Il Corriere della Sera - 08.05.98

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È ancora polemica sugli appartamenti dei servizi in via Gradoli. La Camera ricorda lo statista dc assassinato

Caso Moro, anche Cossiga presenta un'interrogazione sul ruolo del Sisde

G. Ga.

ROMA - Anche Francesco Cossiga vuole sapere la verità su via Gradoli. L'ex presidente della Repubblica, ministro dell'Interno nei giorni del sequestro Moro chiede infatti, in un'interrogazione al ministro Napolitano, di sapere se è vero che «nel periodo tra il primo gennaio 1978, data della sua costituzione, e il 9 maggio dello stesso anno» al Sisde appartenessero alcuni appartamenti nel palazzo di via Gradoli dove vivevano Mario Moretti e Barbara Balzerani. «Il senso dello humor del senatore Cossiga non ha limiti», commenta subito acre il verde Athos De Luca. Mentre Sergio Flamigni, ex deputato del Pci ed autore delle ultime rivelazioni su via Gradoli, definisce senza mezzi termini «grottesca» l'interrogazione del senatore a vita.

Subito dopo Flamigni fornisce anche le risposte, a quell'interrogazione: sì, nel 1978 già si dipanava da via Gradoli un filo rosso che avrebbe portato ai servizi. Aldo Bottati, amministratore di una società che possedeva 8 appartamenti in via Gradoli, aveva poi fondato la Copture immobiliare, società di copertura del Sisde che verrà sequestrata nel '94 durante l'inchiesta sui «fondi neri» del servizio segreto. Mentre un altro appartamento apparteneva alla Immobiliare Gradoli, di cui era sindaco revisore Gianfranco Bottel. Destinato a diventare anni dopo segretario della Gattel, la società che gestiva il parco macchine del Sisde. I carabinieri del Ros nel '93 avevano scoperto che il legame tra via Gradoli e il Sisde si era fatto ancora più stretto: attraverso la Palestrina III, un'ennesima società di copertura, il servizio possedeva in via Gradoli ben venti appartamenti.

Quello che Flamigni non dice è che l'appartamento abitato da Moretti e Balzerani non era però del Sisde: i proprietari erano infatti un architetto e sua moglie, simpatizzanti per l'area dell'Autonomia. Avvicinati da Valerio Morucci, che conoscevano, avevano ceduto in affitto la casa a un suo amico, l'ingegner Borghi. Che aveva stipulato un regolare contratto d'affitto. Borghi era il nome di copertura usato da Moretti. Negli ambienti degli autonomi romani si diceva che quell'appartamento fosse anche stato usato come «gar´onnière» da molti studenti, e affittato anche a dei fuori sede. E forse proprio da quel giro era arrivata la «soffiata» al gruppo di professori bolognesi, quelli che poi avevano parlato di una seduta spiritica.

Polemiche mai sopìte, misteri che ritornano. Ma anche un ricordo che la ricorrenza del ventennale sembra rendere più forte: oggi e domani la Camera dedicherà ad Aldo Moro una conferenza sul tema «Le assemblee elettive nell'evoluzione della democrazia italiana». I lavori saranno conclusi dal presidente della Repubblica e aperti dai presidenti delle due Camere. E anche Giulio Andreotti ricorda Aldo Moro, ribadendo per l'ennesima volta che «l'insuperabilità a trattare con le Br era rigorosamente insuperabile». E definendo «ingiuriosa» la tesi di chi sostiene che la Dc e i comunisti «non volevano salvare Moro».

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