Schiavitù
e traffico di esseri umani.
La
mondializzazione e l'incremento del traffico di donne destinate alla prostituzione.
Commento in merito a un rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Di Eduardo Tamayo. Da ALAI. Giugno 2001.
"Mi trovavo in un puticlub, stavo lavorando da un anno, in tre mesi avevo pagato il debito e dopo non avrei più voluto continuare a lavorare ma lui mi minacciò, dicendomi che dovevo continuare a lavorare e che il 50 % della mia paga doveva andare a lui. La minaccia era che mi avrebbe ammazzato, mi avrebbe fatto qualunque cosa se non avessi continuato a lavorare per lui."
Il lavoro forzato, la schiavitù ed il traffico criminale di esseri umani, specialmente di donne e bambini, stanno crescendo con la mondializzazione, adottando nuove ed insidiose forme, segnala l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nello studio "Alt al lavoro forzato".
Per diversi
motivi, molte donne vengono costrette a ricorrere alla prostituzione come
strumento di sopravvivenza oppure come maniera per ottenere favori. Alcune
lo fanno volontariamente, ma altre cadono nelle reti che reclutano, trasportano
e vendono donne e bambini/e fuori dalle frontiere nazionali. Queste reti generalmente
ingaggiano le loro vittime "con promesse false di lavori legali in ristoranti,
bar, club notturni, fabbriche, piantagioni, case private, e una volta isolate
hanno una libertà molto ridotta. Vengono loro sequestrati passaporti
e documenti, si restringono i loro movimenti e si trattengono i loro salari
fino a che non abbiano rimborsato i debiti del viaggio il cui ammontare è
a discrezione del trafficante. I trafficanti possono rivendere i debiti delle
donne ad altri trafficanti o sfruttatori, costringendo le loro vittime in
un circolo infernale che perpetua la schiavitù per debiti.
Inoltre, per evitare che i lavoratori se ne vadano, si ricorre in modo abituale
alla violenza, con minacce e sequestro dei documenti.
Commercio multimiliardario
Il mercato del sesso, secondo il settimanale francese "Le Nouvel Observateur (maggio 2000) muove sette miliardi di dollari all'anno, ed occupa il terzo posto nei traffici illeciti nel mondo dopo quello della droga e delle armi. Nei paesi asiatici come la Thailandia, le Filippine, l'Indonesia, la Malesia si suppone un introito che fluttua tra il 12 ed il 14 per cento del prodotto interno lordo. I governi ottengono significativi introiti dalle zone dove fiorisce la prostituzione, sia illegali, attraverso la corruzione e le tangenti, sia legali derivati da tasse ed imposte che impongono a bar, hotel, ristoranti, cabaret, e club speciali.
Il fenomeno anche qui non coinvolge solo le donne che vendono il proprio corpo, ma anche una lunga catena di personaggi ed imprese associate al mercato del sesso (proprietari di locali, agenzie di turismo, personale di appoggio, ecc.), che sono spesso coloro che traggono i maggiori benefici. Le reti del traffico di persone hanno enormi guadagni: un donna asiatica può essere venduta ad una cifra che può arrivare ai 20.000 dollari nel mercato del sesso degli Stati Uniti, del Giappone; in Germania una prostituta russa può arrivare a guadagnare fino a 7.500 dollari al mese, dei quali 7.000 andranno in mano agli sfruttatori.
Come succede in tutta l'economia capitalista, anche nel settore del sesso la domanda determina l'offerta. E questa contnua ad aumentare. Nei paesi sviluppati (Stati Uniti, Giappone, Canada, Europa) il turismo sessuale è in pieno sviluppo e le vittime preferite sono nei Caraibi, nel Brasile e nel Sudest asiatico. Questi turisti, solitamente molto danarosi preferiscono le donne giovani, comprese le bambine, diffondendo così la prostituzione giovanile ed infantile. I bambini sono molto più vulnerabili e lo sfruttamento di costoro rende il traffico di esseri umani una vera reintroduzione della schiavitù.
Altre forme "moderne" di schiavitù sono costituite dai matrimoni di convenienza, quando i "signori in Occidente" cercano una schiava sessuale o semplicemente una schiava domestica come soluzione dei propri problemi di solitudine.
Commercio e migrazioni.
