La sanità del 2000.
Breve panoramica del mondo sanitario oggi in Italia. REDS. Aprile 2002.


Cambiano i ministri, ma non cambia la sostanza. Anzi: è sempre peggio.
Il sistema sanitario nazionale sta vivendo una profonda crisi che, grazie a "riforme", decreti e provvedimenti vari, fa sempre più vacillare l'idea del diritto alla salute per tutti. Cerchiamo qui di fare un'analisi della situazione, in termini elementari, per far comprendere a tutti, anche a coloro che non sono del settore, cosa sta succedendo.

Non è facile parlare di sanità perché è un settore molto complesso che spazia su diversi campi, cercheremo di affrontare un tema alla volta.

Sanità pubblica e privata
Prima delle contro-riforme il cittadino per curarsi si rivolgeva alle strutture ospedaliere pubbliche, o a quelle private pagando però di tasca propria l'onere della degenza o della prestazione richiesta. Per un esame radiologico (o di altro tipo) poteva rivolgersi ad uno studio privato convenzionato solo previo timbro sulla ricetta da parte della ASL competente per territorio e quindi solo nel caso in cui la struttura pubblica non fosse stata in grado, entro i termini prestabiliti dalla legge, di erogare la prestazione richiesta. Con la contro-riforma e le successive modifiche, circolari e decreti, sono stati equiparati gli ospedali pubblici con molti, troppi, ospedali/cliniche private così come con molti studi convenzionati di radiologia, laboratori analisi, centri di fisioterapia ecc.
Così, oggi, il cittadino può rivolgersi indifferentemente o presso una struttura pubblica o presso una struttura privata senza chiedere il permesso a nessuno. Apparentemente per il cittadino è stata fatta una cosa eccellente, ma non è così.Vediamo perché.
Le strutture private possono chiedere l'accreditamento alla Regione d'appartenenza, ossia chiedere di essere considerate alla pari di una struttura pubblica. Dopo vari controlli la Regione autorizza o meno la struttura in questione ad erogare le prestazioni richieste. Ma l'ospedale privato, in genere, non mette in convenzione l'intera struttura, ma solo alcuni settori che reputa maggiormente remunerativi.
Sia nel pubblico che nel privato infatti esiste un sistema di rilevazione delle prestazioni erogate basato sui codici principali delle prestazioni o interventi eseguiti sui pazienti legati, per i ricoveri, ai giorni di degenza del malato, per le prestazioni ambulatoriali, ai tempi di attesa. Se un ricovero per appendicite, ad esempio, dovesse prevedere (secondo standard ben definiti) due giorni di degenza (senza complicazioni) la Regione rimborsa per intero il costo di quel ricovero alla struttura pubblica o privata che sia, ma se il ricovero si prolunga oltre i due giorni previsti la Regione rimborsa sempre meno facendo pagare alla struttura una sorta di penale.
Ecco il motivo per cui ai tempi in cui le Regioni rimborsavano i ricoveri tenendo conto principalmente dei giorni di degenza il malato rimaneva giorni e giorni in ospedale (anche troppi), ed ora invece viene spedito velocemente a casa, anche quando dovrebbe continuare a stare in ospedale. Molti ricoveri che prima venivano fatti in reparti di degenza, oggi sono in day hospital (ricoveri di un giorno senza pernottamento). Ma non basta.
I famosi codici delle prestazioni sono legati a tariffe, quindi un'insufficienza cardiaca vale una certa quantità di soldi, mentre un ernia ne vale una più piccola. La struttura pubblica deve garantire sia l'una che l'altra, mentre la struttura privata può scegliere di erogare solo la prima, che le fa guadagnare di più. La stessa cosa succede per le prestazioni ambulatoriali. La struttura privata spesso riesce ad abbattere le liste d'attesa e quindi il cittadino si rivolge ad essa per avere più velocemente ciò che chiede o, semplicemente, questa è geograficamente più vicina: l'accesso è diretto, non occorre alcun nulla osta.

Nella Regione Lombardia sono state accreditate moltissime strutture private, alcune anche a poca distanza da una struttura pubblica, con il conseguente meccanismo di concorrenza che tutti conoscono, ma che nessuno dovrebbe vedere nel campo sanitario.

Ma se ho bisogno urgentemente di una prestazione ed il servizio pubblico non me la offre?

Le prestazioni urgenti
Se un cittadino si rivolge ad un medico di base ed ha bisogno di una visita o un esame urgente perché il sospetto di una malattia grave deve essere dissipato in breve tempo, il medico può apporre sulla ricetta un bollino della Regione che obbliga la struttura sanitaria ad erogare quella prestazione entro 72 ore dal momento in cui il paziente si rivolge alla struttura. La stessa cosa vale per la scritta "URGENTE" posta a penna sulla ricetta dello specialista. Se la struttura presso cui si è rivolto il paziente non è in grado, per motivi tecnici, di soddisfare la richiesta, il cittadino si rivolgerà presso altra struttura che riuscirà comunque a soddisfare la richiesta. Salvo ovviamente le situazioni in cui l'urgenza è tale da doversi rivolgere direttamente ad un pronto soccorso. Il problema semmai sta nel fatto che molti pazienti ignorano questa possibilità e si limitano rassegnati ad attendere il normale tempo che necessita per ottenere la prestazione richiesta.

