Front de gauche: il programma
Una
proposta ai francesi per l'unità della sinistra su contenuti radicali
e anticapitalisti. Nella crisi generale del sistema emerge con sempre più
forza la necessità di un'uscita da sinistra dalla crisi (alla fine,
un breve commento di Bruno Steri, responsabile dell’Ufficio di Programma
di Rifondazione Comunista – FdS). Reds - Giugno 2012
Abbiamo letto il programma proposto dal Front de Gauche agli elettori francesi,
sintonizzandoci mentalmente sull’auspicabile prospettiva di un programma
unitario della sinistra italiana che aspiri ad una dimensione europea e che
sia all’altezza di questi tempi difficili. Non perdiamo infatti il vizio
di anteporre, logicamente e politicamente, i contenuti alle ipotesi di alleanza,
col presupposto (purtroppo nient’affatto scontato nei fatti) che le
seconde siano conseguenti ai primi.
Va precisato che un programma (anche un programma elettorale) non può
essere inteso come una mera sequela di tesi e dichiarazioni d’intenti
ma configura un’architettonica, un sistema di proposizioni entro cui
il particolare scaturisce da visioni generali e le proposte di breve periodo
si trovano ad essere incastonate in progettualità di più ampio
respiro. Ciò è richiesto a maggior ragione in una fase storico-politica
che tende a mettere in questione assetti (nazionali e sovranazionali) e istituti
della convivenza civile – si pensi al carattere strutturale della crisi
o alle incerte sorti della stessa Unione Europea – e a ridurre la polpa
della dialettica politica contingente all’osso dei fondamentali. Insomma
abbiamo voluto gettare un occhio un po’ più attento alla riflessione
e alla proposta della sinistra d’alternativa francese, con il pensiero
alle nostrane vicende italiche.
Capitale finanziario e sovranità popolare
Nell’Introduzione, il testo dei compagni francesi (d’ora in avanti
ProgrammaFdG) muove da una constatazione di carattere generale: in Europa
e più in generale nel mondo l’esplodere di ineguaglianze, precarietà
e povertà, così come è documentato da tutte le statistiche
ufficiali, nonché l’incombere sul pianeta di una vera e propria
catastrofe ecologica sono stati determinati in questi ultimi decenni dal “dominio
del capitale finanziario”. E’ appena il caso di ricordare che
l’espressione “capitale finanziario” per un verso descrive
genericamente l’attuale peculiare potere della “finanza”
e quindi l’odierna torsione del sistema capitalistico a seguito della
cosiddetta “finanziarizzazione” dell’economia; per altro
verso, più specificatamente, denomina il fenomeno che già Lenin
poneva a contrassegno distintivo dell’era “imperialista”,
caratterizzata dalla fusione di capitale bancario e capitale industriale (appunto
in capitale finanziario). In tale fenomeno il ProgrammaFdG isola l’azione
di un soggetto sociale e politico e individua oggi l’antagonista di
classe.Il fatto che Stati e governi deleghino poteri e sovranità in
omaggio a compatibilità che sono funzionali a tale dominio (esercitato
prevalentemente da non eletti) rende conto del carattere a-democratico di
quest’ultimo: le politiche neoliberali, con il dramma sociale che ad
esse consegue, sempre di meno si alimentano di istanze egemoniche e sempre
di più precipitano coercitivamente sui popoli, imposte dalla “tirannia
dei mercati finanziari”. La crisi ha fatto compiere a tale processo
involutivo un salto di qualità, evidenziando un impasse storico da
cui lo stesso blocco sociale dominante non riesce ad uscire: “Proprio
come la nobiltà del 1789 non poteva rompere con l’ Ancien Régime,
il capitalismo finanziario è incapace di uscire da un sistema che rimpingua
i privilegi”. E, anzi, esso reagisce rilanciando: dopo aver celebrato
nel Trattato costituzionale europeo (peraltro respinto nel 2005 dal popolo
francese) la supremazia dell’impresa e dei mercati, si vuol andare ancor
più lontano, imponendo l’inclusione nella legge fondamentale
dei singoli Stati l’obiettivo del pareggio di bilancio. Su questo punto
specifico, il ProgrammaFdG è sin dall’inizio molto netto: se
gli orientamenti di cui l’indicazione di tale obiettivo è sintesi
emblematica dovessero prevalere, vorrebbe dire che la sicurezza sociale è
sacrificata al “regno del profitto”, l’interesse generale
all’ “avidità insaziabile di alcuni”, l’equilibrio
dell’ecosistema alle “esigenze del breve termine”. Ma, soprattutto,
“se una tale disposizione fosse integrata nella Costituzione francese,
vorrebbe dire che le pretese dei detentori del debito si imporrebbero sui
nostri rappresentanti eletti”.In questo senso, non c’è
nessuna soluzione scientificamente neutra da dover far valere sui diversi
punti di vista e la posta è squisitamente politica. Essa concerne il
potere: “Per risolvere la crisi, occorre riprendere il potere (…).
