Che
cosa è Indymedia.
Intervista
a Blicero, partecipante del network di Indymedia, un network aperto e orizzontale
di media attivisti, uno dei fenomeni più interessanti del movimento
antiglobal. REDS. Ottobre 2001.
Ci puoi spiegare cosa e' Indymedia?
http://italy.indymedia.org/about.php3
si potrebbe riassumere che indymedia e' un network aperto e orizzontale di
media attivisti, ovvero di persone che partecipando agli eventi narrano direttamente
quello che questi rappresentano. Ma penso che il testo sia molto piu' esustivo
di me ;))))
Qual è il radicamento di Indymedia? E' una realtà giovanile, in che città sta, ecc.
Essendo un
network non ha radicamento di sorta e la distribuzione sia di età che
geografica si approssima a una distribuzione statistica (pur considerando
gli effetti distorsore di usare principalmente un mezzo come internet, di
essere una realtà di movimento e di essere un progetto nato in occidente
;))))) quindi la distribuzione d'età è simile a quella di movimento:
molte persone giovani ma anche persone mature.
La distribuzione geografica per quanto riguarda indymedia italia è
abbastanza ampia, e ci sono persone che partecipano da tutta Italia. Ovviamente
nelle città più grandi esistono gruppi molto più numerosi
di persone che partecipano al network.
Il movimento antiglobalizzazione è portatore di una sensibilità antigerarchica piuttosto marcata. Eppure non mancano, ci pare, fenomeni di leaderismo, protagonismo, riposizionamento di ceti politici, ecc. Sappiamo che Indymedia è ben cosciente di questi pericoli. Ci spieghi come vi siete organizzati per ridimensionarli?
Discorso
delicato. Quello che dico qui è parte mia riflessione personale parte
riflessione collettiva.
Collettivamente, non penso che dire che indymedia è cosciente di questi
pericoli sia un espressione corretta. Penso che indymedia sia nata con certe
caratteristiche (networking, orizzontalita', apertura, costituzione dal basso)
e che queste siano le caratteristiche che la rendono indymedia e non altro
;) quindi ha strutturato tutta la sua organizzazione in modo che essa rimanga
fluida ma funzionale, sfruttando moltissimo i gruppi di lavoro (specifici
per determinati task, ma comunque sempre aperti a chiunque per partecipare)
e il consenso (le decisioni non vengono mai prese a votazione o altro, ma
sulla base di un processo di consenso collettivo in cui il confronto comunitario
e collettivo ha un ruolo molto importante. Queste la realta' oggettivamente.
Da qui iniziano le mie riflessioni su essa. Il modello in questione mette
anche in conto la necessita' di temporanee e puntiformi verticalizzazioni
o gerarchizzazioni, ma senza che questo determini o uno staccamento dalla
base o una staticizzazione di ruoli e gerarchie. Il movimento, in Italia ma
anche altrove deve riuscire a trovare un metodo per mantenere vive le sue
catatteristiche fondanti con la dovuta fluidita'. In questa fase mi sembra
che il rischio di una stasi per il movimento sia forte anche conseguentemente
alle manovre di orientamento dell'opinione pubbliche e di sviluppo della repressione
da parte delle instituzioni e delle forze di polizia.
Penso che il modello reticolare-consensuale praticato realmente e non solo
nelle parole, sia una possibilita' reale di metodo politico che minimizza
i rischi di stasi e quelli di completa ingestibilita' progettuale.
Una struttura di media, e che dunque deve dare informazioni, deve garantire anche una certa efficienza. Come si fa a coniugarla con l'orizzontalità?
Il modello
che indymedia ha tentato di praticare e' quello dell'educazione da un lato
e del gruppo di lavoro. Tutti comprendono (quasi) la funzione di indy e quindi
vi contribuiscono per quella funzione (nel newswire le querelle sono relativamente
poche rispetto a altri ambiti in cui chiunque puo' postare). E' come se indy
fosse un grosso gruppo di lavoro del movimento riconosciuto come tale da tutti
e quindi funzionale.
