi su quest'ultimo piano all'estrema destra, cioè dalla parte della nazione dominante. Non riteniamo di per sè negativo che vi siano partiti che si collochino principalmente sul terreno nazionale a patto che lo facciano per difendere una nazione oppressa. Il Sinn Fein si colloca sul terreno nazionale, ma dalla parte dei cattolici nordirlandesi sottoposti alla dominazione imperiale inglese. Anche le forze politiche palestinesi si collocano principalmente sul terreno nazionale nella loro lotta contro il sionismo: difendono gli interessi della nazione oppressa. Dobbiamo opporci invece alle formazioni che si collocano sul terreno nazionale, ma per difendere la nazione dominante. Il piano delle lotte tra nazioni produce infatti equilibri dove vi sono, come scriveva Lenin, nazioni dominanti e nazioni dominate e per i comunisti è di cruciale importanza comprendere chi è l'oppresso e chi l'oppressore. Altrimenti l'oppressore sul terreno nazionale, adottando un qualche linguaggio di sinistra, può anche farsi passare per progressista. E' il caso di Milosevic implicitamente sostenuto nella sua lotta contro gli albanesi, gli ungheresi e i bosniaci, da una sinistra antagonista che non aveva applicato su quel terreno la discriminante leniniana tra nazioni dominanti e dominate.

L'estrema destra dunque si colloca sul piano nazionale, come altre forze politiche, e si differenzia da quelle nazionaliste progressiste perchè difende la nazione dominante, mentre le altre quelle dominate.

Anche negli altri partiti vi è, sottinteso, il collocarsi anche sul piano della lotta nazionale, oltre che su quello di classe, ma ciò ha un carattere secondario, implicito. Alcuni esempi concreti. Tutti i partiti da AN fino al PRC sono a favore dell'unità nazionale contro il diritto all'autodeterminazione, ad esempio, di Sardegna e SudTirolo. In questo senso, anche se in maniera secondaria rispetto ai propri interessi (tasse, salari, bilancio pubblico, ecc. cioè gli argomenti tipici dell'"agenda politica", si trovano sul piano della lotta di classe) essi si collocano sul piano nazionale dalla parte della nazione dominante italiana che ha interessi a mantenere un territorio ampio, come strumento di potenza. Ma è solo il vecchio MSI-DN che ne faceva un punto centrale della propria piattaforma, il chè lo collocava all'etrema destra sul piano nazionale, mentre invece sul piano della lotta di classe, questo partito assumeva posizioni più di "sinistra" di quelle espresse dal centro politico.

Anche il sionismo si trovava a sinistra sul piano sociale, e in effetti vi era una corrente sionista che si dichiarava apertamente socialista e rivoluzionaria, ma sul piano nazionale il sionismo si collocava e si colloca all'estrema destra, perchè teorizza e pratica una brutale oppressione nei confronti dei palestinesi. Così il movimento dei kibutz ha una organizzazione sociale interna di tipo comunistico. Ma la loro esistenza è fondata sull'esclusione e sulla rapina delle terre dei palestinesi, e dunque sul terreno della lotta nazionale i loro abitanti si collocano all'estrema destra, anche se la vita interna ai kibutz ha sempre esercitato una grande attrattiva sui comunisti.

Se noi comunisti non assumiamo che esistono due piani, quello della lotta di classe e quello della lotta nazionale (in realtà ne esitono anche altri che non trattiamo qui) non comprenderemo mai queste apparenti contraddizioni e penseremo sempre che una posizione è strumentale all'altra. E' l'errore che compiono in tanti a sinistra quando considerano l'estrema destra come uno "strumento del capitale per dividere i lavoratori". Ma così non sanno spiegarsi l'ostracismo della destra classica e borghese in diversi Paesi nei confronti dell'estrema destra nazionalista.

Del resto, le forze politiche che difendono gli interessi della nazionalità oppressa senza teorizzare e praticare l'oppressione di altre nazioni, si collocano a sinistra sul piano della lotta nazionale, anche se possono essere moderate sul piano della lotta di classe.

