Il trasferimento di ricchezza dal Nord al sud del mondo.
Estratti dal libro di Eric Toussaint “La Bourse ou la vie”. Eric Toussaint è presidente del Comitato per l’Annullamento del Debito del Terzo Mondo. Il libro da cui abbiamo tratto questi brani è stato pubblicato nel 1998 da Luc Pire. Settembre 2002.


 

Cÿñ un'idea fortemente radicata nell'opinione pubblica: il Nord che va in aiuto al Sud. In realtõ vi ñ un trasferimento massiccio di sovrapprodotto sociale, creato dai salariati e dai piccoli produttori del Sud, verso le classi dominanti dei Paesi industrializzati e dei Paesi del Terzo Mondo. Il trasferimento di ricchezze opera in maniera diversificata anche se convergente. Ecco i vari meccanismi che sovraintendono a questo trasferimento.

IL DEBITO
Secondo lÿONU il debito estero dei Paesi in via di sviluppo nel 1980 era di 567 miliardi di dollari, nel 1986, di 1.086 miliardi di dollari nel 1992, e nel 1995 di 1940 miliardi di dollari. Sempre secondo lÿONU dal 1980 al 1992 il pagamento degli interessi ñ ammontato a 771 miliardi di dollari ai quali vanno aggiunti i rimborsi del capitale, pari a 891 miliardi di dollari: in totale in 12 anni i Paesi del Terzo Mondo hanno rimborsato 1.662 miliardi di dollari, dunque una cifra tre volte superiore al loro debito del 1980. Per ritrovarsi tre volte piá indebitati. Il debito estero si ñ trasformato in debito eterno perchÙ i nuovi prestiti servono a rimborsare i vecchi debiti. I Paesi del Sud inoltre pagano un tasso di interesse generalmente superiore a quello dei Paesi ricchi, con la scusa del rischio piá alto. Negli anni ottanta questo tasso era quattro volte superiore. Il rimborso del debito agisce come una vera e propria pompa che aspira una parte del sovrapprodotto sociale dei lavoratori del Sud e dirige questo flusso di ricchezze verso i detentori di capitali del Nord, le classi dominanti del Sud prelevano nel passaggio la propria percentuale.

IL PEGGIORAMENTO DELLE RAGIONI DI SCAMBIO
Il mercato mondiale ñ caratterizzato dal fatto che la maggioranza dei Paesi del Sud sono e restano esportatori di materie prime e prodotti manufatti a debole valore aggiunto. E sono invece importatori di prodotti industriali ad alto valore aggiunto (cioñ tecnologicamente avanzati). Sono anche importatori netti di prodotti agricoli destinati all'alimentazione delle popolazioni e allÿallevamento del bestiame. Secondo l'ONU la relazione tra i prezzi dell'insieme dei prodotti esportati dal Sud e quelli che importa dal Nord ñ passato dall'indice 100 nel 1980 all'indice 48 nel 1992. Supponiamo dunque che nel 1980 100 unitõ del Sud si scambiassero con 100 unitõ del Nord: queste stesse 100 unitõ del Sud non permettevano nel 1992 che di procurarsi 48 unitõ del Nord. In altri termini un Paese del Sud deve esportare due volte in piá per ottenere il vecchio quantitativo di unitõ proveniente dai Paesi industrializzati. Anche i Paesi produttori di petrolio hanno visto il prezzo reale del petrolio diminuire drasticamente nel corso degli anni. Il meccanismo ñ aggravato dal fatto che i Paesi del Nord fabbricano sempre piá prodotti di sostituzione: fibre sintetiche, ecc. La Commissione Europea ad esempio ha autorizzato la sostituzione nel cioccolato del burro di cacao (prodotto nel Sud) con altri materiali grassi, riconoscendo che ciÊ taglierõ l'importazione di cacao in Europa.