Allo stesso modo le diverse funzioni di indy fino a poco tempo fa erano gestite
da tutta la lista di gestione (200 iscritti); dopo la riunione dell'8-9 settembre
si è deciso di separare le varie funzioni in altrettanti gruppi di
lavoro con un organizzazione di feedback con la lista generica.
In pratica i gruppi di lavoro hanno delle policy generali decise da tutta
la lista generica, sono aperti a tutti (quindi se uno vuole seguirli tutti
e' libero di farlo ;)), e servono per portare a termine gli obiettivi della
policy e per elaborare nuove proposte rispetto a quella funzione specifica
(es: italy-editorial elabora gli articoli della colonna centrale, e prepara
una proposta di articolo che viene postata alla lista generica in copia in
modo che ci sia feedback costante).
L'uso delle liste è in effetti la chiave di tutto ma rischia di esser
un alemento di non democrazia grave (considerando il digital divide anche
localmente in italia e soprattutto il fatto che non tutti sono in grado di
utilizzare efficacemente la comunicazione elettronica) se non vengono compensate
da altri meccanismi relazionali e comunicativi (assemblee, incontri informali,
gruppi locali).
L'ultimo meccanismo importante che indy usa per essere efficiente pur rimanendo
orizzontale e quello di confrontarsi con chi non usa in maniera intelligente
gli strumenti che vengono messi a disposizone di tutti e di farlo collettivamente.
Una situazione molto bella e' stata quella per cui nel periodo di Genova,
alcune querelle anche molto personali stavano rendendo inefficace la pubblicazione
di notizie; ad un certo punto le persone che stavano partecipando a tali "dispute"
hanno messo su un forum esterno a indy e hanno invitato tutti a continuare
li', in modo da non far perdere a indy l'importante ruolo che svolge peril
movimento e nel movimento.
A Genova Indymedia ha avuto un grosso ruolo, puoi spiegare di che cosa vi siete occupati e se le modalità che avete utilizzato possono in qualche modo essere utili anche in altri aspetti del movimento?
Io credo
che tutti possiamo imparare dai modelli organizzativi e dai metodi di altre
situazioni che vediamo funzionare. A Genova indymedia è stato uno degli
ambiti in cui gli internazionali si sono relazionati in maniera più
integrata con gli italiani e uno degli ambiti in cui l'autogestione reale
delle energie e delle risorse ha funzionato.
Esistevano delle necessità da concretizzare a Genova e la comunità
(di cui indy è partecipe ma non in maniera esclusiva) ha risposto in
maniera fluida soddisfando queste necessità (un media center, una copertura
estensiva degli eventi, una traduzione simultanea dei materiali, un coordinamento
internazionale) con gruppi che si sono presi la responsabilità di dare
loro risposta.
Io credo che il metodo con cui questa comunità (che non è identificabile
in nulla se non nei mille progetti a cui sta dando in parte vita (indymedia,
autistici.org, inventati.org, ecn.org, tmcrew.org e molto altro) ) è
il valore più importante che dovrebbe essere recepito da tutto il resto
del movimento, un metodo che nasce dai presupposti del movimento (cosa che
potrebbe generare un auspicabile circolo virtuoso ;)))
Spesso alle modalità di far politica della sinistra manca un concetto che è invece molto famigliare a un certo mondo della Rete: quello di "comunità". Puoi dire qualche parola su questa cultura, a beneficio di chi ne è esterno, e di come questa modalità possa contribuire a modificare certi ossificati modi di far politica?
Il concetto
di comunita' e rete sono concetti difficili da definire. Io personalmente
penso che le loro caratteristiche siano la loro orizzontalita' (o se volessimo
essere parolai, la loro multiplanarita' ;)))) e la loro apertura, il fatto
che ogni individuo e ogni gruppo a cui questo partecipa sono in relazione
con tutto il resto, anche se in maniera discontinua. E' un concetto frattale.
