CONTRO
LA GLOBALIZZAZIONE: VOGLIA DI DIBATTITO A SINISTRA.
Resoconti
e analisi dettagliate di tre giorni di incontri ai convegni di Milano e Firenze
contro la globalizzazione e il neoliberismo. Da varie fonti. Novembre 1999.
Il primo
incontro italiano del "Forum Mondiale delle Alternative" svolto a Milano e
il "Contromeeting" di Firenze hanno richiamato moltissimi compagni dalle provenienze
e dalle situazioni pi· varie. La voglia di spazi di discussione sta crescendo,
assieme alla voglia di confrontare esperienze diverse. Questo risultato si
poteva prevedere in virt· delle numerosissime sigle di realt¦ locali e nazionali
che hanno aderito alle iniziative. La partecipazione Ò stata decisamente la
nota pi· positiva. MILANO FIRENZE Contro
il neoliberismo L'insostenibile
"sviluppo sostenibile" Conclusione
Il convegno tenutosi a Milano nei giorni 19-20-21 novembre presso il Centro
Congressi della Provincia di Via Corridoni 16, L'ORIZZONTE DELLE ALTERNATIVE.
CONTRO LA GLOBALIZZAZIONE DELLA MISERIA E DELL'ESCLUSIONE, Ò stato organizzato
da numerosi organismi, associazioni, testate giornalistiche: Associazione
Culturale Punto Rosso, Libera Universit¦ Popolare, Mani Tese, Cres, Fondazione
Internazionale Lelio Basso, Le monde diplomatique - il manifesto, Rivista
Carta, Alternativa Sindacale Cgil Lombardia, Rete RadiŸ Resch, Rivista Il
giornale della natura, Rete culturale Il filo di Arianna, Cepes, Rivista AlternativeEuropa.
Hanno aderito Mlal, Associazione Ya Basta!, Fun-Che, Convenzione per l'alternativa,
Liberazione, Fratelli dell'uomo, Comitato permanente contro la guerra, Terre
di Mezzo, Progetto Continenti, Progetto Sviluppo Cgil Liguria, Coordinamento
Lombardo Nord-Sud del Mondo, Associazione Tatavasco, Fondazione Emmanuel per
il Sud del mondo, Infoxoa, Quaderni di storia ecologica, Volontari per lo
Sviluppo, Cocis, Coord. lombardo Nord/Sud del mondo, Loc, Circolo Arci l'Osservatorio,
Ass. Cgs Rondinella, Il Ponte della Lombardia, Ass. Amici di P.za Grande,
Partito Umanista. Il convegno internazionale milanese, pi· "istituzionale
" di quello svolto a Firenze, godeva del patrocinio della Regione Lombardia
e del contributo del Gruppo della Sinistra Europea, inoltre era inserito nel
piano ministeriale dell'aggiornamento per gli insegnanti. Si Ò tratto di un
avvenimento importante e significativo, con la partecipazione complessiva
di un migliaio di persone. Un convegno tenutosi in contemporanea al summit
di Firenze della cosiddetta "terza via" e a pochi giorni dal "Millennium Round"
di Seattle. Nei tre giorni della sua durata si sono potute ascoltare le relazioni
di numerosi studiosi di fama internazionale: Samir Amin, JosŸ Saramago, Susan
George, Riccardo Petrella, FranÕois Houtart, Padre Felipe Toussaint Loera,
JosŸ Ramos Regidor, Giulio Girardi, Giovanni Mazzetti, Bruno Amoroso, Aye
Aye Win, Jayan Nayar, Heinz Bierbaum e altri. Vi sono state poi le testimonianze
di numerosi esponenti dei movimenti che su scala mondiale lottano contro il
neoliberismo e la dittatura del mercato come unico parametro di riferimento
del consorzio umano: Movimento dei Sem Terra del Brasile, ribelli del Chiapas,
movimenti di solidariet¦ e di giustizia sociale, ambientalisti, ecc. Il convegno
si Ò concluso con una DICHIARAZIONE FINALE, quale sintesi dei diversi apporti,
delle diverse analisi, delle diverse prospettive, approvata dai partecipanti
al convegno stesso: Esistono alternative alla mondializzazione del dominio
del capitale sull'economia e alla globalizzazione della miseria e dell'esclusione.
La posta in gioco Ò universale e coinvolge sia il Nord che il Sud del mondo.
Contrariamente alle affermazioni del Millennium Round (la riunione a Seattle
dell'Organizzazione Mondiale del Commercio), il futuro dell'umanit¦ non sar¦
assicurato dalla semplice liberalizzazione del mercato, quest'ultimo essendo
un rapporto sociale nel quale i pi· forti impongono i loro interessi. Le alternative
si pongono in una doppia prospettiva. In primo luogo, occorre togliere gli
ostacoli al libero dispiegarsi delle dimensioni umane, fisiche e culturali.
