Gli italiani portano lo stivale nel Banato.
Un articolo di Sorin Cehan tratto dal quotidiano "Evenimentul Zilei", riporta dati e fatti dell'imperialismo italiano in Romania. Traduzione a cura di REDS. Marzo 2001.



Un po' di tempo fa, nei casinò italiani, circolavano leggende di italiani che arrivavano con l'aereo privato a Bucarest, per una notte alla roulette. Ma costoro rappresentanvano ancora delle eccezioni. Agli inizi degli anni '90, il grosso di questi viaggiatori era rappresentato da piccoli imprenditori che arrivavano qui, con qualche centinaia di dollari nelle tasche, e riuscivano ad aprire un'impresa, attraverso la quale ricavarne di che vestirsi e di che mangiare.
Ma in questi ultimi anni l'invasione italiana è diventata "politica di Stato". Proprio oggi (26/02/2001, n.d.t.), 500 uomini di affari italiani, inaugurano a Timisoara, l'anno produttivo 2001, in presenza del Ministro dell'Industria e del Commercio estero italiano Enrico Letta. La stampa italiana ha preparato l'avvenimento. "Nella Romania nord/occidentale la lingua più parlata è quella veneta", scriveva recentemente un quotidiano italiano, il "Corriere della sera", all'interno di un articolo intitolato "Timisoara, la nuova provincia industriale veneta". Gli italiani, racconta, arrivano in Romania perché la mano d'opera è a basso costo, altamente qualificata, e può essere usata tante volte, sempre "in nero".

Le formiche lavoratrici romene.

"La colonizzazione ha avuto tre fasi", dichiara un imprenditore italiano in Romania, Toni Zandona, "i primi che sono arrivati, dieci anni fa, erano disperati: scappavano da un fallimento o da una moglie brutta. Poi sono arrivati gli avventurieri, i depravati attirati dalle leggende riferite al sesso a basso costo e lavanguardia degli imprenditori. Nella terza fase sono arrivati quelli che volevano fare "affari veri, dice Toni. I commenti dell'italiano a proposito del suo pezzo di paradiso in Romania sono difficili da digerire: "ho quattrocento formiche lavoratrici romene, che lavorano piegate per un decimo dello stipendio italiano, zero minuti di scioperi in un anno, zero problemi ecologici, nessun sindacato, libertà di licenziamento". Un altro affarista italiano che ha partecipato alla "colonizzazione" della Romania fu Gianni Di Pietri, un produttore italiano di materiali edili a Timisoara. Lui pensa che la Romania sia uguale all'Italia degli anni '50: "non è un paradiso ma è un Paese interessante per gli investimenti. Ho perso i soldi nella "BTR" e nella "Banca Rex", ho avuto problemi con la burocrazia , ma in generale mi va molto bene", ci ha dichiarato Di Pietri. A sua volta, Enrico Pollo, presidente dell'Associazione degli investitori italiani di Timisoara, guarda con moderato ottimismo, il futuro degli affari esteri in Romania: "con il passare del tempo, si è prodotta una selezione naturale. Il numero degli imprenditori comincia a ridursi a beneficio della loro qualità". In generale però, gli imprenditori italiani sono piuttosto scettici riguardo al futuro, perché esiste una tendenza al rialzo per i prezzi delle materie prime e per gli stipendi dei lavoratori. Prezzi e stipendi, con il tempo, si avvicineranno a quelli dell'Italia. Un imprenditore del settore della pre-lavorazione del legno, Ettore Nascimbene, è tra quelli che vedono un futuro nero per loro in Romania: il costo della manodopera crescerà, senzaltro, e proprio qui (nella regione del Banato. n.d.t.). Inoltre il prezzo del legno è aumentato di tre volte negli ultimi due anni, arrivando ormai al settanta per cento di quello praticato in Italia.

Tappeti italiani

In questo periodo, numerose aziende italiane sono diventate famose per i loro tappeti in Romania. L'azienda "Italimprese Spa", è stata coinvolta nello scandalo della costruzione della sede centrale di "Mindbank", nel quale un'azienda romena ha perduto 1,4 miliardi lei. "Carmens", un'azienda italiana produttrice di scarpe, ha comperato una fabbrica romena "Husana", dimezzando gli stipendi dei lavoratori, mentre raddoppiava la produzione.  "SC Agricola Suceava, è arrivata al fallimento dopo che è stata prelevata da un'azienda italiana: "Agricola Spera".

L'azienda "Costruzioni Callisto Pontello", ha riasfaltato 26 km di strada, ed è stata accusata dall'ex ministro Traian Basescu, per l'esecuzione dei lavori, proseguiti per 3 anni, raggiungendo il costo di 48 milioni di dollari. Basescu ha accusato anche l'Italiana "Fat", che ha ritardato di 4 mesi la fine dei lavori di ristrutturazione dell'autostrada Pitesti-Bucarest. Così anche l'autostrada Bucarest-Constanza ha ingoiato milioni di dollari, attraverso una non felice collaborazione tra "CCCF" di Bucarest e "Italstrade" di Milano.

Affari, politica e mafia

La sistemazione degli italiani nell'economia nazionale romena è stata possibile, naturalmente, anche grazie all'appoggio politico. Non a caso, l'industriale di Treviso, Mario Moretti Polegato, proprietario della fabbrica di calzature "Geox" di Montebbelluna, è stato nominato, con tutti i documenti in regola, Console onorario della Romania a Treviso. Una spiegazione a questa nomina potrebbe essere data dal fatto che, all'inaugurazione della fabbrica "Geox" di Timisoara avvenuta nell'ottobre 2000, hanno partecipato il premier Mugur Isarescu, in campagna elettorale, ed il capo della polizia di frontiera, Nini Saponaru.
Un altro esempio è dato dal Viceconsole onorario dell'Italia a Pietra Neamt, Luigi Bodo, il quale è anche rappresentante ed azionista dell'azienda "Rifil". La moglie dell'ex Primo Ministro, Elena Stolojan, è inoltre membro del consiglio di amministrazione della concessionaria italiana "MDF Frati". Inoltre,, il direttore aggiunto di "S.R.I.", Mircea Gheordunescu, è entrato in affari con alcuni italiani attraversso l'azienda "Italgemini", il cui rappreentante era il direttore commerciale. Per non parlare di una altro uomo d'affari italiano, Beniamino Faoro, presidente dell' organizzazione provinciale di Sibiu del P.N.R., il partito di Virgil Magureanu (partito di estrema destra, sciovinista ed antiungherese, n.d.t.).
La Romania ha attirato quindi con la sua politica investitori e malfattori italiani di ogni specie. Negli ultimi anni si sono registrati numerosi casi nei quali è stata implicata la mafia italiana. Il fenomeno è stato riportato ampiamente nei giornali del Paese. La mafia italiana si è inserita soprattutto nel settore turistico, prelevando alberghi, casinò e negozi, trasformando così nei fatti, la Romania, in un paradiso per i mafiosi. (...)

Gli investimenti italiani in Romania:
-al primo posto nel valore dell'esportazione della Romania;
-al quinto posto del valore del capitale investito (355,5 milioni di dollari)
-al primo posto per numero di aziende costruite (9595, delle quali più di 2000 provengono dal Veneto)
-250.000 romeni impiegati in aziende italiane. (aggiungendo a questi, i lavoratori di aziende intestate a cittadini italiani, ma con nomi di società anonime ungheresi, cipriote e del Liechtenstein, i lavoratori romeni, dipendenti di aziende italiane, arrivano a mezzo milione).