La borghesia italiana:
pelle liberale, ciccia conservatrice.
Come
la solidarietà espressa dalla sinistra agli omosessuali ha messo in allarme
i nostri avversari di classe. REDS. Giugno 2000.
Ernesto Galli della Loggia ha pubblicato un editoriale sul Corriere della Sera dell'11 giugno molto istruttivo circa la natura della borghesia nostrana, ma anche riguardo alle potenzialità di una politica di alleanze da parte del movimento operaio.
Come si sa Galli della Loggia è, insieme a Panebianco, l'editorialista di punta del Corriere, quotidiano principe della borghesia italiana; leggerlo è dunque sempre un esercizio utile, anche se non piacevole, per capire che passa nella testa dei nostri avversari.
L'Ernesto se la
prende inizialmente con quelli che si autodefiniscono "laici e liberali",
in particolare con gli autori di articoli apparsi sull'Unità e Repubblica,
rei di avere festeggiato la vittoria "del progresso" sulla questione
della fecondazione eterologa (cioè da un donatore estraneo) al Senato
avvenuta nei giorni scorsi e che ha fatto uscire dai gangheri il Vaticano. Il
Nostro non propone alcun tipo di argomentazione, ma critica il "fondamentalismo"
di questi laici:
"personalmente resto convinto che sia sempre la capacità di avere
dubbi piuttosto che quella di nutrire certezze a permetterci di avvicinarci
di più alla verità e alla libertà". Da notare che
il Nostro non ha mai esercitato, in tutti questi anni in cui noi seguiamo faticosamente
i suoi scritti, il benché minimo dubbio circa la necessità di
tagliare le pensioni, introdurre i licenziamenti arbitrari e salassare ulteriormente
i salari.
Continua:
"senza cancellare il nostro retaggio storico e morale (sì, morale,
è necessario ripeterlo con forza), dobbiamo più che mai cercare
di sottrarci al comando cieco e compulsivo del dato di fatto, e in particolare
di quello specifico dato di fatto oggi dominante che è il dato scientifico-tecnico"
Si noti che in altri articoli che non trattano di questi temi il Nostro si mostra
pienamente sottomesso, ad esempio, alle immodificabili "leggi del mercato",
e al dato suppostamente scientifico-tecnico della Banca d'Italia. Andando avanti
si chiarisce meglio l'oggetto dell'attacco:
"E' significativo che nell'Italia odierna domande simili debbano essere
poste proprio a donne e uomini provenienti da una tradizione quella della
sinistra- che è stata sempre critica dell'individualismo, e incline a
fare spazio alla dimensione dell'interesse collettivo. Ciò segnala la
profonda trasformazione culturale di quella tradizione, attualmente sempre più
pronta ad identificarsi, viceversa, con un libertarismo fruitorio a tutto campo,
fondato sull'assoluta soggettività degli stili di vita e perciò
insofferente di ogni vincolo sociale e storico, di ogni sensibilità comune".
Poi giunge alla questione che più gli rode:
"Lo ha rivelato in pieno, mi sembra, la reazione che proprio a sinistra
si è scatenata nei giorni scorsi dopo la presa di posizione del presidente
del consiglio sulla sfilata romana del Gay Pride. "Diventa gay per un giorno"
abbiamo letto sull'Unità per la penna di Fulvio Abbate. "Siamo tutti
gay" ha titolato un altro quotidiano più a sinistra dell'Unità.
Ma ben più impressionante è un ordine del giorno appena votato
dalla CGIL (con tre astenuti: tre autentici eroi, direi) con cui il sindacato
si è impegnato a partecipare a "tutte le celebrazioni del 28 giugno,
anniversario della storica rivolta dello Stonewall Inn"." L'Ernesto
chiude con:
"Come mai, se di principi si tratta, la sinistra allora non riserva né
ha mai riservato la stessa mole di impegni , di agitazioni, di dichiarazioni,
profusa in questi giorni a proposito del Gay Pride, a quel sommo, insopportabile
obbrobrio ai danni della dignità umana rappresentato dalla tratta delle
donne -spesso adolescenti e bambine- avviate alla prostituzione ogni giorno
su tutte le strade del nostro paese?". Nei giorni successivi il Corriere
della Sera ha avviato una campagna (sensazionalista e ipocrita) su questa tratta,
ignorando da quel momento le vicende che riguardano il Gay Pride.