Tali ostacoli sono: - l'ideologia del mercato come legge di natura, del consumo
senza limiti e della "modernit¦" veicolata dal capitalismo; - la mercificazione
di tutti i settori della vita collettiva; - le decisioni antidemocratiche
dei gruppi e delle organizzazioni finanziarie internazionali che dominano
l'economia mondiale; - i flussi finanziari rovinosi che dal Sud passano al
Nord; - la militarizzazione dei rapporti internazionali sotto l'egemonia d'un
solo polo mondiale; In secondo luogo, si tratta: - di ricostruire i valori
del rispetto della natura, della solidariet¦ umana su scala mondiale, della
sobriet¦ nel consumo, del diritto dei popoli alla vita e all'autonomia delle
loro culture; - di formulare e di incoraggiare le iniziative economiche poste
al servizio degli esseri umani; - di organizzare il campo politico portatore
d'un modello di societ¦ liberato dalla dittatura del mercato senza cedere
alla prospettiva di un vago accomodamento; - di costruire un diritto internazionale
fondato e centrato sulla giustizia sociale; - di spronare e motivare le popolazioni
a partecipare alla costruzione delle alternative, poggiando sulle loro culture,
le loro religioni, le loro aspirazioni e le loro capacit¦ di entusiasmo. Tutto
ci presuppone una mondializzazione delle resistenze e delle lotte sociali.
Resistenze e lotte sociali che, ciascuno nel proprio ambito sociale e geografico,
debbono prendere coscienza della loro collocazione nella costruzione di alternative
alla mondializzazione del capitale, stabilendo reti di collegamento e creando
convergenze nell'azione. Le alternative si costruiscono. Sapere che sono possibili
non Ò che l'inizio di una nuova speranza. Per finire, un convegno quello milanese
che nonostante la pesantezza dovuta ad interventi basati sulla lettura, ai
problemi di comprensione delle lingue, possiamo ritenere positivo, benchŸ
il rigido programma non prevedesse nessun spazio per il dibattito del pubblico,
che ha tentato invano di conquistarselo attraverso una raccolta di firme.
I giorni 19-20-21 novembre non sono stati solo la vetrina dei capi di
stato e di governo, di quello che viene chiamato "ulivo mondiale". Firenze
non Ò stata solo la citt¦ che in balia dei servizi di sicurezza dei "grandi
del mondo". Molte realt¦ organizzate dell'associazionismo, del sindacalismo
di base, dei collettivi studenteschi, dell'autorganizzazione, delle comunit¦
e dei comitati di base, forze politiche e sociali, negli stessi giorni si
sono incontrate ed hanno elaborato un programma di iniziative e di mobilitazione,
per denunciare le gravi responsabilit¦ dei "protagonisti del Summit" nell'aggravamento
generalizzato delle condizioni di vita delle popolazioni del mondo. Le adesioni,
cosË come a Milano, sono state diverse e numerose. A livello locale: Movimento
antagonista toscano, a sinistra, Associazione Il Muretto, Associazione ss.
terra e libert¦, Box sepe, Camera del lavoro sociale, Casa dei diritti sociali,
Centro di comunicazione comunista, Prato, Collettivo antagonista Valdinievole,
Collettivo ex magistero, Collettivo politico di Scienze politiche, Coordinamento
dire mai al mai, Coordinamento toscano di sostegno alla lotta zapatista, Comitato
per la liberazione di Mumia Abu-Jamal, Comitato per la pace Valdisieve, Comunicazione
antagonista, Comunit¦ di base delle piaggie, Confederazione Cobas, Consolato
ribelle del Messico, Cpa fi sud, Csa ex-Emerson, Csa Intifada, Cub, Donne
in nero, Federazione giornali di strada, Fuori binario, Il villaggio dei popoli,
L'altra citt¦, Movimento di lotta per la casa, Movimento per la confederazione
dei comunisti, Partito della Rifondazione comunista, Giovani comunisti, Rdb
sanit¦, Rsu universit¦ di Fi, Samba, Sin-cobas, Slai-cobas, Spazio autogestito
Newroz di Pisa, Tenda della pace, Laboratorio politico Contrordine - Studenti
Firenze, Assemblea spazi autogestiti di Lucca, Coordinamento contro la guerra
di Siena, Cybergodz di Livorno, Libera Universit¦ Godzilla di Livorno, Comitato
di difesa del centro - quartiere delle Casermette, Comitato permanente contro
le guerre imperialiste. A livello nazionale: Associazione senegalese di Caserta,
Confederazione cobas, Coordinamento di lotta per la casa Roma, Coordinamento
nazionale comitati contro la guerra, Coordinamento Antagonista pugliese, Associazione
difesa minoranze, Associazione filo rosso, Associazione per il rinnovamento
del coordinamento Senza frontiere-senza padroni (Na), Comitato Golfo, C.c.a
acerra, C.s. coppola rossa (Ba), C.s. Garibaldi (Mi), C.s. Transiti (Mi),
C.s. Vittoria (Mi), C.s.a Askatasuna (To), C.s.a Murazzi (To), C.s.a Dazdramir
(Fe), C.s.a Tempo rosso (Ce), C.s.a. Asilo politico (Sa), C.s.a. Canapificio
(Ce), C.s.o.a. Officina 99 (Na), Kurdistan azad, Laboratorio occupato ska
(Na), Movimento in lotta per il salario (Na), Osservatorio permanente contro
la guerra (Br), Rete diritti cittadinanza, Associazione Culturale Telematica
Malcolm X, Csa Auro di Catania, Csa Olympia 47 di Messina, Living Theatre
di Napoli, Roma, Bologna, Ferrara, Collettivo autonomo informatici di Pisa,
Redazione rivista Contropiano, Rete antirazzista di Venezia, Voce operaia,
Collettivo antagonista Primavalle (RM), Bollettino internazionalista Queimada,
CPO Gramigna (PD), CS Gabrio (TO), assemblea nazionale dell'autonomia di classe,
PMLI. A livello internazionale: Comitato organizzatore del controsummit di
Tampere, Rete "No border", Autonome offensive - Finlandia, Kein mensch ist
illegal - Germania, C.S. Il Molino - Lugano, S.A.C. - sindacato di base -
Svezia, LAB - sindacato di base - Euskadi, CNT - sindacato di base - Francia
, Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale - Mexico, FARC - Colombia, FPMR
- Cile
A Firenze i capi di stato e di governo (Clinton, Blair, Schroeder, D'Alema,
Jospin) si sono incontrati in nome di una "terza via", presentata con gli
attributi del "progresso" di "sinistra". Progresso? Quale progresso? Di chi?