Un'altra caratteristica importante è la volontà di sviluppare
il confronto delle differenze e la capacità di farle convivere a stretto
contatto senza che queste diventino motivo di separazione o di egemonia.
Penso che il modo migliore per capire questi concetti sia di parteciparvi
e il fatto che essi aiutino la partecipazione dal basso mi sembra che sia
sufficientemente provato dal numero di progetti e progettini, situazioni e
idee che nascono continuamente ;))
Quali rapporti intrattenete con i media ufficiali?
Un rapporto
dialettico.
Indymedia come si legge nel suo manifesto è nata con un obiettivo importante:
quello di dare voce alla base del movimento, una voce non condizionata da
interessi economici e ragione di stato, una voce diretta e indipendente, senza
mediazioni che non siano quelle dello strumento utilizzato.
E' un obiettivo diverso da quell che si pongono i media corporativi e i media
ufficiali in generale. Questo significa anche che indymedia è contro
i media ufficiali? Io non penso; penso che sia diversa. Semplicemente.
In Italia si è presa una decisione un po' atipica che è stata
quella comunque di svolgere anche un ruolo di "agenzia" (notare
le mille virgolette) vendendo del materiale (assolutamente selezionato per
convogliare solo un preciso messaggio indipendetemente dal contesto e per
evitare ripercussioni sugli attivisti) ai media ufficiali e reinvestendo quei
fondi in autofinanziamento per eventuali strutture necessarie al funzionamento
di indy. E' un terreno su cui bisonga muoversi con molta attenzione, ma un
atteggiamento pragmatico e relativamente non ideologico è necessario
alla funzione di indy nel movimento.
Che rapporti ci sono a livello internazionale?
Indymedia
è un network internazionale e tutti i discorsi su comunicazione, feedback,
organizzazione, mantenimento dell'orizzontalità ecc sono all'ordine
del giorno anche per quel sovrainsieme frattale dello scorcio di cui ho parlato
in questa intervista.
E questo è molto bello, perché vuole dire che stiamo già
praticando una globalità altra e comunitaria che è già
di per sé un alternativa allo stato di cose presenti.
Inymedia come si colloca rispetto ai vari settori di movimento? Come garantite la vostra autonomia?
Essendo aperti a tutti e parlando con tutti. L'autonomia e l'indipendenza di indy è fondamentale per il suo ruolo informativo e comunicativo. Il fatto che tutti vi possano partecipare crea in realtà anche interessanti momenti di confronto tra persone che provengono da aree diverse, e forse la comunicazione e la condivisione dei progetti potrebbe porre le basi per una maggiore capacità di esser comunità e di basarsi sulla ricchezza delle diversità e non sulla povertà delle differenze.
Vediamola dal punto di vista pratico: se uno vuole collaborare a Indymedia, cosa deve fare? Cosa lo aspetta?
Può farlo in tanti modi: postare notizie e informazioni sulla colonna di destra usando il pulsante pubblica sulla home page di italy.indymedia.org; puo' iscriversi a una o più delle liste di indymedia italia che può trovare su lists.indymedia.org o (a breve con un breve testo introduttivo di spiegazione) su italy.indymedia.org, e contribuire al coordinamento di italy indymedia; può parlarne agli amici e coninvologerli in indymedia; può tenersi in contatto con indymedia per tutto quello che gli salta in mente ;)
A partire da quanto avete subito a Genova ci puoi descrivere le "attenzioni" che vi riservano le forze dell'ordine e l'intelligence?
Penso che più si andrà avanti più anche loro si renderanno conto della necessità di controllare maggiormente l'informazione pena la non possibilità di mantenere gli attuali assetti di potere. Allora l'attacco verrà sferrato senza remore. Per ora diciamo che cercano di ostacolare in ogni modo chi può rendere noto a tutto il mondo che l'ingiustizia è un bene planetario.