Perché si cambi!
La
manifestazione del 16 ottobre 1999 a Parigi che ha visto sfilare insieme contro
la politica di Jospin il PCF, la LCR, LO e socialisti dissidenti. Di André
Terroux e Christian Picquet, estratti di articoli apparsi su Rouge.
Ottobre 1999.
E' la prima volta
dal giugno 1997 che non si riunisce una tale quantità di gente per manifestare
per l'occupazione, contro i licenziamenti, la precarietà e la volontà
di un capitalismo rapace che vuol porre tutto sotto l'imperativo del profitto.
Il 16 ottobre, organizzato unitariamente da PCF, Ligue communiste révolutionnaire
(LCR) e Lutte Ouvrière (LO), ha contribuito a quella resistenza multiforme
al liberalismo, che si materializza nelle mobilitazioni dei salariati, nei movimenti
dei senza diritti, nella lotta per la tassazione dei movimenti di capitale e
nel rifiuto di ciò che preparano le prossime negoziazioni dell'OMC. La
piazza ha dimostrato la propria aspirazione ad una sinistra che sia realmente
di sinistra. Certo, occorrerà più di una manifestazione per modificare
i rapporti di forza, fermare l'arroganza del padronato e costringere il governo
a cambiare politica. Ma un varco s'é aperto, che occorre allargare proseguendo
l'azione nell'unità, preparando mobilitazioni ancora più ampie.
Come ha ammesso tutta la stampa, la manifestazione del 16 é stata un
successo. E la presenza dell'estrema sinistra é stata da tutti sottolineata.
Dalle 50000 alle 60000 persone: questa é la stima della partecipazione.
La testa della manifestazione é partita alle 14 e la coda é arrivata
a Place de la République alle 19. Cinque ore di manifestazione, sicuramente
più di quei 32000 partecipanti denunciati dalla polizia. Nessuno si é
sbagliato sul senso della manifestazione: i giornali titolavano: "Barra
a sinistra, Lionel!" Certo ad alcuni dispiace che il corteo, specie negli
spezzoni regionali nei quali il PCF ha diviso le sue forze, non era sempre così
combattivo nell'espressione delle proprie rivendicazioni o più radicale
nell'esigere un'altra politica. L'importante però é che si sia
usciti finalmente dalla rassegnazione passiva di fronte all'azione di un governo
sordo alle attese dei suoi elettori. Del resto la presenza di massa dell'estrema
sinistra fornisce una preziosa indicazione della dinamica militante della manifestazione.
Lutte ouvrière e la LCR sono sfilate nello stesso spezzone, precedute
da un grande striscione che esigeva il divieto dei licenziamenti nelle imprese
che fanno profitti. Era da un bel pezzo che le organizzazioni rivoluzionarie
non realizzavano una tale dimostrazione di forza. Hanno riunito in effetti migliaia
e migliaia di persone. Questa parte della manifestazione ha impressionato. I
compagni di LO sono sfilati per primi con un largo striscione che diceva: "Nel
1995, solo Lutte Ouvrière chiedeva il divieto al licenziamento nelle
imprese che fanno profitti. Oggi siamo decine di migliaia a esigerlo. Domani
saremo milioni a imporlo."
Sia nei ranghi di LO che della LCR i giovani erano particolarmente numerosi.
Il corteo della Ligue é stato movimentato, gioioso, combattivo. Il primo
striscione dà l'idea: "Con le nostre mobilitazioni obblighiamo il
governo a cambiare politica". E lo slogan: "La legge Aubry é
la precarietà, la flessibilità: deputati non la votate!"
Il punto debole della manifestazione é stata l'assenza delle principali
organizzazioni del movimento sociale. Certo, c'erano i "senza", con
i Comitati dei senza-casa, l'Apeis, l'MNCP, si sono anche visti sfilare numerosi
lungo il corteo militanti sindacali e dell'associazionismo, ma a titolo individuale.
C'era anche qualche struttura CGT, ma la concentrazione di tutte le energie
pronte a battersi contro la disoccupazione e i licenzimenti é la sfida
da cogliere per il futuro perché le prossime mobilitazioni abbiano un'ampiezza
ancora maggiore.