La sanità è in rosso, pochissime aziende ospedaliere hanno chiuso l'anno con almeno un pareggio di bilancio. Significa che il cittadino sarà chiamato a rispondere di questo debito, non perché colpevole, ma perché le Regioni e lo Stato utilizzano le tasse dei cittadini per gestire la sanità e gestirla nel modo illustrato prima, dando troppo al privato a discapito del pubblico.

Il governo ha preso recentemente una decisione gravissima: Da fine aprile il Servizio Sanitario Nazionale toglierà alcune prestazioni dal proprio elenco. Tra queste prestazioni ci sono le cure odontoiatriche (dentistiche) salvaguardando solo i minori, e le cure fisiche (fisioterapia, ultrasuoni, laserterapia ecc.). Le strutture ospedaliere continueranno ad erogare queste prestazioni, ma da fine aprile chi avrà bisogno di queste cure dovrà pagarle con una tariffa privata, sicuramente concorrenziale con il privato, ma pur sempre privata.
Se le singole Regioni vorranno garantire la stessa copertura sanitaria di prima ad alcune fasce protette (tipo: disabili, malati di tumore, anziani ecc.) dovranno farlo a spese proprie, ossia a spese di tutti i cittadini con altre tasse, questa volta regionali.
Chi verrà colpito da questo provvedimento?
Sicuramente le classi più deboli, i poveri, gli anziani, gli invalidi. Normalmente le cure fisiche hanno sempre visto un'utenza prevalentemente anziana, con problemi di artrite, reumatismi ed acciacchi vari. Se non potranno più alleviare dolori o irrigidimenti muscolari perché troppo costosi, tutti i problemi legati ad una scarsa deambulazione andranno a sovraccaricare le famiglie (prevalentemente le donne) che dovranno assisterli, ma anche i giovani oggetti di incidenti stradali che avranno bisogno di cure riabilitative dovranno pagarsi tutte le prestazioni o le pagheranno le assicurazioni chiedendo aumenti sulle polizze assicurative?

Prevenzione
In questo quadro già abbastanza catastrofico una nota non meno importante deve essere spesa per la prevenzione. Prima delle contro-riforme esistevano centri di prevenzione per la lotta contro i tumori, in alcune regioni funzionavano talmente bene da essere considerati "il fiore all'occhiello" della sanità territoriale. Ora queste prestazioni sono considerate sempre meno perché poco remunerative e quindi si chiudono centri e si riducono ambulatori che lavorano prevalentemente su queste tematiche; il precedente governo ha emanato un provvedimento inserendo nella finanziaria la possibilità di fare gratuitamente una mammografia, un pup test ed una colonscopia dopo un certo numero anni se si è in una determinata fascia d'età e solo se sulla ricetta è ben specificata la voce PREVENZIONE. Se si è a rischio per familiarità o predisposizione non si può usufruire dell'esenzione ogni anno, ma si deve attendere l'anno successivo o, addirittura tre o quattro anni dopo, a seconda dell'esame. Per il tumore al seno poi spesso non basta una mammografia per verificare la presenza di un problema, ma si deve abbinare quest'esame diagnostico ad una ecografia mammaria, non coperta però dalla stessa possibilità d'esenzione. Questi esami vengono erogati anche in strutture ospedaliere in cui non è possibile distinguere l'esame programmato per prevenzione da quello programmato per un problema patologico. Non distinguendo le due tipologie di utenza si allungano notevolmente le liste d'attesa. Dall'esperienza di alcuni operatori della sanità si è registrato da una parte, un quadro positivo nel vedere quante persone hanno risposto all'indagine preventiva dei tumori, dall'altro il malumore di chi deve attendere mesi prima di eseguire l'esame pur sapendo di avere una sospetta cisti o un sospetto tumore. Situazioni sporadiche? Ce lo auguriamo, ma temiamo che non sia così.

Un altro settore poco remunerativo, ma fondamentale nella sanità pubblica, è quello della psichiatria ed in particolare la neuropsichiatria infantile ed i centri psico sociali. Sarà il prossimo settore ad essere privatizzato? Non è improbabile.

La sanità pubblica deve garantire tutto ciò che concerne il diritto alla salute del cittadino e non ciò che conviene economicamente alla Regione o allo Stato.

Le lotte fatte in passato per ottenere una riforma che comprendesse tutte le esigenze della popolazione, dalla prevenzione alla cura, dall'assistenza ospedaliera a quella domiciliare, per una qualità dell'assistenza sempre migliore, rischiano di essere vanificate da una politica che è tesa ad affossare il sistema sanitario pubblico a vantaggio di quello privato.