Si potrebbe obiettare che la Lega Nord non difende la nazione dominante italiana, ma solo la popolazione del Nord Italia. Ma non è un argomento conclusivo. L'identità della nazione dominante è sempre qualcosa di estremamente labile e cangiante, mentre le identità delle nazioni oppresse sono ben definite proprio a causa dell'oppressione di cui soffrono.
L'oppressione crea emarginazione, ghettizzazione, e un insieme di relazioni strette che costituiscono l'humus per la crescita di una cultura autonoma. I neri degli USA sono una nazionalità oppressa non perchè derivino le proprie caratteristiche culturali da chiss? che origini africane che invece si sono perse (al contrario dei neri brasiliani, haitiani, cubani), ma perchè segregati prima legalmente poi economicamente dalla società USA. Hanno così sviluppato una cultura specifica ed una identità nazionale separata.

L'identità delle nazioni dominanti invece è variabile e labile perchè deve necessariamente basarsi sulla falsa coscienza, su miti fondativi falsi, sul privilegio, ecc. Ad esempio il nazionalismo sionista si basa sull'idea che gli ebrei avessero diritto a ritornare duemila anni dopo in Palestina.

Dato che si basano sulla difesa del privilegio, i confini della nazione dominante sono particolarmente elastici. Quelli delle nazioni dominate sono rigidi e non perchè lo vogliano, ma perchè in quei confini sono costretti dalla nazione dominante. Per essere accettato dalla nazione dominante italiana un marocchino deve fornire prove della propria integrazione sino alla fine dei suoi giorni e oltre. Ma non è il caso della nazione dominante i cui confini si espandono o si restringono a seconda dei suoi equilibri interni. Per esempio fino all'inizio del secolo in Turchia la nazione dominante era caratterizzata dalla comune appartenenza alla religione musulmana, e ciò serviva da elemento discriminante nei confronti dei cristiani greci e armeni. Dunque nella repressione antiarmena di inizio secolo furono impiegati soprattutto i curdi: essi si sentivano parte della nazione dominante insieme ai turchi, perchè condividevano la stessa religione. Oggi nella guerra in corso tra curdi e turchi l'elemento di distinzione è la lingua, la cultura, il territorio, ecc. Con la sparizione dell'elemento distintivo cristiano, l'equilibrio interno alla nazione dominante musulmana si è alterato ridisegnando un nuovo equilibrio di oppressione dove i curdi sono divenuti la nuova nazione dominata. E' accaduto spesso nella storia che una nazione dominante si sia scomposta nei suoi elementi costitutivi; del resto è stata anche l'operazione tentata dalla Lega per anni quando cercava di separare l'identità padana da quella meridionale. Questa dinamica accade per vari fattori, tra i quali l'esigenza della nazione dominante di cercare alleati nella sua lotta contro le nazioni oppresse, e per far ciò è costretta ad allargare l'area dei beneficiari dei propri privilegi. Quando l'esigenza cessa, però, allora il sottogruppo dominante della nazionalità dominante cerca la differenziazione per accaparrarsi un dividendo maggiore. Il che dà vita ad una scala molto complessa di privilegi e di sofferenza: quando gli USA devono muovere guerra a qualche popolo, nella propria propaganda filmica pongono ad esempio molta attenzione ad includere un nero tra gli eroi. In effetti i neri USA stanno decisamente meglio dei neri africani, che gli USA opprimono. I neri USA cioè, pur essendo oppressi sul piano nazionale dai bianchi USA, partecipano insieme a questi e godono di privilegi (anche se in scala ridotta) nell'oppressione imperiale sull'Africa. La nazionalità dominante statunitense dunque è qualcosa di estremamente elastico.

Così la destra austriaca è apparsa molto oscillante nei confini da dare alla nazione dominante che intende difendere. Per un buon periodo è stata pangermanista, difendeva dunque il fatto che la nazione dominante dovesse essere quella tedesca. Poi è passato ad una difesa regionalistica della Carinzia rispetto ai "soprusi" altrui (Vienna inclusa). Oggi l'Fpo si è assestata intorno ad un nazionalismo austriaco. Non è da escludere in futuro un ritorno al pangermanesimo.

