Il WTO e l'agricoltura.
I profitti degli imperialismi nel settore agricolo e la dipendenza alimentare del Sud del mondo. Di Louis Barrière, da Rouge. Dicembre 1999.


 

Le divergenze tra gli esportatori di prodotti agricoli sono di nuovo al centro dei negoziati commerciali internazionali.
Gli Stati Uniti, il gruppo "delle carni" (Canada, Australia, Argentina, Brasile, ecc.) e l'Unione europea si scontrano sull'ordine del giorno dei negoziati: si deve inserire la questione degli organismi geneticamente modificati, la riduzione degli aiuti economici all'agricoltura e la soppressione delle sovvenzioni alle esportazioni?
Questo nuovo conflitto mondiale tra le grandi potenze agricole s'inserisce in un contesto di grave crisi del settore. Alla conclusione dei negoziati dell'Uruguay Round, tutti i sostenitori del liberismo selvaggio annunciavano che la liberalizzazione degli scambi avrebbe condotto allo sviluppo del commercio mondiale; ebbene accade esattamente il contrario. Dopo una stagione (1995-1996) caratterizzata da prezzi elevati di cereali e prodotti oleosi, questi hanno cominciato a scendere in maniera costante. Oggi sono talmente bassi che l'amministrazione USA ritiene che la congiuntura presente sia la peggiore dai tempi della crisi degli anni Trenta.
Come fare per uscire da tale marasma? Negli USA, gli interventi diretti e indiretti sono considerevolmente cresciuti. Gli aiuti diretti agli agricoltori sono passati da 8 a 15 miliardi di dollari tra il 1997 e il 1999. In Canada i sindacati agricoli reclamano aiuti "sociali" che possono arrivare fino a 65.000 franchi per coltivazione. Ma aldilà di questi finanziamenti, i quattro maggiori esportatori di cereali hanno tutti adottato delle politiche di sostegno alle loro esportazioni agricole.
In Canada e Australia esistono dei "wheat boards", dipartimenti del grano, una sorta di uffici che detengono il monopolio del commercio estero del grano. In Canada, lo stesso commercio interno del grano avviene unicamente per intermediazione del "wheat board". E quando, ancora recentemente, alcuni coltivatori del sud del Paese hanno provato a esportare direttamente verso gli USA grano canadese, la Royal Monted Police è stata spedita velocemente sul luogo del delitto per impedire ai contravventori di aggirare le leggi. In Australia, l'"Australian Wheat Board" è stato privatizzato e si chiama ora "Australian Wheat Board Limited", ma continua a detenere il commercio estero del grano.

Gli aiuti alimentari
Il neoliberismo ha qualche volta dei ben strani colori! È quindi necessario comprendere le politiche degli aiuti alimentari. Bizzarramente, esse sono considerevolmente diminuite nel momento in cui i prezzi erano alti. Così l'UE registrava solamente un milione di tonnellate di grano sotto forma di aiuti nel periodo 1995-96, quando i prezzi erano elevati. Da quando i prezzi sono di nuovo bassi e le riserve gonfie, gli aiuti riprendono a svilupparsi. Negli USA gli aiuti alimentari del 1998-99 sono 7 volte più consistenti che nel periodo precedente. È questo contesto di crisi che spiega i conflitti nel WTO sulle esportazioni agricole. Le grandi potenze (USA, Canada, Australia e UE, tutti membri del G7) detengono l'85% del mercato mondiale del grano. Gli USA coprono più del 60% del mercato mondiale del mais. Il commercio è un commercio di prodotti ricchi, coltivati da ricchi e destinati ai paesi più poveri del pianeta. Con l'eccezione del Giappone, tutti i paesi importatori di grano sono paesi in via di sviluppo. Il principale importatore è l'Egitto, il secondo l'Iran; poi vengono il Brasile, l'Indonesia, il Pakistan, la Corea del sud, il Maghreb. Le grandi aziende dell'agrobusiness così come le lobbies agricole mondiali intendono sviluppare ulteriormente questo commercio. Esse ritengono che i crescenti bisogni agricoli mondiali debbano essere soddisfatti dallo sviluppo degli scambi. È in questo quadro che vanno collocati gli organismi geneticamente modificati. Essi debbono consentire ai paesi esportatori di accrescere la loro produzione agricola limitando possibilmente le conseguenze ecologiche derivanti da questo tipo di aumento della produttività.
Il vero conflitto quindi è un conflitto che unisce tutti gli imperialismi agricoli e li oppone ai paesi del Terzo Mondo. Al diritto del commercio mondiale, bisogna contrapporre il diritto dei popoli a produrre da sé medesimi i propri alimenti. La ricerca scientifica dovrebbe essere consacrata prioritariamente alla messa a punto delle tecniche che permettano ai paesi più poveri di liberarsi dalla dipendenza alimentare. Ma ciò è esattamente il contrario di quanto si va a negoziare nel WTO.