Essi sono a capo di governi che obbediscono ai centri di comando mondiale
del capitalismo: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l'Organizzazione
Mondiale del Commercio. Sinistra? Quale sinistra? Clinton, Blair, D'Alema
& Co. sono i portatori del pensiero unico, del neoliberismo, condiviso con
i governi di centrodestra. Per tutti costoro le decisioni politiche dipendono
dai mercati finanziari, dalle banche internazionali, dai cartelli transnazionali.
Il futuro che loro disegnano Ò quello del genocidio economico, dell'apartheid
sociale, del permanente ricorso alla guerra che genera distruzioni di economie
e di vita organizzata, gli esodi inarrestabili, l'accentuazione dei conflitti
etnici, le devastazioni ambientali. La guerra nei Balcani Ò negli occhi di
tutti. Le politiche di aggiustamento strutturale imposte dal FMI e dalla BM
hanno distrutto le economie di numerosi paesi, esasperato gli squilibri nord-sud,
est-ovest, le diseguaglianze (ricchezze di pochi e miseria di tanti). La liberalizzazione
selvaggia ha determinato le migrazioni di massa. La repressione politica e
militare ha accompagnato e sostenuto la repressione economica. In forma diversa,
anche in Europa sono state applicate le medesime ricette neoliberiste: liberalizzazione
dei prezzi, dei mercati e dei movimenti finanziari; privatizzazione delle
imprese pubbliche; abbattimento della spesa sociale e del costo del lavoro,
flessibilit¦ strutturale. Conseguenze di questa politica, il diffondersi della
disoccupazione (oltre 20 milioni), il riprodursi della povert¦ a fasce sempre
pi· estese di cittadini (oltre 50 milioni), il dilagare della precarizzazione
delle esistenze oltre che del lavoro, la mancanza di prospettive per i giovani,
la piaga dello sfruttamento minorile, l'aumento degli infortuni sul lavoro,
l'emarginazione dei pi· deboli, le recrudescenze razziste, di cui i campi
di detenzione per gli immigrati rivelano il carattere di Fortezza chiusa alla
convivenza. Da qui a pochi giorni, il 30 novembre, a Seattle, gli stessi protagonisti
del summit fiorentino parteciperanno all'apertura del "Millennium Round":
i ministri del commercio estero di 134 paesi inizieranno i negoziati per l'ulteriore
liberalizzazione degli scambi e per sancire la libert¦ delle multinazionali
ad intervenire ovunque in nome di una "nuova costituzione del mondo" che veda
la subordinazione di ogni ambito economico e sociale (sanit¦, scuola, trasporti,
genetica, servizi sociali, ecc.) al loro potere e a quello del loro comitato
di affari. Il Contromeeting di Firenze, oltre che sedute plenarie, ha visto
svolgersi la discussione all'interno di diverse commissioni, che hanno poi
presentato documenti finali. Analizziamo ora sinteticamente ognuno di essi:
1. Documento della COMMISSIONE REPRESSIONE DEI CONFLITTI: "SPAZIO GIURIDICO
EUROPEO, POLIZIE EUROPEE, NUOVI MODELLI DI DIFESA": In un contesto generale
in cui istituzioni finanziarie, imprese transnazionali e banche internazionali
decidono e gestiscono le politiche mondiali al fine di favorire e regolare
i propri investimenti capitalistici e il proprio profitto, il nuovo assetto
delle forze armate, tanto in Europa quanto in Italia, si fa sempre pi· impellente.