CONTROLLO DEL COMMERCIO MONDIALE DA PARTE DI SOCIET“ TRANSNAZIONALI DEL NORD
Le multinazionali dei Paesi industrializzati controllano i mezzi del trasporto internazionale, il commercio e la distribuzione di merci. Queste societõ accaparrano una gran parte dei proventi della vendita di merci, dato che i Paesi del Terzo Mondo devono pagare cifre esorbitanti per il trasporto, le assicurazioni, lÿimballaggio e la commercializzazione dei prodotti che esportano e di quelli che importano. Le compagnie marittime dei Paesi industrializzati sono ben organizzate in cartelli e impongono dei prezzi molto elevati per i servizi di trasporto. Negli anni ottanta queste societõ controllavano il 74% della flotta mercantile mentre i Paesi in via di sviluppo non controllavano che il 9%. Ancor piá grave ñ la situazione del trasporto aereo. I Paesi del Terzo Mondo rivevono in media soltanto dal 10 al 15% del prezzo di vendita al dettaglio dei consumatori del Nord.

RIMPATRIO DEI PROFITTI DELLE SOCIET“ TRANSNAZIONALI INSEDIATE NEL TERZO MONDO
La valutazione dei trasferimenti netti di questi profitti ñ difficile a causa delle pratiche di sovrafatturazione e di sottofatturazione all'interno di quelle societõ. Lÿintento di queste societõ infatti ñ sempre quello di evadere le imposte locali sui profitti o le imposizioni al reinvestimento degli utili che alcuni Paesi del Terzo Mondo hanno adottato. Quando ci sono multinazionali che prendono in carico tutte le operazioni dall'estrazione delle materie prime fino alla trasformazione, ñ per loro indifferente far figurare il profitto a livello della filiale incaricata dell'estrazione o della compagnia di trasporto o della raffineria. Una parte della massa di valore che appare nelle statistiche dei Paesi imperialisti come profitto prodotto sul mercato interno ñ dunque, in realtõ, un plusvalore prodotto non dai lavoratori del Paesi industrializzati ma dai produttori del Terzo Mondo. Una delle tecniche utilizzate per evadere gli obblighi ñ la seguente: la casa madre d'una multinazionale vende alla sua filiale situata in un Paese del Terzo Mondo delle merci o dei servizi a dei prezzi artefatti, superiori a quelli praticati sul mercato mondiale; le esportazioni delle filiali alla casa madre invece sono fatte con prezzi fortemente svalutati. Negli ultimi quindici anni la pratica di istituire zone franche industriali in vari Paesi del Terzo Mondo, ha fortemente semplificato la strategia delle multinazionali per rimpatriare i profitti.

BREVETTI, ROYALTIES, DIRITTI DI PROPRIET“ INTELLETTUALI
Un altro trasferimento netto di risorse dal Sud al Nord viene dal fatto che il Sud deve abbondantemente pagare il suo accesso alle tecnologie venute dalle societõ del Nord, e il loro uso. Si tratta di una sorta di "rendita tecnologica". Il beneficio va a quelle multinazionali che hanno acquisito un vantaggio tecnologico. I Paesi del Sud non possono competere: il 95% della ricerca e sviluppo si realizza nei Pesi dellÿOCDE. I contadini del Terzo Mondo dopo millenni hanno selezionato delle sementi per ottenere prodotti che soddisfacessero i propri bisogni, ma non ñ mai saltato loro in mente di brevettarli. Ma i funzionari delle multinazionali delle bioindustrie percorrono il mondo per imporre dei diritti di "scoperta" facendoli brevettare a loro nome. I Paesi imperialisti speculano sulla diversitõ biologica del Terzo Mondo. La bioingegneria dõ loro una mano. Per mantenere lÿegemonia di questi mercati creano varietõ sterili in modo da obbligare i contadini del Terzo Mondo a non produrre in proprio le sementi, oppure a rendere la pianta sensibile a un solo erbicida, quello della multinazionale, ecc. Cosè si trasforma il contadino in schiavo di un brevetto.

FUGA DI CAPITALI DAL SUD AL NORD
I detentori di capitali del Sud collocano i loro averi nelle piazze finanziarie del Nord, spesso servendosi di paradisi fiscali. Questi depositi sono valutati in due terzi del totale del debito estero. Potrebbe essere normale che delle imprese facciano dei depositi nelle banche del Nord per realizzare degli affari. Ma la dimensione di questi depositi in particolare per quanto riguarda il Medio Oriente, l'Africa del Nord e l'America Latina fa pensare ragionevolmente che corrispondano a delle somme che hanno permesso l'arricchimento personale e fraudolento dei governi e delle imprese, una sorta di dazio che i Paesi imperialisti pagano alle classi dominanti e ai politici del Sud per poter continuare a saccheggiare il Terzo Mondo.