Spiriti a confronto,
Pride 2001.
Brevi cronache e riflessioni di un protagonista
diretto sui Gay-Pride di Verona e Milano del giugno 2001. Di Gianni Zardini,
Pink Verona, luglio 2001.
Una riflessione sui Pride non la si può
fare senza pensare allo spirito che li ha fatti nascere e sviluppare. Perché
una persona scende in piazza per manifestare? Cosa spera di ottenere da due
o tre ore di corteo? Cosa la gente che vede la manifestazione attraverso TV
e giornali può apprendere della stessa? Quali i risultati finali?
Domande interessanti, logiche, ma che non sono niente se confrontate con lo
spirito che anima gli organizzatori. Spesso si incontrano molti ostacoli: soldi
che non ci sono, permessi non dati, intimidazioni varie, rapporti difficili
con i gruppi e le organizzazioni che aderiscono..., ma esiste in fondo a tutto
e sopra a tutto la voglia e il bisogno di rivendicazione che trova in una manifestazione
di piazza la forma più alta di visibilità, che in una rivendicazione
è fondamentale.
Si è mai vista una battaglia silenziosa o che non avesse bisogno di un tam-tam per muovere le masse? Credo di no. Altro punto fondamentale per la riuscita della manifestazione è il coinvolgimento che si deve infondere nella gente; la motivazione è fondamentale se si vuol condividere battaglie personali con la gente. Questa condivisione, la motivazione comune, è stata alla base della manifestazione del 9 giugno a Verona. Un manifesto politico costruito insieme ad altri gruppi, le riunioni fatte per discutere della manifestazione sono state alla base di un percorso in cui più gruppi si sono riconosciuti ed hanno fatto propria una battaglia che riguardava una città e un gruppo dislocato su un territorio con precise istanze, non solo gay e lesbiche. Una valutazione sulla riuscita, positiva naturalmente. Che noi ci aspettassimo più gente, questo sì, ma chi è venuto a Verona a manifestare ci è arrivato cosciente che era una manifestazione politica e non una parata. Ecco il vero obiettivo, portare in piazza persone che rivendicassero da un punto di vista personale in una città difficile, spesso non accogliente e con delle avvisaglie di scontri ben presenti. Riuscita anche poi da un punto di vista di contenuti politici. "La cittadinanza va scritta": un manifesto politico che rivendicava diritti e cittadinanza per tutte le diversità, il concetto di clandestinità applicato a tutte quelle differenze che non vedono riconosciuto un pieno diritto di legalità e cittadinanza. Ricordo un signore di AN - Galli Righi - che nel 1995, a Verona, disse che gli omosessuali non hanno diritto di cittadinnaza in una società civile, la stessa cittadinanza che proprio a Verona è stata rivendicata dopo 6 anni. Appuntamento alla prossima!
Milano: tanta gente, molta di più che
a Verona, una manifestazione nazionale che nei numeri è riuscita perfettamente.
Una manifestazione meno politica di quella veronese, con una percorso politico
diverso: a Verona una cittadinanza per tutte le diversità, a Milano un
Pride strettamente omosessuale. A Milano credo fosse più facile andare
a manifestare una rivendicazione sui diritti in generale, una bella parata;
a Verona la stessa presenza dei Trans era diversa da Milano a testimoniare il
carattere di manifestazione strettamente politica. Sono contento di essere andato
a tutte e due, presto si andrà a Roma ed è inevitabile il ricordo
delle 300.000 persone del 2000. Un'ultima considerazione sul Pride milanese
che sentiva come fardello il confronto con Roma 2000: peso superato brillantemente.