Bosnia: i
complici del genocidio
Il
video su Srebrenica conferma le pesanti accuse : la Chiesa Serbo-Ortodossa sostenne
il genocidio dei bosniaci.
Associazione per i Popoli Minacciati (http://www.gfbv.it).
Reds, Settembre 2005
Dopo
la pubblicazione del video sui crimini di Srebrenica, l'Associazione per i Popoli
Minacciati (APM) ha sollevato gravi accuse contro la Chiesa serbo-ortodossa,
secondo cui questa avrebbe sostenuto l'uccisione e la messa in fuga dei musulmani
bosniaci, e la cancellazione di 500 anni di Islam mitteleuropeo in Bosnia. Il
video dimostra ancora una volta quanto la Chiesa serbo-ortodossa sia coinvolta
nel genocidio contro i musulmani bosniaci, e mostra il popolare abate Gavrilo
nel convento del Santo Arcangelo a Privina Glava a nordovest di Belgrado mentre
benedice gli assassini serbi di sei civili musulmani di Srebrenica.
Una scena simile si vede anche su una foto dell'agenzia Reuters pubblicata a
livello mondiale e scattata pochi giorni dopo il 25 luglio 1995, quando unità
serbe fucilarono almeno 7.800 uomini e ragazzi bosniaci dell'ex-zona di protezione
dell'ONU nella Bosnia orientale. In quella foto il patriarca Pavle, la più
alta eminenza della Chiesa serbo-ortodossa, passa del pane consacrato ai criminali
di guerra Ratko Karadzic e Ratko Mladic, che oggi sono ricercati dal Tribunale
penale internazionale.
Durante il Capodanno 1994/95 il Sacro Sinodo, il vertice della Chiesa serbo-ortodossa,
aveva ancora dichiarato che sarebbe stato "poco cristiano" definire
l'esercito serbo come aggressore. A partire dal 1991, il patriarca Pavle e la
maggioranza dei vescovi serbi si sono sempre impegnati a favore dell'annessione
alla Serbia delle zone "etnicamente pulite" in Croazia e Bosnia. In
luglio 1994 la Conferenza dei Vescovi serbi, capeggiata dal patriarca Pavle,
aveva chiesto alla nazione serba "di assumersi la responsabilità
davanti a Dio e al nostro popolo e di sollevarsi". In ottobre 1994 la Chiesa
serbo-ortodossa si era opposta con ogni mezzo ai tentativi di firmare il piano
di pace della Comunità internazionale a meno che le zone occupate dall'esercito
serbo non fossero state annesse alla Serbia. L'APM è a conoscenza di
dichiarazioni simili fatte da Vescovi serbi. Solamente Konstantin Djokic, vescovo
di Hildesheim, ha ammesso le colpe della Chiesa serba, dopodiché è
stata dimezzata la sua diocesi in Europa occidentale.
Durante la guerra in Bosnia l'APM si era già rivolta alla Chiesa evangelica
in Germania (EKD) e alla Giornata della Chiesa evangelica informando che in
Bosnia le truppe serbe avevano bruciato o fatto saltare in aria 1183 moschee
e luoghi di preghiera musulmani, tra cui alcuni splendidi monumenti secolari.
La Chiesa serbo-ortodossa aveva infine iniziato la costruzione di chiese proprio
sulle rovine delle moschee distrutte, com'è avvenuto per esempio a Foca
o a Brcko. A Konjevic è stata costruita una chiesa serbo-ortodossa nelle
immediate vicinanze di una fossa comune di musulmani assassinati. L'APM chiede
ora all'EKD, alla lega mondiale luterana, al Consiglio ecclesiastico mondiale
e all'amministrazione della Giornata della Chiesa evangelica di intraprendere
un dialogo con la Chiesa serbo-ortodossa, alla quale soprattutto le chiese evangeliche
sono legate sotto diversi aspetti, affinché convincano la Chiesa serbo-ortodossa
a un ripensamento delle proprie posizioni, a documentare la propria tragica
posizione e a chiedere perdono alle vittime bosniache.
Bolzano, Göttingen, 7 giugno 2005