Scheda: la guerra di Bosnia.
Breve sintesi della guerra civile bosniaca. Associazione Cultura Popolare. Agosto 1995.


La Bosnia era una delle repubbliche della Federazione Jugoslava (capitale: Sarajevo). Questa regione ha sempre avuto, a partire dal Medioevo, una propria caratterizzazione autonoma, una stessa lingua, quella serbo-croata, ed una difficile convivenza di tre religioni: cattolica (professata dai croati), ortodossa (professata dai serbi) e musulmana. L'origine di questi musulmano-bosniaci é particolare. Essi sono i discendenti di una setta cristiana medievale : i bogomili, che contestavano il potere di Roma da un lato e di Bisanzio dall'altro (capitali rispettivamente del cattolicesimo e dell'ortodossia) poiché predicavano e sostenevano la più totale povertà evangelica, non consideravano testo sacro l'Antico Testamento e respingevano gran parte dei sacramenti, erano avversi alle gerarchie religiose ed al culto delle immagini, non riconoscevano alcuna autorità terrena. Tra i secoli XI e XV furono duramente perseguitati dai sovrani bizantini e bulgari, subirono condanne da vescovi e concili, furono combattuti aspramente dai missionari cattolici. Quando i Balcani furono invasi dagli ottomani, i bogomili accolsero con favore degli invasori che si mostravano molto più tolleranti con loro dei "civili" cristiani. Trovando evidentemente più punti di contatto con l'Islam che con il cristianesimo i bogomili si convertitrono in massa all'Islam. Prima del 1991 i musulmani costituivano il 43,7% della popolazione, i serbi il 31,3% e i croati il 17,3%. La distribuzione delle tre etnie era in generale a macchia di leopardo. Grosso modo si può dire comunque che i musulmani erano maggioritari nei distretti centro-orientali e all'estremità occidentale (Bihac), i serbi in quelli centro-occidentali, i croati in quelli a sud-est, a ridosso della Croazia. Nelle elezioni bosniache del 1990 l'86% dei seggi era andato a partiti a base etnica: il Partito per l'azione democratica (SDA) (rappresentante dei musulmani e con a capo Alija Izetbegovic, attuale presidente della Bosnia) con il 37,8% dei voti, il Partito Democratico Serbo (SDS) (di Radovan Karadzic, attuale presidente dell'autoproclamata Repubblica del Popolo Serbo della Bosnia Erzegovina) con il 26,5%, e la Comunità Democratica Croata (HDZ) con il 14,7% dei voti. I due partiti interetnici avevano ottenuto il 6% (Lega dei comunisti-Partito per il cambiamento Sociale) e il 5,6% (Alleanza delle Forze Riformiste di Jugoslavia).

Sin dall'inizio della crisi jugoslava segnali di guerra civile si facevano sentire ad opera di milizie serbe che non intendevano accettare il processo che ormai si andava delineando di distacco della Bosnia dalla Federazione Jugoslava. Ma l'inizio vero della guerra civile in Bosnia é da far risalire ai giorni in cui si realizzava il referendum dove la schiacciante maggioranza dei votanti (ma la minoranza serba in gran parte non era andata a votare) si dichiarava per l'indipendenza. Il primo marzo 1992 Sarajevo veniva paralizzata dall'azione delle milizie serbo-bosniache, già armate da tempo e capitanate da Karadzic, seguace di Milosevic. Izetbegovic, presidente della Bosnia, che aveva passato vari anni nelle galere jugoslave per le sue teorie politiche islamiste, non si era minimamente preparato all'autodifesa (contrariamente a sloveni e croati), nonostante il prevedibilissimo attacco serbo. Per molto tempo la direzione Izetbegovic, confidando nell'aiuto occidentale e soprattutto USA, ha mostrato una notevole incapacità e debolezza a far fronte politicamente e militarmente alle iniziative avversarie. Nel 1992 cominciava così il lungo assedio serbo a Sarajevo, mentre in pochi mesi i serbo-bosniaci, appoggiati dall'armata federale, conquistavano il 704% del territorio bosniaco portando avanti una spaventosa pulizia etnica (stupri, stragi, internamenti in veri e propri lager, ecc.). Si calcola che in soli tre mesi il conflitto in Bosnia abbia provocato 40.000 morti, la maggior parte musulmani. Nel maggio 1992 la neoanata Federazione Jugoslava, per non incorrere nell'accusa di aggressione ad uno stato sovrano, richiamava in patria serbi e montenegrini impegnati nell'esercito federale di stanza in Bosnia. In realtà i 100.000 militari di tali unità erano per oltre il 90% serbi della Bosnia e da quel momento entrarono così a far parte del'esercito di Karadzic. La Serbia ha continuato comunque, anche se in forma meno aperta, a rifornire e sostenere i serbi di Bosnia. Anche la Croazia era entrata quasi da subito pesantemente nel conflitto sostenendo i croato-bosniaci, il cui leader, Mate Boban, proclamava il 4 luglio 1992 la creazione della Comunità Croata dell'Herzeg-Bosna unificando i territori controllati dalle sue milizie. La sua guerra si rivolse soprattutto contro i musulmani verso i quali applicò le stesse tecniche di pulizia etnica usate dai serbi. La guerra croato-musulmana é terminata con gli accordi del marzo 1994. La neonata federazione croato-musulmana controlla il 30% del territorio, pur rappresentando quasi il 70% della popolazione.