IL SOGNO DI KALAJIC
PROSEGUE CON QUESTO ARTICOLO L'INCHIESTA DI ANDREA FERRARIO SUL FASCISTA SERBO DRAGOS KALAJIC


marzo 2001, di Andrea Ferrario, da Notizie Est del 15 fennraio 2001

 

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Dopo avere terminato e pubblicato l'articolo del 1 febbraio scorso sull'estremista di destra serbo Dragos Kalajic ho reperito un libro-intervista di quest'ultimo uscito in Italia per una piccola casa editrice della destra radicale (Dragos Kalajic, "Serbia, trincea d'Europa", Edizioni all'insegna del Veltro, Parma, 1999).
Il volume conferma molte delle cose riportate nell'articolo e aggiunge alcuni particolari importanti riguardanti le idee di Kalajic rispetto a quella che egli ritiene esplicitamente come una possibile collaborazione in Italia tra estrema destra ed estrema sinistra.

Viene confermato innanzitutto quanto avevamo scritto in merito al comportamento "camaleontico" di Kalajic, che cambia toni e argomentazioni a seconda del contesto in cui si trova ad esprimersi. In questo libro destinato al pubblico italiano, a differenza di quello pubblicato in Russia che avevamo analizzato, l'estremista e' molto meno volgare e parco negli atteggiamenti razzisti (non si parla piu' di "froci" e gli ebrei non sono piu' oggetto dei suoi strali, se si eccettua qualche chiaramente decifrabile accenno al "capitale usuraio"). Nella prima meta' del libro, curato da Tiberio Graziani, Kalajic punta tutto sulla geopolitica (e non a caso sono numerose le lunghe citazioni di articoli della rivista "Limes"). L'aspetto che piu' colpisce di questa prima parte e' che, se si eccettuano i riferimenti frequenti alla minaccia che la "dorsale verde" islamica rappresenterebbe per l'Europa "cristiana", interi lunghi brani corrispondono ne piu' ne meno a quanto scritto da molte testate della sinistra radicale italiana negli ultimi due anni. Vi troviamo inalterati gran parte dei luoghi comuni di tale sinistra riguardo alla guerra per il Kosovo: dai profughi albanesi che fuggono soprattutto per le bombe della NATO, alla guerra americana finalizzata a indebolire l'Europa e l'Euro, alle teorie sui "corridoi" come elemento fondamentale della guerra, al ruolo cospirativo della Germania nella disgregazione della Jugoslavia, al noto "Allegato B" di Rambouillet come meccanismo mirato a fare fallire ogni piano di pace. Come avevamo gia' notato, questa visione geopolitica e' quella che rappresenta il terreno di coltura ideale per strani connubi politici, che nella loro versione piu' degenerata arrivano ai contatti tra sinistra internazionalista ed estrema destra. Riguardo a tali aspetti, la seconda parte del libro di Kalajic offre una visione chiara di come egli individui una possibilita' di collaborazione in Italia tra queste due aree.

Secondo Kalajic, in occasione della guerra per il Kosovo vi e' stata una coincidenza di posizioni tra "vera destra" e "vera sinistra", che potrebbe costituire la base per una revisione della storia degli ultimi decenni, fatta di scontri tra queste due aree (gli anni di piombo) e frutto a sua opinione di una strategia artificiosa di Washington. Il ripensamento di tale storia, secondo Kalajic, dovrebbe portare a "un'alleanza almeno tattica, almeno su parziali interessi comuni sia sul piano del pensiero che dell'azione", per giungere a "una strategia unitaria per la liberazione del Continente dall'egemonia nordamericana". Kalajic individua esplicitamente quattro forze che possono farsi insieme portatrici di una tale strategia: Lega Nord, Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale e Rifondazione Comunista. Con quest'ultima, secondo Kalajic, la recente guerra ha aperto una possibilita' di collaborazione e l'estremista di destra cita a esempio l'affermazione di Bertinotti sull'esistenza in Italia di un "partito americano" (e il curatore italiano, puntiglioso, precisa che la paternità del termine è tuttavia da attribuirsi a Umberto Bossi e al Fronte Nazionale di Tilgher). Si tratterebbe quindi di formare un opposto "partito europeo" che promuova le "esigenze sia della giustizia sociale sia della identita' e della difesa del patrimonio culturale degli italiani (Padani compresi)". Oltre alla solidarietà alla Serbia, nella quale "sarebbero in gioco gli interessi vitali dell'Europa continentale", come scrive il curatore, vi e' un altro campo di possibile collaborazione con Rifondazione Comunista, secondo Kalajic: la lotta contro l'immigrazione. Qui Kalajic nega quanto, come abbiamo visto, ha scritto a chiare lettere altrove e si dichiara contrario a un respingimento degli immigrati alle frontiere e a favore invece di una politica mirata a fare rimanere coloro che immigrano nei loro paesi attraverso non meglio definite iniziative di "cooperazione e coprosperita'" promosse dall'Europa in alternativa al modello del colonialismo di stampo anglosassone - un discorso tanto piu' ambiguo se si tiene conto che nel resto del libro l'immigrazione viene definita come una minaccia incombente per l'Europa cristiana. Secondo l'estremista di destra su un tale obiettivo sarebbe possibile raccogliere ampi consensi all'interno di Rifondazione Comunista. Kalajic ha infine parole di lode per Stalin, che vede come colui che ha portato avanti nel tempo il progetto imperiale della Russia zarista, salvando cosi' i "retaggi tradizionali" delle nazioni che facevano parte dell'Unione Sovietica. Con lo stesso obiettivo di salvaguardare gli aspetti nazionali e sociali, bisognera' costruire un "impero europeo" attraverso la collaborazione tra forze comuniste e forze patriottiche. Il modello citato esplicitamente da Kalajic e' il partito di Radovan Karadzic (personaggio che secondo lui e' "entrato in politica forzato dagli altri per la propria qualita' morale"), nel quale, secondo le parole dello stesso leader serbo-bosniaco citate da Kalajic, "c'e' posto per tutti: [...] per la sinistra e per la destra, per i rivoluzionari, ma anche per i conservatori", perche' insieme riescono a evitare "le degenerescenze alle quali portano una via soltanto rivoluzionaria o soltanto conservatrice", insomma, come commenta lo stesso Kalajic, "una famiglia organica, nella quale c'e' posto per tutti".

L'idea di un "partito imperiale europeo" che riunisca destra e sinistra rimane per fortuna un farneticante sogno (incubo) di Kalajic e di altri estremisti di destra. Il fatto che egli abbia trovato tribune e spazi a sinistra è tuttavia un sintomo che non va troppo sottovalutato, cosi' come non va troppo sottovalutato il fatto che, per quanto riguarda l'ultima guerra balcanica, le interpretazioni della destra radicale coincidano in larga misura con quelle di ampi settori della sinistra internazionalista.

 


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