I mutamenti nell'esercito e nei singoli corpi (come in Italia quello dei Carabinieri),
la chiara volont¦ di formare eserciti professionali che sostituiscano l'attuale
leva, passo del resto gi¦ compiuto in altri paesi europei, vanno inseriti
all'interno dei processi della globalizzazione, quali corollari indispensabili
alla gestione neoliberista da parte dei paesi del G8. La struttura della "difesa"
europea del 2000 giocher¦, quindi, nella protezione del nuovo ordine mondiale,
un ruolo fondamentale, se non primario, svolto in modo attivo sia nelle dinamiche
interne che esterne ai confini europei e "occidentali". Si profila infatti
con chiarezza la necessit¦ da parte delle democrazie della "terza via", di
mantenere una situazione di stabilit¦ al proprio interno, condizione minima
per essere poi in grado di imporre all'esterno il modello economico-politico
di cui sono portatori. A livello pratico questa forzata difesa della pace
sociale interna si traduce, da un lato, in un controllo militare del territorio
sempre pi· stretto, con funzioni di polizia anche internazionale (interforze
di polizia) e quindi di sorveglianza e prevenzione, mediante un forte inasprimento
sul piano legislativo, dall'altro nella repressione e nella eliminazione dei
conflitti sociali, indici indesiderati di resistenza e di reazione ai processi
della globalizzazione. Tali dinamiche sono gi¦ in parte visibili nella dimensione
lavorativa, dove qualsiasi forma di autorganizzazione, qualsiasi forma sindacale
risulta incompatibile con le esigenze del libero mercato. In questo contesto
il primo obiettivo da colpire diventa proprio l'abbattimento di diritti faticosamente
conquistati quali quello della rappresentanza sindacale o del diritto allo
sciopero. In uno scenario esterno, quei paesi che non assumeranno atteggiamenti
remissivi nei confronti di tale politica e non accetteranno gli imperativi
del neoliberismo, mantenendo una gestione autonoma della propria economia,
verranno automaticamente boicottati, isolati o bombardati. Le zone a rischio
di intervento militare sono cosË facilmente individuabili come quelle "non
compatibili": Est Europa, Medio ed Estremo Oriente, America Latina, Africa.
A questo punto la creazione di un esercito professionale, "flessibile" e multinazionale,
si impone ai poteri forti come scelta funzionale alle nuove operazioni belliche
di attacco. Come ci informano le riviste militari, questo passaggio verr¦
attuato mediante l'istituzione di un iter di formazione/addestramento "permanente
e finalizzato all'uso", capace di forgiare materiale umano in grado di "adeguare
e dosare" l'uso della violenza a seconda delle circostanze, di aver padronanza
di pi· lingue, anche "rare", in uso nelle aree di pi· probabile impiego, per
agevolare l'interoperabilit¦ e supplire cosË con maggior facilit¦ ad interventi
rapidi. E sempre pi· rapide saranno le guerre, tantochŸ nuovi ritrovati tecnologici
in continuo perfezionamento avranno come effetto collaterale un potere distruttivo
sempre maggiore (come nel caso dell'Uranio impoverito), mentre di lunga durata
si prospettano le azioni umanitarie. L'ingerenza umanitaria, ormai legittimata
agli occhi dell'opinione pubblica nel corso dell'ultimo conflitto balcanico,
sar¦ il nuovo strumento, affiancato alla guerra lampo, per assoggettare ogni
realt¦ ai rapporti di produzione capitalistici. Queste operazioni si svolgeranno
nell'ambito di una collaborazione forzata con le ONG, il cui intervento sar¦
possibile solo e unicamente sotto la protezione militare (MOOTW). Ovviamente
le ONG saranno preventivamente e accuratamente scelte secondo criteri di "convergenza
di obiettivi e di politica adottata nel raggiungimento di questi". Quindi
o le ONG si adeguano a favorire lo svolgimento dell'azione militare e a fornirle
una facciata credibile che nobiliti la missione agli occhi del mondo o, dato
che il loro intervento Ò possibile solo "sotto scorta", verranno boicottate
ed eliminate. La forza armata UE, se da un lato prepara un esercito "flessibile",
capace di adeguarsi anche a missioni NATO, quindi ancora sotto il controllo
dell'imperialismo USA, dall'altro propone una rapida ristrutturazione dell'industria
degli armamenti e un aumento degli investimenti destinati alla logistica europea,
per raggiungere una autonomia tecnica dagli USA. (documento di Tindermas).
2. Documento della COMMISSIONE IMMIGRAZIONE: "MIGRANTI NELLA FORTEZZA EUROPA"
In Italia da tempo Ò stata invertita la tendenza storica di paese esportatore
di forza-lavoro, anche se ricordiamo che esistono ancora sacche di resistenza
autoctona dentro ai confini dell'Unione Europea. Tutte le settimane dalla
Sicilia parte un autobus che carica lavoratori italiani per la Germania. Sono
ben 70mila ogni anno. Inoltre si calcolano 35mila manovali impiegati con contratti
di lavoro e salari a condizioni "italiane". Una triangolazione di sub-appalti
che consente lo sfruttamento del mercato di braccia da parte delle ditte italiane.