Il fenomeno della tratta di esseri umani corre in parallelo con l'aumento delle migrazioni e specialmente con la nuova femminilizzazione delle migrazioni. I punti di partenza sono solitamente i paesi poveri, e specialmente le zone rurali, e i posti di destinazione sono in generale i centri urbani dei paesi ricchi: Amsterdam, Bruxelles, Madrid, Londra, New York, Roma,Milano, Sydney, Tokio. Ma il movimento del traffico di persone è più complesso e variegato. Le capitali di molti "paesi in via di sviluppo e trasformazione" sono anche nuclei di arrivo del traffico, e Paesi così differenti come Albania, Ungheria, Nigeria, e Thailandia possono diventare allo stesso tempo punti di origine e di arrivo del transito. Il dissolvimento dell'Unione Sovietica e il riacutizzarsi dei conflitti interetnici nei Balcani hanno causato un vertiginoso traffico di persone verso l'Europa Occidentale.
Gli organismi internazionali calcolano che tra le 200mila e le 500mila persone provenienti dall'Europa dell'Est si prostituiscono nelle città europee. In Spagna le prostitute provenienti da Russia e Ucraina coprono le domande dei clienti ricchi che le preferiscono per il loro "esotismo e novità nel mercato del sesso". Le mafie utilizzano metodi violenti e brutali per mantenerle nelle loro reti. Il timore di rappresaglie impedisce che una donna straniera si presenti a denunciare alla polizia o a un giudice, anche se in questo caso non sarebbe espulsa dal Paese.
Anche dall'Africa e dall'America Latina (specialmente dal Brasile, Colombia e Repubblica Dominicana) si è sviluppata una estesa tratta di giovani donne verso il mercato europeo del sesso, soprattutto dalla fine degli anni '90. Il caso colombiano, nel quale la violenza e l'acutizzarsi del conflitto interno ha provocato una migrazione crescente, riveste particolare importanza. Ogni giorno dieci donne e bambine colombiane sono oggetto della tratta; si calcola che 500mila donne e bambine colombiane siano fuori dal Paese inserite nel mercato del sesso. Secondo il quotidiano El Paìs (4/3/2001) in Spagna la polizia ha individuato nell'anno 2000, 12.804 prostitute straniere, delle quali 4.761 colombiane, 1.888 brasiliane e 1.099 dominicane. In Svizzera le autorità hanno calcolato che nel mercato del sesso nell'anno 2000 ci sono state nel paese 3.675 donne provenienti dalla Repubblica Dominicana e 2.004 dal Brasile.
Neppure gli Stati Uniti d'America sono alieni da questo fenomeno. Nel documento "Alt al lavoro forzato" si menziona che ogni anno 50mila donne sono vittime del commercio di persone, coinvolgendo 20 stati, principalmente in California, in Florida e New York. I Paesi di provenienza delle donne sono: Cina, Repubblica Ceca, Messico, Federazione Russa, Thailandia, Ucraina, Vietnam, Brasile, Honduras, Corea, Lettonia, Malesia, Filippine e Polonia. La destinazione primaria del commercio di donne è in particolare il settore del sesso, però possono essere destinate al lavoro negli hotel, alla vendita ambulante nelle metropolitane, al lavoro in aziende clandestine o all'accattonaggio per strada.
Possibili cause
Tra molti fattori che sono all'origine del commercio di persone, il documento dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, cita la povertà e l'indebitamento, l'analfabetismo e lo scarso livello di educazione che rende difficoltosa la ricerca di un impiego decente, la discriminazione per motivi di genere nel mercato del lavoro. Le cause dell'incremento della tratta di persone sono complesse e non sono state sufficientemente investigate, alcune informazioni provenienti da organismi dell'ONU riferiscono che la crisi economica asiatica del 1997 e la grande disoccupazione che questa provocò costrinse milioni di persone a cercare lavoro in altri posti del mondo. "Gli spostamenti di persone che cercano lavoro attraverso le frontiere costituiscono un terreno facile per le attività illegali e tra queste quella della tratta di persone. E un fattore che non si può dimenticare è l'elevata redditività della tratta di persone, unita alla scarsa possibilità di essere scoperti".
Il documento
avverte che la povertà, la disoccupazione, le guerre civili, la repressione
politica e la discriminazione per motivi razziali o di genere contribuiscono
a creare un ambiente propizio per lo sfruttamento delle persone vulnerabili
da parte dei trafficanti. "L'aumento del traffico di esseri umani è
stato frequentemente messo in relazione con le politiche seguite da certi
governi per incentivare l'esportazione di manodopera, per aumentare così
le rimesse degli emigranti, risolvendo allo stesso tempo il problema della
disoccupazione interna".