Occorre che siano eletti dirigenti che non dipendano in alcun modo dall’oligarchia
finanziaria: occorre una rivoluzione dei cittadini (une révolution
citoyenne)”. A tal fine, si tratta di essere consapevoli di un passaggio
obbligato: bisogna rompere con i principi che ci hanno condotto nell’impasse
e, quindi, con le politiche seguite dai governi in questi ultimi decenni.
Ciò comporta non glissare su un delicato discrimine: “Certamente,
vi sono state differenze tra la politica dei governi di destra e quella dei
governi di sinistra. Ma, sfortunatamente, ci sono stati anche dei punti in
comune: il confidare nell’attuale costruzione – liberale –
dell’Unione Europea, la volontà di ridurre il ‘costo del
lavoro’, lo smantellamento dei servizi pubblici, il rifiuto di affrontare
banche e mercati finanziari. Dogmi ripetuti da partiti e media dominanti,
applicati ciecamente da governi e istituzioni internazionali”. Noi vi
proponiamo – insiste il ProgrammaFdG – “altre idee, altre
istituzioni, altri rappresentanti”. Per questo, “abbiamo bisogno
della sovranità del popolo, la sola capace di guardare all’interesse
generale”; per vincere, abbiamo bisogno della “mobilitazione delle
donne e degli uomini di questo Paese”. All’inumanità del
capitale il Front de Gauche contrappone l’umano: non semplicemente un’istanza
etica, ma “la nostra strategia contro la crisi” (il lavorare,
l’aver cura di sè, l’abitare, la formazione e la cultura).
E’ il titolo stesso del programma: Prima l’umano (“L’humain
d’abord”).
Riprendere potere e risorse ai mercati finanziari
La nettezza con cui è trattata la questione del pareggio di bilancio,
significativamente posta nella premessa introduttiva, torna nel corso dell’articolazione
programmatica, in particolare nel secondo capitolo “Riprendere il potere
a banche e mercati finanziari”: “rifiutiamo il dogma della riduzione
della spesa pubblica” (che è al contrario una leva necessaria
proprio nei periodi di crisi economica); e “rifiutiamo la ‘regola
aurea’ dell’equilibrio di bilancio”. L’analogia tra
bilancio familiare e bilancio dello Stato, sapientemente ribadita da una martellante
propaganda ufficiale, è “una menzogna”: il deficit pubblico
serve in realtà ad alimentare la domanda, che al contrario le politiche
di austerità deprimono sciaguratamente. L’indebolimento del bilancio
statale e il conseguente ricatto del debito non sono tanto scaturiti da una
spesa pubblica fuori controllo. La storia di questi anni è del tutto
diversa da quella raccontata dai poteri dominanti: “Nel giro di pochi
anni, la finanza ha conquistato poteri esorbitanti (…). I detentori
di capitale possono agire a loro piacimento su mercati borsistici metodicamente
deregolati, hanno ottenuto una fiscalità a beneficio dei redditi da
capitale, il diritto di sfuggire al grosso dell’imposizione fiscale,
la libera circolazione del capitale finanziario nel mondo. E ora si permettono
persino di ‘dare i voti’ agli Stati, consegnandoli alla minaccia
delle incursioni speculative”. Tutto questo deve finire: occorre “metter
le briglie alla finanza”, ma anche “disintossicare le imprese
dalla finanza”. E’ ora di invertire radicalmente il disastroso
percorso che ha condotto alla “deindustrializzazione del Paese”
e alla “destrutturazione del mercato del lavoro”.Come per ciascun’altra,
anche all’interno di questa sezione il ProgrammaFdG indica un set di
proposte, articolato in misure che potrebbero essere attivate immediatamente
(“agire da subito”) e misure che richiederebbero la creazione
di condizioni ad hoc (agire per un cambiamento durevole). Da notare che, mentre
nel primo gruppo sono prevalentemente inclusi provvedimenti di pertinenza
dello Stato nazionale, nel secondo figurano tra l’altro le proposte
di cambiamento a livello europeo. Tornerò su questo: ma possiamo già
qui rilevare l’esigenza di un robusto recupero di iniziativa in ambito
nazionale (senza cioè che si aspetti l’evolvere del contesto
continentale, pur sempre considerato essenziale).Tra le cose che potrebbero
e dovrebbero essere immediatamente concretizzate sul fronte interno figurano
progetti ben conosciuti e ribaditi da Rifondazione Comunista e la Federazione
della Sinistra. In particolare su tre decisivi versanti: varo di norme che
blocchino o riducano in misura consistente la speculazione (veto sulla vendita
di titoli allo scoperto e di prodotti speculativi ad alto rischio, interdizione
degli scambi con i cosiddetti “paradisi fiscali” con pesanti sanzioni
