Intervista al Collettivo Bellaciao.
Intervistiamo il Collettivo Bellaciao, un gruppo di compagne/i (la cui attività ed elaborazione teorica si possono conoscere visitando il loro sito) a cavallo tra Italia e Francia e che si trovano dunque in una situazione privilegiata per raccontarci le peculiari caratteristiche della sinistra e del movimento in Francia. Maggio 2003.


Il collettivo Bellaciao: un po' di notizie. Quando siete nati, da chi siete formati, che fate ...Inoltre: il vostro sito (http://www.bellaciao.org) e' molto ricco di materiali e costituisce un bell'esempio di scambio reale dal basso di esperienze e informazioni tra diversi Paesi. Come lo gestite? Che obiettivi vi proponete?

L'idea del Collettivo Bellaciao risale alla primavera del 2002, ma l'inizio vero e proprio del lavoro é collocabile nell'autunno 2002. Fra i componenti del Collettivo vi sono alcuni compagni del Circolo di Rifondazione Comunista di Parigi, che dall'indomani del Congresso di Rimini del 2002 si battono perché la linea uscita dal Congresso venga applicata, e moltissimi altri compagni che per la piu’ parte non sono iscritti a nessun partito: per molti di questi ultimi è la prima esperienza politica nella loro vita. All'interno del Circolo la lotta è impari: esso è dominato da un gruppo di militanti (di una frazione ortodossa) del PCF, d’origine italiana prossima o remota, che ha fondato il Circolo 5 anni fa con due scopi principali: fare del PRC in Francia, e possibilmente in Europa, un'appendice di una frazione del PCF e più in generale di quel che resta dei partiti "comunisti” europei (questa frazione fa parte dei vetero-stalinisti del gruppo dissidente interno al PCF che si chiama “Coordinazione Comunista” con collegamenti stretti in Italia con Democrazia Popolare e in Belgio con quelli del PTB) e servirsi del Circolo come di una riserva politico-clientelare per far carriera nel PCF e disporre di un serbatoio elettorale alle elezioni francesi, a quelle europee ed a quelle italiane. Questo gruppo si serve di un "pacchetto" di tessere di compagni iscritti contemporaneamente al Circolo del PRC di Parigi ed al PCF (Coordinazione Comunista) - per imporre la sua volontà e rendere impossibile un dibattito e tanto meno un lavoro politico a Parigi da parte del PRC e dei suoi simpatizzanti.
L'influenza politica a Parigi di questo Circolo é praticamente nulla, ma la sua esistenza è mantenuta in “perfusione” a causa della latitanza della direzione nazionale del PRC. Tutti i compagni, e sono decine, che in questi anni hanno tentato di opporsi, sono stati allontanati dal Circolo o se ne sono allontanati (gli ultimi, per il momento, due mesi fa). Pur essendo il circolo organizzato in base a un modulo ultraburocratico, non esistono verbali delle riunioni a nessun livello (circolo, direttivo, segreteria), non esistono relazioni di bilancio finanziario, il tesseramento dipende dalle convenienze del gruppo di controllo, solo gli amici più stretti sono ammessi, gli altri sono sottoposti ad una “inchiesta eterna” e mai accettati, i dati del tesseramento stesso non sono accessibili.

