Sanità, esperienze a confronto.
Intervista a Paolo Covacich dello SLAI cobas Niguarda. REDS. Maggio 2001.


1) Qual'è stato (se c'è stato) l'evento scatenante che ha portato alla costituzione di un sindacato di base nella sanità ed in particolare perché la scelta dello SLAI COBAS? Qual'è la tua opinione in merito all'RdB che inizialmente rappresentava il sindacato auto-organizzato del Niguarda e a quando risale e con quali conseguenze l'abbandono di questa sigla a favore dello SLAI?
La decisione di costituire un sindacato di base all'ospedale Niguarda è nata dopo l'esaurimento dell'esperienza come collettivo ospedaliero e come rappresentanti nel consiglio dei delegati. La chiusura degli spazi di agibilità sindacale insieme alla necessità di darsi un organizzazione più strutturata portò a determinare questa scelta alla fine degli anni'80.
L'adesione a RdB fu decisa sulla base di rapporti interpersonali che si erano costituiti sulle lotte degli anni precedenti.
Il passaggio allo SLAI Cobas è stato invece voluto per le caratteristiche di questa organizzazione sindacale che ha sempre rivendicato un forte contenuto di autorganizzazione denunciando le derive verticistiche e autoreferenziali di un certo sindacalismo di base identificabile, in particolare, nella Cub e in Rdb.
Per quanto riguarda il fattore scatenante è stato la sottoscrizione da parte di Rdb del CCNL della Sanità nel 1995.
Quella firma, per un contratto pessimo che introduceva elementi, poi sviluppati nei rinnovi contrattuali successivi, come il premio individuale e la valutazione del lavoratore, era giustificata solo dalla necessità di garantirsi i diritti sindacali a scapito della stessa identità sindacale.

2) Avete avuto dei problemi nell'ottenere il riconoscimento dall'Azienda? Se si quali lotte avete impostato per ottenerlo?
Non abbiamo avuto particolari problemi nel riconoscimento da parte dell'azienda, più difficili sono stati i rapporti con CGIL-CISL-UIL che hanno cercato di osteggiare in ogni modo la nostra agibilità sindacale nelle fasi iniziali di costituzione sia come RdB, sia come SLAI Cobas.

3) Che percentuale di rappresentanza avete rispetto al numero di dipendenti? E che percentuale di militanti rispetto agli iscritti nella vostra azienda? Sai dirci anche le percentuali a livello regionale e nazionale?
Il tasso di sindacalizzazione nell'Azienda Ospedale Niguarda è particolarmente basso (meno del 30%) quindi la percentuale di rappresentanza rispetto al numero dei dipendenti è solo del (2,3%), rispetto ai sindacalizzati invece è dell'8%.
La percentuale di militanti è purtroppo scarsa, in questo momento è intorno al 10%.

4) Qual'è il vostro rapporto con le lavoratrici ed i lavoratori nel senso che vi limitate alla tutela dei loro diritti o cercate di coinvolgerli in qualche iniziativa o percorso di sensibilizzazione?
La tutela dei diritti è la richiesta più frequente avanzata dai lavoratori, più difficile è compiere un salto di qualità con il coinvolgimento in iniziative sindacali di più ampio respiro.
In questi anni di attività sindacale innumerevoli sono state le iniziative sostenute in difesa dei diritti, per l'occupazione, per il salario…, ma la difficoltà riscontrata è sempre stata quella di consolidare il patrimonio di iniziative e lotte sostenute.

5) Come combattete il pericolo del leaderismo se ci sono mai stati problemi di questo tipo?
Il problema del leaderismo è presente, anche a prescindere dalla volontà dei singoli, il metodo di lavoro che ci siamo sempre dati è di cercare il confronto e il contributo con tutti i nostri militanti.

6) E' noto che la presenza femminile nella militanza sindacale è alquanto scarsa, avete mai ragionato su questo aspetto e cercato delle soluzioni? A cosa imputate la scarsa militanza femminile o il poco spazio che le donne riescono a prendersi tenendo conto che la massa lavoratrice negli ospedali è prevalentemente femminile?
E' sempre stato vero anche nella nostra esperienza, in questa fase però abbiamo una prevalenza di militanti donne. Speriamo che duri.

7) Ci sono dei lavoratori extracomunitari nel vostro ospedale? Se si, avete preso contatti con loro ed eventualmente che tipo di lavoro state portando avanti?
La presenza di lavoratori extracomunitari è limitata alle società edili che stanno ristrutturando l'ospedale, mentre è sempre stata limitatissima nella componente infermieristica.
In questa fase comunque non si stà svolgendo alcun lavoro sulla loro condizione.

8) Quali sono le motivazioni per cui avete scelto di presentarvi all'elezione dell'RSU e tale scelta è stata condivisa pienamente da tutti o c'erano delle riserve?
Come organizzazione sindacale abbiamo sempre sostenuto la battaglia per un organismo dei lavoratori eletto democraticamente.
L'elezione della RSU, pur con i limiti evidenti con cui è stata concepita, rappresentava un opportunità da cogliere, dove avremmo potuto far pesare le nostre posizioni.
La scelta è stata quindi unanime e condivisa.

9) Che cambiamenti ha portato nella vostra organizzazione questa scelta?
Inizialmente si è avuta una maggiore partecipazione dei lavoratori all'attività sindacale, la sensazione diffusa era quella di poter incidere più di prima su un organismo che presentava un numero di delegati con scarsa esperienza sindacale.