in caso di violazioni, reintroduzione della separazione tra banche di deposito
e banche d’investimento, veto su impegni bancari fuori bilancio, veto
sulle stock options); creazione di un polo pubblico finanziario e per il credito
(servizio pubblico a gestione democratica e con una missione di interesse
generale, finalizzata al sostegno dell’occupazione e della formazione
professionale, della piccola e media impresa, dell’eco-edilizia e dell’edilizia
popolare, di programmi di sviluppo delle collettività territoriali;
costituito attraverso la “messa in rete” di banche e istituzioni
finanziarie già pubbliche – tra cui l’equivalente francese
della Cassa Depositi e Prestiti – e la nazionalizzazione di banche e
compagnie di assicurazione giudicate di rilievo strategico); una riforma della
fiscalità generale che torni a conferire progressività al prelievo
e sia selettiva e redistributrice di reddito (soppressione degli esoneri fiscali
e, per converso, aumento della tassazione sui redditi finanziari delle imprese
e sui redditi da patrimonio; penalizzazioni fiscali per le imprese che delocalizzano,
che incrementano impegni e allocazioni speculative, che non riversano le provvidenze
dell’innovazione tecnologica sul potenziamento produttivo e la creazione
di nuovi posti di lavoro; agevolazioni e tassi calanti per progettualità
produttive che creino lavoro e tutelino l’ambiente).Ma una decisiva
azione di contrasto alla speculazione e agli orientamenti neoliberisti dovrebbe
soprattutto essere promossa in sede europea: è questa la dimensione
entro cui è ineludibile operare “per un cambiamento durevole”.
Ma è evidente che qui la realizzazione degli ambiziosi obiettivi proposti
non dipende evidentemente solo da quel che avviene in Francia. Cionondimeno,
il ProgrammaFdG è esplicito su quanto è necessario conseguire:
a cominciare da misure che scardinino il libero corso della speculazione (controllo
dei movimenti di capitale alle frontiere dell’Unione e tassazione delle
transazioni finanziarie, sospensione della valutazione delle agenzie di rating
nei confronti dei debiti sovrani di Paesi oggetto di piani di sostegno) e
che, più in generale, siano capaci di mutare la natura del progetto
europeo (modifica dei trattati europei e della missione della Banca Centrale
Europea). Segnatamente, accanto al rifiuto della costituzionalizzazione dell’equilibrio
dei bilanci statuali, va perseguita l’abrogazione del Patto di Stabilità
e Crescita (Maastricht) e del Patto cosiddetto Europlus, nonché il
finanziamento diretto, “per creazione monetaria”, da parte della
Bce e delle Banche centrali nazionali di un Fondo per lo Sviluppo sociale,
ecologico e solidale (sostitutivo del Fondo di Stabilità Finanziaria,
attivato a maggio del 2010, e del successivo Meccanismo Europeo di Stabilità,
in vigore a partire dal 2013), a disposizione degli Stati membri a tassi equi,
finalizzato all’espansione dell’occupazione e alla qualificazione
del servizi pubblici nazionali, al potenziamento della ricerca e della tutela
ambientale.
Un nuovo modo di produrre: pianificazione ecologica e lavoro
Le risorse adunate a livello nazionale e – possibilmente – a livello
continentale devono dunque esser messe a disposizione di un “nuovo modo
di produrre” (vedi il cap. 4 del ProgrammaFdG: “Produrre diversamente”),
anche sulla base di una diversificazione delle “forme di proprietà”.
Che potremmo così riassumere: estensione e potenziamento strategico
della proprietà pubblica (con nazionalizzazione delle grandi leve economiche),
riconduzione della proprietà privata entro le finalità dell’interesse
comune (che, vorrei annotare, è anche uno dei fondamenti della nostra
Costituzione italiana), promozione della proprietà cooperativa (nel
quadro di “un’economia sociale e solidale”). Non a caso
il ProgrammaFdG tiene a sottolineare che tale “pluralismo” intende
squarciare il velo dogmatico dell’orientamento neoliberista, profuso
a piene mani nei vigenti trattati europei, il quale, dietro l’apparente
apertura della formula “concorrenza libera e non falsata”, mira
in realtà a uniformare la produzione di beni e servizi, imponendo urbi
et orbi la logica del profitto privato.Al cuore di questo “nuovo modo
di produrre” ci sono l’ “eco-sviluppo” e la riduzione
del tempo di lavoro: “Rifiutiamo il modello di economia che ci viene
assegnato da una divisione internazionale del lavoro pilotata dalla finanza.