Flessibilit¦ e deregolamentazione del mercato del lavoro nei paesi a capitalismo
avanzato fanno della figura del migrante del sud del mondo il prototipo di
colui che subisce l'applicazione delle moderne forme del neoliberismo. Sotto
il profilo qualitativo la motivazione dell'immigrazione, Ò, a differenza degli
anni passati, indotta da svariati elementi (push factors), sia di natura politica,
sia di natura economica e sociale. Le ragioni della sopravvivenza, (quelle
delle navi dei disperati in Adriatico con il costante numero di morti al seguito,
degli approdi a nuoto a Pantelleria, dei Curdi in Calabria, delle morti nei
vani dei carrelli aerei e nelle stive delle navi, nei doppi fondi dei tir,
ecc.), sono fattori che parlano non il linguaggio dell'attrazione ma quello
di un mercato del lavoro deregolamentato in continua espansione. Questa Ò
una delle ragioni e dei paradossi dei flussi migratori: flussi continui di
manodopera immigrata nonostante la presenza di una consistente disoccupazione
interna. Ma questa realt¦ si giustifica solo con la totale disponibilit¦ della
manodopera immigrata a svolgere mansioni spesso rifiutate dagli autoctoni
perchŸ disagevoli, poco remunerate e completamente precarie. CosË come l'atteggiamento
dei padroni non muta nel corso del tempo: si cerca infatti una manodopera
debole e costantemente ricattabile; Ò il sistema usato molto spesso nelle
nuove forme del lavoro interinale, con agenzie che collocano e sfruttano la
manodopera immigrata imponendo varie forme di condizionamento e di ricatto
costanti. Per questo le pretese dei padroni di manodopera immigrata superano
e di tanto gli stessi iniqui provvedimenti delle politiche governative, dei
dettati dell'Europa di Schengen circa la restrittiva regolamentazione dei
flussi migratori. La flessibilit¦, la temporaneit¦, la reversibilit¦ delle
assunzioni, che caratterizzano l'odierno mercato del lavoro, sono particolarmente
accentuate nei confronti degli stranieri, come del resto sostiene persino
la Fondazione Cariplo nel suo studio e nei suoi rapporti sui flussi migratori.
In tutti i paesi dell'UE la stretta migratoria rende sempre pi· precari i
diritti alla residenza e al soggiorno e alle pratiche di accesso ai servizi
sociali da parte sia degli immigrati, sia da parte dei richiedenti asilo,
portando all'applicazione di un'insieme di norme legislative e di indirizzi
politici che applicano i dispositivi emanati a Schengen nel 1985, ratificati
a Dublino nel 1990, e ricoordinati lo scorso 15 ottobre a Tampere (Finlandia)
dai ministri degli interni e dai capi di governo. I confini esteri europei
stanno diventando un enorme laboratorio repressivo dentro il quale si sperimentano
nuove forme e tecnologie di controllo e di dominio. In questo quadro le frontiere
diventano una grande cortina militare dietro la quale l'apparato di difesa
mette in atto le politiche di aggressione, fino a ricorrere anche al conflitto
armato per confermare le politiche di assoluta egemonia del territorio. Questa
Ò stata la politica di abolizione delle frontiere interne e di totale militarizzazione
di quelle esterne, politica che spesso decade, quando conviene, per rafforzare
la produttivit¦ di questa o di quell'altra nazione europea. In questo senso
l'apertura di una grande battaglia che garantisca la libert¦ di circolazione
come diritto universale delle genti e dei popoli deve accompagnare il lavoro
politico e sociale di migliaia di militanti delle associazioni, dei collettivi
e di tutti coloro che difendono i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici
straniere. Un capitolo a parte dentro la commissione riguarda il peregrinare
costante della popolazione Rom. Per questo popolo migrante, al quale Ò stato
spezzato ogni riferimento culturale proprio, va garantito un impegno di difesa
in un quadro europeo. Le politiche di espulsione di questo popolo, che avvengono
un po' ovunque vanno fermate. E sempre in questo quadro deve essere riaccesa
una battaglia di massa per il diritto all'asilo politico di migliaia di donne
e uomini che emigrano da guerre indotte, da politiche di genocidio come in
Turchia, da governi autoritari e fascisti. Questo Ò ancora pi· urgente dal
momento in cui la diffusione di campagne xenofobe e la crescita della destra
in Europa diventano un segnale inquietante. In Italia, sia le campagne del
Polo contro la microcriminalit¦ che le costanti e diffuse azioni di intolleranza
nei confronti degli immigrati rappresentano la moderna concezione e pratica
del razzismo. I leghisti in alcuni paesi del Nord Italia hanno fatto di peggio,
ad esempio sradicando le panchine dei parchi per negare un minimo ritrovo
agli immigrati e chiudendo praticamente tutti i centri di prima accoglienza.
3. Documento della COMMISSIONE LAVORO: "GLOBALIZZAZIONE, TERZA VIA E DIRITTI
DEI LAVORATORI E DEI DISOCCUPATI" Ormai anche gran parte dei milioni di persone
che, dopo aver vissuto sotto i governi Thatcher, Reagan, Berlusconi, avevano
riposto aspettative nei programmi della "sinistra" si stanno disilludendo
rapidamente sotto i colpi delle generali politiche di smantellamento dei diritti
(al lavoro, alla casa, alla salute, ai trasporti, ecc), di parallela liquidazione
dei servizi pubblici, di costruzione di una societ¦ di controllo e di repressione.Costoro
- lavoratori stabili, precari, disoccupati - sperimentano concretamente il
significato della "globalizzazione". E si chiariscono le affermazioni fatte
ripetutamente dai governanti occidentali: "Il posto di lavoro fisso non esiste
pi·", oppure "la flessibilit¦ del mercato del lavoro produce occupazione".