In questa situazione, l'unica via che ci é parsa percorribile ­ senza rinunciare alla battaglia politica nel Circolo e nella Federazione del Benelux di cui fa parte - per dare gambe alla linea politica uscita dal Congresso di Rimini, é stata quella della costruzione del Collettivo Bellaciao e del suo sito Internet, per conseguire gli obbiettivi indicati nel documento di presentazione del Collettivo, leggibile sul sito, cosi' sintetizzabili: Si tratta anzitutto di far circolare a Parigi i documenti prodotti dalle forze che in Italia fanno riferimento all'area della sinistra antagonista, compresi quelli del PRC, per arrivare alla costruzione di grandi battaglie politiche europee e, in campo sindacale, di vertenze europee. Contemporaneamente, si tratta di raccogliere i documenti che la corrispondente area della sinistra antagonista francese produce, diffondendoli e promuovendo il confronto, per arrivare a progetti fondati sul punto pîù avanzato dell'elaborazione politica comune. Il sito serve inoltre ad individuare giorno per giorno, a livello mondiale, il luogo più alto dello scontro di classe ed a diffondere le informazioni che vi si riferiscono fra un vasto pubblico di militanti e simpatizzanti (i visitatori del sito superano ormai i 12.000 al mese). Il Collettivo Bellaciao si propone anche di tener desta la memoria storica della sinistra antagonista, rievocando compagni e compagne che hanno dato un contributo importante nella storia della lotta di classe in Italia e nel mondo ed avvenimenti che vi si riferiscono. A questo scopo abbiamo partecipato ad una trasmissione sugli anni di piombo in Italia su Radio Libertaire di Parigi ed abbiamo in progetto altre iniziative di questo genere. Il Collettivo é lo strumento per aggregare forze di diversa ispirazione e provenienza, soprattutto giovanili, che non si riconoscono più nella forma-partito tradizionale, ma esprimono volontà di approfondimento teorico sulle cause della loro condizione e di lavoro politico per cambiarla. E ancora: organizzare iniziative culturali e musicali, dato che nel Collettivo ci sono poeti, scrittori e molti musicisti che possono vantare importanti amicizie personali in campo artistico e che hanno suonato insieme ad artisti famosi come per esempio Manu Chao. Il Collettivo intende essere presente ai festival e alle feste politiche: per esempio parteciperà alle future feste organizzate nelle citta’ adiacenti a Parigi con un suo stand, proponendo concerti e proiezioni di film con dibattito. Per finire, per il momento…, parteciperemo, insieme a "Les Films d’ici" (societa’ di distribuzione di film militanti), all'uscita del film "CARLO GIULIANI, ragazzo", a partire dal 4 giugno all’ESPACE ST.MICHEL a Parigi.

Ma la cosa che ci sta a cuore di più é la serata del 6 giugno, quando organizzeremo un incontro con la mamma di Carlo, Haidi, che per la prima volta verrà a Parigi per presentare il film. Per maggiori informazioni: http://www.bellaciao.org

Quest'anno il Social Forum europeo che ha tenuto la sua prima "edizione" a Firenze, avrà luogo a Saint-Denis, Parigi. Come viene vissuta lì questa scadenza? Come procede la preparazione? Siete soddisfatti della gestione?

Per quanto riguarda la preparazione del Social forum europeo di novembre a Parigi, siamo fortemente preoccupati, avendovi partecipato fin dalla prima riunione. Qui in Francia, malgrado l'esistenza di più di 600 organizzazioni che si richiamano al Social forum, il movimento é debole. Inoltre, esso viene egemonizzato da un'organizzazione, ATTAC FRANCIA, le cui posizioni sulla guerra o sul nucleare ­ per fare degli esempi - sono quantomeno ambigue. E' un fatto che i rappresentanti di questa organizzazione, con la collaborazione di alcune componenti del PCF, hanno tentato fin dall'inizio di imbavagliare il dibattito, di circoscrivere il forum e di occupare i "posti chiave", in una logica opposta a quella che era uscita dal Forum di Firenze del novembre 2002. A distanza di 7 mesi dall'inizio dei lavori, non un solo problema é stato affrontato e discusso in tavole tematiche, tutto il tempo é stato usato per permettere ad ogni organizzazione di presentarsi e "farsi vedere" e per svolgere compiti organizzativi. Da parte di ATTAC FRANCIA si é perfino tentato di limitare la partecipazione al Forum dei movimenti di base, mettendo in opposizione la loro presenza a quella dei sindacati. Stiamo lavorando per invertire questa tendenza ma le prospettive, almeno per ora, non sono le migliori. Per il momento nessuna iniziativa che proviene dalla base é sostenuta o iniziata dal social forum, cosa che ci fa pensare che praticamente stiamo organizzando un festival di 4 giorni a novembre piuttosto che creare spazi alternativi e di base i quali avranno in quelle giornate di novembre la loro consacrazione…

Il movimento noglobal e poi quello, in larga parte coincidente, antiguerra hanno dato vita a grandi manifestazioni. In Francia però abbiamo l'impressione che siano meno sviluppati che altrove. E' cosi'? Che dinamica sta avendo nel tempo?