Vogliamo ristabilire il potenziale industriale della Francia: perché
l’urgenza ecologica implica la rilocalizzazione dell’economia
e l’urgenza sociale impone di combattere la disoccupazione operaia”.
In tale prospettiva vanno collocate – sotto l’egida di un Polo
pubblico dell’industria e della transizione ecologica dell’agricoltura,
insediato territorialmente – le proposte per una ridefinizione delle
“filiere manifatturiere prioritarie” (con contestuale inversione
della deriva di chiusure aziendali ed esternalizzazioni), per una politica
agricola che promuova una “produzione di qualità” e senza
Ogm , per una gestione del territorio che favorisca la creazione di società
cooperative “d’interesse collettivo” e “forme decentralizzate
di proprietà sociale”, per una riduzione dei tempi di trasporto
delle merci incentivata da un’apposita tassazione chilometrica (“circuiti
corti di distribuzione”). Grazie anche all’attivazione di un nuovo
“Indicatore di progresso umano” (che includa a pieno titolo, quali
criteri di valutazione, la giustizia sociale e il rispetto dell’ambiente),
si tratta in definitiva di “ri-orientare radicalmente i nostri modi
di produzione, scambio e consumo”.In tale contesto, l’urgente
attenzione da prestare all’equilibrio ambientale del pianeta entra in
rotta di collisione con l’irrazionalità della logica capitalistica
di ricerca del massimo profitto. L’allarme per l’incipiente “catastrofe
ecologica”, documentata dai dati inoppugnabili sul riscaldamento climatico,
la distruzione della biodiversità, il progressivo esaurimento delle
risorse naturali impongono la messa in atto di una vera e propria “pianificazione
ecologica”: è questo il titolo della terza sezione del programma,
che non a caso vede il ricorso ad una nozione (“pianificazione”)
tornata a far capolino all’interno della letteratura ambientalista internazionale.
Così, con la creazione di un polo nazionale 100% pubblico dell’energia,
il ProgrammaFdG chiama la collettività a sovrintendere ad uno sviluppo
ambientalmente equilibrato: stop alle politiche di deregolamentazione dell’energia,
piano di transizione ecologica che reintroduca il controllo pubblico dell’energia,
piano di finanziamento per la sobrietà e l’efficacia energetica
e per la diversificazione delle fonti energetiche (con nuovo impulso all’uso
delle fonti rinnovabili), controllo pubblico della gestione dell’acqua.
Ma, soprattutto, il Front de Gauche propone l’attivazione immediata
di un grande e capillare dibattito nazionale sulla politica energetica, avente
come obiettivo finale l’indizione di un referendum sull’uso del
nucleare civile (che serva a tematizzare tutte le possibilità, ivi
compresa in particolare l’uscita dal nucleare stesso, sulla base di
un’indicazione di fondo: ridurre il consumo energetico, senza abbassare
il tenore di vita delle classi popolari). Anche su questo, l’impegno
interno dovrà esser raddoppiato con un’azione parallela che miri
alla “creazione di un analogo polo pubblico a livello europeo”.
