La
posta in gioco a Nizza.
Sintesi
delle posizioni del movimento antiglobal. Da varie fonti. Dicembre 2000.
Quali
sono le esigenze che spingono la borghesia imperialista europea a modificare
i trattati già esistenti? Gli obiettivi
della Conferenza Inter-Governativa sono principalmente due: procedere ad un
ampia riforma delle istituzioni dell'Unione e, anche attraverso questa, sviluppare
una maggiore integrazione nei settori della "Politica Estera e di Sicurezza
Comune" e della "Giustizia e Affari Interni". Con "l'allargamento"
la borghesia imperialista europea intende raggiungere almeno tre obiettivi: In un contesto
globale che vede il progressivo inasprirsi dei conflitti inter-imperialistici
e della competizione economica, ciò a cui mira il personale politico
della borghesia imperialista europea è infatti cogliere l'occasione
dell'allargamento alla prima tranche dei paesi candidati per raggiungere contemporaneamente
altri due obiettivi: Gli obiettivi
dell'imperialismo europeo Sono due
gli obiettivi che verranno raggiunti grazie alle "riforme istituzionali"
oggetto della Conferenza Inter-Governativa che si concluderà a Nizza,
ed in particolare attraverso: Nulla di
nuovo sotto il sole. Il vertice di Nizza e le "riforme istituzionali",
infatti, rappresentano un ulteriore, significativo passaggio nel processo
di costruzione di un polo imperialista europeo tendenzialmente contrapposto
a quello statunitense, l'obiettivo generale della borghesia imperialista europea
è costruire le condizioni politico-istituzionali necessarie ad imporre
i propri interessi con maggior forza ed efficacia. Bisogna
innalzare a livello europeo gli obiettivi delle lotte Negli ultimi
anni sono state innumerevoli, in tutta Europa, le esperienze di lotta operaia
che, individuando come proprie controparti esclusivamente i governi nazionali,
sono state costrette a rifluire non riuscendo a rompere le compatibilità
imposte a livello continentale dalla centrale imperialista di Bruxelles. Gli obiettivi
del movimento contro il polo imperialista europeo I governanti
europei, sottomessi alla volontà dell'impero, si apprestano a siglare,
tra loro e senza alcun confronto democratico, una "carta dei diritti"
che è solo una finzione. Dicono di volere l'Europa, ma in realtà
un'Europa mercato allargato delle produzioni del capitale. Sono contro l'allargamento
della democrazia, sono contro i diritti di cittadinanza per tutti gli esseri
umani come hanno già dimostrato, con le leggi di Shengen. Rappresentano
quell'Europa dei potenti che scatenano le guerre. Per questo a Nizza è
importante che assuma visibilità il movimento che lotta per l'Europa
dei diritti, che sarà tanto più forte se la partecipazione organizzata
dei lavoratori europei sarà forte Seattle,
Bologna, Genova, Milano, Praga: sono le tappe di un percorso che contrasta
il disegno dei tre poli imperialisti attraverso la costruzione di un movimento
unitario antagonista, che lotti per la trasformazione verso un mondo migliore. Contro la
carta del polo imperialista europeo bisogna lottare per ottenere:
La riforma delle istituzioni è stata ufficialmente motivata col fatto
che l'Unione è in procinto di "allargarsi". Ben 13 nuovi
paesi hanno già presentato domanda di adesione: con sei di questi paesi
(Cipro, Estonia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia) le istituzioni
europee competenti hanno già avviato i negoziati che li porteranno
tra breve ad essere membri dell'Unione a tutti gli effetti; altri cinque (Bulgaria,
Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia) aderiranno in un "secondo tempo",
prima di avviare i negoziati necessari l'UE valuterà il "loro
sviluppo politico ed economico", cioè se hanno applicato a sufficienza
le ricette economiche neoliberiste della Commissione; gli ultimi due paesi
(Malta e Turchia) sono oggetto di specifiche e ancor più complesse
negoziazioni.
- l'acquisizione di nuovi mercati attraverso l'estensione del mercato comune
(che con una UE a 28 membri raggiungerebbe i 550 milioni di individui, il
più rilevante del mondo, e non solo quantitativamente);
- grazie alla totale inclusione di paesi con un "costo del lavoro"
molto basso portare a termine la realizzazione di un'area di dipendenza economica
e super-sfruttamento intensivo della forza-lavoro (i paesi dell'Est europeo).