La capacità di mobilitazione sul tema della guerra é stata meno della metà di quella che é stato possibile sviluppare in Italia, ma anche in Inghilterra e in Spagna. Hanno pesato e pesano le incertezze storiche della sinistra francese sulla force de frappe, sull'armamento nucleare, sulle guerre coloniali della Francia e sul suo rapporto con le ex colonie, sull'atteggiamento del governo francese nei confronti del governo USA. Una effettiva cultura pacifista, con alle spalle una tradizione ed una pratica dell'obiettivo, è qui estremamente debole e c'é molto lavoro da fare su questo terreno. Esiste su questo come su molti altri temi un settarismo diffuso, si preferisce contare su forze sparute ma omogenee che tentare di allargare la mobilitazione ad altre componenti, di diversa ispirazione politica e/o ideologica. Risultano qui incomprensibili le alleanze trasversali che su temi come quello della pace hanno mobilitato in Italia milioni di atei e cattolici, di comunisti e democristiani, di laici e di religiosi etc. Infine si privilegiano, unicamente e esclusivamente, i rapporti tra militanti delle formazioni politiche di sinistra esistenti, senza porsi minimamente l’idea di “allargarsi" a un fronte piu’ vasto. Il movimento noglobal non è cosi sviluppato come in Italia, ma all’appuntamento di Evian darà prova delle sue capacità che per il momento sono estremamente deboli.

Ci potete fare una sintesi delle componenti del movimento in Francia (radicamento, differenze politiche, modalità organizzative, ecc.)? Che differenze trovate con l'Italia?

Per quanto riguarda le componenti del movimento in Francia, la caratteristica prevalente è la parcellizzazione: dominati dal concetto associativo alla francese, i differenti movimenti rimangono confinati nelle loro battaglie parziali e non riescono realmente a dare un impulso unitario alla creazione di un grande movimento. Ultimamente molti sperano nella dinamica che possono creare le ultime manifestazione e scioperi sindacali e nel dopo-controvertice G8 di Evian per proporre differenti progetti di creazione di movimenti nazionali e eventualmente anche di formazioni politiche nuove. Le differenze con l’Italia sono evidenti: la scarsissima presenza sul territorio, la mancanza del concetto dei “centri sociali” e dei social forum locali, fanno si' che solo in certe sedi associative ci si riunisce, escludendo di fatto tutti i contatti diretti con la popolazione. Anche in questo caso l’elitismo e il militantismo prevalgono, impedendo un reale sviluppo del movimento.

La sinistra e i movimenti in Francia: che relazioni ci sono? Qual è l'atteggiamento dei giovani e delle periferie verso le organizzazioni di sinistra?

La sinistra tradizionale e’ stata percorsa da un elettroschock dopo le ultime elezioni presidenziali: essere obbligati a scegliere tra un candidato fascista e un “imbroglione” come il Berlu nostrano e dare la consegna di voto per Chirac ha creato una crisi profonda. Sia il Partito Comunista che quello Socialista hanno tenuto recentemente i loro rispettivi congressi. Sinceramente, i risultati di ognuno di questi congressi è stato deludente, confermando la deriva e la crisi di questi partiti, nessuna proposta concretamente rinnovatrice ne è uscita, lasciando i militanti dei due partiti nell’attesa. La Lega Comunista Rivoluzionaria farà il suo congresso fra qualche settimana, purtroppo nello stesso clima politico. Benché un certo numero di nuovi militanti si siano iscritti, questa formazione politica, facendo un confronto con l' Italia, resta minuscola: circa 250 militanti iscritti a Parigi e circa 2400 in tutta la Francia. Questi dati fanno capire la debole influenza nelle iniziative sul terreno, malgrado il risultato relativamente positivo alle ultime elezioni. Purtroppo, vista la storia politico-culturale dei partiti di sinistra francesi, i giovani rimangono per la loro grande maggioranza esclusi volontariamente o involontariamente dalle attivita’ politiche, non esiste la tradizione di approccio naturale che abbiamo in Italia alla politica, dunque i giovani delle periferie sono i piu’ penalizzati. Tutto si svolge a Parigi: solo una certa elite, economicamente parlando, può fare politica, escludendo nei fatti l’enorme maggioranza dei giovani che, bombardati dalle differenti pubblicità e con pochi soldi, non riescono a trovare nelle organizzazioni politiche un qualsiasi interesse.

Collettivo Bellaciao

25.05.2003