La strumentalizzazione è evidente: al nostro Ernesto della tratta delle donne non gliene importa un bel nulla, tant'è che pur avendo a disposizione sul Corriere tutto lo spazio che vuole, non ne ha mai parlato prima se non ora per contrapporlo (!) al Gay Pride.
A noi però questo editoriale invece di farci arrabbiare ci ha fatto ben sperare. Riguardo al Gay Pride sinistra e sindacato si sono mossi male, in ritardo e con parecchie viltà, ma si deve dire però che hanno assunto posizioni senza precedenti nella storia del movimento operaio italiano. La risoluzione citata dall'Ernesto (riprodotta due numeri fa su REDS ) ha un'importanza storica: mai la CGIL aveva espresso un documento così avanzato sulla questione. Il PRC sta assumendo un atteggiamento che potrebbe essere più coraggioso (doveva uscire dalla giunta Rutelli) ma che comunque è senza paragoni con quello storicamente assunto dal PCI nel passato, ma anche dalla stessa DP. Ebbene sono bastati questi timidissimi passi avanti per mettere in allarme la borghesia. Quale migliore dimostrazione dell'importanza e delle tremende potenzialità che ha una politica di alleanze sociali tra il movimento operaio e gli altri soggetti sociali oppressi!
Il fatto è che la nostra borghesia si sente così debole di fronte all'aggressività e alla superiorità economica degli altri imperialismi (vedi gli allarmi sulla caduta della nostra ricerca, i proclami di Fazio, ecc.) che é alla ricerca spasmodica di alleati per poter infliggere al movimento operaio sconfitte di tipo strutturale, che permettano di "rompere" il blocco dei lavoratori dipendenti non ancora flessibilizzati, dopo il tentativo fallito con il referendum sui licenziamenti. Tenteranno con il grimaldello del regionalismo, ma su questo torneremo.
Insomma la borghesia
italiana, a causa della sua storica debolezza deve allearsi con il Vaticano
e le masse che questo influenza per poter sperare di vincere. E' così
che anche i maestrini di liberalismo e di laicismo si convertono, nascono in
loro dubbi esistenziali, si "interrogano su Dio" e sul "mistero".
Tra un po' apparirà loro la Madonna, ed in effetti il Corriere e la Stampa
danno sempre più spazio a questi eventi (si ricordi lo sproporzionato
numero di pagine riservato da questi quotidiani alle celebrazioni su Padre Pio).
E' il dramma storico della borghesia italiana, che non riesce a vincere con
le sue solo forze contro il movimento operaio. Ha avuto bisogno dei fascisti
per spezzare l'ascesa del biennio rosso, del Vaticano per interrompere quello
del secondo dopoguerra, delle bombe per quello degli anni settanta, ed ogni
volta ha dovuto chiedere aiuto supplementare alle burocrazie socialdemocratiche
e staliniste. Non è il caso della borghesia inglese, tanto per fare un
esempio tra i tanti: Margaret Thatcher ha respinto con disprezzo le spinte provenienti
dal suo partito per sollevare la questione dell'aborto, non se ne è servita
per battere i minatori. La borghesia italiana invece ha bisogno di Padre Pio,
perché è troppo debole nella guerra mondiale che si sta scatenando
tra gli imperialismi e ritrovandosi per di più con un movimento operaio
troppo forte, nonostante tutto, e storicamente disponibile al sovversivismo
di massa (tendenza che indagheremo in un altro articolo). Per questo appena
si gratta la fine scorza di un liberale italiano scopriamo la ciccia del conservatore.
Ma se questa è la debolezza dei nostri avversari di classe, noi comunisti
non possiamo non intravvedervi una nostra potenzialità. Non siamo negli
USA dove la forza della borghesia fa sì che questa possa permettersi
atteggiamenti liberal nei confronti degli altri soggetti sociali oppressi con
un Clinton che si vanta del numero di ministri gay dichiarati del suo governo.
In Italia per le peculiarità che abbiamo detto, solo la sinistra può
impugnare la bandiera dei diritti di tutti i soggetti sociali oppressi, e con
ciò allargando le potenzialità di crescita e la propria forza.
Abbiamo compiuto un piccolo passo nella direzione di una alleanza strategica
tra classe lavoratrice, donne e omosessuali, dobbiamo continuare a muoverci
su questa strada, con ancor più energia e determinazione.