La prima ricchezza della Francia è il lavoro umano
Come detto, il pilastro portante che sostiene il “nuovo modo di produzione”
è il lavoro: “la prima ricchezza della Francia non è la
finanza ma il lavoro umano”. In questo nostro resoconto abbiamo seguito
un filo logico che connette le tematiche del lavoro alla sequenza ‘Istanze
generali/Reperimento delle risorse/Modello sociale e produttivo’: ciò
non toglie il fatto che alle specifiche tematiche del lavoro il ProgrammaFdG
dedichi comprensibilmente il primo capitolo, titolato significativamente “Distribuire
le ricchezze e abolire l’insicurezza sociale”. A tale sezione,
giustamente posta in preminenza nella configurazione tematica prescelta, appartengono
anche la problematica previdenziale e le proposte in tema di beni comuni e
erogazione di servizi pubblici, secondo lo schema prevalente: salario diretto,
salario indiretto, salario differito.Si muove dalla constatazione di un’avvenuta
“accumulazione di ricchezza, senza precedenti e concentrata in poche
mani”, per poi tematizzare una secca inversione delle politiche del
lavoro. L’idea generale è quella della riproposizione di “una
logica del pieno impiego”, a partire dalla riduzione del tempo di lavoro
e dall’abolizione della precarietà, da una rivalutazione globale
delle retribuzioni e delle pensioni, tutelate altresì da un dispositivo
di indicizzazione in relazione all’aumento del costo della vita. E’
innanzitutto auspicata la fissazione di uno scarto salariale massimo da 1
a 20 (come proposta dalla Confederazione europea dei sindacati): così
che la parte alta della “scala salariale” non possa aumentare
senza che contemporaneamente aumenti la parte in basso. In tale direzione
vanno le misure inserite nel set “Agire subito”: reintroduzione
delle 35 ore a parità di salario, diritto a pensione a 60 anni a tasso
pieno, Smic (salario minimo interprofessionale, sotto il quale nessun salariato
può andare) a 1700 euro lordi mensili per 35 ore (dal 1 gennaio2012,
il valore dello Smic è attestato su 1398,37 euro lordi mensili), instaurazione
per tutte le imprese di un salario massimo, assoluta parità retributiva
di uomini e donne, sistema stabile di formazione professionale per tutte e
tutti, stabilizzazione immediata degli 800 mila precari della funzione pubblica,
reddito massimo annuale a 360 mila euro.A tali provvedimenti vanno aggiunti
quelli indicati nella sottosezione “Abolire la precarietà”:
in primo luogo, va ristabilita “l’autorizzazione amministrativa
del licenziamento”, interdicendo i licenziamenti speculativi (licenciements
boursiers) e vietando la distribuzione dei dividendi per le imprese che licenziano;
in caso di delocalizzazione, instaurando il diritto dei salariati a recuperare
la loro impresa nella forma cooperativa. In secondo luogo, il contratto a
tempo pieno e indeterminato è riaffermato come norma generale del contratto
di lavoro; il lavoro a tempo determinato dovrà essere rigidamente delimitato
a poche e precise fisionomie d’impiego, nonché sottoposto a un
tetto massimo di utilizzo: 5% delle unità lavorative per le grandi
imprese e 10% per le piccole e medie imprese (salvo deroga giustificata).
Inoltre, per impedire una perpetuazione all’infinito del precariato,
occorre prevedere un diritto di passaggio automatico dal tempo parziale al
tempo pieno, la fissazione a 6 mesi della durata massima degli stages lavorativi,
con una remunerazione equivalente alla metà dello Smic sin dal primo
mese di stage.Sul piano dei diritti essenziali (e delle provvidenze in tema
di salario indiretto), oltre al mantenimento di tariffe sociali per garantire
l’accesso di tutte e tutti all’acqua e all’energia, il ProgrammaFdG
prevede, nell’ambito del diritto alla casa, il varo immediato di un
Piano di emergenza nazionale per l’edilizia pubblica popolare (200 mila
alloggi), scadenzato sulla durata di cinque anni, e con una quota specifica
destinata ad alloggi per giovani e studenti; il blocco dei fitti e un piano
per lo smobilizzo degli alloggi sfitti; un tetto massimo per il canone d’affitto
fissato al 20% del reddito familiare; la costituzione di un’Agenzia
fondiaria nazionale per una gestione pubblica dei suoli. In tema di diritto
alla salute, la sottosezione “Salute, nostro bene comune!”, rilancia
l’impegno per il potenziamento di un sistema sanitario fondato sulla
gratuità delle cure essenziali e la prossimità dei presidi:
prevedendo quindi il rimborso integrale delle spese sanitarie; il blocco della
chiusura o dello smantellamento di ospedali, centri di cura e di assistenza
alla maternità; la “messa in rete” delle strutture ospedaliere
e dei presidi territoriali sulla base del principio della prossimità,
al fine della riduzione dei tempi di attesa e di una presenza equilibrata
della sanità pubblica, proporzionale alla densità abitativa;
la creazione di un Polo pubblico farmaceutico che contribuisca alla produzione
e all’offerta di farmaci, ne controlli sicurezza e prezzi anche sulla
base di concreti poteri di sanzione, rilanci in materia la ricerca pubblica.In
definitiva, il Front de Gauche propone un generale rilancio del servizio pubblico.
Sanità, educazione, protezione sociale, ricerca, energia, acqua, trasporti,
telecomunicazioni, credito, casa, poste, sicurezza, giustizia: tutto questo
è patrimonio della collettività, sono “i nostri beni comuni”
, sottratti dal “popolo dei beni comuni” all’insidia del
profitto privato. Per questo, devono essere finanziati da una fiscalità
giusta, protetti dalla liberalizzazione dei mercati e dalla messa in concorrenza,
affidati a una gestione pubblica efficiente e partecipata dai cittadini, supportati
da un’adeguata informazione e cultura civica.