E vediamo che in nome della "flessibilit¦" e della "adattabilit¦", l'occupazione
si va sempre pi· precarizzando, soprattutto con la diffusione dei contratti
a termine, del lavoro temporaneo, dei contratti di "collaborazione" e a "ritenuta
d'acconto", ecc Si tratta per lo pi· di impieghi non solo sottopagati, ma
spesso tra i pi· usuranti e pericolosi, e inoltre senza il rispetto di alcuna
regola sull'orario e sulla sicurezza. A questo quadro si aggiunge il "lavoro
nero", al quale ricorrono ormai uomini e donne di tutte le et¦, che il lavoro
non lo trovano oppure lo hanno perso. I lavoratori stabili invece sperimentano
le conseguenze delle sempre pi· ampie privatizzazioni, ogni volta con migliaia
di esuberi, chiusure di fabbriche, trasferimento di produzioni, contratti
peggiorativi, normative di sicurezza non rispettate, come dell'introduzione
dei "fondi pensione" che, rendendo pi· insicure quote di salario accantonate
negli anni, permettono invece alle aziende di avere a disposizione massicce
quantit¦ di capitali, necessarie a loro per pagarsi le sempre pi· costose
ristrutturazioni dei processi produttivi. Lontani dai discorsi dei capitalisti,
e anche dei politici della cosiddetta "terza via" sono gli obiettivi della
piena occupazione e dello sradicamento della miseria, che sono invece da considerare
assolutamente primari, visti i 18 milioni di disoccupati registrati ufficialmente
nella "civilissima" Europa! Anche nella scuola la completa subordinazione
alle esigenze della produzione ripropone la medesima precarizzazione, la competitivit¦,
l'impoverimento dei contenuti culturali, ecc. 4. Documento della COMMISSIONE
INTERNAZIONALE In un contesto di rapporti internazionali profondamente mutato
Ò necessario ripensare il significato stesso di solidariet¦ internazionale.
Appare chiaro come i mercati finanziari ed i circoli economici con le loro
borse, banche, multinazionali, istituzioni mondiali e trattati internazionali
governino l'intero sistema esercitando il proprio potere sulle scelte di politica
economica di ogni stato attraverso delle classi politiche espressione della
medesima classe dominante. LË dove non l'imperialismo non riesce a governare
direttamente ogni mezzo Ò buono per imporre i diktat di FMI, BM e loro accoliti.
Boicottaggio economico, embarghi, violenza militare e guerra diretta sono
tutti strumenti validi per imporre il proprio dominio e le proprie regole,
che costringono miliardi di persone allo sfruttamento, all'emarginazione sociale,
alla fame e alla miseria, mentre risulta escluso totalmente dalla societ¦
internazionale chi non Ò inserito nei cicli di sviluppo e nei meccanismi di
produzione e consumo. Tutto ci Ò avvenuto e sta avvenendo anche per la mancanza
di movimenti rivoluzionari e popolari, soprattutto nei paesi avanzati, che
sapessero affermare un diverso modello di sviluppo o che perlomeno fungessero
da esempio valido di resistenza. ü in questo quadro che si pu vedere la tendenza,
da parte del capitale, di trovare la pacificazione dei numerosi e decennali
conflitti regionali, nel tentativo di riportarli nell'alveo della "dialettica
democratica". Appare altrettanto chiaro che chi si oppone a questo modello
di sviluppo, anche se con proprie caratteristiche, lotta contro un medesimo
nemico; che gli effetti del "neoliberismo" sono sempre gli stessi: distruzione
dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori (dove esistono), sfruttamento
completo delle popolazioni, distruzione dell'ambiente, ecc. Questi effetti,
oltre ad azzerare un secolo di conquiste sociali del movimento operaio, stanno
aumentando sempre pi· il divario tra ricchi e poveri, relegando interi continenti,
guidati da oligarchie corrotte, a serbatoi dove attingere il necessario per
il profitto, mentre il senso comune che si va affermando Ò che non esiste
miglior sistema di questo. Se il "neoliberismo" Ò il diretto responsabile
dell'impoverimento della popolazione mondiale non ha eliminato per un'opposizione
fatta di soggetti, gruppi, strutture di base, organizzazioni e movimenti che
in tutti i continenti fanno esplodere le contraddizioni. 5. Documento della
COMMISSIONE AMBIENTE: "LE RELAZIONI ECOLOGICHE DELLA GLOBALIZZAZIONE" La ricchezza
prodotta dalle societ¦ umane e il sapere collettivo permetterebbero di garantire
a tutti gli abitanti della Terra una vita degna di essere vissuta nel rispetto
della natura, cioÒ attraverso corrette e coerenti relazioni tra sistemi ecologici
e comunit¦ umane. Invece le politiche liberiste e la globalizzazione economica
condannano milioni di esseri umani alla morte, alla povert¦, alla malattia,
all'esclusione, e distruggono le relazioni ecologiche fondamentali che sono
essenziali per la continuazione della vita sulla Terra. Il movimento mondiale
di resistenza alla "globalizzazione" ha messo in evidenza come, nell'attuale
fase della mondializzazione dell'economia, stia esplodendo la contraddizione
principale del capitalismo: la necessit¦ costitutiva della crescita economica
illimitata e l'incapacit¦ di realizzarla, in ragione delle reazioni ecologiche
naturali e della resistenza di societ¦ umane locali, autonome rispetto al
dominio capitalistico. Nel momento in cui la globalizzazione e il suo "ordine"
sociale si estendono a tutto il pianeta, la crisi ecologica e le insopportabili
condizioni materiali di esistenza, nelle quali vive la maggioranza degli esseri
umani, spazzano via l'ipotesi che il capitalismo possa essere il migliore
dei mondi possibili. Per queste ragioni le organizzazioni e le istituzioni
economiche e finanziarie internazionali tentano di definire e di costruire
nuove relazioni ecologiche e sociali, nel segno della compatibilit¦ tra sviluppo
e ambiente. Una compatibilit¦ tanto miope quanto inefficace. Il progetto di
civilizzazione che il Capitale ha proposto alle classi sociali, ai popoli
della Terra, alle donne e agli uomini che la abitano, Ò fondato sull'estensione
a tutto il pianeta della modernit¦ tecnologica ed economica, quale nuova forma
di colonizzazione e di dominio di popoli, culture locali, sistemi ecologici.
