Documento del GLO nazionale sul World Pride.
Maggio 2000.


Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana
Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Signor Ministro degli Interni
Al Signor Presidente del Senato della Repubblica
Al Signor Presidente della Camera dei Deputati
Alla Corte Europea per i diritti civili
Al Parlamento Europeo
Ai Signori Presidenti degli Stati membri della Comunità Europea
Ai Signori Segretari di Partiti e Movimenti politici italiani
Alla Conferenza Episcopale Italiana
Agli organi d'informazione
Alle Organizzazioni sindacali
Alle Organizzazioni ed Associazioni di gay, lesbiche, transgender

LORO SEDI

Fine giugno - inizio luglio 1969: la comunità omosessuale newyorchese, dopo un lungo ed estenuante periodo di vessazioni durante le quali era stata oggetto di vere e proprie persecuzioni e violenze da parte non solo delle istituzioni politiche, ma anche delle stesse forze dell'ordine, la cui espressione massimamente omofoba era stato il raid della polizia ai locali del bar gay Stonewall del Greenwich Village, decide di reagire.
Quelle proteste che hanno visto per la prima volta gay e lesbiche alzare orgogliosamente la testa, uscendo da una aberrante clandestinità, e gridando "no" a soprusi e angherie reiterate, sono state il primo, vero "outing" della popolazione omosessuale mondiale. La festa del Gay Pride, dunque, ogni anno, vuole solo rievocare quel giorno cruciale, ma anche sottolineare con vigore la nostra presenza all'interno della società e, anche e soprattutto a dispetto di chi tenta in ogni modo di tapparci la bocca, la gioia di esserci.
E' dell'altro ieri, neanche a farlo apposta, l'illuminato intervento alla Camera dei Deputati del Presidente del Consiglio Amato sull'inopportunità della manifestazione che tra un mese avrà luogo nella città capitolina. Ha sostenuto: "dobbiamo purtroppo adattarci ad una situazione in cui, di là dalle opportunità o inopportunità e preoccupazioni, c'è una Costituzione che ci impone dei vincoli" (sic!!). Tre domande ci poniamo: dov'è l'inopportunità? Qual è la preoccupazione? E soprattutto: come conciliare questo clamoroso scivolone del bene-Amato con la ben diversa posizione di una comunità come quella dei Frati Francescani della Basilica di Sant'Antonio, che pure è una delle tre più importanti mete di questo tanto decantato ed esecrato Giubileo. Oggi, su Il Mattino di Padova, dichiarano infatti: "basta con le discriminazioni contro gay e lesbiche, la loro persona va rispettata". Forse, dunque, è il caso di sottolineare, per quanto sia ovvio, che c'è un palese contrasto nelle felici affermazioni del nostro premier quando ribadisce il valore degli artt. 17 e 21 della nostra carta costituzionale che garantiscono le libertà di manifestazione del pensiero e di riunione per ogni individuo, e quando, invece, conclude con un imbarazzato "beh, purtroppo ci sono…"!!
Ma c'è di più: mentre ancora attende risposta la richiesta di manifestazione, ormai inoltrata da qualche mese dalle organizzazioni gay alla Questura romana, è stato celermente dato l'assenso per lo svolgimento di una manifestazione, che avrà luogo parallelamente, del movimento neofascista di Forza Nuova. Come interpretare tutto questo? Vogliamo parlare, allora, Signor Presidentedi come i neofascisti, camuffati da "tutori della famiglia tradizionale", ottengono tempestiva risposta positiva?
Il Gay Pride non è, non sarà solo o tanto una sfilata di piume, strass e paillettes, come molti pensano, o come i mass-media presentano la manifestazione. Il corteo gay non è, non sarà (solo) questo. Siamo in un momento di grande fermento di idee, di reazioni. Non chiediamo solo di esserci, ma esigiamo di essere rispettati. La dignità di un essere umano non si misura, non può né deve misurarsi dal suo orientamento sessuale. Noi saremo lì, a gridarlo forte, a dire al mondo che ci siamo, contro ogni ipocrisia, contro ogni moralismo bieco, contro la più bolsa retorica di quanti, integralisti cattolici e non solo, vogliono una società monocromatica e monolitica, che appiattisce, annulla la bellezza e la ricchezza di ogni voce dissonante, di ogni diversità, di ogni pensiero che si ribella a questa falsa, ignobile, posticcia omogeneità distruttrice di ogni progresso.
E lei Signor Presidente della Repubblica, perché non si pronuncia? Lei che è il Garante della nostra Costituzione, non ha nulla da dire in merito a tutto questo? Noi attendiamo fiduciosi una Sua presa di posizione chiara.

Padova, 26 maggio 2000

GLO Gruppo di Liberazione Omosessuale Comunista - PRC
Il Coordinamento Nazionale
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glo.verona@tiscalinet.it