Una obiezione comune rispetto a questa caratterizzazione dell'estrema destra è: "questi partiti si vivono come espressione di una nazione oppressa". E' certo che nessuno di questi partiti ammetter? di essere espressione del privilegio. Ai "padani" non appare il rapporto neocoloniale che il Nord ha nei confronti del Meridione, e dal quale trae storicamente una bella fetta del proprio surplus (nel Sud si comprano manufatti fabbricati al Nord, mentre il Sud esporta soprattutto dal settore primario), e trovano conveniente sottolineare solo l'ultima parte della catena, quella basata sull'imposizione di tasse statali su quel surplus. Questo (parziale) riequilibrio si rappresenta alla loro mente come "rapina". La difesa del privilegio sguazza sempre in una marea di lacrime. L'oppressione prende la forma dell'autodifesa da una presunta aggressione. Cosè la propaganda di Milosevic voleva i serbi del Kosova oggetto delle violenze degli albanesi, quella di Haider vede gli austrici vittime dei burocrati di Bruxelles, ecc.

La Lega Nord si è caratterizzata dalla nascita sino a due anni fa sostanzialmente come partito antimeridionale. Poi c'è stato un radicale cambiamento di registro dovuto a vari fattori (adeguamento all'alleanza con il Polo, poca credibilità dell'esito separazionista presso le grandi masse, ecc.) e la focalizzazione del discorso leghista nella lotta contro gli immigrati, dove c'era la possibilità di superare i conflitti interni alla nazione dominante italiana prendendosela con nazioni esterne ad essa.

Un'altra obiezione riguardo alla collocazione della Lega Nord all'interno della famiglia dell'estrema destra è che non userebbe violenza. Ma questa è una caratteristica di tutti i partiti europei di estrema destra con influenza di massa: ad esempio il Fpo. Questi partiti però, anche se non fanno uso concreto della violenza fisica, mantengono un atteggiamento psicologico tale che prepara nei fatti la propria militanza all'uso della forza. Il caso della Lega Nord è lampante con la costituzione del corpo delle camicie verdi.

Certo la Lega Nord non esaurisce il panorama dell'estrema destra in Italia. Oggi la formazione più in ascesa, attiva e determinata è quella di Forza Nuova, dai chiari tratti fascisti antisistema. FN appartiene al sottogruppo dei partiti di estrema destra minoritari (simile dunque alle formazioni inglesi, olandesi, tedesche). Questa organizzazione, che ha tratti più marcatamente violentisti di quelli della Lega Nord, si colloca sul piano nazionale all'estrema destra con posizioni xenofobe e antisemite. Un altro partito che si colloca all'estrema destra è la Fiamma Tricolore, anche se al non trascurabile consenso elettorale non corrisponde una pari vivacità militante.

FN e Fiamma sono organizzazioni la cui pericolosità non va sottovalutata, ma proprio per i loro legami con una tradizione che suscita diffidenza in larghissima parte dell'opinione pubblica anche di destra, ben difficilmente riusciranno a collocarsi sul terreno della modernit? e dunque a "sfondare" a livello di massa, come invece è riuscita a fare la Lega.

Quanto ad AN essa ha tagliato i ponti con il suo passato di estrema destra.
La tentazione di accusarli di essere gli eredi del fascismo è forte per chi è di sinistra, ma dal punto di vista strettamente analitico non è corretto.
AN è oggi un normale partito di destra "borghese" che si pone innanzitutto sul terreno della lotta di classe difendendo gli interessi complessivi della borghesia e non quelli della "nazione". Il suo discorso antimmigrati non è molto diverso da quello della CDU tedesca. E' vero che una bella fetta della sua militanza sente ancora il richiamo della foresta, ma è ormai "inquadrata" in un ambito che è ben difficilmente reversibile. La trasformazione ha reso talmente impacciato questo partito che non riesce nemmeno ad approfittare propagandisticamente dello spazio elettorale che si è aperto in senso antiregionalista e nazionalista a causa dell'offensiva della Lega: dato che il federalismo viene oggi considerato un importante grimaldello antioperaio dallla borghesia, AN si trova sulla difensiva anche su questo terreno.