Uguaglianza e libertà
In sintonia con il progetto di giustizia sociale sin qui delineato, va costruita
“l’uguaglianza dei cittadini”. Essa è sì proclamata
dalla Repubblica, ma nei fatti è ancora un progetto da realizzare:
contro le discriminazioni e gli attentati alla libertà che ancora perdurano,
il ProgrammaFdG (capitolo 5) affida al “regime politico repubblicano”
il compito di costituire “la sovranità della comunità
politica, la libertà nel rispetto dell’interesse generale”.
A cominciare dall’applicazione integrale del principio di laicità,
inteso come “principio vivente, portatore di diritti inalienabili da
garantire a ogni membro della società, che esso sia francese o straniero”.
Ciò concerne la libertà di coscienza e di culto, “la neutralità
dello Stato al riguardo di tutte le convinzioni filosofiche, religiose o politiche”:
così che non possa accadere che una di queste sia messa all’indice
proprio con il pretesto stesso della laicità (“come fa regolarmente
il Fronte Nazionale a proposito della religione musulmana”). Nel contempo,
è precisamente il rispetto dello spazio pubblico e della suddetta “neutralità
dello Stato” ad esigere di porre un veto al finanziamento pubblico di
religioni e organismi confessionali. In merito, viene ancora sottolineato
l’impegno a difendere questi stessi principi di libertà e laicità
nell’ambito delle istituzioni europee e, in loro nome, a contrastare
l’intrusione nella politica internazionale di orientamenti pericolosi
come la teoria dello ‘scontro di civiltà’ (“che divide
il mondo in funzione dell’appartenenza religiosa”).Sulla scena
dell’eguaglianza è posta in primo piano “l’uguaglianza
donne-uomini”, alla luce di un obiettivo secco: “Sbarazzarsi del
patriarcato”. Con riferimento al versante istituzionale interno, a promuovere
tale istanza, si propone la creazione di un Ministero per i Diritti delle
donne e l’uguaglianza, dipendente direttamente dal Primo Ministro, “dotato
di mezzi e appoggiato da delegati interministeriali”. Primi obiettivi:
una legge-quadro per la lotta contro le violenze fatte alle donne e una legge
per la lotta contro il sessismo, contro l’onnipresenza della pornografia
e la strumentalizzazione dei corpi a fini mercantili. Sul piano europeo, si
propone l’immediata attuazione della “clausola dell’europea
più favorita”, sostenuta dalle associazioni femministe, attraverso
cui armonizzare verso l’alto i diritti delle donne europee adottando
a livello comunitario le leggi nazionali più progressiste: “la
legge olandese sulla contraccezione e i diritti dei (delle) omosessuali, quella
francese sullo stupro, quella belga sulla parità, quella svedese sull’aborto
e il congedo parentale, quella danese sull’educazione sessuale e così
via”.In coerenza con tale impostazione generale è di seguito
affrontato il tema dell’immigrazione, assai delicato per la Francia
anche perchè ossessivamente agitato dalle destre: contro tutte le mitologie
securitarie, viene in proposito ribadito che “l’immigrazione non
è affatto un problema” e che “è ora di finirla con
l’odio nei confronti degli stranieri”. Non si tratta semplicemente
di un imperativo etico, ma della presa d’atto di un dato dell’oggettività:
i flussi migratori non sono un’anomalia da temere ma una realtà
che riguarda tutti i Paesi del mondo globalizzato e che in quanto tale va
valorizzata guardando al futuro. All’immaginario xenofobo, miope e regressivo,
vanno dunque contrapposte concezioni e politiche dell’accoglienza che
respingano qualsiasi modello di società ghettizzata, nella consapevolezza
che “la tesi dell’immigrazione zero è un mito che divide
e indebolisce il nostro Paese”. In tal senso, il ProgrammaFdG assume
l’impegno di una revisione in termini progressivi del Codice di entrata
e soggiorno degli stranieri: “ristabiliremo il diritto alla riunificazione
familiare (…), regolarizzeremo i sans papiers, depenalizzeremo il soggiorno
irregolare, chiuderemo i centri di permanenza coatta, ristabiliremo il diritto
al soggiorno per motivi medici, garantiremo lo scrupoloso rispetto del diritto
d’asilo”.Gli ultimi capitoli del ProgrammaFdG sono dedicati all’assetto
istituzionale statuale e territoriale, agli istituti formativi e culturali
(due materie di grande rilievo ma discusse prevalentemente in relazione al
contesto interno), alle scelte da attuarsi in sede internazionale (trattate
piuttosto sinteticamente, ancorchè non senza spunti importanti). Ad
essi conviene qui accennare limitandoci a segnalare quel che può avere