10) Che bilancio avete tratto dall'esperienza RSU?
Il bilancio, dopo quasi 3 anni, è sicuramente negativo per i risultati ottenuti.
Ci siamo trovati di fronte ad uno schieramento maggioritario dei confederali che si è ricompattato: per restringere gli spazi di agibilità sindacale, per estromettere le voci di dissenso, per eliminare la presenza di contenuti alternativi.
L'unico aspetto positivo è che abbiamo instaurato un rapporto continuativo di collaborazione con una parte dei delegati eletti nella CGIL che ha portato alla realizzazione di uno strumento utile come il giornalino interno.

11) Alla luce di questa esperienza e potendo tornare indietro, rifareste la stessa scelta?
Credo non vi siano scelte alternative seriamente perseguibili, il percorso di consolidamento del sindacalismo di base passa anche attraverso questa "dura" esperienza.

12) Quali sono le vostre attuali battaglie sia a livello locale che come vertenze a più ampio raggio?
Attualmente le battaglie che stiamo sostenendo riguardano: le condizioni di lavoro in Dialisi e in lavanderia; l'applicazione del contratto integrativo su passaggio di fascia, 35 ore, regolamento malattie e festività; il rinnovo del contratto nazionale.

13) E' utile, secondo te, tentare di raggruppare le varie sigle dell'autorganizzazione per lottare insieme?
Penso sia arrivato il momento per l'autorganizzazione di riunire la costellazione di sigle che ha caratterizzato questa esperienza.
La tendenza a separarsi, per inseguire un proprio modello organizzativo e sindacale, non può più essere la modalità seguita dal sindacalismo di base, in questa fase poi, dove il restringimento degli spazi di agibilità e iniziativa sindacale rischia di esaurire la presenza di molte realtà, occorre dare una risposta anche organizzativa che sappia rilanciare il conflitto e la lotta sindacale in questo paese attraverso un maggiore radicamento nelle situazioni produttive e territoriali.

14) Cosa pensi dei patti federativi che ultimamente sono stati fatti tra alcune sigle dell'autorganizzazione e di alcune vere e proprie unificazioni come tra la Confederazione Cobas ed il Sin-Cobas, di prossima realizzazione?
Sono favorevole anche perché si tratta di percorsi sindacali che condividono molti contenuti nell'iniziativa sindacale. Senza alcun snaturamento si stà costruendo un soggetto sindacale che mi auguro possa coinvolgere anche altre sigle.


15) In questi mesi la Confederazione Cobas sta lavorando ad un progetto di trasformazione che implica un maggiore coinvolgimento politico delle strutture Cobas afferenti alla Confederazione, pensando di lottare attivamente contro la globalizzazione ed il mondo politico con la finalità di trasformare la società. Qual'è il tuo pensiero in merito?
Questa separatezza tra il terreno politico e quello più propriamente sindacale non l'ho mai condivisa. Non vedo alcuna contraddizione tra la lotta contro la globalizzazione e le vertenze contrattuali o per la difesa dello stato sociale.
Le ricadute che ha la globalizzazione riguardano direttamente le condizioni di vita e di lavoro della società: l'occupazione, lo stato sociale, l'ambiente, la sicurezza nei luoghi di lavoro…L'importante è non ridurre la lotta ad un rituale scandito dagli incontri dei vari organismi internazionali ma deve diventare un percorso che permette di costruire una dimensione internazionale della lotta di classe.

16) Un gruppo abbastanza consistente dello SLAI COBAS ha deciso ad un certo punto di tentare (indipendentemente dalla struttura COBAS tra virgolette) un percorso più politico; cosa hai pensato, all'epoca, di questa scelta e qual'è l'analisi a posteriori che ne fai, tenendo conto che non sono riusciti ad essere molto chiari nella separatezza tra quello che era la struttura SLAI COBAS e quello che era il gruppo politico indipendente, ma costituito in stragrande maggioranza da attivisti dello SLAI?
Non ho mai pensato che questa separatezza fosse realmente perseguibile e, personalmente, non ho mai creduto che quel percorso politico avesse una prospettiva di crescita. Credo sia stato un errore anche per l'organizzazione sindacale, perché è diverso intervenire come organizzazione sindacale su tematiche più propriamente politiche rispetto alla scelta di costituire un nuovo partito politico che inevitabilmente ha assorbito buona parte dei militanti.

17) Infine, pensi che la scissione avvenuta nello SLAI COBAS da cui sono usciti alcuni militanti che hanno poi costituito il SIN COBAS, sia stata dettata da questioni politiche dovute al fatto che quelli che poi hanno costituito il SIN COBAS erano legati a Rifondazione Comunista, mentre gli altri volevano costituire un gruppo indipendente dai partiti ed in particolare dal P.R.C.?
Quando è avvenuta la scissione eravamo confluiti da poco nello SLAI. Ho seguito quindi solo parzialmente il dibattito che ha portato alla fuoriuscita di questi militanti. Per quello che posso dire credo che la rinuncia a confrontarsi, da parte di questi compagni, nel congresso dello SLAI che seguì questa decisione sia stato comunque un errore. Inoltre, vista la frammentazione del sindacalismo di base, la scelta di costituire un nuovo soggetto mi è sembrato francamente inopportuno.