Vi sono poi forze borghesi che cavalcano i sentimenti delle masse delle nazioni dominanti per trarne un vantaggio sul piano di classe. In questo caso è corretto parlare di uso strumentale del nazionalismo. E' il caso in Italia di Galan in Veneto e di Formigoni in Lombardia, o di Stoiber in Baviera. Cavalcano la tigre xenofoba lanciando un po' di proclami antimmigrazione e qualche frase razzista, per guadagnare qualche voto, ma sempre entro certi limiti perchè rispondono ad una classe sociale che degli immigrati ha bisogno.

Alcuni sostengono che è limitativo battersi contro l'estrema destra e che invece occorra battersi contro "la destra", cioè il Polo. Questa posizione, portata avanti soprattutto dalla sinistra moderata, è un po' ambigua e strumentale perchè vuol ridurre tutto sul piano dello scontro centrodestra-centrosinistra. Non condividiamo. La lotta all'estrema destra (Lega Nord, Fiamma, Forza Nuova) ha una sua stretta specificità proprio perchè NON si colloca sul piano della lotta di classe, ma su quello della lotta nazionale. Dunque fa appello agli interessi materiali anche di largo pubblico della sinistra. In poche parole ad un operaio possiamo dire: "non votare Berlusconi perchè quello difende i ricchi e non gli operai come te", e possiamo sperare con questo di convincerlo, perchè facciamo appello ad un suo interesse materiale che si colloca sul piano di classe. Ma se vota Lega Nord perchè non vuole gli immigrati, lui sta difendendo interessi materiali immediati che sono reali, e che si collocano sul piano nazionale. E' indubbio infatti che nell'immediato ricaverebbe dei vantaggi da una politica razzista: si libererebbero spazi nelle casi popolari, ci sarebbe più carenza di manodopera (e quindi salari più alti), ecc. Il vantaggio sarebbe però di cortissimo respiro (come abbiamo spiegato in Perchè i lavoratori devono combattere il razzismo) perchè ci si avvierebbe ad una subitanea decadenza economica e le fabbriche emigrerebbero fuori dall'Italia in cerca di manodopera a basso costo. Dobbiamo convincere gli operai a non abbandonare il piano della lotta di classe per quello della lotta nazionale, anche se in quest'ultimo l'operaio si troverebbe subito dalla parte dei "forti", ma con vantaggi anche materiali assolutamente trascurabili rispetto a quelli raggiungibili mantenendo l'unità di classe tra italiani e stranieri.

Dunque l'estrema destra va combattuta in maniera specifica, perchè specifica è la lotta contro il nazionalismo dei dominatori. La lotta contro il Polo invece si colloca sul terreno di classe (il suo fine cioè non è di difendere "gli italiani", ma la borghesia), e dunque su questo piano non troviamo alcuna significativa differenza tra Rutelli e Berlusconi e dunque ci lascia indifferente chi dei due vincerà perchè si tratta semplicemente di due linee diverse, ma espressioni della stessa classe. Su questo terreno anzi si produrranno forti contraddizioni all'interno del centrodestra. La Lega infatti dato che si è collocata sul terreno nazionale sperando di non essere disturbata su quello di classe, sarà posta rapidamente di fronte a grossi problemi. Da un lato gli interessi della borghesia, che vuole immigrazione (anche se è disposta a scendere a compromessi sulla loro religione per far contenti i preti e rendere il fatto più digeribile) e che sono difesi da AN e FI, dall'altra la Lega che mette innanzitutto davanti gli interessi della nazione dominante, anche a scapito dei bisogni della classe dominante; del resto FI e AN saranno costrette all'offensiva sul terreno di classe contro le classi dominate, spezzando dunque in due l'insieme degli "italiani" e dunque ponendo in imbarazzo la Lega, la cui politica può sopravvivere solo in assenza di conflitto di classe. E' ciò che è accaduto nel '94 quando di fronte alla controriforma pensionistica la Lega ha ceduto di colpo mandando in frantumi la coalizione. Quindi qualsiasi evento in grado di portare in primo piano la lotta di classe metterà in grandi difficoltà la Lega e molto meno FI e AN, perchè le masse popolari che appoggiano la prima saranno costrette a scegliere se lesionare masochisticamente i propri interessi di classe in nome della lotta agli immigrati o allearvisi, con gli immigrati, per difendere salari, pensioni, posti di lavoro che la destra metterà in pericolo.