- "stabilizzare il nostro continente" procedendo verso la creazione
di un "nuovo ordine europeo" che abbia al centro una Unione Europea
sufficientemente forte per assumere "un impegno più attivo nei
confronti della Russia, dell'Ucraina, dei paesi del Caucaso e del Magreb"
(tra virgolette tutte espressioni utilizzate da Romano Prodi);
Si tratta di obiettivi che "renderanno l'Europa competitiva a livello
globale", cioè per acquisire la forza necessaria a reggere la
competizione con gli altri poli imperialisti (in particolare gli USA), rilanciare
l'accumulazione del capitale aumentando i profitti dei padroni e lo sfruttamento
dei lavoratori, incrementare progressivamente la capacità dell'UE di
sviluppare una politica imperialista globale tendenzialmente autonoma.
- incrementare il potere delle istituzioni dell'UE, la loro capacità
politico-decisionale e di intervento militare;
- fare in modo che "l'allargamento", pur rappresentando un aumento
della forza complessiva dell'Unione, non si traduca contemporaneamente in
una perdita di potere decisionale degli Stati-membri espressione dei settori
dominanti della borghesia europea (in particolare Germania, Francia, Italia
e, con qualche differenza, Gran Bretagna).
- l'incremento/estensione del potere e della capacità decisionale della
Commissione Europea, cioè dell'organo esecutivo dell'Unione. Organo
che nelle materie economiche possiede già un potere enorme e che si
caratterizza come il "comitato d'affari" attraverso il quale la
borghesia imperialista sintetizza gli interessi della borghesia europea nel
suo complesso
- la riponderazione dei voti in seno al Consiglio dei ministri. Il Consiglio
rappresenta l'organo decisionale dell'Unione, ma nelle materie economiche
può votare solo le proposte della Commissione. La riponderazione dei
voti ha come obbiettivo principale fare in modo che i voti degli Stati membri
più "forti" (di nuovo Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna)
valgano più dei voti degli altri Stati membri;
- l'estensione, sempre in seno al Consiglio dei ministri, della procedura
di votazione a maggioranza qualificata anche a molte ed importanti materie
per le quali è attualmente prevista l'unanimità. L'obiettivo
è sempre aumentare la "forza decisionale" dell'UE, assumere
decisioni vincolanti in maniera sempre più rapida ed efficace.
- lo sviluppo delle cosiddette "cooperazioni rafforzate", ovvero
di forme più intense di "cooperazione" solo tra alcuni Stati
membri (i più "potenti") ed escludendo gli altri, creando
in tal modo forme di "integrazione differenziata" in alcuni settori:
in particolare quelli della "Politica Estera e di Sicurezza Comune"
e della "Giustizia e Affari Interni".
- infine, sempre per quanto riguarda la PESC e la proiezione militare-imperialistica
dell'UE oltre i suoi confini, è bene ricordare che furono costituiti
due comitati ad interim, quello politico e di sicurezza e quello militare,
più un nucleo di "esperti militari" (l'embrione dello stato
maggiore dell'esercito europeo).
Anche rispetto all'eventuale approvazione, al vertice di Nizza, di una "Carta
dei diritti fondamentali" la situazione è molto chiara. Basti
il fatto che la Confederazione Europea dei Sindacati, non precisamente una
centrale bolscevica, ha già etichettato la "Carta" come "socialmente
regressiva".
Tuttavia questo elemento politico, per così dire soggettivo, non deve
far cadere nel banale errore di considerare il processo di integrazione europea
e la stessa UE come un progetto elaborato a tavolino da qualche imperialista
cattivo che odia i lavoratori.
Non sono i trattati a rendere integrata l'economia europea, ma questi sono
la sovrastruttura politica corrispondente ad un determinato stadio di sviluppo
del capitalismo che, nel contesto più ampio di una accresciuta concorrenza
interimperialista, ha portato allo strutturarsi di un grado di integrazione
più intenso a livello continentale, e quindi all'emergere di ampi settori
della classe dominante con interessi a dimensione europea.
Il mercato comune europeo non è quindi l'invenzione di qualcuno, ma
un processo storico definito dall'allargamento della produzione e dell'accumulazione
all'area continentale, e dalla concentrazione del capitale.
Sono contro quei 40 milioni di cittadini europei che vivono e lavorano in
condizioni di precarietà e povertà come hanno dimostrato a Maastricht.
Sono contro l'Europa del rispetto per l'ambiente.
- diritti di cittadinanza eguali per tutte e tutti coloro che arrivano, circolano
e vivono in Europa
- lavoro, reddito, servizi sociali, diritto allo studio per tutte e tutti
i cittadini
- un modello di sviluppo alternativo al capitalismo, ecocompatibile che tuteli
la biodiversità.