Una civilizzazione legittimata con la "favola moderna" che la globalizzazione
delle relazioni di mercato avrebbe garantito la pace nel mondo. Le relazioni
internazionali degli ultimi cinquant'anni, e recentemente la guerra nei Balcani,
a Timor Est e in tante regioni del pianeta, dimostrano esattamente il contrario.
Oggi Ò precisamente questo progetto di civilizzazione che perde la sua legittimazione
e viene a cadere. La promozione del liberoscambio, guidata da FMI e BM, ha
creato durante gli ultimi cinquant'anni nuovi limiti ecologici, sociali ed
economici, ha costretto intere popolazioni del Terzo e del Quarto Mondo all'emigrazione,
ha distrutto l'ambiente e i modi di vita tradizionali. Un pugno di compagnie
e di organizzazioni transnazionali hanno oggi la possibilit¦ e il potere,
e quindi tentano di modellare il mondo e le strutture ecologiche secondo la
loro convenienza, arrivando a manipolare i codici di trasmissione genetica.
Un processo ben rappresentato dall'AMI (Accordo Multilaterale sugli Investimenti),
con le sue proposte di investimenti fuori da qualsiasi controllo, antidemocratici,
con effetti devastanti sull'ambiente e sulle culture locali. Il progetto fortunatamente
Ò stato ostacolato con successo dal movimento di cittadini, popoli nativi
ed organizzazioni di base dell'ottobre 1998. Le relazioni ecologiche pensate
ed imposte dalla globalizzazione si basano sulla definitiva rottura della
correlazione tra Natura, Lavoro, Capitale. All'aumento della produttivit¦
generale non corrisponde l'aumento degli occupati e la distribuzione della
ricchezza prodotta. La Natura viene ridotta ad Ambiente ed i suoi processi
di uso sono ricondotti ad una rigida compatibilit¦ con le ragioni e le regole
dell'Impresa e del Mercato. Le tecnologie moderne, create nel contesto della
crescita, sono associate a pesanti costi ecologici. Le innovazioni tecnologiche
nei settori chiave quali infomazione, telecomunicazioni, biotecnologie, ed
il sistema tecnologico nel suo complesso, esteso ora a tutta la biosfera,
distruggono la Natura e sono fonte di nuove e pesanti forme di ineguaglianza
e di repressione. Come Ò noto le tecnologie non sostituiscono lavoro ma lavoratori,
per cui l'intensit¦, la durata e la non sicurezza del lavoro aumentano. Inoltre
nuove forme di dominio vengono incorporate nelle macchine e nelle relazioni
sociali che organizzano i sistemi del sapere e della produzione. Incidenti
e disastri derivano da questo modo di progettare le macchine, dalla scarsa
sicurezza e inaffidabilit¦ congenite. Questa Ò la ragione per cui le macchine
"fuggono" da sistemi sociali che effettuano almeno i controlli (non potendo,
stante il dominio del capitale, imporre una diversa concezione e progettazione
delle macchine), per "emigrare" verso paesi dove controlli, normative, capacit¦
di risposta dei lavoratori sono al grado minimo: da qui Bophal, Cernobil e
infiniti altri disastri. Se tutti i paesi del globo raggiungessero il livello
di sviluppo del Nord, occorrerebbero cinque Terre per estrarre i materiali
e collocare i rifiuti. Lo sviluppo Ò fallito come impresa socio-economica
e come strumento di promozione umana. Nei fatti Ò stato un processo di allontanamento
di interi popoli dalla loro tradizionale base culturale e produttiva condivisa.
Basti pensare agli aiuti allo sviluppo che hanno rivelato la loro vera finalit¦:
aiuti al processo di modernizzazione e di globalizzazione. Scienza, Mercato,
Stato hanno fatto la guerra alle diversit¦ ecologiche, sociali e culturali.
Il processo di mondializzazione non riguarda solo la distruzione della natura,
esso riguarda anche la distruzione di culture locali, di interi popoli, di
autonome modalit¦ di esistenza.
