Paillets, lustrini, piume di struzzo e tette al vento. Orgogliosi di trasgredire.
Riflessione in merito alle polemiche suscitate dal World Pride. Di Lorenzo Bernini del Gruppo di Liberazione Omosessuale - PRC Milano. Maggio 2000.




Il 28 giugno 1969 con rabbia e con coraggio per la prima volta nella storia dell'umanità le lesbiche, i gay e i transessuali avventori dello Stonewall di New York hanno reagito alle vessazioni del solito manipolo di poliziotti. Da quel giorno -come disse Allen Ginsberg- gli omosessuali hanno perso il loro sguardo ferito.
Ma c'è di più: da quel giorno lesbiche, gay e transessuali hanno acquistato uno sguardo orgoglioso; ed è proprio sul concetto di orgoglio (pride) che si soffermerà quanto segue.

Orgoglio di che? "Orgoglio del sedere" scrisse qualche anno fa Arbasino su Repubblica mostrando disprezzo verso chi non può vivere la propria omosessualità nel jet-set come lui, verso chi della propria omosessualità ha deciso di fare ragione di lotta politica. "Orgoglio di che?" -ci chiedono spesso i nostri amici e le nostre amiche eterosessuali, anche quelli "illuminati" o "di sinistra": "noi mica manifestiamo il nostro orgoglio eterosessuale!" (Ci mancherebbe)

Per chi appartiene a una minoranza morale -e per minoranza morale s'intende un gruppo che è minoranza non soltanto numericamente, ma in quanto gruppo oppresso che è costretto a sottostare a regole politiche o morali che hanno deciso altri (la maggioranza)- essere orgoglioso significa assumere la propria identità di oppresso come identità non naturale, ma politica. Significa cioè riconoscere la storicità della propria condizione di oppressi per potervi reagire, e rispondere all'oppressione con la fierezza di essere ciò che si è; significa uscire dal ghetto mentale del senso di colpa e percorrere il "mondo" a testa alta, reagire con forza. Ma essere orgogliosi di ciò che si è può avere anche un significato più alto: può significare interpretare creativamente la propria identità di oppressi come forza trasformativa globale volta non solo a rivendicare per sé gli stessi diritti e lo stesso riconoscimento sociale di cui gode la maggioranza, ma a promuovere istanze di cambiamento complessivo per tutti, ad aprire nuovi spazi di libertà a cui tutti possano accedere. Questa è la grande posta in gioco dell'orgoglio delle minoranze, e questo è il senso più alto del world pride 2000 per le strade della Roma giubilare. Per il GLO di Milano, e per molti altri lesbiche, gay e transessuali, l'8 luglio vuole essere un controgiubileo: vuole essere l'affermazione orgogliosa del principio della laicità dello Stato e del diritto a un pensiero ateo e libertario. Non contro il sentimento religioso della gente, ma contro quella tecnologia di potere che la Chiesa ha inventato e che lo Stato moderno (nelle sue degenerazioni totalitarie di fascismo, nazismo e stalinismo, ma anche nelle sue forme dolci delle liberaldemocrazie e delle socialdemocrazie) ha fatto propria con i suoi apparati educativi e repressivi. Contro, cioè, il potere pastorale: contro il governo delle moltitudini attraverso il controllo delle coscienze degli individui. L'8 luglio lesbiche gay e transessuali sfileranno non solo per chiedere la dignità e i diritti di cui godono gli eterosessuali, ma anche per affermare per se stessi e per gli eterosessuali la libertà di essere diversi da ciò che ci insegnano ad essere, di trasformare creativamente se stessi, di inventare nuove modalità di esistenza e nuovi modelli relazionali senza accontentarsi di quelli che già esistono, di quelli accettati come "rispettabili".

Per questo -e sappiamo che affermando ciò che segue non saremo un granché popolari, nemmeno tra i nostri amici eterosessuali di cui si parlava poco sopra (Grazia Francescato, ad esempio, che invita i partecipanti al corteo a non essere provocatori), e nemmeno all'interno della comunità omo/trans-sessuale italiana- non solo non ci disturba, ma anzi crediamo che sia un bene se il world pride sarà una manifestazione scomoda e inopportuna, un momento di trasgressione: se, ad esempio, i gay e transessuali uomo-donna sfileranno con pailettes, lustrini e piume di struzzo, le lesbiche su moto di grossa cilindrata con le tette al vento, e i transessuali uomo-donna come ballerine del carnevale di Rio!
Perché il papa ha il diritto di dirci -a noi tutti, omo, trans ed etero- che cosa dobbiamo o non dobbiamo fare nelle nostre case e sotto le nostre lenzuola; perché ha il diritto di limitare la nostra libertà con sensi i colpa e rimorsi, e noi non dovremmo prenderci il diritto di urlare con orgoglio nelle piazze di Roma la nostra ribellione, di mostrare la gioia di trasgredire i ruoli di genere, di sovvertire gli standard di comportamento che ci vengono imposti?

La trasgressione delle manifestazioni di lesbiche, gay e transessuali -quella che tanto inquieta e disturba i benpensanti di destra e di sinistra- non vuole valicare i limiti per esservi inclusi, ma è superamento-cancellazione del limite e apertura violenta sull'illimitato. Profetizza l'assenza di limiti, è evento di qualcosa di nuovo. Annuncia un mondo nuovo in cui ognuno possa giocare con la propria identità, sperimentare alternative differenti per approdare allo stile di vita che più lo fa stare bene.
Sappiamo che la politica si nutre di compromessi e mediazioni, ma in politica esistono anche momenti simbolici e ideali: pailettes, lustrini piume di struzzo e tette al vento nelle strade della Roma giubilare sono la messa in scena non di un mondo che vuole confrontarsi con la realtà di un potere pastorale che controlla le coscienze per trovare con esso una sintesi, ma di un mondo che di quel potere vuole fare a meno. In altri momenti scenderemo a patti (dobbiamo farlo ogni giorno nelle nostre vite), ma il world pride sarà la nostra festa, festa orgogliosa e trasgressiva del nostro controgiubileo.

E a questa festa vorremmo che riuscissero ad aderire senza riserve quanti con animo libertario e generoso già stanno sostenendo il World pride contro tutto ciò che lo minaccia. Pensateci bene amici etero (e amici omo e trans): il fatto che anche voi siate disturbati da certe trasgressioni non è un indice di un "addestramento delle coscienze" che agisce anche su di voi (su di noi)?
Forse il nostro orgoglio, la nostra trasgressione, sono una grande occasione per tutti.