Manciuria più
povera
L'apertura
di Pechino alla concorrenza internazionale ha messo in ginocchio i coltivatori
di soia.
Reds - Luglio 2009
La Cina ha fatto il suo ingresso nell'Organizzazione mondiale del commercio l'11 dicembre 2001. Un traguardo accolto con grande sollievo in Occidente perchè obbligava Pechino ad adeguarsi agli standard internazionali. Ben presto però sono emerse le problematiche interne derivanti dal dover rispettare le regole previste dalla Wto. E' il caso del settore della soia cinese concentrato nella Manciuria; il crollo del prezzo della materia prima ha portato i contadini a impoverirsi e a denunciare l'ingresso nella Wto. Per loro la situazione è decisamente peggiorata da quando la Cina è diventata una superpotenza economica.
Fino a qualche anno fa il loro lavoro era comunque duro. Nei campi di soia per 15 ore al giorno, ma con un ritorno che aveva un senso. Oggi il carico di lavoro non è cambiato, ma come contropartita c'è un reddito che consente a malapena di sopravvivere senza risparmiare uno yuan.
Parliamo di contadini giovani e meno giovani con piccoli appezzamenti in concessione pubblica da coltivare. Contadini che hanno sempre coltivato la soia fin da bambini e che hanno vissuto sulla propria pelle tutte le tappe della transizione cinese, dalla pianificazione al libero mercato. Colellettivizzazioni forzate, riforme agrarie, de-collettivizzazioni.
L'ingresso
della Cina nella Wto ha prodotto per questi contadini un impoverimento diffuso
nelle varie regioni: a Linhe, a Jiefang, a Heping e in altre migliaia di borghi
sparsi per l'Heilongjiang e per le due province limitrofe di Jilin e Liaoning.
Per una ragione molto semplice: con l'apertura del mercato cinese ai commerci
internazionali i prezzi della soia sono crollati, mettendo in ginocchio milioni
di contadini in tutta la grande Manciuria cinese. Un terremoto che ha sconvolto
le esistenze quotidiane di regioni rurali vissute per secoli sulla coltivazione
dei semi di soia.
Nel 1995 la Cina era il più grosso esportatore mondiale di soia. Oggi è il primo importatore planetario: oltre il 70% del suo fabbisogno proviene dagli Stati Uniti, Brasile e Argentina. A questo c'è da aggiungere che gran parte della soia di importazione è geneticamente modificata: costa meno lavorarla e produce molto più olio. Questo differenziale di rendimento ha messo completamente fuori mercato la produzione locale.
Le
difficoltà dell'industria di trasformazione locale hanno aperto enormi
spazi di penetrazione alle multinazionali. Dal 2004 in poi tutti i colossi cerealicoli
mondiali hanno approfittato della crisi dell'industria mancese, acquistando
per poco partecipazioni rilevanti nelle principali aziende locali.
Il risultato è che oggi l'80% dell'industria cinese di trasformazione
della soia è in mano a capitalisti stranieri. E questo ingresso massiccio
delle società estere ha peggiorato ulteriormente la situazione dei contadini,
aprendo un serio problema sociale nelle campagne.
La manciuria è una terra fertile. Ma le violente escursioni termiche (si va dai -40° dell'inverno siberiano ai +35° dell'estate monsonica) non facilitano l'impianto di colture alternative. Prima i contadini hanno provato a reagire al crollo dei prezzi della soia buttandosi su altre coltivazioni come riso, grano o mais. Ma i risultati sono stati assai scarsi.
Il Governo ha compreso da tempo la gravità della situazione. Ed è corso tradivamente ai ripari. Un paio di anni fa, per sostener il reddito degli agricoltori, Pechino ha introdotto un prezzo minimo garantito sulle consegne della soia agli ammassi pubblici. Il procedimento si è però rivelato presto inefficace e, quel che è peggio, ha finito per creare un mercato intermedio controllato da un gruppo di affaristi che lucrano sulla pelle dei contadini.
Accade che, dopo il raccolto arivano sui luoghi della produzione personaggi strani con i loro camion proponendosi di rilevare tutto il raccolto a un prezzo inferiore a quello minimo fissato dalle autorità. Alla fine ai contadini conviene vendere tutto e subito a loro, perchè andando all'ammasso pubblico, dopo giorni di attesa, possono correre il rischio di non rimediare neppure il prezzo minimo garantito. Per non parlare poi dei trucchi che i burocrati corrotti escogitano normalmente per aggirare l'ammortizzatore amministrativo: i funzionari pubblici in combutta con gli agenti contestano sempre la qualità della soia per costrigere i contadini a venderla sottocosto agli intermediari.
In una situazione di questo tipo è sicuramente difficile prevedere un futuro dignitoso per le campagne. Tant'è che stà prendendo piede il fenomeno dell'emigrazione verso le grandi città. Ma anche lì è durissima: in generale si assiste anche al fenomeno inverso del ritorno con livelli di povertà ancora peggiori.