per noi uno specifico interesse. Quanto al primo tema, va sottolineata l’opzione
antipresidenzialista e a difesa del regime parlamentare (“Contro il
presidenzialismo, difenderemo il regime parlamentare: vogliamo ristabilire
la primazia dell’Assemblea nazionale sull’esecutivo. I poteri
esorbitanti del presidente della Repubblica devono essere soppressi”)
nonché la scelta proporzionalista (“La proporzionale dovrà
essere ristabilita per tutte le elezioni”) e l’impegno per il
rafforzamento della democrazia partecipativa (“La democrazia partecipativa
dovrà essere inscritta nella Costituzione”).In secondo luogo,
per ciò che concerne la formazione e la cultura, il ProgrammaFdG punta
innanzitutto a evidenziare il carattere pubblico della missione educativa,
in contrasto con quanto raccomandato dalla strategia di Lisbona (“Combatteremo
la messa in concorrenza delle strutture educative e rivedremo tutte le misure
che, sotto l’apparenza dell’autonomia, mirano a istituire un mercato
dell’educazione. Affermiamo la necessità di una politica nazionale
dell’educazione in una logica di servizio pubblico, per una vera gratuità
e parità di accesso ai saperi. Agiremo perché la produzione
di conoscenze e la formazione siano liberate dalla logica del mercato e della
rendita finanziaria”). In questo contesto si riafferma l’obbligo
scolastico per tutte e tutti (“da 3 a 18 anni”), si propone di
lanciare “un piano di lotta contro le ineguaglianze sociali nella scuola”,
e ci si impegna – in relazione all’insegnamento superiore e alla
ricerca – a potenziare uniformemente il servizio pubblico abbandonando
“i ‘frastagliamenti’, strumento di discriminazione, così
come le ‘iniziative d’eccellenza’”.Infine, in relazione
alle politiche “per la pace e la cooperazione tra i popoli” –
accanto alla conferma dell’impegno per una democratizzazione dell’Onu
e per un processo di denuclearizzazione e disarmo multilaterale – va
registrata la presenza di altri tre obiettivi programmatici ‘pesanti’:
ritiro delle truppe francesi dall’Afghanistan, ritiro della Francia
dalla Nato, riconoscimento dello Stato di Palestina da parte della Francia
e dell’Unione Europea.
Alcune considerazioni conclusive
Come emerge da questa nostra rapida trattazione, il ProgrammaFdG è
molto chiaro e netto – potremmo dire radicale – sui punti sensibili
che caratterizzano gli sviluppi dell’ immediato futuro, nazionale ed
europeo; e, nel complesso, prospetta un’inversione di marcia appunto
radicale rispetto agli orientamenti prevalenti a destra ma anche nel centrosinistra.
E, tuttavia, non vi sarebbe nulla di strano nel definirlo un misurato programma
socialdemocratico, ispirato a formule tradizionali come quella che reclama
‘pace, diritti, lavoro, redistribuzione della ricchezza’. Il fatto
è che, con i tempi che corrono e a fronte dell’involuzione pluridecennale
delle società e delle democrazie liberali d’Occidente, anche
un’impostazione riformista viene ad acquistare il senso e a richiedere
il coraggio di un passaggio quasi-rivoluzionario. Tale paradossale contrasto
è espresso emblematicamente nell’espressione “rivoluzione
dei cittadini”, imperiosamente richiesta dalla sempre più marcata
collisione tra capitalismo, nella sua odierna versione neoliberista, e istituti
democratici.Questa constatazione acquista una particolare pregnanza se si
considera il pericoloso impasse in cui versa il contesto europeo. Si è
visto che i provvedimenti proposti dal Front de Gauche configurano un drastico
rimaneggiamento del progetto europeo e, sul piano interno, prescrivono una
radicale opposizione agli orientamenti sin qui ossessivamente seguiti in sede
Ue. Ciò viene senza mezze misure dichiarato, senza che tuttavia vi
sia il minimo dubbio circa la necessità di confermare la prospettiva
europea, la quale resta per le compagne e i compagni francesi urgente ed essenziale.Si
tratta certamente di una strada assai stretta, politicamente difficile e tuttavia
inderogabile. A guardar bene, è il medesimo difficile cammino ribadito
dalla sinistra più consapevole nel Paese oggi più a rischio
di implosione: e cioè da Syriza in Grecia. Anche qui, in una congiuntura
assolutamente eccezionale, l’opposizione più dura nei confronti
delle politiche-capestro sciaguratamente imposte da Bruxelles (e Berlino)
si accompagna alla dichiarazione di una mai dismessa volontà di appartenenza
al consesso europeo. Ciò significa una cosa molto semplice: non è