L'ambiente fa la sua comparsa sulla scena politica come concetto critico delle
politiche dello sviluppo, ma nel tempo diventa un concetto che annuncia una
nuova era dello sviluppo. Nel ricettario sempre mutevole la nozione di sviluppo
sostenibile Ò tesa a riformulare in termini di compatibilit¦ la crisi della
scarsit¦ delle risorse. Quando diventano palesi gli effetti distruttivi dello
sviluppo, il concetto viene allargato in modo da incorporare malattia e rimedio.
Con il Rapporto Brundtland si compie, sul piano internazionale ed istituzionale,
il connubio tra perseverante bramosia per lo sviluppo e preoccupazione per
l'ambiente, a conclusione di una fase iniziata a Stoccolma nel 1972 ("Conferenza
delle Nazioni Unite sull'Ambiente Umano"). Ad essa sono seguite negli anni
'80 le preoccupazioni per l'esaurimento delle risorse fondamentali e per l'inquinamento
planetario, che si ritrovano ai primi posti nelle agende delle politiche internazionali:
una spia della preoccupazione per gli effetti delle tensioni ecologiche sulle
prospettive economiche. La gestione efficiente delle risorse naturali diventa
componente essenziale del pacchetto dello sviluppo, mediante l'ottimizzazione
dello sfruttamento della Natura, indirizzato verso livelli accettabili di
tolleranza. Nel modello di sostenibilit¦ che Ò risultato vincente e che Ò
stato istituzionalizzato a livello internazionale dal Rapporto Brundtland
e dalla Conferenza di Rio, i limiti per la sostenibilit¦ sono intesi come
"non assoluti ma imposti dal presente stato dell'organizzazione tecnologica
e sociale e dalla capacit¦ della biosfera di assorbire gli effetti delle attivit¦
umane". Si punta quindi su una evoluzione del controllo tecnologico dei processi
di sviluppo, dei rischi e degli stessi processi naturali. Un atteggiamento
tanto obsoleto quanto funzionale al sistema economico. Dopo la povert¦, la
fame, l'analfabetismo, la nuova emergenza Ò la sopravvivenza del pianeta,
che strumentalmente pu e viene assunta come questione globale e motivo per
intromettersi nelle dinamiche sociali delle comunit¦, nei paesi del Sud, nei
processi di autorganizzazione. La sopravvivenza del Pianeta giustifica interventi
statali e delle compagnie economiche e finanziarie internazionali. Per assicurare
la sopravvivenza del pianeta l'autonomia e l'autorganizzazione dei popoli
e delle comunit¦ diventano un valore antisociale e le diversit¦ locali diventano
ostacolo per la salvezza globale. Nella globalizzazione l'idea di una sovranit¦
a carattere territoriale diventa ridicola. La crisi ecologica ha conseguenze
nella forma e nella sostanza della democrazia (ricaduta del materiale radioattivo...).
Salta la congruenza tra chi prende le decisioni, le parti territoriali e sociali
interessate, i controlli. La nuova geografia della globalizzazione e le sue
relazioni ecologiche e sociali mostrano ora tutti i loro effetti: la distruzione
delle capacit¦ autorigenerative degli ecosistemi, il rischio di estinzione
delle specie vegetali ed animali la distruzione di forme di vita ritenute
estranee ai bisogni misurabili col potere d'acquisto (gli unici bisogni che
il capitalismo sia capace di riconoscere), gli alimenti agli ormoni, la circolazione
e l'esportazione di organismi geneticamente modificati (Ogm), l'agricoltura
chimica, il buco d'ozono, l'effetto serra, la distruzione delle foreste pluviali,
la riduzione delle terre coltivabili, i processi di desertificazione, l'introduzione
di sostanze di sintesi estranee alla vita (diossine, furani, radionuclidi,
pvc), la produzione di rifiuti, l'attacco alla salute di lavoratori e cittadini,
la tematica della salute, resa subalterna al generico problema ambientale,
l'estinzione delle politiche di prevenzione sanitaria ed ambientale. Nuove
minacce riguardano non pi· solo le risorse non rinnovabili, ma anche le risorse
rinnovabili, di fatto rese non rinnovabili a causa della distruzione ambientale:
acqua, aria, vegetazione e capacit¦ dello spazio-ambiente di assorbire i rifiuti,
lo stato in cui sono ridotte le merci dopo il processo di circolazione e di
consumo.
Anche a Firenze il dato pi· positivo Ò che pezzi diversisssimi a sinistra
hanno cominciato a parlarsi con l'obiettivo di costruire obiettivi comuni
su cui lavorare. Come partecipata e colorata Ò stata la manifestazione dei
15.000 compagni che si Ò snodata nelle vie della citt¦ E per il futuro ? Il
dibattito non finir¦, in entrambe le situazioni. Quali le azioni per continuare
su "questa via alternativa"? A Milano il "Forum mondiale delle Alternative"
oltre alla pubblicazione di un annuario sullo "stato del mondo visto dal basso"
pensa di continuare a proporre iniziative decentrate dove si possa fare quel
dibattito che Ò mancato e propone la sua struttura come una rete delle reti.
A Firenze si Ò proposto di fare un "Bollettino Europeo" da mettere in rete,
frutto della discussione di tre giorni appassionati di discussioni incontri
e pacifiche manifestazioni di piazza.