Il
movimento antiglobal e le donne.
A
questo movimento le donne stanno partecipando in massa. Purtroppo anche in
questo caso notiamo che contano assai meno dell'energia che vi spendono. REDS.
Ottobre 2001.
Questo è
un movimento dove le donne partecipano in massa. Esse sono presenti soprattutto
nell'area del cosiddetto blocco rosa. Nella Rete Lilliput costituiscono la
maggioranza della militanza. E ciò si spiega con il fatto che gran
parte delle associazioni lì presenti hanno logiche interne di potere
meno marcate rispetto a quelle presenti nei sindacati e nei partiti. Troviamo
molte donne, soprattutto giovanissime, anche nell'area delle tute bianche.
Allo stadio Carlini anche se in percentuali minori rispetto a quelle del blocco
rosa era abbastanza impressionante vedere quante fossero le ragazze bardate
per lo scontro con la polizia. Le donne
sono presenti anche nelle altre componenti ovviamente. Ma appena
si "sale" nelle gerarchie interne del movimento e di tutte le sue
componenti, ecco che le donne spariscono. La gran parte dei portavoce delle
tute bianche sono maschi, nonché maschio è il leader nazionale.
Il leader del gsf è un maschio, così come i portavoce della
gran parte dei social forum che stanno nascendo nelle città. Maschi
sono gran parte dei coordinatori e dei portavoce della Rete Lilliput, così
come quelli del Network per i diritti globali (cobas, ecc.), di Attac, ecc. Si tratta
di un fenomeno piuttosto tipico anche di altri ambiti, ad esempio quello sindacale.
All'interno di una azienda troviamo con facilità delegate donne (anche
se in misura inferiore alla percentuale di donne alla base). Esse svolgono
volentieri questo compito che è conflittuale con la direzione ma anche,
nei migliori dei casi, di dialogo e "protezione" nei confronti dei
lavoratori. Ma appena alziamo il tiro e parliamo di direttivi sindacali territoriali
le percentuali di donne si riducono drasticamente. Nei direttivi vi sono i
giochi di potere tra le varie componenti, il "sindacalese", le lotte
per emergere. A questo genere di "battaglie" le donne solitamente
sono poco interessate (a parte una minoranza che ha assunto totalmente comportamenti
maschili e che dunque dai maschi è temuta), possono magari sostenere
una cordata di maschi o un'altra, ma con scarsissima passione e lasciano volentieri
i maschi ascendere verso le posizioni cui tengono tanto. Il fatto
che nel movimento ci sia una prevalenza di maschi ai livelli dirigenti o di
esposizione massmediatica, è una delle prove che dimostrano la scarsa
democrazia sostanziale che vige al suo interno. Nel momento in cui c'è
lotta per il potere le donne sono fatte fuori e molto più spesso si
ritirano. Ma il fatto
che le donne si ritirino ha però a sua volta una serie di conseguenze
nefaste. La prima conseguenza è che per l'appunto le piccole lotte
per il potere si acutizzano, perché questa è la tendenza "naturale"
dei maschi. Si fanno strada inoltre le logiche più militariste e meno
rivolte alla massa spoliticizzata. Quando dai posti di responsabilità
spariscono le donne inoltre, il movimento è in grado di attrarre meno
le donne, e il reclutamento dunque diviene maggioritariamente maschile. Le
rivendicazioni più specificatamente femminili spariscono e il linguaggio
diventa maschile cioé parziale e ipocrita, dato che ignorare il fatto
ad esempio che le conseguenze della globalizzazione pesano soprattutto sulle
donne è una mistificazione. Dunque la sparizione delle donne comporta
una perdita secca di capacità di comprensione della realtà. Il fatto
grave è che tutto ciò non ha nulla a che fare con una sorta
di complotto maschile. E' invece la logica maschile che, provenendo
dal sesso dominante (dominante ovunque: sia nelle classi dominanti che in
quelle oppresse, "sia al governo che all'opposizione"), pervade
di sé tutto e dunque si impone senza che nessuno lo pianifichi. Così
accade che ogni nuovo movimento, come ogni fenomeno sociale, porta con sé
in maniera "naturale" la prevalenza maschile pur quando quel determinato
fenomeno è costituito in gran parte da donne. Due anni fa il grande
movimento contro il concorsone ha visto scendere in piazza decine di migliaia
di maestre e professoresse, ma i dirigenti erano maschi. La dinamica è
così naturale che persino la grandissima parte delle donne non se ne
accorge e quando qualcuno lo fa notare spesso l'osservazione viene accolta
con fastidio o con un "eh già" rassegnato e impotente. Ma questo
movimento, che ambisce a contrapporsi alle logiche "naturali" dominanti,
non può lasciare intatta propria questa. E per combatterla (non parlarne
significherebbe esserne complice cioé lasciar agire la naturalità
del predominio maschile) occorre un atto di volontà cosciente che riconosca
che il movimento è composto da due sessi e farne derivare una serie
di conseguenze pratiche. Ad esempio: perché nominare un solo portavoce
(quasi sempre maschio)? Se ne possono nominare due, uno per genere. Altro
esempio: favorire la formazione di laboratori e gruppi sulle problematiche
femminili, ecc. Ma alla fine
dei conti l'unica garanzia di opposizione alla naturalità del dominio
maschile, anche là dove non dovrebbe avere diritto di cittadinanza,
è che le donne stesse si organizzino separatamente pur rimanendo interne
al movimento.