vero che appartenere all’Europa debba significare adeguarsi ai diktat
liberisti (della Commissione europea, della Bce, del Fondo monetario) e accettare
supinamente le politiche di austerità. Al contrario, è il dogma
dell’attuale establishment – e gli interessi di classe da esso
protetti – a imporre il ricatto dell’equazione ‘progetto
europeo=dramma sociale’. Una strada alternativa esiste, è l’unica
che possa traguardare una prospettiva di dimensione continentale (ancorchè
all’insegna di “un’altra Europa”) e occorre far di
tutto affinchè sia percorsa. Per questo, occorre a quel livello operare
per capovolgere i rapporti di forza.Il Front de Gauche prova a farlo –
nel suo Paese, nella sinistra europea, nel Gue – a partire dai suoi
contenuti programmatici. Ciò può avvenire grazie a due opportunità
decisive, concretizzatesi nell’ambito dello stesso panorama politico
transalpino. La prima è data dall’aver costruito risolutamente
una risposta all’ “esigenza di reinventare la sinistra”,
poggiando sulla chiarezza dei contenuti e sul protagonismo popolare: “Creando
il Front de Gauche, i militanti dei partiti e delle formazioni che lo compongono
– ce ne sono ormai sei (Gauche Unitaire, Parti comuniste Français,
Parti de Gauche, Convergences et Alternative, Fédération pour
une Alternative sociale et écologique, République et Socialisme)
– hanno scosso le loro abitudini e si sono uniti per mettersi all’altezza
di questo momento eccezionale”. Penso che Il ProgrammaFdG sia lì
a testimoniare la scelta di classe e la conseguente idea di un’altra
società, profondamente diversa dal capitalismo vigente, quali elementi
distintivi del profilo identitario e programmatico assunto dal suddetto raggruppamento
politico.La seconda opportunità è stata offerta dal prevalere
di un candidato socialista alla massima carica della Repubblica francese che,
nel suo programma, promette tra l’altro di: opporsi “in Europa
a quei nostri dirigenti che si sono rassegnati all’austerità
e sono stati incapaci di dominare la finanza”, di “riorientare
l’Europa rinegoziando il trattato d’austerità” (o
Fiscal compact), di costituire in Francia “una banca pubblica di investimento
per lo sviluppo delle nostre imprese”, di “modulare l’imposta
sulle società a seconda che il beneficio sia reinvestito oppure distribuito
agli azionisti”, di “mettere le banche al servizio dell’economia”
separando “le attività di credito da quelle legate alla speculazione”,
di “riformare la fiscalità, tassando le remunerazioni indecenti
del 75% oltre il milione di euro l’anno e ristabilendo l’imposta
sulla ricchezza”, di promuovere “una nuova riforma previdenziale,
dando a coloro che avranno contribuito per la totalità dei loro anni
di servizio il diritto di andare in pensione a 60 anni”, di “lottare
contro le discriminazioni e il razzismo”, di “portare alta la
voce della Francia nel mondo, rompendo in Africa con pratiche d’altri
tempi, sviluppando relazioni con la riva Sud del Mediterraneo e agendo per
la pace in Medio Oriente, ritirando le nostre truppe dall’Afghanistan
entro il 2012” (citazioni riprese dal programma di François Holland).
Certo, non è il programma del Front de Gauche; e non sempre le promesse
elettorali si traducono in fatti concreti, una volta poste alla prova del
governo e delle presumibili mediazioni che il suo esercizio comporta. Cionondimeno,
le suddette opzioni programmatiche sono comprensibilmente bastate per consentire
al Front de Gauche di far arrivare a Hollande l’appoggio elettorale
al secondo turno delle presidenziali e fornire in questo modo un contributo
determinante per il suo successo. Sarà ora compito del Front de Gauche
medesimo di vigilare e provare ad ancorare a sinistra l’azione dell’attuale
premier.Chiudo notando che ad oggi nessuna delle due opportunità si
è ancora profilata nel nostro Paese. La sinistra di alternativa (comunista,
di sinistra, di movimento) non riesce a trovare il bandolo dell’unità
(e gli appelli in tal senso, senza un serio approfondimento programmatico
proposto e condiviso, temo che siano destinati a lasciare il tempo che trovano).
Per altro verso, un Partito Democratico senz’anima e, nonostante la
parziale tenuta elettorale, in evidente crisi di identità appoggia
un governo di destra, la cui filosofia appare non a caso agli antipodi di
quella appena richiamata e contenuta negli obiettivi programmatici del socialista
François Hollande. Nel frattempo, il 2013 si avvicina: e forse non
siamo ancora fuori tempo massimo.